Come si deve leggere la dichiarazione di Borrell contro Lòpez e Guaidò

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Josep Borrell torna ad essere protagonista nei principali media venezuelani ed europei dopo aver dichiarato che il settore antichavista, rappresentato da Leopoldo López e Juan Guaidó, pretende “minare” il piano dell’Unione Europea (UE) d’inviare una missione di osservazione elettorale (MOE) alle elezioni di novembre in Venezuela.

La polemica è per bocca all’Alto Rappresentante della UE per gli Affari Esteri e Politica di Sicurezza, che pochi giorni fa aveva dichiarato che la MOE avrebbe risposto a una parzialità politica (l’opposizione elettorale) e aveva l’obiettivo di arbitrare le mega- elezioni del 21N.

Questo, senza dubbio, è stato un momento perturbatore da parte di un portavoce straniero per il processo politico che sta vivendo in Venezuela, con la re-istituzionalizzazione dell’Assemblea Nazionale (AN), l’installazione di un tavolo di dialogo e negoziazione in Messico e, naturalmente, le imminenti elezioni.

Sebbene il massimo diplomatico europeo sembrava non prestare attenzione ai tempi politici in cui si inquadrano la maggior parte delle tendenze  nell’opposizione venezuelana, ora attacca coloro che hanno cercato di minare la partecipazione della MOE il prossimo 21N, correggendo l’atteggiamento precedente ma per meglio posizionarsi.

Da quando, due giorni fa, è stato pubblicato un articolo del Financial Times, portavoce mediatico del neoliberalismo globalista ad oltranza, in cui recensiscono un rapporto interno del Servizio Europeo d’Azione Esterna (SEAE, organismo che obbedisce al mandato dell’Alto Rappresentante Borrell), datato luglio, dove afferma che il dispiegamento del monitoraggio elettorale europeo in Venezuela “potrebbe essere contrario alla linea politica della UE”, oltre ad incidere negativamente sulla reputazione e credibilità dell’Unione “e legittimare indirettamente il processo elettorale venezuelano”.

In questo modo Borrell non avrebbe ascoltato le “raccomandazioni” del proprio staff nella sua mossa politico-istituzionale, fatto condannato dal settore contro la partecipazione della UE alle elezioni venezuelane.

La replica del capo diplomatico europeo non si è fatta attendere e ha indicato i principali promotori dell’antipolitica con carta d’identità venezuelana, i soliti indiziati: Leopoldo López e compagni.

BORRELL È PRONTO?

 

Sebbene Borrell insista sul fatto che l’obiettivo della MOE è una “garanzia” per il “gioco limpido” elettorale, questione criticata sia dal Governo Bolivariano che da altri settori dell’opposizione venezuelana, è un fattore positivo che abbia difeso la determinazione d’inviare i suoi osservatori elettorali per il 21N.

Ricordiamo, nelle parole della deputata al Parlamento Europeo e capa della delegazione che verrà in Venezuela a novembre, Isabel Santos, che la MOE s’incaricherà esclusivamente di “osservare l’atto elettorale, presenteremo un rapporto e con indicazioni di forma”, il che non significa un arbitrato e legittimazione di elezioni che sono realmente indette su mandato costituzionale e tenute in considerazione per il momento di ripoliticizzazione e reistituzionalizzazione di buona parte delle opposizioni.

La decisione di inviare la MOE è arrivata dopo che si erano stati risolti i dubbi che il rapporto di giugno, citato dal Financial Times, aveva sollevato (come ha correttamente assicurato Borrell), cioè, che il media londinesi, ha preso un rapporto senza rilevanza né opportunità per dare corda al discorso che “non esistono le condizioni per elezioni libere e giuste in Venezuela”.

In effetti, ha preso dichiarazioni di Carlos Vecchio, il “diplomatico” del “progetto Guaidó” a Washington, che ha sbottato: “Borrell è pronto a legittimare una dittatura? (…) Questo rapporto riflette ciò che abbiamo sempre detto, cioè che non ci sono le condizioni per un processo elettorale in Venezuela. Non è necessario aspettare il 21 novembre per vedere cosa sta succedendo: oggi i partiti politici sono controllati da Maduro, continuano le inabilitazioni [dei politici dell’opposizione]”.

Non è necessario che un chavista o lo stesso governo di Nicolás Maduro confuti Vecchio, poiché è sorprendente che Borrell segnali ai suddetti di Voluntad Popular (VP) di “minare” il processo politico venezuelano quando “i partiti politici di López e Guaidó e i loro rappresentanti al Parlamento Europeo, (…) non vogliono che si faccia la missione nonostante che i loro partiti si presentino (alle elezioni)”.

Ciò cosa indica? Qual è il fondo della questione?

DIVISIONE DOPO DIVISIONE

 

Lo scandalo per un rapporto obsoleto è servito a Borrell per aumentare le divisioni all’interno dell’opposizione venezuelana, aprendo una breccia politica tra coloro che agiscono per la stabilità politica in Venezuela e coloro che procedono contro di essa.

Vale ricordare qui che la UE ha dato una svolta nella sua politica sul Venezuela, tenendo conto che partiti partecipanti al Parlamento Europeo hanno sostenuto il tentativo di golpe militare guidato da López e Guaidó, il 30 aprile 2019, compresi quelli che oggi fanno parte del governo spagnolo, entità che ha dato al fondatore di VP libertà di residenza e di azione per “minare” tutto ciò che desiderasse.

Di fatto Leopoldo López Gil, padre  sappiamo già chi, è deputato del Parlamento Europeo per la Spagna, nella lista del Partito Popolare (PP), organismo di destra che ha sostenuto ogni tentativo destituente in Venezuela. In questo modo, un settore antichavista avrebbe una risorsa politica all’interno dell’UE, con interessi d’ingerenza e cospirativi.

Ma ora l’UE, dalla posizione dell’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri, ha semplicemente smesso di appellare ad elezioni nella Repubblica Bolivariana e si imbarca verso una MOE che appoggia il processo politico e istituzionale nell’ambito di accordi e negoziati tra tutte le parti, ad eccezione dal settore estremista (e fondatore) di VP.

È vero che ci sono politici di VP che si sono candidati alle prossime elezioni, come gli ex sindaci Freddy Superlano (protagonista di scandali durante i giorni del “Cucutazo”) e Daniel Ceballos. Inoltre, VP come membro onorario del cosiddetto G4 è impegnato a sostenere tutte le candidature presentate nella Piattaforma Unitaria, la continuazione del Tavolo d’Unità Democratica (MUD) sotto un’altra nomenclatura.

Il che significa che l’isolamento o il fermo dell’agenda golpista in Venezuela è un fatto sempre più clamoroso. Ad ogni modo per strategia del chavismo o per lo stesso sviluppo organico delle opposizioni negli ultimi anni, si è verificato divisione dopo divisione tra l’antichavismo, la sua dirigenza e la sua base. Persino tra la dirigenza e militanza di VP.

Come conseguenza, l’intera popolazione venezuelana, e a chi possa interessare sul piano internazionale, sta vedendo come un gruppo di antipolitici venezuelani, con esperienza in programmi golpisti e scandali di corruzione, rimane solo in un angolo, illuminato sotto i riflettori politici e mediatici, accusando tutto il mondo di essere ladrone mentre tutti sappiamo, in anticipo, chi è il vero imbroglione.


CÓMO SE DEBE LEER LA DECLARACIÓN DE BORRELL CONTRA LÓPEZ Y GUAIDÓ

 

Josep Borrell vuelve a ser protagonista en los principales medios venezolanos y europeos tras declarar que el sector antichavista que representan Leopoldo López y Juan Guaidó pretende “dinamitar” el plan de la Unión Europea (UE) de enviar una misión de observación electoral (MOE) a los comicios de noviembre en Venezuela.

La polémica está en boca del Alto Representante de la UE para Asuntos Exteriores y Política de Seguridad, quien hace unos pocos días había declarado que la MOE iba a responder a una parcialidad política (la oposición electoral) y tenía el objetivo de arbitrar las megaelecciones del 21N.

Ello sin duda fue un momento perturbador por parte de una vocería extranjera para el proceso político que se está experimentando en Venezuela, con la reinstitucionalización de la Asamblea Nacional (AN), la instalación de una mesa de diálogo y negociaciones en México y, por supuesto, las venideras elecciones.

Si bien el máximo diplomático europeo parecía no atender a los tiempos políticos en los que se enmarcan la mayoría de las tendencias en la oposición venezolana, ahora arremete contra los que han intentado minar la participación de la MOE el próximo 21N, corrigiendo la actitud anterior pero por mampuesto.

Ya que hace dos días fue publicado un artículo del Financial Times, portavoz mediático del neoliberalismo globalista a ultranza, en el que reseñan un informe interno del Servicio Europeo de Acción Exterior (SEAE, organismo que obedece al mandato del alto representante Borrell), fechado en julio, donde expresa que el despliegue del monitoreo electoral europeo en Venezuela “podría ser contraria a la línea política de la UE”, además de impactar negativamente en la reputación y credibilidad de la Unión “y legitimar indirectamente el proceso electoral venezolano”.

De esta manera, Borrell no habría atendido a las “recomendaciones” de su propio staff en su movida política e institucional, un hecho reprobado por el sector en contra de la participación de la UE en los comicios venezolanos.

La réplica del jefe diplomático europeo no se demoró y señaló a los principales promotores de la antipolítica con cédula venezolana, los sospechosos habituales: Leopoldo López y compañía.

¿BORRELL ESTÁ LISTO?

Aunque Borrell insiste en que el objetivo de la MOE es una “garantía” para el “juego limpio” electoral, cuestión criticada tanto por el Gobierno Bolivariano como por otros sectores de la oposición venezolana, es un factor positivo que haya defendido la determinación de enviar sus observadores electorales para el 21N.

Recordemos, en palabras de la diputada en el Parlamento Europeo y jefa de la delegación que vendrá a Venezuela en noviembre, Isabel Santos, que la MOE se encargará exclusivamente de “observar el acto electoral, haremos la presentación de un reporte y con indicaciones de forma”, lo que no significa un arbitraje y legitimación de unas elecciones que son realmente convocadas bajo mandato constitucional y tenidas a consideración por el momento de repolitización y reinstitucionalización de una buena parte de las oposiciones.

La decisión de enviar la MOE se dio luego de que se resolvieran las dudas que el informe de junio citado por Financial Times había levantado (como bien lo aseguró Borrell), es decir, que el medio con sede en Londres tomó un reporte sin pertinencia ni oportunidad para darle cuerda al discurso de que “no existen condiciones para unas elecciones libres y justas en Venezuela”.

En efecto, tomó declaraciones a Carlos Vecchio, el “diplomático” del “proyecto Guaidó” ante Washington, quien espetó: “¿Borrell está listo para legitimar una dictadura? (…) Este informe refleja lo que siempre hemos dicho, es decir, que no hay condiciones para un proceso electoral en Venezuela. No hace falta esperar hasta el 21 de noviembre para ver qué está pasando: hoy, los partidos políticos están controlados por Maduro, continúan las inhabilitaciones [de los políticos de oposición]”.

No hace falta que un chavista o el mismo gobierno de Nicolás Maduro refute a Vecchio, pues llama la atención que Borrell señale a los susodichos de Voluntad Popular (VP) de “dinamitar” el proceso político venezolano cuando “los partidos políticos de López y de Guaidó y sus representantes en el Parlamento Europeo, (…) no quieren que se haga la misión a pesar de que sus partidos se presentan (a las elecciones)”.

¿Ello qué indica? ¿Cuál es el fondo de la cuestión?

DIVISIÓN TRAS DIVISIÓN

El escándalo por un informe caduco ha servido a Borrell para aumentar las divisiones en el seno de las oposiciones venezolanas, abriendo una brecha política entre quienes actúan por la estabilidad política en Venezuela y quienes proceden en contra.

Vale mencionar aquí que la UE ha dado un giro en su política sobre Venezuela, teniendo en cuenta que partidos participantes en el Parlamento Europeo apoyaron el intento de golpe militar liderado por López y Guaidó el 30 de abril de 2019, i ncluidos los que forman hoy parte del gobierno español, entidad que dio al fundador de VP libertad de residencia y acción para “dinamitar” lo que necesitase.

De hecho, Leopoldo López Gil, padre de ya sabemos quién, es diputado del Parlamento Europeo por España, dentro de la lista del Partido Popular (PP), organismo derechista que ha apoyado todo intento destituyente en Venezuela. De esta manera un sector antichavista tendría un activo político en el seno de la UE, con intereses injerencistas y conspirativos.

Pero ahora la UE, desde la posición del Alto Representante para Asuntos Exteriores, dejó simplemente de llamar a elecciones en la República Bolivariana y se embarca hacia una MOE que apoya el proceso político e institucional bajo acuerdos y negociaciones entre todas las partes, excepto por el sector extremista (y fundador) de VP.

Es cierto que hay políticos de VP que se postularon para las próximas elecciones, como los exalcaldes Freddy Superlano (protagonista de escándalos durante los días del “Cucutazo”) y Daniel Ceballos. Además, VP como miembro honorario del llamado G4 está comprometido a poyar todas las candidaturas devenidas en la Plataforma Unitaria, la continuación de la Mesa de Unidad Democrática (MUD) bajo otra nomenclatura.

Lo que quiere decir que el aislamiento o reposo de la agenda golpista en Venezuela es un hecho cada vez más rotundo. Bien sea por estrategia del chavismo o por el propio desenvolvimiento orgánico de las oposiciones en los últimos años, ha ocurrido división tras división entre el antichavismo, su dirigencia y su base. Incluso entre la dirigencia y militancia de VP.

Como consecuencia, toda la población venezolana, y a quien pueda interesar en el plano internacional, está viendo cómo un grupo de antipolíticos venezolanos, con experiencia en agendas golpistas y escándalos de corrupción, queda solo en una esquina, iluminado bajo reflectores políticos y mediáticos, acusando a todo el mundo de ladrón mientras todos sabemos de antemano quién es el verdadero timador.

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