Note false a Las Vegas

Nella giornata della consegna dei Grammy Latini si vedevano già le note false e non poteva essere diverso, dato che sin dall’inizio del momento delle nomine c’è stata una stonatura assoluta.

Pedro de la Hoz

Nella giornata della consegna dei Grammy Latini  si vedevano già le note false e non poteva essere diverso, dato che sin dall’inizio del momento delle nomine c’è stata una stonatura assoluta, includendo tra i finalisti in due categorie un brano a “volantino” prodotto e disegnato in funzione del tentativo d colpo blando che l’attuale governo degli Stati Uniti, le sue agenzie federali e le istituzioni affini, la destra più reazionaria situata nella Florida e i loro accoliti interni, aveva ordito per sovvertire il sistema politico e sociale adottato dalla stragrande maggioranza dei cubani.

Mentre i premiati che ricevevano i grammofoni dorati ringraziavano i familiari e i collaboratori, pensavano le risposte pubbliche sulla loro realizzazione e valutavano l’importanza delle musiche latine nell’immaginario popolare e del mercato discografico globale, i pedoni che hanno posto corpo e voce al tema e uno dei loro patrocinatori, hanno cercato di richiamare l’attenzione su una fiction delirante che vogliono far credere: quella di una Cuba in bancarotta ingovernabile e dittatoriale, necessitata di un’aggressione presumibilmente salvatrice.

È chiaro che, dietro e davanti a tutto questo, affiorano interessi riconosciuti, sbozzati da media della stampa non affiliati a cause progressiste. Un influente quotidiano catalano è stato esplicito e ha scritto che «al di là dei motivi musicali i Grammi Latini hanno voluto nominare il tema in due premi».

Una radio emittente della Californa nel suo portale ha commentato che «se la tribù urbana non fosse stata portatrice di un messaggio contro il governo di quel paese, difficilmente si sarebbe piazzata di fronte alle produzioni di altri rappresentanti del genere musicale».  Un giornalista messicano in un quotidiano d’ampia diffusione ha segnalato pochi giorni fa che «premiata o no si spera che la risposta nei circoli che la promuovono sia schiacciante, ma gli effetti reali nella situazione politica d Cuba è incerta».

Lo /show/ è cominciato nel pomeriggio con la ridicola messa in scena con protagonista uno degli interpreti della creazione, un “reguetonero” poco noto portato all’ultima ora da Cuba e che in una delle sue prime azioni si è intrattenuto  con Luis Almagro, l’impresentabile segretario generale della OSA, e l’attrice spagnola sposata con il membro più attivo del gruppo, lo stesso che vuole che l’amministrazione di Biden ponga in marcia la sua macchina di guerra, che  l’Unione Europea si sommi al blocco e fluisca più denaro per il crollo del legittimo governo cubano.

La ragazza in un momento lacrimoso da sceneggiata, ha persino paragonato Dulce María Loynaz con Gloria Estefan. Conoscerà la poesia della Loynaz?

Poi è arrivato il marito di Gloria, il poderoso Don Emilio, a prendere il premio di quella e senza venire al caso ha dedicato il premio a una Cuba Libera, come se non fosse libera e a quello che sta succedendo là.

Enigmatica espressione questa perchè quello che avviene qui non è quello che immagina.

Poi nella notte la sregolatezza, una povera dimostrazione applaudita più a Miami che  a Las Vegas, più nei circoli dei capoccia anti cubani che tra i partecipanti alla celebrazione nella mgm Green Grand Arena, che sono restati con la voglia che questo fosse l’anno della rivolta che non c’è mai stata.

Per fortuna Cuba è stata tra i  premiati. Il cha cha chá della Aragón nelle  versioni rinnovate da  Alaín Pérez e Issac Delgado –merito maggiore quando si conosce il lavoro che deve realizzare una casa discografica cubana come la Egrem per inserirsi in questo ambito. Menomale che c’è stata la collaborazione di   El Cerrito, progetto di molti amici fedeli della California, con  il trionfo del  jazzista Iván “Melon” Lewis, la piacevole notizia che l’ingegnere di Santiago di Cuba Máximo Espinosa era nel gruppo della registrazione premiata di Pucho C. Tangana, /El madrileño/, e  il contributo di un altro  santiaguero, il maestro Manuel Barrueco per aver realizzato la Miglior Composizione Classica , /Sonata para guitarra/, del portoricano Roberto Sierra.

 

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