Cuba e la battaglia permanente delle idee

Le parole del dirigente della Rivoluzione, Fidel Castro, sono presenti oggi, 21 anni fa, quando affrontò l’ampio programma conosciuto a Cuba come la Battaglia delle Idee, il seme delle trasformazioni che il paese sta compiendo.

Fidel Castro ha ricordato la richiesta fatta 15 mesi e 16 giorni prima per la restituzione del bambino Elián González, detenuto nello stato americano della Florida senza il consenso del padre.

La campagna per il ritorno del bambino di sei anni, naufragato in una barca con altre persone nel tentativo di raggiungere gli Stati Uniti, ha riempito le strade ed è culminata dopo controversie legali e politiche con il suo arrivo sull’isola caraibica tra le braccia del padre.

Quell’epopea sottolineava il campo delle idee come fondamentale nel confronto con l’avversario politico, allo stesso tempo che implicava una strategia di sviluppo all’interno della società, come evoca il giornalista Julio García Luis nel suo libro La Revolución Cubana. 45 grandi momenti.

Secondo Fidel Castro, fu “la più grande mobilitazione di massa” che la storia del paese avesse mai visto e “la scintilla che accese la lotta”, perché solo tre anni dopo gli eventi, la Rivoluzione stava attuando 150 nuovi piani sociali.

Ogni nuovo programma ha portato alla scoperta di un altro, così che problemi come la criminalità, la disconnessione tra studio e lavoro, il miglioramento della giustizia sociale e la promozione della cultura hanno cominciato ad essere rilevati e studiati, spiega Luis.

E sembra parlare al presente del piano di trasformazione che Cuba sta attuando oggi nei quartieri e nelle comunità vulnerabili.

Nel suo discorso del 31 marzo 2001, Fidel Castro ha fatto riferimento ad alcune delle azioni della Battaglia delle Idee, come la nascita del programma televisivo Mesa Redonda e l’Università per tutti, e l’inaugurazione delle Scuole di Istruttori d’Arte.

“Niente e nessuno potrà più fermare il nostro destino, né con le armi né con l’ignoranza”, ha detto il leader.

Ha anche rafforzato la resistenza dell’isola di fronte a una storia segnata dal blocco statunitense, un’invasione mercenaria, la guerra biologica, tutti i metodi immaginabili di sovversione, centinaia di tentativi di rovesciare il processo politico assassinando i leader, tra le altre aggressioni.

Sono passati più di 20 anni dal suo discorso e, lungi dal diminuire, le misure di asfissia economica sono aumentate nel mezzo della peggiore crisi sanitaria degli ultimi anni, combinando questa strategia con azioni di destabilizzazione attraverso l’uso delle reti sociali come principale strumento politico.

“Noi cubani possiamo essere orgogliosi (…) della responsabilità storica acquisita dal nostro popolo nella sua lunga lotta per la libertà e la giustizia”, sottolineò allora Fidel Castro, e queste parole sembrano essere state scritte per il tempo presente.

Fonte: Prensa Latina

Traduzione: italiacuba.it

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