Anticipare la violenza: la strategia del Governo venezuelano

misionverdad.com

La strategia del governo del presidente Nicolás Maduro per affrontare le sfide attuali in mezzo alle tensioni politiche si basa sull’anticipazione e neutralizzazione delle cospirazioni che cercano di attentare all’ordine costituzionale. Si basa sulla premessa, supportata dalla realtà, che alcuni settori dell’opposizione tendono a ricorrere, abitualmente, a tattiche destabilizzanti.

Nel contesto del processo elettorale in corso, è stato osservato come le agenzie di sicurezza e di giustizia abbiano reso pubblici diversi piani relativi a tentativi di omicidi, assalti a installazioni militari, intenzioni di insurrezione politica e violenza di strada.

In questa occasione, le dichiarazioni del procuratore generale Tarek William Saab rivelano un complotto di maggior gravità, legato ad una cospirazione diretta dal partito Vente Venezuela, guidato da María Corina Machado. La rilevanza di questo fatto risiede nella tendenza storica dell’opposizione anti-chavista a promuovere l’insurrezione ed il caos sotto la maschera della “disobbedienza civile”.

Le confessioni di Emil Brandt Ulloa, coordinatore di tale partito nello stato di Barinas, apportano prove a queste accuse. Il dirigente locale è stato recentemente arrestato in risposta alle denunce presentate da funzionari di polizia e militari da lui aggrediti durante le violente proteste, a Barinas, il 15 gennaio.

Nelle sue dichiarazioni ha rivelato un piano meticolosamente preparato per incitare alla violenza in Venezuela, con l’obiettivo di destabilizzare il paese e generare caos. Secondo le sue confessioni, Magalli Meda, responsabile della campagna di María Corina, e Henry Alviárez, coordinatore nazionale di Vente Venezuela, hanno dato istruzioni, il 6 dicembre, di realizzare azioni di disturbo con l’intenzione di forzare l’abilitazione di Machado. Ulloa ha spiegato che, insieme ad Alviárez, ha contattato il generale in pensione Oswaldo Bracho, a Barinas, per coordinare gli eventi che avrebbero comportato persino l’ingresso di militari in esilio da Cúcuta a Táchira.

Il detenuto ha dichiarato che se le proteste di piazza non avessero avuto successo, Alviárez, insieme a Julio Borges, Antonio Ledezma e Oswaldo Bracho, avrebbe attuato la seconda fase, che prevedeva la partecipazione dei militari in esilio. L’obiettivo sarebbe quello di creare una narrazione mediatica nazionale e internazionale diretta dall’ex presidente di Cantv, Fernando Martínez Mottola.

Il “Piano fino alla fine”, come lo chiamavano i suoi gestori, prevedeva l’utilizzo di corporazioni e studenti per incitare una ribellione militare contro lo Stato. Tra le azioni previste figuravano atti violenti di strada, incendi di pneumatici, container ed edifici pubblici per provocare una risposta da parte delle forze dell’ordine pubblico dello Stato e alimentare la menzogna di presunte violazioni dei diritti umani. Inoltre, avevano pianificato attaccare contro le società energetiche del paese.

Ulloa ha anche rivelato l’esistenza di un progetto segreto chiamato “Grande Alleanza Territoriale”, coordinato da Dignora Hernández, segretaria politica nazionale di Vente Venezuela, il cui scopo era produrre azioni di piazza per sovvertire l’ordine costituito.

Il finanziamento di questi progetti proviene da alcune ONG straniere, essendo María Corina Machado la principale beneficiaria di questo denaro, ha confessato Ulloa. Ogni volta che i massimi dirigenti visitavano le entità, consegnavano ingenti somme di $ in contanti per sovvenzionare le attività pianificate. In particolare, Ulloa ha ricevuto per la cospirazione 18mila $.

Vale notare che, secondo informazioni non ufficiali riportate da diversi media, tra cui Globovisión, il finanziamento arriverebbe dal banchiere Nelson Mezerhane e dal presidente di Banesco, Juan Carlos Escotet. Questi imprenditori disporrebbero di un fondo per sostenere la presunta candidatura della inabilitata María Corina Machado e gli atti violenti di strada.

Tale piano per emulare le guarimbas (rivolte di strada ndt) del 2014 e 2017, come strategia per affrontare l’imminente inabilitazione di María Corina, spiegherebbe il suo comportamento nelle ultime settimane riguardo alla sua strategia elettorale, che oscillava tra minacce al governo – facendo appelli ad una presunta transizione – e l’incertezza generata tra le proprie fila dalla mancanza di conoscenza sui prossimi passi da compiere, soprattutto per quanto riguarda la sua sostituzione.

La nomina di un sostituto come candidato presidenziale non sembra essere nella sua agenda poiché, in realtà, non è mai stata un’alternativa misurarsi davanti alle istituzioni democratiche formali del Paese. Tutto ciò fa parte di una farsa progettata per soddisfare le richieste dei seguaci dell’opposizione, che sperano che i loro dirigenti abbandonino le vie dell’antipolitica, mentre, subdolamente, cospirano per prendere il potere in modo irregolare.

Stiamo parlando di una persona che ha chiesto apertamente sanzioni contro il Paese, ha invocato invasioni militari e ha sostenuto para-strutture fabbricate dall’estero che hanno saccheggiato le risorse nazionali. La comparsa di nuovi atti dannosi in cui è coinvolta non fa che confermare la corretta decisione delle istituzioni venezuelane nell’impedirle di aspirare al governo del Paese.

Il problema di questo comportamento, ripetitivo in settori dell’opposizione politica venezuelana da 25 anni, è che perpetua il ciclo perverso del disconoscimento delle istituzioni dello Stato e non danneggia, in senso stretto, il governo di Nicolás Maduro – in quanto rappresentante di uno dei poteri pubblici – bensì la stessa armonia della repubblica, necessaria per concretizzare i piani di ripresa socio-economica che stanno già cominciando a prendere forma nel Paese, ma che richiedono l’impegno di tutti i settori, inclusi quelli che oggi promuovono vie violente.

La cosa più incredibile di tutto questo quadro cospiratorio rivelato nelle ultime ore è che ci sono settori politici del Paese che, almeno formalmente, continuano a scommettere su María Corina Machado e sulla sua direzione costruita sul ricatto rappresentati dai risultati delle primarie dell’ottobre 2023, e alle quali l’ecosistema dei governi anti-venezuelani del continente ha sconsideratamente aderito, in una sorta di pallone di prova per una possibile riedizione del boicottaggio internazionale già visto nel recente passato.

Per ora, il calendario elettorale prosegue e la vita democratica del Paese continua il suo corso, eludendo gli attacchi di settori che cercano di legittimarsi in virtù di sondaggi e studi di opinione, quando non con la violenza, e non integrandosi nelle regole democratiche stabilite dalla repubblica e che dovrebbero essere lo spazio da dove si appianano le differenze politiche.


ANTICIPARSE A LA VIOLENCIA: LA ESTRATEGIA DEL GOBIERNO VENEZOLANO

 

La estrategia del gobierno del presidente Nicolás Maduro para afrontar los desafíos actuales en medio de las tensiones políticas se basa en la anticipación y neutralización de conspiraciones que busquen atentar contra el orden constitucional. Se parte de la premisa, respaldada por la realidad, de que algunos sectores opositores tienden a recurrir a tácticas desestabilizadoras de forma habitual.

En el contexto del proceso electoral en curso, se ha observado cómo los organismos de seguridad y de justicia han hecho públicos diversos planes relacionados con intentos de magnicidios, asaltos a instalaciones militares,  intenciones de insurrección política y violencia callejera.

En esta ocasión, las declaraciones del fiscal general Tarek William Saab revelan una trama de mayor gravedad, vinculada con una conspiración dirigida desde el partido Vente Venezuela, liderado por María Corina Machado. La relevancia de este hecho radica en la histórica tendencia de la oposición antichavista a promover la insurrección y el caos bajo la apariencia de “desobediencia civil”.

Las confesiones de Emil Brandt Ulloa, coordinador de tal partido en el estado Barinas, aportan pruebas de estas acusaciones. El dirigente local fue detenido recientemente en respuesta a las denuncias realizadas por funcionarias policiales y militares que fueron agredidas por él durante protestas violentas en Barinas el pasado 15 de enero.

En sus declaraciones reveló un plan meticulosamente elaborado para incitar a la violencia en Venezuela, con el objetivo de desestabilizar el país y generar caos. Según sus confesiones, Magalli Meda, jefa de campaña de María Corina, y Henry Alviárez, coordinador nacional de Vente Venezuela, dieron instrucciones el 6 de diciembre para llevar a cabo acciones perturbadoras con la intención de forzar la habilitación de Machado. Ulloa detalló que, junto a Alviárez, se contactó con el general retirado Oswaldo Bracho en Barinas para coordinar los eventos que involucrarían incluso la entrada de militares en el exilio desde Cúcuta a Táchira.

El detenido afirmó que si las protestas en la calle no tenían éxito, Alviárez junto a Julio Borges, Antonio Ledezma y Oswaldo Bracho implementarían la segunda fase, que incluía la participación de los militares exiliados. El objetivo sería crear una narrativa mediática nacional e internacional dirigida por el expresidente de Cantv, Fernando Martínez Mottola.

El “Plan hasta el final”, como fue denominado por sus gestores, contemplaba utilizar gremios sindicales y estudiantes para incitar a una rebelión militar contra el Estado. Entre las acciones previstas se encontraban actos de calle violentos, quema de cauchos, contenedores y edificios públicos para provocar una respuesta de las fuerzas de orden público del Estado y nutrir la patraña de supuestos atropellos a los derechos humanos. Además, se tenía planeado atentar contra empresas energéticas del país.

Ulloa también reveló la existencia de un proyecto secreto denominado “Gran alianza territorial”, coordinado por Dignora Hernández, secretaria política nacional de Vente Venezuela, cuya finalidad era producir acciones de calle para subvertir el orden establecido.

El financiamiento para estos planes proviene de algunas ONG extranjeras, siendo María Corina Machado la principal receptora de este dinero, confesó Ulloa. Cada vez que los máximos dirigentes realizaban visitas a las entidades, entregaban grandes sumas de dólares en efectivo para subvencionar las actividades planificadas. En particular, Ulloa recibió 18 mil dólares para la conspiración.

Cabe destacar que según información extraoficial reflejada por varios medios de comunicación, entre ellos Globovisión, el financiamiento provendría del banquero Nelson Mezerhane y el presidente de Banesco, Juan Carlos Escotet. Estos empresarios tendrían un fondo para apoyar la supuesta candidatura de la inhabilitada María Corina Machado y los hechos violentos de calle.

Este plan para emular las guarimbas de 2014 y 2017, como estrategia para abordar la inminente inhabilitación de María Corina, explicaría su comportamiento en las últimas semanas respecto a su estrategia de campaña, que pendulaba entre las amenazas al gobierno —haciendo llamados a una supuesta transición— y la incertidumbre que genera en sus filas el desconocimiento sobre los próximos pasos a tomar, sobre todo en lo que se refiere a su sustitución.

El nombramiento de un remplazante como candidato presidencial pareciera no estar en su agenda ya que, en realidad, nunca ha sido una alternativa medirse ante las instituciones democráticas formales del país. Todo esto forma parte de una farsa destinada a aparentar el cumplimiento de las demandas de los seguidores de la oposición, quienes esperan que sus dirigentes abandonen las vías de la antipolítica, mientras que solapadamente se conspira para tomar el poder de manera irregular.

Estamos hablando de una persona que ha pedido abiertamente sanciones contra el país, ha clamado por invasiones militares y ha apoyado paraestructuras fabricadas desde el extranjero que han saqueado los recursos nacionales. La aparición de nuevos actos perjudiciales en los que está implicada solo confirma la decisión acertada de las instituciones venezolanas al impedirle aspirar al gobierno del país.

El problema de este comportamiento, reiterativo en sectores de la oposición política venezolana desde hace 25 años, es que perpetúa el ciclo perverso de desconocimiento de la institucionalidad del Estado y perjudica no estrictamente el gobierno de Nicolás Maduro —como representante de uno de los poderes públicos— sino la misma armonía de la república, necesaria para materializar los planes de recuperación socio-económica que ya empiezan a concretarse en el país, pero que requieren el compromiso de todos los sectores, incluidos aquellos que hoy promueven vías violentas.

Lo más increíble de todo este entramado conspirativo develado en las últimas horas es que existan sectores políticos a lo interno del país que, por lo menos formalmente, siguen apostando por María Corina Machado y su liderazgo construido con base en el chantaje que representan los resultados de las primarias de octubre del 2023, y al que se ha sumado irreflexivamente el ecosistema de gobiernos antivenezolanos del continente, en una especie de globo de ensayo para una posible reedición del boicot internacional ya visto en el pasado reciente.

Por lo pronto, el cronograma electoral continúa y la vida democrática del país sigue su curso, sorteando los embates de sectores que pretenden legitimarse en virtud de encuestas y estudios de opinión cuando no a través de la violencia, y no incorporándose a las reglas democráticas establecidas por la república y que deberían ser el espacio desde donde se limen las diferencias políticas.

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