Baia dei Porci il grande fallimento della CIA

Arthur González

L’invasione mercenaria del 17 aprile 1961, dalla Baia dei Porci, organizzata e finanziata dalla CIA con l’illusione di rovesciare la Rivoluzione cubana, si convertì, in solo 66 ore dallo sbarco, nel suo grande fallimento; una sconfitta che, passati 62 anni, mantiene aperta la ferita nell’ego del governo yankee e dei suoi lacchè di Miami, motivo per cui il suo odio verso il vero vincitore, il popolo cubano, non diminuisce.

Dallo stesso anno 1959, quell’Agenzia di intelligence iniziò i suoi piani per sovvertire l’ordine interno a Cuba, compreso l’assassinio del suo massimo dirigente Fidel Castro Ruz, esposto in un rapporto preparato dalla sua stazione all’Avana, in dicembre, e inviato al suo direttore generale, Allen Dulles.

Pochi giorni dopo il trionfo del 1 gennaio 1959 si organizzò negli USA la prima organizzazione controrivoluzionaria e secondo rapporti di Lyman Kirkpatrick, ispettore generale della CIA, qualsiasi azione contro l’Isola poteva essere compiuta solo se si dimostrava che solo si lottava contro gli “eccessi” o le “deformazioni” commesse da Castro.

Per questo motivo, la linea proposta per le loro manipolate campagne stampa era quella di affermare che la “Rivoluzione era stata tradita” ed era necessario “ripristinare la Rivoluzione”, idee volte a presentare la controrivoluzione come un’alternativa politica per il popolo.

Quella “quinta colonna” creata dalla CIA sull’Isola, pretendeva appoggiare l’invasione mercenaria composta da emigrati cubani addestrati a Miami e in Guatemala, ma non tenne conto dell’appoggio maggioritario del popolo alla propria Rivoluzione e quindi ai loro permanenti fallimenti.

Nel 1959 organizzarono le prime bande di insorti nelle montagne delle province centrali cubane, che presumibilmente avrebbero sostenuto l’invasione con una rivolta popolare, insieme alle organizzazioni controrivoluzionarie nelle città, incaricate di compiere molteplici atti terroristici nei centri commerciali, cinema, teatri, piccole e medie industrie, scuole, piantagioni di canna da zucchero, linee ferroviarie, case di rivoluzionari e l’assassinio di maestri volontari e giovani alfabetizzatori, riconosciuto in un documento dal colonnello Jack Hawking, capo del gruppo paramilitare della CIA per l’ invasione mercenaria della Baia dei Porci, maggio 1961, dove afferma: “Dall’ottobre 1960 al 15 aprile 1961, a Cuba furono compiuti circa 110 attentati dinamitardi contro obiettivi politici ed economici; furono piazzate più di 200 bombe, 6 treni furono fatti deragliare; si rese inattiva la raffineria di Santiago de Cuba, abbiamo provocato più di 150 incendi in zuccherifici e 800 piantagioni di canna da zucchero”.

Le continue infiltrazioni marittime, provenienti dalla Florida, introducevano armi, esplosivi e ogni genere di materiali per atti terroristici, tra cui spiccavano gli yacht Reefer e Wasp, che lasciarono il loro mortifero carico in un punto della costa dell’allora Club Nautico di Marianao, ricevuto e distribuito dal Movimiento de Recuperación Revolucionaria. Informazioni declassificate dalla CIA mostrano che, in soli 6 mesi, introdussero nell’isola più di 46,5 tonnellate di esplosivi e armi, in 33 missioni di infiltrazione marittima.

La CIA rifornì di denaro, armi ed esplosivi C-3, C-4 e TNT,  detonatori con micce ed elettrici per gli atti terroristici, organizzazioni come il cosiddetto Movimento Democratico Cristiano e il suo distaccamento il Movimento Direttorio Rivoluzionario Studentesco, il Movimento di Recupero Rivoluzionario, Salvataggio Rivoluzionario Democratico, Movimento Rivoluzionario del Popolo, Movimento 30 novembre, tra decine di altri gruppi.

A queste azioni si aggiunsero quelle compiute da ufficiali della CIA ubicati nella loro missione diplomatica all’Avana, fino al 3 gennaio 1961, incaricati di organizzare una vasta rete di spionaggio per ottenere informazioni militari, politiche ed economiche sul paese.

Kirkpatrick affermò: “la rete a Cuba, fino alla rottura dei rapporti, contava su 27 persone, 15 di loro erano incaricate della ricerca di informazioni e 12 servivano come posta, operatori radio e altre attività”.

Molti erano cittadini USA stabilitisi nel Paese sotto le spoglie di uomini d’affari, agenti di viaggio e padroni di negozi, che a loro volta si avvalevano della collaborazione di vari gruppi clandestini e di decine di agenti sotto copertura. Riuscirono anche a reclutare diplomatici di altre ambasciate accreditate, che facilitavano il lavoro illegale.

Una parte importante del fallimento della CIA fu non rilevare la penetrazione della Sicurezza cubana in questi movimenti, molti dei quali giunsero addirittura ad essere guidati da collaboratori del conosciuto G-2 cubano,; situazione che permise di conoscere i piani della CIA e gli ufficiali della Stazione dell’Avana.

Di fronte all’escalation terroristica interna e alle informazioni provenienti dall’estero, che assicuravano l’addestramento di mercenari nei paesi centroamericani per invadere l’isola, il Governo Rivoluzionario cubano presentò all’Assemblea Generale dell’ONU un documento per discutere la minaccia di un’invasione USA a Cuba, portata al voto il 1 novembre 1960, respinta con 45 voti, 29 favorevoli e 18 astenuti. L’ambasciatore yankee James J. Wadsworth dichiarò: “Le accuse di Cuba sono una mostruosa distorsione e una completa falsità e non ci sono minacce di aggressione contro Cuba”.

Come parte dei suoi piani di invasione militare, c’era anche l’assassinio di Fidel Castro.

Oggi si sa che giorni dopo, il 18 novembre 1960, Allen Dulles, direttore della CIA, e Richard Bissell, vicedirettore, incontrarono il presidente eletto, John F. Kennedy, per informarlo dei preparativi dell’invasione alla Baia dei Porci

Rapporti declassificati di Kirkpatrick, ispettore generale della CIA, affermano: “Nel dicembre 1959, gli studi hanno generato un piano per addestrare un gruppo di esuli cubani negli USA come istruttori paramilitari. Questi, a loro volta, serviranno per addestrare altre reclute cubane in un paese latinoamericano per un’operazione di infiltrazione a Cuba, al fine di dare una direzione agli oppositori anticastristi”.

Nulla è cambiato nell’atteggiamento furbo degli yankees, sempre con il loro uso della “negazione plausibile”, ma la verità si sa sempre per quanto la nascondano.

Nella stessa mattina del 17 aprile 1961, le forze rivoluzionarie, con l’appoggio del popolo, procedettero all’arresto dei membri delle organizzazioni controrivoluzionarie che gli yankee prepararono per sostenere l’invasione, molti dei quali con ampia partecipazione agli atti terroristici attuati.

I 1500 mercenari sbarcati a Playa Girón e Playa Larga, e quelli lanciati con il paracadute, furono sconfitti in meno di tre giorni.

Le unità navali USA, rimaste nelle acque vicino alla Baia dei Porci pronte a ricevere l’ordine di invadere, se ne andarono rapidamente quando verificarono la vittoria delle truppe cubane. L’invasione mercenaria si concluse con una clamorosa sconfitta yankee a Cuba.

Non c’è altra nazione al mondo che abbia subito così tante aggressioni criminali come Cuba, che resiste stoicamente a una dura guerra economica, commerciale e finanziaria, a migliaia di atti terroristici e centinaia di piani per assassinare i suoi principali dirigenti, con l’unico scopo di fat attendere il suo popolo per fame e malattie.

Ma come assicurò José Martí: “Le lotte stancano meno quando le corona la vittoria”.


Bahía de Cochinos el gran fracaso de la CIA

Por Arthur González

La invasión mercenaria del 17 de abril de 1961 por Bahía de Cochinos, organizada y financiada por la CIA con la ilusión de derrocar a la Revolución cubana, se convirtió a solo 66 horas del desembarco en su gran fracaso, derrota que pasados 62 años mantiene abierta la herida en el ego del gobierno yanqui y sus lacayos de Miami, razón por la que su odio hacia el verdadero vencedor, el pueblo cubano, no disminuye.

Desde el mismo año 1959, esa Agencia de Inteligencia inició sus planes para subvertir el orden interno en Cuba, incluido el asesinato de su líder Fidel Castro Ruz, expuesto en informe confeccionado desde su Estación en La Habana en el mes de diciembre y enviado a su director general, Allen Dulles.     

A solo pocos días del triunfo del 1ro de enero de 1959, en Estados Unidos se organizó la primera organización contrarrevolucionaria y según informes de Lyman Kirkpatrick, inspector general de la CIA, cualquier acción contra la Isla solamente podría ejecutarse, si se demostraba que solamente se luchaba contra los “excesos” o “deformaciones cometidas por Castro.

Por esa razón, la línea propuesta para sus manipuladas campañas de prensa fue plantear que la “Revolución había sido traicionada” y era necesario “restaurar la Revolución”, ideas dirigidas a presentar a la contrarrevolución como una alternativa política para el pueblo.

Esa “quinta columna” creada por la CIA en la Isla, pretendía apoyar la invasión mercenaria conformada por emigrados cubanos entrenados en Miami y Guatemala, pero no tuvieron en cuenta el apoyo mayoritario del pueblo a su Revolución y de ahí sus permanentes fracasos.  

En 1959 organizaron las primeras bandas de alzados en las montañas de las provincias centrales cubanas, que supuestamente apoyarían la invasión con un levantamiento popular, unido a las organizaciones contrarrevolucionarias en las ciudades, encomendadas a ejecutar múltiples actos terroristas en centros comerciales, cines, teatros, pequeñas y medianas industrias, escuelas, plantaciones de caña de azúcar, líneas del ferrocarril, viviendas de revolucionarios y el asesinato de maestros voluntarios y jóvenes alfabetizadores, reconocido en documento del coronel Jack Hawking, jefe del grupo paramilitar de la CIA para la invasión mercenaria por Bahía de Cochinos, de mayo de 1961, donde asegura: “De octubre de 1960 al 15 de abril de 1961, se ejecutaron en Cuba unos 110 atentados dinamiteros contra objetivos políticos y económicos; se colocaron más de 200 bombas, se descarrilaron 6 trenes; se dejó inactiva la refinería de Santiago de Cuba, provocamos más de 150 incendios en centrales azucareros y 800 plantaciones de caña”.

Las constantes infiltraciones marítimas procedentes de la Florida, introducían armas, explosivos y todo tipo de materiales para los actos terroristas, entre las que se destacaron los yates Reefer y Wasp, que dejaban su carga mortífera por un punto de la costa del entonces Club Náutico de Marianao, recepcionada y distribuida por el Movimiento de Recuperación Revolucionaria. Informaciones desclasificadas de la CIA reflejan que, en solo 6 meses, introdujeron en la Isla más de 46,5 toneladasde explosivos y armamentos, en 33 misiones de infiltración marítima.

La CIA abasteció con dinero, armas y explosivos C-3, C-4 y TNT, detonadores de mecha y eléctricos para los actos terroristas, a organizaciones como el denominado Movimiento Demócrata Cristiano y su desprendimiento el Movimiento Directorio Revolucionario Estudiantil, el Movimiento de Recuperación Revolucionaria, Rescate Revolucionario Democrático, Movimiento Revolucionario del Pueblo, Movimiento 30 de Noviembre, entre otras decenas de grupos.

A esas acciones, se sumaron las llevadas a cabo por los oficiales CIA radicados en su Misión diplomática en La Habana hasta el 3 de enero de 1961, encargados de organizar una amplia red de espionaje para la obtención de información militar, política y económica del país.

Kirkpatrick afirmó: “la red en Cuba, hasta el rompimiento de relaciones, contaba con 27 personas, de ellas 15 se encargaban de la búsqueda de información y 12 servían de correo, operadores de radio y otras actividades”.

Muchos eran ciudadanos norteamericanos asentados en el país con la fachada de empresarios, agentes de viaje y propietarios de negocios, que a su vez contaban con la colaboración de varios grupos clandestinos y decenas de agentes encubiertos. También lograron reclutar a diplomáticos de otras embajadas acreditadas, que facilitaban el trabajo ilegal.

Parte importante del fracaso de la CIA fue el no detectar la penetración de la Seguridad Cubana en dichos movimientos, incluso muchos llegaron a ser dirigidos por los colaboradores del conocido como G-2 cubano, situación que posibilitó conocer los planes de la CIA y a los oficiales de la Estación en La Habana.

Ante la escalada terrorista interna y las informaciones provenientes del exterior, que aseguraban del entrenamiento de mercenarios en países de Centroamérica para invadir a la Isla, el gobierno revolucionario cubano presentó ante la Asamblea General de la ONU, un documento para debatir la amenaza de una invasión de Estados Unidos a Cuba, llevado a votación el 1ro de noviembre de 1960, el cual fue rechazado por 45 votos, 29 a favor y 18 abstenciones. El embajador yanqui James J. Wadsworth, declaró: “Las acusaciones de Cuba son una monstruosa distorsión y completas falsedades y no existen amenazas de agresión contra Cuba”.

Como parte de sus planes de invasión militar, también estaba el asesinato de Fidel Castro

Hoy se conoce que días después, el 18 de noviembre de 1960, Allen Dulles, director de la CIA y Richard Bissell, subdirector, se reunieron con el presidente electo, John F. Kennedy para informarle de los preparativos de la invasión por Bahía de Cochinos.

Informes desclasificados de Kirkpatrick, inspector general de la CIA, afirman: “Para diciembre de 1959 los estudios han generado un plan para entrenar a un grupo de cubanos exiliados en Estados Unidos, como instructores paramilitares. Estos a su vez, serán utilizados para entrenar a otros reclutas cubanos en un país latinoamericano para una operación de infiltración en Cuba, a fin de darle una dirección a los opositores anticastristas”.

Nada ha cambiado en la actitud ladina de los yanquis, siempre con su empleo de la “negación plausible”, pero la verdad siempre se conoce por mucho que la escondan.

En la misma madrugada del 17 de abril de 1961, las fuerzas revolucionarias con el apoyo del pueblo, procedieron a detener a los integrantes de las organizaciones contrarrevolucionarias que los yanquis prepararon para respaldar la invasión, muchos de ellos con amplia participación en los actos terroristas ejecutados.

Los 1,500 mercenarios que desembarcaron por playa Girón y Playa Larga, y los lanzados en paracaídas, fueron derrocados en menos de tres días.

Las unidades navales de Estados Unidos, que se mantuvieron en aguas cercanas a Bahía de Cochinos prestas a recibir la orden de invadir, se marcharon rápidamente al constatar la victoria de las tropas cubanas. La invasión mercenaria terminó en una estrepitosa derrota yanqui en Cuba.

No existe otra nación en el mundo que haya sido sometida a tantas agresiones criminales como Cuba, que resiste estoicamente una severa guerra económica, comercial y financiera, miles de actos terroristas y centenares de planes para asesinar a sus principales dirigentes, con el único propósito de rendir a su pueblo por hambre y enfermedades.

Pero como aseguró José Martí: “Las luchas cansan menos cuando las corona la victoria”.

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