Modus operandi dello spionaggio uribista sul Venezuela

misionverdad.com

Con l’ascesa dell’uribismo in Colombia, sono aumentati gli sforzi per la destabilizzazione e l’agenda destituente contro il Venezuela. Dagli anni della presidenza di Álvaro Uribe Vélez, Bogotá ha preso parte a dannose azioni anti-chaviste, che sono aumentate, di intensità e quantità, durante il mandato di Iván Duque. Nell’ultimo decennio abbiamo assistito alle diverse tattiche utilizzate all’interno della strategia di guerra ibrida condotta oltre la frontiera colombiana, tra cui lo spionaggio e il sabotaggio.

Di recente, la rivista colombiana Raya ha pubblicato una serie di documenti ai quali afferma di aver avuto accesso e che proverebbero i sospetti di spionaggio da parte di organismi di intelligence colombiani durante il governo di Iván Duque.

Nei documenti citati dalla rivista compare un’operazione denominata “Progetto Genesi” e anche la formulazione di un ipotetico scenario di guerra contro il Venezuela, che compare sotto il nome di “Obiettivo Z2”.

Secondo la rivista Raya, l’intelligence colombiana aveva 28 fonti infiltrate all’interno delle forze statali venezuelane. “Questa rete di informatori era composta da colonnelli, tenenti, tenenti di nave, tenenti di fregata, sergenti, caporali, ufficiali della Marina bolivariana, membri della polizia e membri della Milizia Bolivariana”, si legge nell’articolo.

Alcune delle attività di spionaggio che i documenti affermano che il governo di Iván Duque abbia svolto sono:

-Ottenere l’accesso alle principali esercitazioni e manovre svolte in diverse regioni del Venezuela.

-Scattare fotografie e raccogliere informazioni sensibili all’interno delle Forze Armate Nazionali Bolivariane (FANB).

-Spiare figure politiche a livello regionale del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) per costruire i loro profili.

– Realizzare rapporti delle occasioni in cui il Venezuela ha agito di fronte alle provocazioni del governo USA, che ha cercato di violare gli spazi aerei e marittimi venezuelani.

In un’altra manovra delineata nell’articolo, “Operazione Vendetta”, l’intelligence colombiana si sarebbe proposta di accedere ai server del Ministero del Potere Popolare per la Difesa.

Uno dei piani descritti dalla rivista, e che attira l’attenzione, è quello che presumibilmente sarebbe avvenuto nel contesto degli scontri con gruppi irregolari al confine dello stato di Apure con la Colombia, lo scorso anno. I documenti di spionaggio mostrerebbero che l’intelligence colombiana ha falsificato opuscoli e audio dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) che sono stati distribuiti per istigare il conflitto nell’area. I materiali contenevano messaggi di “regolamento di conti” contro le FANB. Tra le prove pubblicate dalla rivista c’è un opuscolo dell’ELN del 2015 che gli esecutori del piano di destabilizzazione avrebbero preso a modello per realizzare i loro falsi.

Un altro elemento centrale dello spionaggio sono stati i piani diffamatori, vessatori e ricattatori attuati contro membri dell’ambasciata venezuelana in Colombia, che in casi specifici hanno contribuito all’espulsione di alcuni di loro. Citano il caso di Carlos Manuel Pino, un addetto stampa dell’ambasciata venezuelana a cui hanno fornito prove per far sembrare che stesse svolgendo attività cospirative contro il governo colombiano.

L’articolo riporta che, per quattro anni, Pino e la sua famiglia sono stati oggetto di “persecuzioni, infiltrazioni e intercettazioni illegali”. Migration Colombia lo avrebbe espulso dal paese il 20 dicembre 2018, sulla base delle accuse, senza prove, che si erano andate costruendo dalle operazioni di spionaggio, afferma la rivista.

Viene citato anche il caso del console venezuelano a Cartagena, Ayskel Carolina Torres. Contro di lei si sarebbe elaborato “un piano per screditarla e reclutarla con il ricatto”, dice l’articolo, ma non si è concretizzato perché lei avrebbe lasciato il Paese per le pressioni. Ayskel ha continuato a essere obiettivo di spionaggio e persecuzione durante il suo viaggio e persino quando già si trovava a Caracas, nei documenti citati compaiono informazioni sulla sua residenza nella capitale venezuelana.

Il piano sarebbe stato chiamato “Operazione Ocaso” (includeva l’”Operazione Cleopatra”) e si sarebbe concluso con il sequestro di documenti e risorse venezuelane presso il consolato di Cartagena. L’occasione sarebbe arrivata dopo il presidente Nicolás Maduro ha annunciato la rottura delle relazioni con la Colombia il 23 febbraio 2019.

Così lo descrive la rivista Raya: “Due diplomatici del consolato di quella città si sono scambiati messaggi su come proteggere le informazioni che riposavano nell’ufficio principale, incluso il denaro e i documenti più sensibili che erano custoditi in una cassaforte. Le spie colombiane hanno avuto accesso a dette chat e, giorni dopo la partenza dell’intero corpo diplomatico venezuelano dalla Colombia, hanno effettuato l’operazione ‘Ades’. Questa consisteva nell’ottenere una chiave della serratura del consolato per fotografare ogni angolo di detto ufficio e poi accedere alla cassaforte per rubare documenti e denaro”.

PRECEDENTI NELLA COSPIRAZIONE CONTRO IL VENEZUELA

 

Quanto riportato finora sarebbe un capitolo tra i tanti che sono stati intrapresi dai precedenti governi in Colombia, sotto i dettami USA. Hanno trasformato il territorio colombiano in una piattaforma per molteplici operazioni di guerra segreta contro il Venezuela.

Per fare alcuni esempi, abbiamo che nel 2010 il Ministero dell’Interno e Giustizia venezuelano ha denunciato la cattura di otto persone di cittadinanza colombiana che erano state scoperte spiando il sistema elettrico nazionale, con l’obiettivo di ottenere informazioni per atti di sabotaggio. Avevano fotografie di varie sottostazioni elettriche del Paese, del sistema nazionale di interconnessione e della infrastruttura stradale.

Pochi mesi prima erano state catturate tre persone accusate di aver corrotto funzionari pubblici per ottenere informazioni delle FANB. Le stesse sono risultate essere  collegate al Dipartimento Amministrativo di Sicurezza (DAS), organismo di sicurezza colombiana. Il caso è stato discusso nell’Assemblea Nazionale, dove è stato presentato un documento interno del DAS che confermava i dettagli dell’operazione di spionaggio.

Negli anni successivi gli attacchi alle infrastrutture sono divenuti più che ricorrenti, allo stesso modo la cooptazione di alcuni gruppi militari e di corpi di intelligence e sicurezza (caso Cristopher Figuera) per realizzare piani golpisti, ciò che riaffermerebbe le accuse e il quasi perenne stato di allerta del governo venezuelano.

Sotto il governo di Iván Duque, e con la radicalizzazione della strategia USA per forzare un cambio di regime, gli organismi di sicurezza dello Stato vicino hanno partecipato a piani di destabilizzazione con minore attenzione alla forma. Lo abbiamo visto nel “Cucutazo” (2019), quando direttamente l’ex presidente Iván Duque ha diretto il piano d’invasione del territorio venezuelano dalla frontiera del Norte de Santander (in cui erano coinvolti anche elementi narco-paramilitari), simulando un’operazione di “aiuto umanitario”.

Anche quando la Procura colombiana ha confermato che gli organismi di sicurezza di quel paese erano a conoscenza del tentativo di omicidio e colpo di stato in Venezuela, obiettivi della fallita Operazione Gedeon, e ha fornito l’ambientazione affinché questa fosse pianificata a Bogotá.

Con il fallimento della destra colombiana a mantenere il potere politico, è probabile che ora si abbiano più opportunità per scoprire altre operazioni di spionaggio, cospirazione e destabilizzazione contro il Venezuela, al fine di esporre i precedenti burattini presidenziali e la loro subordinazione agli interessi stranieri, a danno di quelli della propria nazione.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.