USA ed Unione Europea aumentano la pressione sul Venezuela via ONG

misionverdad.com

L’uso delle ONG come risorsa occulta per sovvertire, distruggere e interrompere i governi di altri paesi e l’ordine sociale è un metodo provato e reale degli USA ed anche dell’Unione Europea (UE) così come del Regno Unito.

In Venezuela è nota (e documentata) l’infiltrazione di questi poteri stranieri attraverso diversi progetti che si presentano al pubblico come iniziative “non politiche”, apparentemente dirette al rafforzamento della società civile o alla protezione dei diritti umani, per fare alcuni esempi rilevanti. Questa strategia, a differenza del finanziamento diretto di movimenti o partiti politici, ha miglior risultato nello sfumare l’interventismo per aumentare l’influenza nella società del paese obiettivo e utilizzarla a convenienza.

C’è da aggiungere che, nel caso di come abbordare la società venezuelana, è più logico per gli USA e la UE prendere quella direzione, poiché il fallimento del falso governo Guaidó (progetto che Washington e Bruxelles non hanno lesinato nell’appoggiare pubblicamente) ha lasciato un saldo di discredito e mancanza di credibilità che pesa sulla dirigenza politica dell’antichavismo, per cui puntare direttamente su di loro non sembra la miglior strategia.

L’USAID, che è finanziata direttamente dal governo USA, ha recentemente presentato una valutazione sul Venezuela, e in essa ha delineato, in linea generale, i prossimi passi che farà nel suo tentativo di determinare un cambio di regime nel Paese. La sua azione si sviluppa in un momento in cui il Venezuela ha raggiunto condizioni minime di stabilità economica e nel quadro di un altro ciclo elettorale che inizia con le elezioni presidenziali del 2024 e prosegue nel 2025 con le elezioni parlamentari. In un articolo precedente abbiamo esaminato la testimonianza dell’agenzia e delineato i punti chiave della sua confessione.

La nuova fase nella pressione contro il governo venezuelano è principalmente incentrata sul rafforzamento della manipolazione percettiva del Paese, sfruttando per far ciò temi come i diritti umani e la migrazione, di cui è già stata costruita una narrazione con dati falsi o fuori dal contesto.

Altri eventi paralleli alla valutazione USAID confermano che questo è il piano d’azione tracciato da Washington, nello specifico: l’annuncio di un nuovo rapporto della cosiddetta Missione Indipendente di Determinazione dei Fatti in Venezuela del Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU e l’inclusione di attacchi contro il paese nei discorsi dei presidenti di Brasile, Cile, Paraguay ed Ecuador all’Assemblea Generale dell’ONU. Anche il presidente Joe Biden ha rivolto alcune parole al riguardo: “Più di 6 milioni di persone hanno dovuto abbandonare il Paese. Ci deve essere un dialogo diretto dai venezuelani e tornare a elezioni giuste e libere”, ha affermato il presidente USA nel suo discorso.

Sapendo che uno dei modi di operare dell’agenzia è attraverso le ONG, ha senso intuire che stanno già distribuendo risorse alle organizzazioni che possono fabbricare storie per promuovere un’immagine negativa del Venezuela con i topici dei diritti umani e migratori.

BRUXELLES NELLA SCIA DI WASHINGTON

Un altro motivo che esisterebbe, dall’estero, per ampliare l’uso politico delle ONG è quello di attori lontani dalla politica tradizionale partitica, con un profilo più di rivendicazioni associative, che stanno prendendo forza nell’attualità politica venezuelana, di fronte al rifiuto, che si percepisce in maniera maggioritaria, dei partiti politici e dei tradizionali vertici dell’antichavismo.

Pertanto, per promuovere l’agenda politica d’ingerenza, starebbero impossessandosi di rivendicazioni settoriali (che hanno il tratto caratteristico di captare l’attenzione e la militanza della popolazione giovane), siano esse attivismo per i diritti umani, sindacalismo, femminismo, diritti LGBTI+, tra altri.

In questo senso, l’UE, che ha sempre operato in accordo con gli interessi USA, sta aumentando la promozione di programmi legati a queste tematiche settoriali.

Evidenzia il senso di opportunità dell’UE nel partecipare alle attività organizzate dalla comunità LGBTI+. Nella marcia dell’orgoglio che si è tenuta a Caracas il 3 luglio, che è riuscita a mobilitare un numero significativo di persone per le strade di Caracas e ha avuto il vantaggio di non essere convocata dalla tradizionale dirigenza politica, la delegazione diplomatica dell’UE è riuscita a posizionarsi.

Gli inviati europei erano presenti alla manifestazione e hanno formulato il proprio slogan per sottolineare la propria presenza, e con ciò hanno fatto propaganda attraverso le loro reti sociali. In precedenza, il 1 luglio, il capo della delegazione dell’UE, Rafael Dochao Moreno, ha diretto a Las Mercedes (località commerciale e d’affari della capitale venezuelana) l’inaugurazione di un passaggio pedonale dipinto con i colori della bandiera che identifica la comunità sesso-diversa.

La delegazione UE ha anche ricevuto, a fine giugno, un riconoscimento dall’ONG País Plural, del settore LGBTI+, che individua l’istituzione diplomatica come un luogo libero da discriminazioni. Questa organizzazione è guidata da Daniel Picado, un “attivista” che è stato invitato a partecipare a una trasmissione in diretta con il funzionario USA James Story sulle sue reti sociali il 2 giugno.

I collegamenti si estendono ad altri movimenti associativi, come il femminismo, sindacali e dei diritti umani. Su quest’ultimo fronte, l’UE ha presentato, durante un evento tenutosi il 12 luglio, un progetto di sostegno e tutela dei difensori dei diritti, che potrebbe essere un modo per consegnare finanziamenti a organizzazioni di questo tipo. L’ONG Cofavic ha un ruolo rilevante nel progetto.

Durante l’attività si è anche presentato il libro ‘Parlano le persone difensore dei diritti umani’, che ha avuto la collaborazione di Ricardo Racini, della generazione di “studenti” del 2007, che sono stati condotti dagli USA per provare una rivoluzione colorata in Venezuela.

Racini ora è membro di un progetto che fa parte dell’Associazione Civile Consorzio Sviluppo e Giustizia, presente al IX Vertice delle Americhe. Tra le foto della sua partecipazione al vertice, pubblicate sul suo sito, compare uno dei suoi membri in conversazione con Yotuel Romero, operatore culturale del mondo dello spettacolo del tentato golpe contro Cuba da parte USA.

# Nel settore del femminismo è stata data visibilità alle organizzazioni che promuovono valori imprenditoriali nelle donne e la loro partecipazione politica. Spicca l’ONG EmpoderaME che, insieme ad altre organizzazioni affiliate al femminismo, è stata, a maggio, al “Vertice di Donne per il Venezuela”, organizzata dal centro studi Consiglio Atlantico. Miriam Kornblith, direttrice della NED per l’America Latina e i Caraibi, e Debbie Wasserman Schultz, congressista della Florida, erano tra i relatori del vertice.

# Per quanto riguarda il settore sindacale, recentemente è apparsa sulla scena la Rete Sindacale Venezuelana. Il suo compito è stato quello di monitorare costantemente ciò che accade riguardo ai conflitti lavorativi nel paese, nonché di preparare rapporti e pubblicazioni al riguardo, con particolare attenzione ai lavoratori pubblici ed alle aziende ed istituzioni dello stato venezuelano. Sembra cercare di monopolizzare il racconto davanti all’opinione pubblica del settore sindacale.

LE ONG IN VENEZUELA HANNO UN’IMPRONTA POLITICA

Le ONG si dedicano a diffamare il governo venezuelano, ad agitare il ritmo dei problemi nel paese e ad avviare l’istigazione interna. Il fatto che questo tipo di organizzazione operi con pretesti morali come “carità”, “umanitarismo”, “protezione ambientale” ecc. le rende più appetibili per fungere da fonti che, presumibilmente, documentano la crisi venezuelana su diversi fronti. Questa stessa caratteristica rende più semplice il compito di criminalizzare le istituzioni pubbliche davanti all’opinione pubblica quando queste cercano meccanismi affinché le ONG siano trasparenti nei loro obiettivi e finanziamento.

Un articolo di Tony Frangie-Mawad pubblicato su Foreign Policy, il 25 settembre, s’incarica proprio di questo. Da un lato presenta le ONG come organizzazioni fondamentali per evitare il collasso del Paese.

All’inizio del testo cita la nutrizionista Susana Raffalli che afferma che “le ONG ‘mitigano il collasso dei servizi pubblici, offrono protezione sociale e generano informazione'”. Raffalli è un’entusiasta operatrice delle ONG in Venezuela, in particolare nell’area dell’alimentazione, e da lì sono sorti i suoi contributi per addossare allo Stato la responsabilità di una situazione alimentare innescata dal blocco e dalle “sanzioni”.

Più tardi, una volontaria dell’ONG Alimenta La Solidaridad a La Vega afferma che “le ONG sono quelle che ci aiutano, quelle che aiutano le persone vulnerabili in ogni comunità (…) È grazie a questa ONG che siamo riusciti ad andare avanti”.

Ciò ritrae lo stato come se non stesse facendo nulla per garantire i servizi più elementari della società. Nulla di più lontano dalla realtà, poiché anche con le difficoltà delle mal chiamate sanzioni economiche (nel suo messaggio all’Assemblea Generale ONU, il presidente Maduro ha parlato di oltre 900 misure coercitive, attualmente in vigore, contro il Paese), si è potuto persino passare a una nuova fase di accoppiamento tra istituzioni, programmi sociali e organizzazione popolare, utilizzando le tecnologie della informazione e della comunicazione, che ha portato a risposte più precise ai bisogni e alle esigenze della popolazione, sia nell’ambito della salute, alimentazione o dei servizi pubblici.

L’articolo di Frangie-Mawad anche vittimizza le ONG di fronte al diritto sovrano del Paese di rafforzare i propri strumenti legislativi per regolare le azioni delle organizzazioni, soprattutto in relazione alle interazioni con agenti stranieri. Alludendo a un documento non confermato del progetto di Legge sulla Cooperazione Internazionale che è in discussione all’Assemblea Nazionale e ad altre leggi, si accusa lo Stato di scatenare una “nuova ondata di repressione politica”.

“Insieme alla legge sulle ONG, ce ne sono state altre due: una legge sui media sociali per presunta diffamazione e disinformazione e una riforma del Codice del Giornalismo del 1994 per combattere le presunte menzogne ​​dei giornalisti. Dovrebbero essere approvate entro la fine di quest’anno o il prossimo”.

Le ONG sono preoccupate che si taglino loro i propri canali di finanziamento e i loro patrocinatori sono preoccupati di perdere queste basi di ingerenza. In effetti, nello stesso articolo si ammette l’importanza delle organizzazioni nella produzione di rapporti sulle “violazioni” dei diritti umani per attaccare il Venezuela.

“ÑMonitor de Víctimas è stata una delle principali fonti per la missione investigativa sui diritti umani dell’ONU in Venezuela e per i rapporti dell’Ufficio dell’Alto Commissario dell’ONU per i Diritti Umani”.

Ci sono circa 600 ONG nel paese, secondo il conteggio dell’articolo. Gruppi che con l’etichetta “non governativi”, “senza scopo di lucro”, sono disponibili ad operare, con discrezione, in funzione degli obiettivi politici USA e UE, che generalmente sfociano in tentativi di rivoluzioni colorate e colpi di stato.

Che lo stato venezuelano abbia tutta la sua attenzione concentrata su di loro è una risposta logica di preservazione degli interessi nazionali.


EEEUU Y UNIÓN EUROPEA AUMENTAN LA PRESIÓN SOBRE VENEZUELA VÍA ONG

El uso de las ONG como un recurso encubierto para subvertir, destruir e interrumpir los gobiernos de otros países y el orden social es un método probado y verdadero de Estados Unidos y también de la Unión Europea, así como de Reino Unido.

En Venezuela es conocida (y está documentada) la infiltración de estos poderes extranjeros a través de distintos proyectos que se presentan ante el público como iniciativas “no políticas”, en apariencia dirigidas al fortalecemiento de la sociedad civil o la protección de los derechos humanos, por poner algunos ejemplos relevantes. Esta estrategia, a diferencia del financiamiento directo de movimientos o partidos políticos, tiene mejor resultado en difuminar el intervencionismo para aumentar la influencia en la sociedad del país objetivo y usarla a conveniencia.

Hay que agregar que, en el caso de cómo abordar a la sociedad venezolana, es más lógico para Estados Unidos y la Unión Europea tomar esa dirección, pues el fracaso del falso gobierno de Guaidó (proyecto que Washington y Bruselas no escatimaron en apoyar públicamente) ha quedado un saldo de desprestigio y falta de credibilidad que pesa sobre la dirigencia política del antichavismo, por lo que apostar a ellos directamente no parece la mejor estrategia.

La USAID, que está financiada directamente por el gobierno estadounidense, recientemente presentó una evaluación sobre Venezuela y ahí reveló, en líneas generales, los próximos pasos que dará en su intento por producir un cambio de régimen en el país. Su acción se desarrolla en un momento que Venezuela ha conseguido unas condiciones mínimas de estabilidad económica y en el marco de otro ciclo electoral que comienza con la elección presidencial en 2024 y continúa en 2025 con las elecciones parlamentarias. En un artículo anterior examinamos el testimonio de la agencia y reseñamos los puntos claves de su confesión.

La nueva etapa en la presión contra el gobierno venezolano está centrada principalmente en reforzar la manipulación perceptiva del país, explotando para ello temas como el de los derechos humanos y la migración, de los cuales ya hay construida una narrativa con datos falsos o sacados de contexto.

Otros acontecimientos en paralelo a la evaluación de la USAID confirman que esa es la hoja de ruta trazada por Washington, en concreto: el anuncio de un nuevo informe de la llamada Misión Independiente de Determinación de los Hechos en Venezuela del Consejo de Derechos Humanos de Naciones Unidas (ONU) y la incorporación de ataques contra el país en los discursos de los presidentes de Brasil, Chile, Paraguay y Ecuador en la Asamblea General de las Naciones Unidas. El presidente Joe Biden también dirigió unas palabras en ese sentido: “Más de 6 millones de personas han tenido que abandonar el país. Debe haber un diálogo dirigido por los venezolanos y volver a elecciones justas y libres”, dijo el mandatario estadounidense en su discurso.

Sabiendo que una de las formas de operar de la agencia es a través de ONG, tiene sentido intuir que ya estén desplegando recursos a las organizaciones que puedan fabricar relatos para impulsar una imagen negativa de Venezuela con los tópicos de derechos humanos y migratorios.

BRUSELAS EN LA ESTELA DE WASHINGTON

Otro motivo que habría desde el extranjero para ampliar el uso político de las ONG es el de actores alejados de la política tradicional partidista, con un perfil más de reivindicaciones gremiales, que están tomando fuerza en la actualidad política venezolana, frente al rechazo que se percibe de manera mayoritaria a los partidos políticos y dirigencia tradicional del antichavismo.

Por lo que para impulsar la agenda política de injerencia estarían apoderándose de demandas sectoriales (que tienen el rasgo característico de captar la atención y militancia de la población joven), ya sean de activismo de derechos humanos, sindicalismo, feminismo, derechos LGBTI+, entre otros.

En ese sentido, la Unión Europea, que siempre ha trabajado en consonancia con los intereses de Estados Unidos, está aumentando la promoción a programas afiliados a dichos temas gremiales.

Destaca el sentido de oportunidad de la UE al participar en actividades organizadas por la comunidad LGTBI+. En la marcha del orgullo que se celebró en Caracas el 3 de julio, que logró movilizar a una cantidad importante de personas por las calles de Caracas y tuvo el aditivo de no ser convocada por la dirigencia política clásica, la delegación diplomática de la UE consiguió posicionarse.

Los enviados europeos estuvieron en la manifestación y formularon su propio eslogan para destacar su presencia, y con ello hicieron propaganda a través de sus redes sociales. Antes, el 1° de julio, el jefe de la delegación de la UE, Rafael Dochao Moreno, dirigió en Las Mercedes (localidad comercial y empresarial de la capital venezolana) la inauguración de un paso peatonal que fue pintado con los colores de la bandera que identifica a la comunidad sexodiversa.

La delegación de la UE también recibió a finales de junio un reconocimiento de la ONG País Plural, del gremio LGBTI+, que identifica a la institución diplomática como un lugar libre de discriminación. Esta organización es dirigida por Daniel Picado, un “activista” que fue invitado a participar en una trasmisión en vivo con el funcionario estadounidense James Story en sus redes sociales, el 2 de junio.

Los enlaces se extienden a otros movimientos gremiales, como el del feminismo, sindical y de derechos humanos. En ese último frente, la UE presentó, durante un evento celebrado el 12 de julio, un proyecto de apoyo y protección a los defensores de derechos, lo que podría ser una vía para entregar financiamiento a organizaciones de este tipo. La ONG Cofavic tiene un papel relevante en el proyecto.

En la actividad también se presentó el libro Hablan las personas defensoras de los derechos humanos, que tuvo la colaboración de Ricardo Racini, de la generación de “estudiantes” de 2007 que fueron conducidos por Estados Unidos para ensayar una revolución de color en Venezuela.

Racini ahora integra un proyecto que forma parte de la Asociación Civil Consorcio Desarrollo y Justicia, la cual estuvo en la IX Cumbre de las Américas. Entre las fotos de su participación en la cumbre, publicadas en su sitio web, aparece uno de sus miembros conversando con Yotuel Romero, operador cultural desde el ámbito de la farándula del intento de golpe contra Cuba por parte de Estados Unidos.

En el sector del feminismo, se le ha dado visibilidad a organizaciones que promueven valores empresariales en las mujeres y su participación política. Destaca la ONG EmpoderaME que, junto a otras organizaciones afiliadas al feminismo, estuvo en mayo en la “Cumbre de Mujeres por Venezuela”, organizada por el tanque de pensamiento Atlantic Council. Miriam Kornblith, directora de la NED para América Latina y el Caribe, y Debbie Wasserman Schultz, congresista por Florida, fueron algunas de las panelistas de la cumbre.

En lo que respecta al sector sindicalista apareció recientemente en la escena la Red Sindical Venezolana. Su trabajo ha sido llevar un monitoreo constante de lo que ocurre respecto a conflictos laborales en el país, así como hacer informes y publicaciones al respecto, con especial énfasis en los trabajadores públicos y empresas e instituciones del estado venezolano. Parece intentar monopolizar el relato ante la opinión pública del sector sindicalista.

LAS ONG EN VENEZUELA TIENEN UNA IMPRONTA POLÍTICA

Las ONG se dedican a difamar al gobierno venezolano, agitar el ritmo de los problemas en el país y comenzar la incitación interna. El hecho de que este tipo de organización trabaje bajo excusas morales como la de la “caridad”, “humanitarismo”, “protección del ambiente”, etcétera, las hace más apetecibles para servir como fuentes que supuestamente documentan la crisis venezolana en distintos frentes. Esa misma característica hace más sencilla la tarea de criminalizar a las instituciones públicas ante la opinión pública cuando éstas buscan mecanismos para que las ONG sean transparentes en sus objetivos y financiamiento.

Un artículo de Tony Frangie-Mawad publicado en Foreign Policy, el 25 de septiembre, se encarga justamente de eso. Por un lado, presenta a las ONG como organizaciones fundamentales para evitar el colapso del país.

Al inicio del texto, cita a la nutricionista Susana Raffalli quien dice que “las ONG ‘mitigan el colapso de los servicios públicos, ofrecen protección social y generan información'”. Raffalli es una entusiasta operadora de las ONG en Venezuela, específicamente en el área de la alimentación y desde ahí han surgido sus aportes para endilgarle al estado la responsabilidad de una situación alimentaria que se desencadenó por el bloqueo y las “sanciones”.

Más adelante, una voluntaria de la ONG Alimenta La Solidaridad en La Vega dice que “las ONG son las que nos ayudan, las que ayudan a las personas vulnerables de cada comunidad (…) Es gracias a esta ONG que hemos logrado seguir adelante”.

Aquello retrata al estado como si no estuviese haciendo nada para garantizar los servicios más básicos de la sociedad. Nada más alejado de la realidad, puesto que aún con las dificultades de las mal llamadas sanciones económicas (en su mensaje ante la Asamblea General de la ONU, el presidente Maduro habló de más de 900 medidas coercitivas en contra del país actualmente vigentes), se ha podido incluso pasar a un nuevo estadio de acoplamiento entre las instituciones, los programas sociales y la organización popular, utilizando las tecnologías de la información y las comunicaciones, lo que ha derivado en respuestas más precisas ante las necesidades y requerimientos de la población, ya sea en el ámbito de salud, alimentación o servicios públicos.

El artículo de Frangie-Mawad también victimiza a las ONG frente al derecho soberano del país de fortalecer sus herramientas legislativas para regular las acciones de las organizaciones, sobre todo en lo relacionado a las interacciones con agentes extranjeros. Aludiendo a un documento no confirmado del proyecto de Ley de Cooperación Internacional que está en discusión en la Asamblea Nacional y a otras leyes, se acusa al estado de desatar una “nueva ola de represión política”.

“Junto con la ley de ONG, ha habido otras dos: una ley de medios sociales para la supuesta difamación y desinformación, y una reforma del Código de Periodismo de 1994 para combatir las supuestas mentiras de los periodistas. Se espera que se aprueben a finales de este año o el próximo”.

A las ONG les preocupa que les corten sus canales de financiamiento y a sus patrocinadores les preocupa perder estas bases de injerencia. De hecho, en el mismo artículo se admite la importancia de las organizaciones en la producción de informes sobre las “violaciones” de los DDHH para atacar a Venezuela.

“ÑMonitor de Víctimas ha sido una de las principales fuentes para la misión de investigación de derechos humanos de las Naciones Unidas en Venezuela y los informes de la Oficina del Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos”.

Existen alrededor de 600 ONG en el país, según la contabilización del artículo. Grupos que por la etiqueta de “no gubernamental”, “sin fines de lucro”, se encuentran a disposición para operar discretamente en función de los objetivos políticos de Estados Unidos y la Unión Europea, que por lo general desembocan en intentos de revoluciones de colores y golpes de Estado.

Que el estado venezolano tenga toda su atención puesta en ellas es una respuesta lógica de preservación de los intereses nacionales.

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