Semiotica dell’estrema destra

Fernando Buen Abad

Stanno usurpando ogni forma di rifiuto e di denuncia sociale. Ogni parola che l’estrema destra articola, sotto forma di campagna politica o ideologia “giustizialista”, è un agguato ideologico alimentato, principalmente, da operazioni di usurpazione simbolica. Piagnucolano istrionicamente delle difficoltà sociali di cui sono la causa storica e i beneficiari disonesti. Condannano con l’antipolitica la “dirigenza politica” per le canagliate che fanno insieme mentre accumulano i voti (sindrome di Stoccolma) delle loro vittime. Guerra ideologica che maschera da “clamore popolare” l’ideologia dei carnefici.

Espressione semiotica delle paure borghesi in un mondo che le si spacca intossicato di ingiustizie. Antichissima tradizione perversa incubata nell’anima stessa della democrazia borghese. Non è una calamità che sorprenda per la sua “novità”, né è una tragica “maledizione” del destino causata da forze extraterrestri. È il capitalismo che prova tutti i tipi di trucchi ideologici per disorganizzare la classe lavoratrice, deprimerla in tutte le sue forze trasformatrici e sfigurare le tesi storiche emancipatrici, trasformandole in spasmi libertari ed eruzioni di falsa ribellione ingannevole. Il suo affare è trarre profitto dallo scetticismo e dalla delusione indotti avvantaggiando l’imbarazzante disuguaglianza che schiaffeggia con salari miserabili e giornate di lavoro schiaviste. Mentre loro sequestrano l’economia e si arricchiscono fino all’oscenità, si offrono come l’unico futuro possibile, con il potere del denaro come unica risposta ragionevole. Impongono l’idea che loro possono “pulire” la politica e che qualsiasi concetto di popolo organizzato sia sinonimo di fallimento. Che il miglior piano è confidare negli imprenditori perché solo così ci sono possibilità di ricchezza e benessere che un giorno scoleranno verso il basso.

Questo potrebbe essere fermato immediatamente se le forze sociali emancipatrici si unissero per modificare e controllare tutte l’istanza giuridico-politica dei processi elettorali. Strappare alla borghesia i controlli ingannevoli che ha ideato contro la volontà democratica dei popoli. E non accontentarsi di questo. La guerra ideologica borghese non è altro che il dispiegamento di attacchi per garantirsi il dominio eterno sull’economia e sui salari. Nel circo elettorale pagato dalle oligarchie, oggi brillano i burattini addestrati per attrarre adepti, o drogati, alla cultura dello spettacolo, con qualsiasi buffonata scenografica: tagli di capelli o mancanza degli stessi; vociferazioni o sussurri; altezzosità o chiacchiere a forfait… come se questo fosse garanzia di idee chiare o di consensi verificati. Circo con tante piste, che operano contemporaneamente sulla confusione e con “fake news”, ogni giorno più spettacolari, pubblicizzate a forfait con tutti gli altoparlanti monopolistici travestiti da “mezzi di comunicazione” che sono, in realtà, armi di guerra ideologica. La libertà di mercato mascherata da “Libertà di espressione”. Con odio e ignoranza possono vincere le elezioni. La menzogna di pochi come la verità di tutti.

Hanno per assi semantici i dolori sociali più profondi che essi stessi hanno propinato ai popoli. Non hanno vergogna nel “denunciare” l’inflazione, che è uno dei loro grandi affari. Non arrossisce parlare della “povertà” fabbricata da loro stessi per arricchirsi. Il loro polso non trema nel dispiegare la propria “politica” con bandiere di anti-politica contro la corruzione che loro stessi hanno permesso nella falsa democrazia delle loro sette privilegiate. Dicono di amare i popoli, la Patria e la Repubblica mentre si strappano le vesti imprenditoriali con verbosità dogmatica e fanatica. Sognano di sedurre la gioventù con travestimenti di “ribellione”, segretamente disegnati in modo che i capi non si spaventino. Il piano è blandire il malessere sociale con inganni demagogici per legittimare i loro piani di repressione contro i loro votanti.

L’abbiamo già visto migliaia di volte. Ripetutamente ci è costato vite e risorse naturali. Ripetutamente ci hanno sconfitto con i loro inganni e sempre lo esibiscono come il nuovo e ciò che abbiamo sempre desiderato. I suoi rappresentanti più vistosi si allattano di nazifascismo. Hanno geni propagandisti che gli fabbricano sfumature e imboscate di ogni tipo. E hanno successi aberranti che vengono sempre legalizzati con le bacchette magiche della democrazia borghese. Tutti conoscono i nomi dei “candidati” con estremismo di destra. Tutti li identificano nelle scacchiere delle tattiche e strategie elettorali e  tutti sono complici corresponsabili ogni volta che le conseguenze di tale canagliata colpiscono i popoli senza pietà.

Non pensiamo qui alla semiotica, assorta in avventure metafisiche o scolastiche; ci importano come oggetto di studio i modi, i mezzi ed i rapporti di produzione di senso ma sempre nell’ambito della disputa Capitale-Lavoro. Li dove si dirime la realtà. Ma sarebbe di un semplicismo spaventoso ed evasivo, identificare le virtù del nemico senza contrastarle con le nostre debolezze. Perché in gran parte alcune vivono grazie alle altre. Sullo sfondo di ogni espressione dell’estrema destra, è fondamentale identificare, nominare e caratterizzare il denaro che le alimenta. È essenziale rendere trasparente il finanziamento della politica (e in generale tutto il finanziamento) ma accompagnata tale trasparenza con una pedagogia dell’onestà perché, tra le patologie semiotiche del nostro tempo, un nuovo tipo di cinismo si è fatto scudo da ogni oltraggio. Alcuni casi di corruzione estrema non generano indignazione mobilitata o organizzazione politica antagonista. Un ammasso di conformismo e indifferenza affoga la realtà e ci rende spudoratamente consuetudinari a beneficio degli affari di quell’ antipolitica estensione dell’ideologia trasmessa con tutti i suoi mezzi.

Non dobbiamo contemplare il suo spettacolo con le braccia incrociate. Tutto questo armamentario è un compendio di aberrazioni propagandistiche che si sono naturalizzate in un paesaggio di sovrapproduzione pubblicitaria e ammassi ideologici borghesi. A non pochi segmenti della popolazione non interessa alcuna barbarie concettuale fintanto che gli agguati ideologici continuano a produrre voti e affari d’élite. Subordinati a ciò, i mercenari degli schermi (davanti o dietro di essi) lavorano accuratamente per trovare il gesto, le parole, le inflessioni e l’istrionismo di taglio piacevole, prosperando sul tedio dell’elettorato e per la borghesia che finanzia il circo. Alcuni arrivano, persino, a credere alle proprie fallacie e credono di aver inventato un nuovo tipo di narcotico politico per anestetizzare le masse. E pensano di essere dei geni per questo. Hanno facce, nomi e cognomi… imprese e finanziamenti. Non di rado il suo successo dipende dalle nostre negligenze, debolezze, ignoranza e stoltezza. E perché non consolidiamo l’unità che dobbiamo gli uni agli altri.

(Tratto da Cubaperiodistas)


Semiótica de la extrema derecha

Por: Fernando Buen Abad

Están usurpando todas las formas del repudio y la queja sociales. Cada palabra que articula la ultraderecha, en forma de campaña política o ideario “justiciero”, es una emboscada ideológica nutrida, principalmente, por operaciones de usurpación simbólica. Ellos lloriquean histriónicamente por las penurias sociales de las que son causantes históricos y beneficiarios mercachifles. Condenan con anti-política, a la “dirigencia política” por las canalladas que ejecutan en conjunto mientras acumulan votos (síndrome de Estocolmo) de sus víctimas. Guerra ideológica que disfraza de “clamor popular” el ideario de los verdugos.

Expresión semiótica de los miedos burgueses en un mundo que se les resquebraja intoxicado de injusticias. Muy añeja tradición perversa incubada en el alma misma de la democracia burguesa. No es una calamidad que sorprenda por su “novedad”, ni es una “maldición” trágica del destino causada por fuerzas extraterrestres. Es el capitalismo que ensaya todo género de argucias ideológicas para desorganizar a la clase trabajadora, deprimirla en todas sus fuerzas transformadoras y desfigurar las tesis históricas emancipadoras convirtiéndolas en espasmos libertarios y eructos de falsa rebeldía tramposa. Su negocio es lucrar con el escepticismo y la decepción inducidas aprovechando la desigualdad bochornosa que abofetea con sueldos miserables y jornadas laborales esclavistas. Mientras ellos secuestran la economía y se enriquecen hasta la obscenidad, se ofrecen como el único futuro posible, con poder del dinero como única respuesta razonable. Imponen la idea de que ellos pueden “limpiar” la política y que todo concepto de pueblo organizado es sinónimo de fracaso. Que el mejor plan es confiar en los empresarios porque sólo así hay posibilidades de riqueza y bienestar que algún día escurrirán hacia abajo.

Eso podría frenarse inmediatamente si las fuerzas sociales emancipadoras se uniesen para modificar y controlar toda instancia jurídico-política de los procesos electorales. Arrebatarle a la burguesía los controles tramposos que ha ideado contra la voluntad democrática de los pueblos. Y no contentarse con eso. La guerra ideológica burguesa no es otra cosa que el despliegue de ataques para garantizarse dominio eterno sobre la economía y el salario. En el circo electoral pagado por las oligarquías, brillan hoy peleles entrenados para atraer adeptos, o adictos, a la cultura del show, con cualquier payasada efectista: cortes de pelo o ausencia de ellos; vociferaciones o susurros; altanerías o palabrerío a destajo… como si eso fuese garantía de ideas claras o de consensos verificados. Circo con muchas pistas, operando en simultáneo sobre la confusión y con “fake news”, cada día más espectaculares, publicitadas a destajo con todos los altavoces monopólicos disfrazados como “medios de comunicación” que son, en realidad, armas de guerra ideológica. La libertad de mercado disfrazada como “Libertad de Expresión”. Con odio e ignorancia pueden ganar elecciones. La mentira de unos cuantos como verdad de todos.

Tienen por ejes semánticos los dolores sociales más hondos que ellos mismos han propinado a los pueblos. No tienen vergüenza en “denunciar” la inflación que es unos de sus grandes negocios. No les ruboriza hablar de la “pobreza” fabricada por ellos mismos para enriquecerse. No les tiembla el pulso para desplegar su “política” con banderas de anti-política contra la corrupción que ellos mismos han permitido en la democracia falaz de sus sectas privilegiadas. Dicen amar a los pueblos, a la Patria y a la República mientras desgarran sus vestiduras empresariales con palabrerío dogmático y fanático. Sueñan con seducir a la juventud con disfraces de “rebeldía”, secretamente diseñados para que los jefes no se asusten. El plan es blandir el malestar social con engaños demagógicos para legitimar sus planes de represión contra sus votantes.

Ya lo hemos visto miles de veces. Una y otra vez nos ha costado vidas y recursos naturales. Una y otra vez nos han derrotado con sus engaños y siempre lo exhiben como lo nuevo y lo que siempre hemos querido. Sus más conspicuos representantes se amamantan en el nazi-fascismo. Tienen genios propagandistas que les fabrican matices y emboscadas de todo tipo. Y tienen éxitos aberrantes que se legalizan siempre con las varitas mágicas de la democracia burguesa. Todo mundo conoce los nombres de los “candidatos” con extremismos de derecha. Todo mundo los identifica en los tableros de las tácticas y estrategias electorales y todos son cómplices corresponsables cada vez que las consecuencias de tal canallada golpean a los pueblos sin clemencia.

No pensamos aquí, a la semiótica, absorta en devaneos metafísicos ni escolásticos; nos importan como objeto de estudio los modos, los medios y las relaciones de producción de sentido pero siempre en el marco de la disputa Capital- Trabajo. Ahí donde se dirime la realidad. Pero sería de un simplismo aterrador, y escapista, identificar virtudes del enemigo sin contrastarlas con nuestras debilidades. Porque en buena medida unas viven gracias a las otras. En los trasfondos de cada expresión de ultraderecha es indispensable identificar, nombrar y caracterizar el dinero que los nutre. Es indispensable transparentar el financiamiento de la política (y en general todo financiamiento) pero acompañado tal transparencia con una pedagogía de la honradez porque, entre las patologías semióticas de nuestros tiempos, un cinismo de nuevo género se ha hecho blindaje de toda tropelía. Algunos casos de corrupción extrema no generan indignación movilizada ni organización política antagónica. Una plasta de conformismo e indiferencia ahoga a la realidad y nos hace desvergonzados consuetudinarios en beneficio de los negocios de esa anti-política extensión de la ideología transmitida por todos sus medios.

No debemos contemplar su espectáculo con los brazos cruzados. Toda esa parafernalia es un compendio de aberraciones propagandísticas que se han naturalizado en un paisaje de sobreproducción publicitaria y amasijos ideológicos burgueses. A no pocos segmentos de población le da lo mismo cualquier barbaridad conceptual mientras las emboscadas ideológicas sigan redituando votos y negociados de élite. Subordinados a eso, los mercenarios de las pantallas (enfrente o detrás de ellas) trabajan esmeradamente para encontrar el gesto, las palabras, las inflexiones y el histrionismo de coyuntura placentero, en el tedio del electorado y para la burguesía que financia el circo. Algunos, incluso, llegan a creer en sus propias falacias y se creen que inventaron una nueva especie de narcótico político para anestesiar a las masas. Y se creen genios por eso. Tienen rostros, nombres y apellidos… negocios y financiamiento. No pocas veces su éxito depende de nuestros descuidos, debilidades, ignorancia y tontería. Y porque no consolidamos la unidad que nos debemos.

(Tomado de Cubaperiodistas)

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