Pedro Prada www.cubadebate.cu/opinion
Ricordarli tutti e ciascuno, i pochi che sono sopravvissuti e quelli che non lo sono più, non solo è parte del dovere, solidarietà e gratitudine nei loro confronti e delle loro famiglie, bensì è anche parte della nostra futura felicità. Ed è, soprattutto, una responsabilità verso la memoria, la verità e la giustizia, soprattutto in momenti in cui le forze dell’odio e del terrore si sono lanciate, rinnovate, in Argentina e contro Cuba, per far deragliare il desiderio popolare di costruire il mondo migliore, di pace e giustizia che ci meritiamo.
Parole dell’Ambasciatore di Cuba alla Cerimonia in Omaggio agli argentini scomparsi, presso l’Ambasciata di Cuba e nella Giornata delle vittime del terrorismo di stato contro Cuba.
Buenos Aires, 6 ottobre 2021.
Cari compagne/i
Intorno a quest’ora, 45 anni fa, iniziava a Caracas il volo 455 del DC-8 di Cubana de Aviación che, dopo uno scalo alle Barbados, intorno alle 17:15 ora locale, sarebbe esploso in pieno volo sul Mar dei Caraibi, con i suoi 73 passeggeri e equipaggio civile, compresa la nazionale giovanile di scherma che aveva appena vinto il Campionato Centroamericano e dei Caraibi.
Documenti della CIA, recentemente declassificati, mostrano che l’agenzia disponeva, dal giugno 1976, di tutte le prove che un simile fatto potesse verificarsi, ma non lo bloccò. A capo c’era uno dei suoi agenti preferiti, l’ex ufficiale di polizia di Batista, veterano della fallita invasione della Baia dei Porci e terrorista Luis Posada Carriles, che in seguito addestrò la tristemente celebre DISIP venezuelana, gli Squadroni della Morte e l’Esercito salvadoregno, e che protesse fino alla sua morte.
Quell’evento mostruoso, sebbene non sia stato l’ultimo, riassume la storia dell’uso, da parte dei successivi governi USA e dei suoi mercenari, del terrorismo di Stato come arma contro la rivoluzione ed il popolo di Cuba.
Nel processo giudiziario noto come “Causa del popolo cubano al governo degli Stati Uniti per danni umani”, del 31 maggio 1999, si dà conto di migliaia di atti di terrore armato, chimico e biologico contro i principali dirigenti cubani, contro la infrastruttura economica e civile del paese, così come contro la popolazione.
La sentenza del tribunale riconobbe l’esistenza di 3478 cubani morti, 2099 disabili e un incommensurabile impatto umano, che il governo USA dovrà risarcire per un equivalente di 181100 milioni di dollari. Queste cifre non sono collegate alla richiesta di danni causati dal blocco economico, commerciale e finanziario, che ad oggi ammontano a 144413,4 milioni di dollari a prezzi costanti. Questo genocidio si è intensificato nelle condizioni della pandemia, sino a raggiungere estremi di sevizia.
L’Argentina è stata anche l’increscioso scenario di quella guerra interminabile contro Cuba:
Il 13 agosto 1975, un comando dell’organizzazione Azione Cubana -gruppo terroristico membro attivo del Coordinamento delle Organizzazioni Rivoluzionarie Unite (CORU) -, attentò contro la vita dell’Ambasciatore Emilio Aragonés Navarro, aprendo il fuoco contro la sua auto mentre entrava nel portone del parcheggio della sede, provocando il ferimento del personale di sicurezza del diplomatico.
Il comando faceva parte di un gruppo operativo misto composto da intelligence militare argentina e commando specializzati della CIA. Un sedicente Consiglio Rivoluzionario Anticomunista Latinoamericano (CRAL) rivendicò la responsabilità dell’evento.
Il 9 agosto 1976, i diplomatici cubani Jesús Cejas Arias e Crescencio Galañena Hernández furono rapiti all’angolo tra Arribeños e La Pampa, di fronte alle gravine di Belgrano, nelle vicinanze della sede diplomatica. Avevano solo 23 e 26 anni.
Furono trasferiti nel centro clandestino di detenzione “Automotores Orletti”, torturati e assassinati, nell’ambito del Piano Condor. I loro cadaveri nascosti in fusti pieni di cemento non sono apparsi sino al 2012 e 2013, rispettivamente, durante i lavori nelle aree vicino al canale di San Fernando. Con loro due, sono 11 i diplomatici cubani che hanno perso la vita per mano del terrorismo, mentre compivano il loro patriottico dovere in altri paesi.
Ma, se questi sono stati gli atti di terrore più noti che hanno ferito o strappato la vita di cubani, Cuba non ha mai dimenticato gli argentini che, condividendo con noi idee e compiti diplomatici come lavoratori della Missione, sono rimasti vittime del terrore imposto dal loro stesso Stato, con il consenso, complicità e sostegno degli USA:
Dall’estate del 1976 la Scuola “José de San Martín”, annessa all’Ambasciata di Cuba e situata ad Arribeños, quasi all’angolo con Zabala, attuale campus dell’Università di Belgrano, fu assediata e i suoi insegnanti e dipendenti furono sospettati e posti sotto sorveglianza, iniziarono ad essere decimati, mettendo a rischio la vita dei bambini, ciò che costrinse alla sua chiusura.
Stessa sorte toccò all’Ufficio Commerciale dell’Ambasciata, situato nell’edificio Pirrelli, terzo piano, all’angolo tra Avenida del Libertador e Alem, nel micro-centro.
Con la collaborazione degli investigatori del Memorial de la Denuncia de Cuba e dell’Archivo de la Memoria de Argentina, è stato possibile stabilire, fino ad ora, che tra il 1976 e il 1978 nove lavoratori argentini dell’Ambasciata furono sequestrati e scomparvero:
Il 3 agosto 1976 rapirono María Rosa Clementi de Cancere, assistente della scuola “José de San Martín”, che era incinta.
Il 10 agosto 1976 furono assaltate tre case della famiglia di Hugo Unía, autista dell’ambasciatore Aragonés.
Il 1 giugno 1978, Raúl “El Gordo” Adolfo Repetto, impiegato dell’ambasciata.
In date successive, non specificate, Nélida Leonor Garde de Repetto, moglie di “El Gordo”, fu rapita e scomparve.
María del Carmen Repetto, figlia (16 anni)
Hebe Nelly Repetto, figlia (18 anni)
Ramón “Moncho” Lucio Pérez, impiegato dell’ufficio commerciale.
Patricia Dixon Della Torre, dipendente dell’ufficio commerciale.
Jorge “Koki” Teodoro Mosqueda, lavoratore della scuola José de San Martín.
Hugo Unía, l’autista dell’ambasciatore, che ha trascorso un anno nascosto nella residenza dell’ambasciatore.
Inoltre, sequestrarono e torturarono:
Carlos “El Turco” Abraham, secondo autista dell’ambasciatore Aragonés, poi andato in esilio.
Claudia Dafne Gorban, impiegata dell’ufficio commerciale, che anche lei dovette lasciare il paese, e
María del Carmen “La Negra” Izaguirre, maestra della scuola “José de San Martín” annessa all’Ambasciata, che fu costretta a seguire la stessa sorte.
Corrispondentemente, Cuba agì con similare lealtà verso gli argentini che affrontavano il terrore e le loro famiglie. Abbiamo potuto constatare che, durante la dittatura, questo edificio storico dell’Ambasciata di Cuba a Buenos Aires accolse e protesse almeno undici parenti di perseguitati politici:
Ofelia Paz de Santucho, moglie di Asdrúbal Santucho
María Ofelia Santucho, che oggi è con noi
Maria Susana Santucho
María Silvia Santucho e
María Emilia Santucho, tutte figlie di Asdrúbal Santucho
Ana Cristina Santucho
Marcela Eva Santucho e
Gabriela Inés Santucho, figlie di Mario Roberto Santucho
Martha Belarde e il piccolo Ernesto Conti, compagna e figlio di Haroldo Conti.
Pichón Valenzuela, giardiniere della scuola “José de San Martín”.
Ricordarli tutti e ciascuno, i pochi che sono sopravvissuti e quelli che non lo sono più, non solo è parte del dovere, solidarietà e gratitudine nei loro confronti e delle loro famiglie, bensì è anche parte della nostra futura felicità. Ed è, soprattutto, una responsabilità verso la memoria, la verità e la giustizia, soprattutto in momenti in cui le forze dell’odio e del terrore si sono lanciate rinnovate in Argentina e contro Cuba, per far deragliare il desiderio popolare di costruire il mondo migliore, di pace e giustizia che ci meritiamo.
Nel caso di Cuba, e nell’ultimo anno e mezzo, abbiamo visto risorgere atti atroci, finanziati, diretti, incoraggiati e organizzati nuovamente dagli USA, eseguiti, inoltre, con assoluta impunità: il 30 aprile 2020, l’Ambasciata di Cuba è stata mitragliata a Washington, a pochi isolati dalla Casa Bianca; l’11 luglio, sono stati scatenati atti di sconosciuta violenza in 11 città cubane e il 26 luglio 2021 l’ambasciata cubana a Parigi è stata attaccata con bombe molotov.
Le reti sociali pubblicano, senza censura, messaggi che appellano, apertamente, all’uccisione di cubani e pubblicano tariffe per incoraggiare atti di terrore a Cuba, come il deragliamento di treni, distruzione del trasporto e strutture pubbliche, beni privati e attentati contro persone, inclusi personaggi politici e agenti dell’ordine. Persino s’invita ad attaccare le nostre sedi diplomatiche e i loro funzionari. Neppure tutti gli errori dei rivoluzionari cubani potrebbero generare tanto odio.
Allo stesso tempo, includono Cuba in una falsa lista di patrocinatori del terrorismo e si appoggiano sulla complicità dei media transnazionali e oligarchici, sul controllo di Internet e delle reti e su potenti risorse tecnologiche e scientifiche per dispiegare un’operazione politica comunicativa che avveleni e confonda, rispetto a ciò che sta realmente accadendo nella nostra Patria, e infligga un colpo mortale alle idee rivoluzionarie e socialiste.
Tutto viene deciso e finanziato con fondi del governo USA per il cambio di regime a Cuba, o come sono abituati a dire, “per la promozione della democrazia e della società civile”.
Negli ultimi dieci anni, solo attraverso il Dipartimento di Stato e agenzie come l’USAID, oltre alle ONG, sono stati distribuiti più di 300 milioni di dollari.
In Argentina, organizzazioni come la Fundación Libertad, CADAL, Cultura Democrática e Transparencia Electoral beneficiano tutte di queste risorse. Non si includono quelli che vengono incanalati in modo nascosto, attraverso altre agenzie federali e istituzioni USA.
Pensare che questo sia solo contro il sistema politico, economico, sociale e culturale per il quale milioni di cubani hanno votato liberamente e democraticamente sarebbe un’ingenuità. Sono diretti contro tutta la rivoluzione socialista cubana, ma anche contro tutti coloro che si oppongono al Destino Manifesto e alla dottrina Monroe, all’impero del dollaro, del libero commercio e ai debiti perpetui.
Ricordare tutto questo, in questo giorno, costituisce un avvertimento che la lotta per la pace, la democrazia, i diritti umani, la memoria, la verità e la giustizia è, anche, un’azione per combattere le cause che generano il terrorismo di Stato, che stanno nel mancato rispetto delle norme e principi del diritto internazionale, nello sfidare la volontà popolare e nell’aspirazione a mantenere il controllo egemonico di pochi e ricchissimi sulle risorse naturali e sulla vita della stragrande maggioranza dell’umanità, sottoposta a condizioni di sfruttamento sempre più crudeli e sofisticate.
Carissimi:
Che quelle due targhe che da oggi salutano chi entri all’Ambasciata di Cuba in Argentina o transiti per il suo marciapiede, ci ricordino quotidianamente il prezzo della libertà, della democrazia, della dignità e della pace. Difenderemo i nostri diritti. Non ci imporranno la loro paura. Non ci confonderanno.
Cuba rimarrà fedele ai suoi principi: continueremo ad opporci al terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, non importa chi lo commetta e da dove provenga.
Argentini e cubani abbiamo una storia comune che ci chiede di esserle fedeli, dai nostri inni nazionali:
Incoronati di gloria viviamo
O giuriamo con gloria di morire…
Morire per la Patria è vivere!
Molte grazie.
Van contra Cuba y van contra todos en nuestra América
Por: Pedro Prada
Recordarlos a todos y a cada uno, a los pocos que sobrevivieron y a quienes ya no están, no solo es parte del deber, de la solidaridad y de la gratitud hacia ellos y sus familias, sino que es también parte de nuestra futura felicidad. Y es, por sobre todo, una responsabilidad con la memoria, la verdad y la justicia, especialmente en momentos en que las fuerzas del odio y del terror se han lanzado renovadas en Argentina y contra Cuba, para descarrilar las ansias populares de construir el mundo mejor, de paz y justicia que nos merecemos.
Palabras del Embajador de Cuba en la Ceremonia de Homenaje a los argentinos desaparecidos en la Embajada de Cuba y el Día de las víctimas del terrorismo de estado contra Cuba.
Buenos Aires, 6 de octubre de 2021.
Queridas compañeras y compañeros:
Sobre esta hora, hace 45 años, se iniciaba en Caracas el vuelo 455 del DC-8 de Cubana de Aviación que, después de una escala en Barbados, sobre las 17:15 horas locales, estallaría en pleno vuelo sobre el Mar Caribe, con sus 73 pasajeros y tripulantes civiles, incluido el equipo nacional juvenil de esgrima que acaba de conquistar el Campeonato Centroamericano y del Caribe.
Documentos recién desclasificados de la CIA dan cuenta que la agencia dispuso desde junio de 1976 de todas las evidencias de que un hecho semejante podía ocurrir, pero no lo detuvo. A la cabeza estaba uno de sus agentes preferidos, el ex policía de Batista, veterano de la fallida invasión de Bahía de Cochinos y terrorista Luis Posada Carriles, que luego entrenó a la tristemente célebre DISIP venezolana, a los Escuadrones de la Muerte y al Ejército salvadoreño, y a quien protegió hasta su muerte.
Aquel hecho monstruoso, aunque no fue el último, resume la historia del empleo por parte de sucesivos gobiernos estadounidenses y sus mercenarios, del terrorismo de Estado como arma contra la revolución y el pueblo de Cuba.
En el proceso judicial conocido como “Demanda del pueblo de Cuba al gobierno de Estados Unidos por daños humanos”, del 31 de mayo de 1999, se dan cuenta de miles de actos de terror armado, químico y biológico contra los principales dirigentes cubanos, contra la infraestructura económica y civil del país, así como contra la población.
El fallo del tribunal reconoció la existencia de 3478 cubanos muertos, 2099 discapacitados y un inmedible impacto humano, que el gobierno estadounidense deberá resarcir por un equivalente de 181,100 millones de dólares. Esas cifras no están asociadas con el reclamo por daños causados por el bloqueo económico, comercial y financiero, que a la fecha ascienden a 144,413.4 millones de dólares a precios constantes. Este genocidio se ha recrudecido en las condiciones de la pandemia, hasta alcanzar extremos de sevicia.
Argentina ha sido también lamentable escenario de esa guerra interminable contra Cuba:
El 13 de agosto de 1975 un comando de la organización Acción Cubana –grupo terrorista integrante activo de la Coordinación de Organizaciones Revolucionarias Unidas (CORU)-, atentó contra la vida del Embajador Emilio Aragonés Navarro, abriendo fuego contra su automóvil en el momento que ingresaba al portón de estacionamiento de la sede, provocando heridas al personal de seguridad del diplomático.
El comando era parte de un grupo operativo mixto formado por la inteligencia militar argentina y comandos especializados de la CIA. Un autodenominado Consejo Revolucionario Anticomunista Latinoamericano (CRAL) se atribuyó la autoría del hecho.
El 9 de agosto de 1976 los diplomáticos cubanos Jesús Cejas Arias y Crescencio Galañena Hernández fueron secuestrados en la esquina de Arribeños y La Pampa, frente a las barrancas de Belgrano, en las inmediaciones de la sede diplomática. Tenían solo 23 y 26 años.
Fueron trasladados al centro clandestino de detención “Automotores Orletti”, torturados y asesinados, en el marco del Plan Cóndor. Sus cadáveres ocultos en tambos rellenos de cemento no aparecieron hasta 2012 y 2013, respectivamente, durante trabajos en áreas cercanas al canal de San Fernando. Con ellos dos, son 11 diplomáticos cubanos que perdieron la vida a manos del terrorismo, mientras cumplían con su patriótico deber en otros países.
Pero, si estos fueron los hechos de terror más conocidos que lesionaron o cobraron la vida de cubanos, Cuba nunca ha olvidado a los argentinos que compartiendo con nosotros ideas y tareas diplomáticas como trabajadores de la Misión, resultaron víctimas del terror que impuso su propio Estado, con anuencia, complicidad y apoyo de Estados Unidos:
Desde el verano de 1976 la Escuela “José de San Martín”, adscrita a la Embajada de Cuba y ubicada en Arribeños, casi esquina con Zabala, actual predio de la Universidad de Belgrano, fue asediada y sus maestros y empleados colocados bajo sospecha y vigilados, comenzaron a ser diezmados, poniendo en riesgo la vida de los niños, lo que obligó a su cierre.
Igual suerte corrió la Oficina Commercial de la Embajada, ubicada en el edificio Pirrelli, tercer piso, en la esquina de Avenida del Libertador y Alem, en el microcentro.
Con la colaboración de los investigadores del Memorial de la Denuncia de Cuba y del Archivo de la Memoria de Argentina, se pudo establecer hasta ahora que entre 1976 y 1978 fueron secuestrados y desaparecidos nueve trabajadores argentinos de la Embajada:
El 3 de agosto de 1976 secuestraron a María Rosa Clementi de Cancere, auxiliar de la escuela “José de San Martín”, quien se hallaba embarazada.
El 10 de agosto de 1976 asaltaron tres viviendas de la familia de Hugo Unía, chofer del embajador Aragonés.
El 1 de junio de 1978, Raúl “El Gordo” Adolfo Repetto, empleado de la embajada.
En fechas posteriores no precisadas fueron secuestradios y desaparecidos Nélida Leonor Garde de Repetto, esposa de “El Gordo”.
María del Carmen Repetto, hija (16 años)
Hebe Nelly Repetto, hija (18 años)
Ramón “Moncho” Lucio Pérez, empleado de la oficina comercial.
Patricia Dixon Della Torre, empleada de la oficina comercial.
Jorge “Koki” Teodoro Mosqueda, trabajador de la escuela José de San Martín.
Hugo Unía, chofer del embajador, quien estuvo un año escondido en la residencia del Embajador.
Además, secuestraron y torturaron a:
Carlos “El Turco” Abraham, segundo chofer del embajador Aragonés, quien luego se exilió.
Claudia Dafne Gorban, empleada de la oficina comercial, quien también tuvo que salir del país, y
María del Carmen “La Negra” Izaguirre, maestra de la escuela “José de San Martín” anexa a la Embajada, quien fue forzada a seguir el mismo destino.
En correspondencia, Cuba obró con similar lealtad hacia los argentinos que enfrentaban el terror y sus familias. Hemos podido establecer que, durante la dictadura, este edificio histórico de la Embajada de Cuba en Buenos Aires acogió y protegió al menos a once familiares de perseguidos políticos:
Ofelia Paz de Santucho, esposa de Asdrúbal Santucho
María Ofelia Santucho, quien hoy nos acompaña
María Susana Santucho
María Silvia Santucho y
María Emilia Santucho, todas hijas de Asdrúbal Santucho
Ana Cristina Santucho
Marcela Eva Santucho y
Gabriela Inés Santucho, hijas de Mario Roberto Santucho
Martha Belarde y el bebé Ernesto Conti, compañera e hijo de Haroldo Conti.
Pichón Valenzuela, jardinero de la escuela “José de San Martín”.
Recordarlos a todos y a cada uno, a los pocos que sobrevivieron y a quienes ya no están, no solo es parte del deber, de la solidaridad y de la gratitud hacia ellos y sus familias, sino que es también parte de nuestra futura felicidad. Y es, por sobre todo, una responsabilidad con la memoria, la verdad y la justicia, especialmente en momentos en que las fuerzas del odio y del terror se han lanzado renovadas en Argentina y contra Cuba, para descarrilar las ansias populares de construir el mundo mejor, de paz y justicia que nos merecemos.
En el caso de Cuba, y en el último año y medio, hemos visto resurgir hechos atroces, financiados, dirigidos, alentados y organizados nuevamente desde Estados Unidos, ejecutados además con absoluta impunidad: el 30 de abril de 2020 fue ametrallada la Embajada de Cuba en Washington, a solo unas cuadras de la Casa Blanca; el 11 de julio fueron desatados hechos de desconocida violencia en 11 localidades cubanas, y el 26 de julio de 2021 fue atacada con cocteles Molotov la Embajada de Cuba en París.
Las redes sociales publican sin censura mensajes que llaman abiertamente a matar cubanos, y publican tarifas para alentar actos de terror en Cuba, como descarrilamiento de trenes, destrucción del transporte y dependencias públicas, bienes privados y atentados contra personas, incluidas figuras políticas y agentes del orden. Incluso, se convoca a agredir a nuestras sedes diplomáticas y a sus funcionarios. Ni todos los errores de los revolucionarios cubanos engendrarían tanto odio.
Al mismo tiempo, incluyen a Cuba en una lista espuria de patrocinadores del terrorismo y se apoyan en la complicidad de medios de comunicación transnacionales y oligárquicos, en el control de Internet y de las redes, y en poderosos recursos tecnológicos y científicos para desplegar una operación política comunicacional que envenene y confunda, respecto a lo que realmente pasa en nuestra Patria y aseste un golpe mortal a las ideas revolucionarias y socialistas.
Todo se decide y se financia con fondos del gobierno de Estados Unidos para el cambio de régimen en Cuba, o como suelen decir, “para la promoción de la democracia y la sociedad civil”.
En los últimos diez años, solo a través del Departamento de Estado y agencias como la USAID, además de ONGs, se han distribuido más de 300 millones de dólares.
En Argentina, organizaciones como la Fundación Libertad, CADAL, Cultura Democrática y Transparencia Electoral son todas beneficiarias de esos recursos. No se incluyen los que se canalizan de forma encubierta, a través de otras agencias federales e instituciones estadounidenses.
Pensar que esto es solo contra el sistema político, económico, social y cultural por el que han votado libre y democráticamente millones de cubanos sería una ingenuidad. Van por toda la revolución socialista cubana, pero van también por todos los que se oponen al Destino Manifiesto y a la doctrina Monroe, al imperio del dólar, del libre comercio y a las deudas perpetuas.
Recordar todo esto en este día constituye una alerta de que la lucha por la paz, la democracia, los derechos humanos, la memoria, la verdad y la justicia, es, también, una acción de lucha contra las causas que engendran el terrorismo de Estado, que están en el irrespeto a las normas y principios del derecho internacional, en el desafío a la voluntad popular y en la aspiración a mantener el control hegemónico de unos pocos y muy ricos, sobre los recursos naturales y la vida de la inmensa mayoría de la humanidad, a la que se somete a condiciones de explotación cada vez más crueles y sofisticadas.
Queridos todos:
Que esas dos tarjas que desde hoy saludan a todo el que ingrese a la Embajada de Cuba en Argentina o transite por su vereda, nos recuerden a diario el precio de la libertad, la democracia, la dignidad y la paz. Defenderemos nuestros derechos. No nos van a imponer su miedo. No nos confundirán.
Cuba seguirá fiel a sus principios: nos seguiremos oponiendo al terrorismo en todas sus formas y manifestaciones, cométalo quien lo cometa y provenga de donde provenga.
Argentinos y cubanos tenemos una historia común que nos demanda serle fieles, desde nuestros himnos nacionales:
Coronados de gloria vivamos
O juremos con gloria morir…
¡Morir por la Patria es Vivir!
Muchas gracias