IL NEMICO HA CERCATO DI IMPADRONIRSI DI UNA SPIAGGIA CON L’INTENZIONE DI DISTRUGGERE LA NOSTRA GIOVANE RIVOLUZIONE, INSTALLARE UN GOVERNO PROVVISORIO E CHIEDERE AIUTO AL GOVERNO USA.
Alle sei in punto del 15 aprile aerei nemici invasero il territorio nazionale e cominciarono i bombardamenti. Gli aerei raggiunsero gli aeroporti di Santiago di Cuba, di San Antonio de los Baños e di Ciudad Libertad, distrussero due aerei cubani e uccisero sette persone. Il giorno dopo si fecero i solenni funerali delle vittime.
C’era tantissima gente e la strada era tutta coperta di fiori. Eravamo all’altezza di “23 y 12”, lo storico slargo della capitale. C’erano tanti miliziani con i fucili alzati e Fidel lì proclamò il carattere socialista della Rivoluzione. Noi, tutti i presenti eravamo convinti che questa era la nostra Rivoluzione: la Rivoluzione dei poveri, con i poveri e per i poveri… mentre nel Mar dei Caraibi la flotta che portava la brigata degli invasori già navigava con la scorta delle navi da guerra e dei sottomarini degli Stati Uniti.”
Fu dichiarato l’allarme generale.
All’una circa della notte del 17 gli invasori sbarcarono a Playa Larga e a Playa Girón. Le forze cubane con tutti i mezzi disponibili furono inviate nell’area della battaglia. 14 battaglioni partirono per la zona dei combattimenti e il resto restò per difendere la capitale. Alcuni plotoni erano formati da autisti di autobus, da operai delle di birra, delle fabbriche del tabacco, da calzolai…
Anche Compay Segundo faceva parte di un plotone che si occupò del migliaio di prigionieri nemici catturati. Ci furono molti arresti di noti controrivoluzionari, perché si sapeva e si temeva che avrebbero aiutato il nemico: si trovarono nascondigli di armi di piccolo calibro, volantini contro la Rivoluzione, materiali sovversivi di ogni genere e l’occasione, in un certo senso, aiutò nella scoperta di nemici della patria e anche di speculatori che avevano nascosto prodotti che cominciavano a scarseggiare La capitale rimase tranquilla, ma a Miami si scriveva – il 17 di aprile – che: “Nelle strade dell’Avana si combatte violentemente: l’Hotel Habana Libre è crollato dopo un attacco aereo sferrato contro il regime di Castro.” Il giorno dopo gli Stati Uniti dovevano ammettere la loro ridicola e umiliante sconfitta: quella fu la prima di una lunghissima serie di vittorie di una piccola Isola coraggiosa contro l’impero del male. Alla fine di marzo a Girón la pista di atterraggio era quasi terminata assieme alla strada che unisce Jagüey Grande alle spiagge. Fidel dichiarò: “Questi hijos de puta cercheranno di sbarcare qui, perché è il luogo ideale… Mettiamo una mitragliatrice calibro 50 nel contenitore dell’acqua – che era molto in alto – e una seconda davanti alla pista dell’aeroporto. Facciamo venire un battaglione di fanteria e quattro obici, lo stesso a Playa Larga ….”
WASHINGTON
Il 30 marzo Kennedy, neo Presidente, invitò William Fullbright, Presidente del Comitato per le Relazioni con l’Estero del Senato USA ad andare con lui in Florida; durante il viaggio esaminò un documento di Fullbright, Senatore dell’Arkansas, nel quale si dichiarava che l’invasione a Cuba era una pessima idea e nel quale si raccomandava anche una politica di tolleranza. Sembrava molto interessato. Però il 3 aprile negli USA venne reso pubblico il Libro Bianco nel quale si preparava il popolo statunitense sull’invasione a Cuba. L’autore era Arthur Schlesinger junior, il consulente speciale di Kennedy che è venuto all’Avana per la Conferenza.
L’invasione di Cuba era già in elaborazione quando era Presidente Eisenhower … La CIA aveva elaborato un piano in quattro punti e i costi previsti erano di 4 milioni quattrocentomila USD. Gli aspiranti invasori si addestravano nell’isola di Useppa, nel Golfo del Messico e in Florida. Poi a Fort Gulk , poi a Panama poi nella base Trax, poi in Guatemala… Nel marzo del1961 la CIA presentò un documento che si chiamava “Proposta di operazioni contro Cuba”, raccomandando anche il “Piano Trinidad” che era diviso in tre punti : Una invasione dal mare dalla parte di Trinidad; la conquista di una spiaggia per la futura organizzazione della guerriglia e la formazione di un governo provvisorio subito dopo la conquista dell’area di spiaggia. Tutti gli aspetti militari vennero approvati dall’insieme dei Capi dello Stato Maggiore USA e l’azione venne chiamata “Operazione Pluto.” L’invasione si doveva effettuare il 5 poi il 10 e alla fine Kennedy decise per il17. Egli si era riservato il diritto di interrompere questa azione sino al giorno 16. Allan Dulles era a Puerto Rico per non far nascere sospetti. I mercenari vennero contati partendo dal numero 2000, per ingannare lo spionaggio cubano, poi la Brigata venne chiamata 2506, che era il numero di un morto durante un addestramento. Le truppe brigatiste vennero trasportate in Nicaragua e la base in Guatemala venne distrutta dagli uomini della CIA che arrestarono anche 17 aspiranti invasori perchè “di sinistra”… Partirono per Cuba da Puerto Cabezas, salutati dal generale Luis Somoza, Presidente del Nicaragua.
LA STAMPA USA
La stampa degli Stati Uniti non pubblicò mai nemmeno una riga sulla denuncia ripetuta di Fidel Castro contro gli USA che stavano sosteneva preparando una aggressione a Cuba. Quando le relazioni con Cuba vennero interrotte il 3 gennaio del 1961 nel Sunday New York Times si lesse :“Ciò che ha fatto perdere la pazienza agli Stati Uniti è l’accusa offensiva dell’Avana di una presunta invasione statunitense nell’isola di Cuba.” Ancora la stampa USA pubblicò che Cuba usava MIG sovietici , pilotati da cecoslovacchi. La marina da guerra USA smentì la notizia ma la smentita venne ignorata. Dalla base di Guantanamo il 20 aprile del 1961 giunse una nota al New York Times che diceva: Il sensibile radar delle navi USA non ha registrato la presenza di aerei comunisti o cubani ad alta velocità. Non ci sono caccia MIG in questa area e nemmeno sottomarini stranieri…” L’ultimo paragrafo venne accuratamente cancellato.
Playa Girón: il trionfo sull’invasione mercenaria
In uno scenario segnato dall’incipiente bloqueo USA contro Cuba, la lotta contro i banditi nell’Escambray, il sabotaggio orchestrato dall’operazione Pluto della CIA e la campagna di alfabetizzazione, è stato concepito il trionfo sull’invasione mercenaria a Playa Girón.
Era la seconda metà dell’aprile 1961 e davanti all’imminenza dell’aggressione mercenaria, anticipata dai bombardamenti contro gli aeroporti della capitale e di Santiago de Cuba, il comandante in capo, Fidel Castro proclamò il carattere socialista della Rivoluzione cubana.
Lo ha fatto durante la cerimonia funebre delle vittime del subdolo attacco aereo, tra cui il giovane Eduardo García Delgado, che ha scritto con il suo sangue su un muro, vicino a dove giaceva ferito a morte, il nome di Fidel, con la convinzione di chi dà la vita nella certezza che i suoi ideali non saranno mai traditi.
Il generale di brigata, José Ramón Fernández Álvarez, allora capitano, capo delle operazioni per la battaglia di Girón e uno dei suoi principali eroi, ha detto che i mercenari arrivarono ben organizzati, ben armati, con un buon supporto.
“Ma mancavano di valori, della giustezza della causa che difendevano. Ecco perché non hanno combattuto con l’ardore, il coraggio, la fermezza, il coraggio e lo spirito di vittoria con cui lo hanno fatto le forze rivoluzionarie”, ha affermato.
Di qui la portata sorprendente del trionfo del popolo cubano, come certamente sorprese il governo degli Stati Uniti, che si aspettava un altro risultato. E ciò si spiega solo con il coraggio di un popolo che ha visto nella vittoria del 1° gennaio 1959 la reale possibilità di dirigere i propri destini.
Ispirato da questa stessa convinzione, e solo per citare un vivido esempio, il racconto che segue attesta alcune di quelle strazianti vicende vissute dai coraggiosi miliziani della Batteria Mortai del Battaglione 119, incorporata nel Battaglione 123 delle Milizie Rivoluzionarie Nazionali di cui ho fatto parte.
QUI NON SI ARRENDE NESSUNO
Mentre passava la nostra carovana di autobus nella città di Jagüey Grande, la popolazione ci applaudiva entusiasta: -Avanti, stiamo vincendo, qui nessuno si arrende. Tutti i miliziani hanno risposto dall’interno degli autobus: -Patria o Muerte, Vinceremo!
Tuttavia, hanno guardato con attenzione mentre i veicoli di ogni tipo che attraversavano in direzione opposta caricavano corpi insanguinati vestiti con uniformi della milizia ed in alcuni casi ammucchiati uno sull’altro, segno che si trattava già di cadaveri. Quindi, dentro di loro si sono chiesti: stiamo davvero vincendo?
Nonostante tutto, l’entusiasmo non si è placato. Già sulla strada del centrale Australia (mulino da zucchero) a Playa Larga, hanno commentato ad alta voce: -Siamo gli unici combattenti che viaggiano in autobus rincorrendo l’invasore, sembra di vivere un film, li faremo spazzatura… Patria o Morte!’.
La prima fermata è stata quasi raggiungendo Playa Larga. Sebbene non lo vedessero fisicamente, data la lunghezza del convoglio di 24 veicoli, sapevano che il Comandante in Capo, da uno dei carri armati appena avviati, stava sparando cannonate contro la Houston.
Ciò ha causato un grido di gioia e soddisfazione. Fidel era sempre nella prima trincea, cosa che li esaltava ancora di più, nonostante le ambulanze improvvisate, con feriti e morti, continuassero a passare in direzione opposta verso l’ospedale di Jagüey.
L’imponente carovana di veicoli riprese la sua marcia lenta, svoltò a sinistra a Playa Larga e proseguì lungo l’argine sabbioso verso la spiaggia successiva: Girón. Rimasero affascinati guardando la Houston in fiamme e scherzando finché in una curva due aerei B-26 si avventarono sul convoglio che viaggiava, privo del necessario supporto antiaereo, che la fretta o l’inesperienza non riuscirono ad incorporare.
Hanno dato un’occhiata al primo aereo e poiché era dipinto con le nostre insegne, sono stati temporaneamente sollevati. Questa sensazione finì bruscamente quando il cannone di coda della pistola iniziò a sputare piombo calibro 50 contro i veicoli fermi sulla strada di ghiaia bianca.
BATTESIMO DEL FUOCO
Era il battesimo del fuoco. Tutti indifesi, con armi leggere che, pur rispondendo, erano insufficienti a fronteggiare quel vortice di successivi attacchi di mitragliatrice effettuati dai voli rasoterra.
I pezzi dei mortai erano rimasti negli autobus, così come Galarraga (Enrique Galarraga Rodríguez), l’allampanato ed allegro insegnante di alfabetizzazione afroamericano, che non poteva scendere dall’autobus e cercò di rifugiarsi nello spazio tra l’ultimo gradino e la porta posteriore, purtroppo chiusa.
Le prime raffiche lo hanno colpito, per cui è rimasto ferito. Successivamente, mentre veniva portato in ospedale è stata aggredita la sua ambulanza, nonostante fosse visibile l’identificazione della Croce Rossa. Un aereo nemico ha sparato contro il veicolo con le sue mitragliatrici, uccidendolo. È stato il primo dei martiri della batteria.
Il resto della truppa disorganizzata, intrappolata tra gli scogli e l’argine, completamente allo scoperto, poteva solo guardare il cielo e vedere le fiamme infuocate sopra di loro. Proprio quando pensavano che il peggio fosse passato, iniziarono altre stridenti esplosioni insieme ad un bruciante impatto di caldo soffocante. “Stanno bombardando con il napalm!”.
Si udì un urlo di qualcuno che non nascose la paura che lo stava attraversando in quel momento. Si vedevano infatti dei pacchetti cadere dagli aerei che, senza un ordine od una direzione precisi, scendevano rapidamente compiendo virate irregolari e quando urtavano contro qualsiasi superficie – autobus, scogli o peggio ancora su corpi umani – esplodevano.
Il loro contenuto è stato immediatamente ampliato attraverso molti metri, che sembravano leghe, diffondendo intorno a loro un fuoco luminoso, potente e gelatinoso.
Alcune delle vittime colpite da questa sostanza, avvolte dal fuoco e disperate, corsero verso il mare vicino, vi sprofondarono per uscirne nuovamente in identiche condizioni: il corpo in fiamme e lanciando terribili urla.
“Rotolatevi nella sabbia!”, gridavano i più calmi, vantandosi di un’esperienza peraltro mai conosciuta prima eppure, solo così si spegnevano quelle imponenti torce umane.
Una storia così istruttiva afferma quanto sia stato difficile il successo alla fine ottenuto in meno di 72 ore contro un nemico che non ha esitato a usare metodi così astuti e sconosciuti per raggiungere i suoi obiettivi.
Oggi, la frase del leader storico della Rivoluzione cubana acquista ancora più forza, quando si riscontra il sacrificio e la dedizione di coloro che nelle sabbie di Playa Girón hanno ottenuto, sotto la direzione di Fidel Castro, che “da Girón, tutti i popoli d’America sono stati un po’ più liberi”’.
di Noël Dominguez, giornalista di Prensa Latina. Combattente a Playa Girón – traduzione di Ida Garberi
Il giovane di Cienfuegos che ha scritto Fidel con il suo sangue
Tutto ciò che porta il nome di Eduardo García Delgado è oggi un appuntamento patriottico nella provincia, per rendere omaggio al giovane di Cienfuegos che scrisse con il suo sangue Fidel, quando fu ferito mortalmente dalle schegge dell’aviazione mercenaria durante il preludio dell’invasione di Girón.
Il gesto del miliziano è stato descritto come un gesto di totale lealtà e patriottismo, mentre il poeta nazionale Nicolás Guillén lo ha colto nel modo più bello nella sua poesia La Sangre Numerosa (Il sangue numeroso).
In una delle sue strofe dice: Quando Fidel scrive col sangue/ questo soldato che muore per la Patria/ non dire miserere/ quel sangue è il simbolo della Patria che vive.
Ogni anno le scuole primarie e secondarie, i centri di produzione e persino la sua casa natale nel centro di Cienfuegos ricevono gruppi di pionieri, studenti, combattenti e persone che ricordano la storia di uno dei loro figli.
García Delgado era di guardia alla sua postazione a Ciudad Libertad quando gli aerei nemici B-26 iniziarono a sorvolare e a bombardare le installazioni nelle prime ore del 15 aprile 1961.
Il giovane allampanato aveva appena 25 anni e fu colpito dagli aerei mercenari, che erano stati identificati con le insegne della Forza Aerea Cubana.
Studiò all’Instituto de Cienfuegos, fino al secondo anno di Bachillerato, ma il padre morì e il giovane partì per la capitale cubana in cerca di un reddito migliore per aiutare la famiglia.
Trovò lavoro in un ufficio dell’Avana Vecchia, dove guadagnava 45 pesos, e la sera continuava a studiare dattilografia e stenografia.
Fortunatamente, il trionfo della Rivoluzione cubana lo riempì di entusiasmo e visse quei primi mesi di agitazione e trasformazione dalla capitale.
Per Francisco Arce Masó, combattente della Rivoluzione cubana, Eduardo García Delgado è un esempio per le nuove generazioni, perché dopo il trionfo del gennaio 1959 fu uno dei primi giovani a unirsi alle Milizie Nazionali Rivoluzionarie.
Ha aggiunto che il nativo di Cienfuegos si è poi unito alle truppe della Difesa Antiaerea, dove, oltre a essere un artigliere, era un istruttore rivoluzionario.
Il bombardamento della base aerea di San Antonio de los Baños e degli aeroporti di Santiago de Cuba e Ciudad Libertad causò le prime morti tra i bambini del popolo cubano, come anticipazione dell’aggressione in arrivo.
Durante la sepoltura delle vittime, il 16 aprile, il Comandante in capo Fidel Castro Ruz dichiarò il carattere socialista della Rivoluzione cubana.
Fonte: acn
Traduzione: italiacuba.it
15 aprile 1961: proclamazione del carattere socialista della Rivoluzione
Fidel Castro pronuncia un discorso di saluto alle vittime dei bombardamenti sugli aeroporti cubani. Data: 16/04/1961
Tratto da Fidel Soldado de las Ideas.
Dopo aver accompagnato al cimitero i resti dei caduti nel feroce bombardamento del 15 aprile, una folla compatta si è radunata davanti alla tribuna eretta all’angolo tra la 23ª e la 12ª, nel Vedado, per ascoltare le parole di Fidel, che ha incolpato il governo yankee per il perfido attacco che ha causato 7 morti e 53 feriti, e ha sottolineato che il nemico ha armato e pagato mercenari per compiere azioni come questa a Cuba.
Quando quel giorno, il 16 aprile, un mare di fucili alzati riaffermò la decisione dell’umile popolo della nostra patria di marciare sulla via del socialismo, si stava compiendo un salto decisivo nella coscienza politica del popolo, come sottolineò Fidel. Il nostro leader storico disse: “Nessuna vittoria morale può essere paragonata a questa nel glorioso cammino della nostra rivoluzione”.
La realizzazione del Programma Moncada stava aprendo la strada al seme del socialismo. Le masse capirono che questa era la strada giusta, che l’ideologia più giusta del nostro tempo era il marxismo-leninismo e che la costruzione di una società senza sfruttatori né sfruttati era il miglior tributo a coloro che erano caduti per un futuro più dignitoso per la patria.
Per percorrere con sicurezza questo cammino, il popolo poteva contare su un partito unico, che cominciava a formarsi in quel momento e che sarebbe diventato, nel giro di pochi anni, l’avanguardia temprata della classe operaia cubana: il nostro Partito Comunista di Cuba. Il 16 aprile 1961 è la data della sua nascita.
Imperialisti, quanto vi fa male!
Fonte: https://micubaporsiempre.wordpress.com
Traduzione: www.italiacuba.it
Díaz-Canel celebra la proclamazione della Rivoluzione Socialista
#Fidel: “Esta es la Revolución socialista y democrática de los humildes, con los humildes y para los humildes. Y por esta Revolución de los humildes, por los humildes y para los humildes, estamos dispuestos a dar la vida”. (16 de abril de 1961) pic.twitter.com/nP3frrLcoN
— Miguel Díaz-Canel Bermúdez (@DiazCanelB) April 16, 2023
Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Presidente della Repubblica di Cuba, ha rievocato oggi sul suo account ufficiale di Twitter il giorno in cui il Comandante in Capo Fidel Castro proclamò il carattere socialista della Rivoluzione.
Ricordiamo oggi alle 23 e 12 l’eroico giorno in cui Fidel, insieme al nostro popolo, proclamò il carattere socialista della Rivoluzione”, ha dichiarato il Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba.
Anni dopo avrebbe detto: a 90 miglia da quel potere #Cuba sta commettendo e continuerà a commettere, che nessuno ne dubiti, il peccato di esistere. Qui continuiamo”, ha aggiunto Díaz-Canel sul social network.
Il presidente ha guidato un gruppo di cubani che si sono riuniti nella capitale domenica per commemorare il 62° anniversario della proclamazione del carattere socialista della Rivoluzione.
Lo storico angolo tra la 23esima e la 12esima, luogo in cui si svolse l’evento trascendentale, è stato ancora una volta lo scenario ideale per riaffermare che la patria socialista ha la sua più grande forza nel popolo e nell’appoggio maggioritario dei cubani al processo rivoluzionario.
Roilán Rodríguez Barbán, membro del Comitato provinciale del PCC, ha sottolineato, nelle parole centrali dell’evento, l’importanza di mantenere vive quelle pagine gloriose della storia della nazione antillana come forza motrice del cuore del popolo per ottenere nuovi trionfi e conquiste.
Nel suo discorso, ha sottolineato l’orgoglio di appartenere alle file del PCC, estendendo le congratulazioni ai lavoratori e ai quadri di quella forza politica la cui idea fondante è stata forgiata in quei giorni di lotta.
Fonte: CubaSi
Traduzione: italiacuba.it
CHE GUEVARA: PLAYA GIRON E’ UN SIMBOLO PER I POPOLI OPPRESSI
Poco dopo la fallita invasione della Baia dei Porci, il leader della guerriglia Ernesto Che Guevara, in rappresentanza del governo cubano, ha smascherato l’ipocrisia del governo degli Stati Uniti durante il suo famoso discorso a Punta del Este. Ecco come il Che ha parlato degli eventi di Playa Girón:
Fonte: Ernesto Guevara, “Discorso a Punta del Este, Uruguay”, 16 agosto 1961, in Ernesto Che Guevara, Opere 1957-1967, Volume II, Casa de las Américas, 1970, p. 427.
“Il 13 marzo 1961, il presidente Kennedy ha parlato dell’Alleanza per il Progresso (…). In quel discorso, di cui non ho dubbi sarà memorabile, Kennedy ha parlato anche della sua speranza che i popoli di Cuba e della Repubblica Domenicana, per i quali esprimeva grande simpatia, avrebbero potuto entrare nel seno delle nazioni libere. Un mese dopo, c’è stato l’attacco di Playa Girón… (…) Il 13 aprile, il presidente Kennedy, ancora una volta, ha preso la parola ed ha detto categoricamente che non avrebbe invaso Cuba e che l’esercito degli Stati Uniti non avrebbe mai interferito negli affari interni di Cuba. Due giorni dopo, aerei sconosciuti hanno bombardato i nostri aeroporti ed hanno ridotto in cenere gran parte della nostra aviazione, un antico residuo di ciò che i batistiani avevano lasciato nella loro fuga. Il Sig. Stevenson, nel Consiglio di Sicurezza, ha assicurato con enfasi che erano stati i piloti cubani, della nostra aviazione, “insoddisfatti del regime castrista”, ad aver commesso un atto del genere ed hanno affermato di aver parlato con loro. Il 17 aprile è avvenuta la fallita invasione dove tutto il nostro popolo, compatto e sul piede di guerra, ha dimostrato ancora una volta che ci sono forze maggiori di quelle della propaganda generalizzata, che ci sono forze maggiori della brutale forza delle armi, che ci sono valori superiori ai valori del denaro, e si è riversato lungo gli stretti vicoli che conducevano al campo di battaglia, e molti cubani sono stati massacrati lungo il percorso dalla superiorità aerea nemica. Nove piloti cubani sono stati gli eroi di quella giornata, con i vecchi aerei. Due di loro hanno rinunciato alla vita; sette sono testimoni eccezionali del trionfo delle armi della libertà. Playa Girón si è conclusa e, per non dire altro su questo, perché ‘nella confessione di una parte, ci sono le prove’, signori delegati, il presidente Kennedy si è assunto la piena responsabilità dell’attentato. Forse in quel momento non ricordava le parole che aveva detto qualche giorno prima”.
di Ernesto “Che”Guevara
da Cubadebate traduzione di Ida Garberi
I TRE GIORNI CHE CAMBIARONO LA STORIA DI CUBA
Il 15, il 16 ed il 17 aprile 1961 possono essere considerati i tre giorni che cambiarono la storia di Cuba.
Il governo degli Stati Uniti fin dai primi giorni dal trionfo della rivoluzione cubana capeggiata da Fidel Castro, avvenuto il 1 gennaio 1959, ha cercato di sovvertire le sorti del governo con numerose azioni terroristiche che hanno avuto il suo apice nei giorni 15, 16 e 17 aprile 1961 quando fu deciso dall’allora amministrazione statunitense guidata da J.F. Kennedy di invadere militarmente l’isola per riportarla sotto il controllo degli Stati Uniti.
L’invasione dell’isola avvenuta sulle spiagge di Playa Giròn si concretizzò il 17 aprile ma nei due giorni precedenti avvennero altri eventi che, come detto, cambieranno il corso della storia di Cuba.
Nelle prime ore del 15 aprile 1961 aerei camuffati con il distintivo della Fuerza Áerea Revolucionar attaccarono simultaneamente l’aeroporto di Ciudad Libertad (nella capitale), la base aerea di San Antonio de los Baños, a sud-est dell’Avana, e l’aerodromo della città orientale di Santiago de Cuba.
Otto aerei B-26 partirono da Puerto Cabezas, in Nicaragua, con l’obiettivo di distruggere, a terra, la modesta aviazione cubana e per coprire le successive azioni militari sull’isola. L’attacco aveva anche lo scopo di far credere all’opinione pubblica internazionale che una ribellione interna stava avvenendo nel paese e per questo, uno degli aerei camuffati è atterrato a Miami convalidando l’ipotesi della diserzione e della ribellione dei piloti cubani.
I bombardamenti causarono la morte di sette persone e 53 feriti principalmente tra la popolazione civile a causa dell’intenso mitragliamento da parte degli aerei delle zone circostanti alla base di Ciudad Libertad.
Il giorno successivo, il 16 aprile 1961, duranti i funerali dei caduti per i bombardamenti, Fidel Castro proclamò il carattere socialista della rivoluzione.
“Quello che gli imperialisti non possono perdonarci è che siamo qui, quello che gli imperialisti non possono perdonarci è la dignità, l’integrità, il coraggio, la fermezza ideologica, lo spirito di sacrificio e lo spirito rivoluzionario del popolo di Cuba”, disse Fidel Castro all’atto a cui parteciparono migliaia di cubani.
Il bombardamento sugli aeroporti cubani era il preludio alla successiva invasione del paese, che avvenne alle prime ore del 17 aprile. Fidel aveva capito che quei bombardamenti non erano degli eventi sporadici, ma appunto, il preludio all’invasione e per questo decise di mobilitare le forze armate cubane e le milizie popolari.
Ma come si arrivò alla decisione di invadere Cuba da parte degli Stati Uniti?
La decisione di invadere Cuba fu presa nel novembre 1960 negli ultimi mesi della presidenza di Eisenhower ma si concretizzò con l’arrivo alla Casa Bianca di J.f. Kennedy. Il nuovo Presidente Kennedy fu informato nel gennaio dell’anno successivo ma si rifiutò di far partecipare le truppe statunitensi all’invasione. Affermazione ripetuta anche in una intervista tre giorni prima dello sbarco. Il 13 aprile 1961 fu incendiato il supermercato El Canto a L’Avana, dove perse la vita una dipendente.
Allo sbarco della Baia dei Porci parteciperà una brigata di un migliaio di esuli cubani, di persone reclutate nell’isola provenienti dalla borghesia di estrema destra, dai Movimenti studenteschi cattolici e da ambienti legati al clero più reazionario. La brigata che arrivò a contare 1200 guerriglieri fu addestrata nei mesi precedenti in una base del Guatemala. Contemporaneamente furono fatti arrivare sull’isola una cinquantina di agenti con l’obiettivo di creare dei gruppi che appoggiassero dall’interno lo sbarco con azioni di guerriglia.
Lo sbarco, in un primo momento, doveva avvenire sulle spiagge di Trinidad, ma poi fu dirottato su Playa Giròn perché le condizioni logistiche erano mutate. Il progetto iniziale prevedeva dopo lo sbarco la creazione di una testa di ponte a Trinidad, municipio tra i più controrivoluzionari dell’isola, da usare per conquistare l’intera Cuba, avendo, la città, un porto ed un aeroporto.
Inoltre era in programma la costituzione di un governo fantoccio che sarebbe stato ovviamente riconosciuto dalla comunità internazionale. La presenza di bande di controrivoluzionari sulle montagne intorno a Trinidad avrebbe permesso un appoggio logistico allo sbarco, ma Fidel Castro aveva in quel periodo ingaggiato una grande lotta alle bande inviando migliaia di miliziani sulle montagne ,quindi gli invasori si sarebbero trovati schiacciati alle spalle dai miliziani governativi. Fu deciso allora di spostare lo sbarco più a nord a Playa Giròn.
Secondo la Cia il Movimento controrivoluzionario poteva contare su 3000 affiliati e 20000 simpatizzanti ma alla resa dei conti furono molti meno.
La mattina del 17 aprile 1961 iniziò lo sbarco nella Baia dei Porci, la brigata era partita da una base in Nicaragua, ma come scrive Daniele Silvestri in una canzone, “quel giorno il vento cambiò” e dopo 60 ore l’attacco viene sventato dall’esercito cubano comandato dallo stesso Fidel. Infatti dopo 60 ore di duri combattimenti furono sconfitti i mercenari, che si arresero a Playa Girón al tramonto del 19 e questa azione rappresentò la prima grande sconfitta dell’imperialismo in America Latina.
Cinque giorni dopo Kennedy ammise pubblicamente la responsabilità degli Stati Uniti nell’invasione di Cuba, ma non la partecipazione. Alla fine dell’anno il governo cubano restituì i prigionieri della spedizione agli Stati Uniti in cambio di farmaci. L’operazione di rimpatrio iniziò il 23 dicembre e terminó il 26 dicembre 1961. Fu organizzato un ponte aereo Miami-L’Avana-Miami; gli aerei caricavano i medicinali negli Stati Uniti, li scaricavano a Cuba e ritornavano in patria con i prigionieri liberati. Si aggiunsero a loro anche 1015 parenti. I quattro corpi dei piloti nordamericani morti e recuperati dai rottami degli aerei abbattuti durante la battaglia di Playa Giròn restarono a Cuba per oltre vent’anni perché la Cia non poteva rimpatriarli altrimenti avrebbe ammesso la sua partecipazione all’azione.
La disfatta della Baia dei Porci debilita e frantuma i numerosi gruppi controrivoluzionari sia in patria che all’estero. Rimproverano all’Amministrazione Kennedy di essere stati traditi, di essere stati lasciati soli per non aver autorizzato l’intervento dei soldati americani. Secondo alcuni il tradimento di Kennedy fu la causa del suo assassinio: la mafia cubano americana non gli avrebbe perdonato il tradimento. Dall’altro lato l’aver respinto l’invasione mercenaria organizzata e finanziata dai nordamericani rafforzò ancora di più il consenso popolare attorno alla rivoluzione e alla figura di Fidel Castro.
Il Movimento controrivoluzionario vide nella figura di Fidel l’ostacolo maggiore alla vittoria sulla rivoluzione. Vennero concentrate le poche energie rimaste nel tentativo di assassinarlo, ma i complotti furono tutti sventati dall’efficiente servizio di sicurezza popolare.
Il servizio di controspionaggio messo a punto dal governo cubano per prevenire le infiltrazioni di agenti stranieri e controllare i gruppi controrivoluzionari presenti sull’isola, aveva e continua ad avere una importanza fondamentale per la sicurezza nazionale. Già a quell’epoca gli agenti cubani riuscivano a infiltrarsi nei vari gruppi terroristici allo scopo di impedire di compiere i loro progetti. Alla fine del 1961 i gruppi controrivoluzionari erano praticamente scomparsi e la Cia non aveva più agenti sull’isola. Da quel momento cambiò radicalmente la strategia per combattere la rivoluzione da parte della Cia non avendo più gruppi organizzati controrivoluzionari su cui contare. Si passò ad eseguire atti terroristici in piena regola che richiedevano, per la loro esecuzione, una organizzazione molto meno complessa. Furono incendiati vari negozi e mercati nella capitale e furono realizzati altri attentati con lo scopo di terrorizzare il popolo cubano.
La disfatta di Playa Giròn fece capire al governo statunitense che un intervento armato sull’isola per riportarla sulla retta via non era una strada percorribile. Fu deciso quindi di ricorrere alle sanzioni, tanto amate oggi dai nostri governanti, per strangolare economicamente Cuba e mettere alla fame la popolazione che così sarebbe insorta contro il governo. L’anno successivo, il 7 febbraio 1962 J.F. Kennedy firmò la legge che istituiva il blocco economico, commerciale e finanziario che ancora è in vigore rendendolo il più lungo nella storia.
Gli Stati Uniti non accetteranno mai la sconfitta, non accetteranno mai il carattere socialista della rivoluzione cubana e per questo le sorti dell’isola saranno, da quel momento. legate ai voleri delle varie amministrazioni statunitensi che si avvicenderanno alla guida della nazione nord americana, che cercheranno in tutti i modi di vendicarsi applicando centinaia di sanzioni economiche al fine di strangolare l’economia cubana, creando un’assedio che non ha eguali nella storia mondiale. Come avveniva nel medio evo quando per conquistare un castello si metteva sotto assedio portando la popolazione alla fame ed alla disperazione. Sono passati oltre sessanta anni da quei giorni ma il castello cubano non è caduto.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info