Legge sulla Comunicazione e disputa per il senso

Una Legge sulla Comunicazione (LsC) a Cuba è, fin dalla sua origine, coinvolta nelle peculiarità e generalità di una lotta storica che impone la necessità di creare una filosofia della comunicazione socialista

Fernando Buen Abad

Sebbene una molteplicità di problemi comunicativi siano uguali in tutto il mondo, c’è sempre una piattaforma problematica territoriale che obbliga a specificare tattiche e strategie locali per la democratizzazione delle agende semantiche e dei loro strumenti e metodi di produzione e azione diretta. È la nostra difesa contro l’ideologia della classe dominante a livello globale e nazionale. Che il generale non offuschi lo specifico. Ma che la difesa non indebolisca l’attacco.

Una LsC a Cuba è, fin dalla sua origine, coinvolta nelle peculiarità e generalità di una lotta storica che impone la necessità di creare una Filosofia della Comunicazione Socialista. Consolidare un sistema di tesi comprensivo e molto dinamico che, allo stesso tempo, consideri  intenda la comunicazione come condizione necessaria del sociale; come problema di sicurezza nazionale; come problema di sanità pubblica e come premessa di ogni rivoluzione educativa e di ogni rivoluzione della coscienza. Ciò include la comprensione della Comunicazione Socialista come baluardo della lotta culturale e come fattore dell’intrattenimento né alienato né alienante. Tale filosofia dovrebbe essere consolidata su basi materiali e storiche molto concrete che, a Cuba, non sono solo progressi reali, bensì premesse per un modello dialettico di comunicazione che superi le assurdità borghesi e le arretratezze e sclerosi proprie, infiltrate e tossiche.

Questa Filosofia della Comunicazione Socialista non dovrebbe permettere le devastazioni di certe concezioni giuridiche funzionaliste che riducono il dibattito al problema della “proprietà” dei media, alla sua regolazione mercantile o al controllo dei suoi modelli ideologici. Molto più complesso di ciò, è necessario un corpo filosofico che garantisca i diritti impliciti ed espliciti della Comunicazione umanista e ciò implichi la libera e giusta espressione delle diversità, l’inevitabile critica della realtà materiale e ideologica e la liberazione responsabile delle ricchezze espressive di tutta la società nei più diversi ambiti della politica, dell’economia, della scienza e delle arti. Senza ingenuità e con dinamiche critiche che assicurino il diritto al dibattito e la richiesta di prove o testimonianze consensuali per ogni informazione e ogni “storia”.

Una LsC Socialista deve essere un potente motore per espandere diritti e doveri. E fintanto che, in nome dello Stato Socialista, si invochino corpi giuridici per la Comunicazione, quello Stato deve essere responsabile di garantire la nuova Comunicazione, in tutte le sue varietà, in tempo reale. Stato che deve essere motore comunicativo del suo modello di Comunicazione e che deve rivoluzionarlo tutto, compreso se stesso. Deve includere lo sviluppo delle forze comunicative, la progettazione simbolica, gli orizzonti semantici della dialettica storica mondiale e la costruzione del senso comune del Socialismo verso una mentalità collettiva, emancipata ed emancipatrice: Comunicazione Socialista per sé e per il mondo.

Intendiamo qui che una LsC è, fondamentalmente, produzione di senso; creazione, sviluppo ed espansione di conoscenza, in condizioni di molteplici tensioni, per la sopravvivenza dell’identità rivoluzionaria di Cuba così come per la sua importanza nella comunità internazionale. Una legge per il consolidamento della comunità comunicativa organizzata, per l’emancipazione permanente. Senso qui significa esperienza e sintesi del consenso; concettualizzazione e prassi trasformatrici nella produzione dinamica del senso e delle sue interiorizzazioni ed esternazioni.

La produzione di una LsC è un’espressione di conoscenza e una conoscenza dell’espressione nella dialettica storica delle interiorizzazioni ed esternazioni dell’informazione e dei suoi consensi emancipatori. La produzione di una LsC non avviene senza una varietà di tensioni di fronte alla realtà e tra i settori sociali. Al centro della produzione di tale Legge c’è la disputa per il senso.

È necessario segnalare un significato ulteriore della LsC per Cuba, e per il mondo, che, sostenuta dai problemi, e persino, dai vizi anteriori, aprirà un dibattito internazionale che deve essere condotto al massimo grado e  tesi critiche che saranno direttamente collegate a tutte le lotte sociali e non saranno limitate solo ai settori accademici o alla dirigenza. In questo senso, sarà in primo luogo il quadro rivoluzionario della stessa Storia di Cuba e delle sue lotte storiche contro tutte le forme di blocco ed, in particolare, il blocco  mediatico e la fabbricazione di falsità sulla sua democrazia e sulla sua libertà di espressione.

È essenziale che la LsC sia un programma rivoluzionario per la libera espressione della ricchezza culturale cubana e delle sue contribuzioni umanistiche convertite in nuovo senso comune della lotta per l’emancipazione organizzata. Lotta per il senso emancipato ed emancipatore con l’obiettivo di spianare la strada all’attuazione del programma comunicativo rivoluzionario, come compito dinamico permanente della Rivoluzione. Perché in tempi rivoluzionari, quando Cuba ratifica il suo programma integrale e internazionalista, dovrebbe pensare la LsC esattamente come il programma che mette in primo piano la Rivoluzione della Coscienza, disputando sempre il consolidamento dei valori e della cultura dall’ articolazione, anche giuridica, di un corpo legale che consentirà di ampliare e approfondire le lotte, democratizzatrici e demonopolizzanti, che molti popoli sviluppano sul pianeta.

Nella logica rivoluzionaria, il ruolo delle leggi deve essere sempre legato all’azione diretta e trasformatrice, con obiettivi specifici in ogni situazione concreta, per assicurare i processi garanti della presa del potere rivoluzionario e per la rivoluzione permanente di tale potere.

Ciò implica avanzare con lotte diverse, per il senso emancipatore della Legge stessa, per risolvere i problemi concreti e pendenti nella Guerra Comunicativa che l’impero capitalista dispiega contro tutti i popoli e contro la classe lavoratrice. Se non sappiamo, fino in fondo, come deve essere una LsC Socialista, siamo in grado, mentre la chiariamo, di sapere come non vogliamo che sia. Ma non ripetiamo errori né cadiamo in imboscate. A questo compito storico è necessario che partecipiamo tutti, come possiamo e da dove siamo, con impegno.


Ley de Comunicación y disputa por el sentido

 Una Ley de Comunicación en Cuba está, de origen, envuelta en las peculiaridades y generalidades de una lucha histórica que impone la necesidad de crear una Filosofía de la Comunicación Socialista

Autor: Fernando Buen Abad

Aunque una multiplicidad de problemas comunicacionales es mundialmente coincidente, existe siempre una plataforma problemática territorial que obliga a precisar tácticas y estrategias locales para la democratización de las agendas semánticas y sus instrumentos y métodos de producción y acción directa. Es nuestra defensa contra la ideología de la clase dominante en lo global y en lo doméstico. Que lo general no eclipse a lo específico. Pero que la defensa no debilite al ataque.

Una Ley de Comunicación en Cuba está, de origen, envuelta en las peculiaridades y generalidades de una lucha histórica que impone la necesidad de crear una Filosofía de la Comunicación Socialista. Consolidar un sistema de tesis, comprensivo y muy dinámico que, al mismo tiempo, entienda a la Comunicación como condición necesaria de lo social; como problema de seguridad nacional; como problema de salud pública y como premisa de toda revolución educativa y toda revolución de conciencia. Eso incluye la comprensión de la Comunicación Socialista como baluarte de lucha cultural y como factor del entretenimiento no enajenado ni enajenante. Tal filosofía debería afianzarse en bases materiales e históricas muy concretas que, en Cuba, no solo son avances reales, sino premisas para un modelo dialéctico de comunicación superadora de los esperpentos burgueses y de los atrasos y las esclerosis propias, infiltradas y tóxicas.

Esa Filosofía de la Comunicación Socialista no debería permitir los estragos de ciertas concepciones jurídicas funcionalistas que reducen el debate al problema de la «propiedad» de los medios, a su reglamentación mercantil o al control de sus modelos ideológicos. Mucho más complejo que eso, es necesario un cuerpo filosófico que garantice los derechos implícitos y explícitos de la Comunicación humanista y eso implica la libre y justa expresión de las diversidades, la ineludible crítica de la realidad material e ideológica y la liberación responsable de los caudales expresivos de toda la sociedad en los ámbitos más diversos de la política, la economía, las ciencias y las artes. Sin ingenuidad y con dinámicas críticas que aseguren el derecho al debate y la exigencia de las pruebas o evidencias consensuadas para toda información y todo «relato».

Una Ley de Comunicación Socialista ha de ser un motor poderoso para expandir derechos y obligaciones. Y en tanto que, a nombre del Estado Socialista, se invoquen cuerpos jurídicos para la Comunicación, ese Estado ha de ser responsable de garantizar la Comunicación nueva, en todas sus variedades, en tiempo real. Estado que debe ser motor comunicacional de su modelo de Comunicación y que ha de revolucionarlo todo, incluso a él mismo. Ha de incluir el desarrollo de las fuerzas comunicacionales, la planificación simbólica, los horizontes semánticos de la dialéctica histórica mundial y la construcción del sentido común del Socialismo hacia una mentalidad colectiva, emancipada y emancipadora: Comunicación Socialista para sí y para el mundo.

Entendemos aquí que una Ley de Comunicación es, fundamentalmente, producción de sentido; creación, desarrollo y expansión de sentido, en condiciones de tensión múltiple, por la supervivencia de la identidad revolucionaria de Cuba tanto como por su trascendencia en la comunidad internacional. Una Ley para la consolidación de la comunidad comunicacional organizada, para la emancipación permanente. Sentido aquí significa experiencia y síntesis de consensos; conceptuación y praxis transformadora en la producción dinámica del sentido y sus interiorizaciones y exteriorizaciones.

La producción de una Ley de Comunicación es una expresión del conocimiento y un conocimiento de la expresión en la dialéctica histórica de las interiorizaciones y las exteriorizaciones de la información y de sus consensos emancipadores. La producción de una Ley de Comunicación no ocurre sin una variedad de tensiones ante la realidad y entre sectores sociales. En el corazón de la producción de tal Ley está la disputa por el sentido.

Es preciso señalar un significado más de la Ley de Comunicación para Cuba, y para el mundo, que, apoyada en los problemas, e incluso, en los vicios anteriores, abrirá un debate internacional que debe ser liderado con las mejores y tesis críticas que se ligarán, directamente, a todas las luchas sociales y no se limitarán solo a sectores académicos o de cúpulas. En este sentido, será primero el marco revolucionario de la propia Historia de Cuba y sus luchas históricas contra toda forma de bloqueo y, especialmente, el bloqueo mediático y la fabricación de falacias sobre su democracia y su libertad de expresión.

Es indispensable que la Ley de Comunicación sea un programa revolucionario para la expresión libre de la riqueza cultural cubana y sus contribuciones humanistas convertidas en nuevo sentido común de la lucha por la emancipación organizada. Lucha por el sentido emancipado y emancipador con el objetivo de abonar el camino para la puesta en práctica del programa comunicacional revolucionario, como tarea dinámica permanente de la Revolución. Porque en tiempos revolucionarios, cuando Cuba ratifica su programa integral e internacionalista, debería pensarse la Ley de Comunicación exactamente como lo mismo que el programa que pone en primer plano la Revolución de la Conciencia disputando siempre la consolidación de los valores y la cultura desde la articulación, incluso jurídica, de un cuerpo legal que permitirá ensanchar y profundizar las luchas, democratizadoras y desmonopolizadoras, que desarrollan muchos pueblos en el planeta.

En la lógica revolucionaria, el papel de las leyes siempre debe estar ligado a la acción directa y transformadora, con objetivos específicos en cada situación concreta, para asegurar los procesos garantes de la toma del poder revolucionario y para la revolución permanente de tal poder. Esto implica avanzar con luchas diversas, por el sentido emancipador de la propia Ley, para resolver los problemas concretos y pendientes en la Guerra Comunicacional que el imperio capitalista despliega contra todos los pueblos y contra la clase trabajadora. Si no sabemos, acabadamente, cómo debe ser una Ley de Comunicación Socialista, seamos capaces, mientras lo dilucidamos, de saber cómo no queremos que sea. Pero no repitamos errores ni caigamos en emboscadas. En esta tarea histórica es preciso que participemos todos, como podamos y desde donde estemos, comprometidamente.

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