Arthur Gonzalez https://heraldocubano.wordpress.com
Traduzione Alessandro Pagani
Sono trascorsi trent’anni, da quando il Governo degli Stati Uniti, sotto la presidenza di Ronald Reagan, lanciava nel 1985 l’ennesima aggressione contro Cuba attraverso Radio Martì, con l’apparente obiettivo di offrire la “libertà e la democrazia” al popolo cubano, ma in realtà con il fine di abbattere una Rivoluzione autentica sostenuta dall’immensa maggioranza dei cubani.
Perché tutto questo non l’hanno fatto durante la tirannia di Fulgencio Batista, che si impossessò della presidenza attraverso un colpo di Stato, calpestando tutte le norme democratiche e sprofondando nel sangue il Paese?
Semplice. Batista era un loro uomo all’Avana, che aveva venduto il Paese agli speculatori statunitensi, riscuoteva non poche commissioni per laute quantità di dollari, trasformandosi, così, da semplice dattilografo contadino, nel cubano più benestante e facoltoso, con nove zuccherifici, una banca, tre compagnie aeree, una compagnia di navigazione, una stazione televisiva, diverse radiostazioni, un impianto produttore di gas; diverse azioni e quote in società cubane e statunitensi.
Le intenzioni di Radio Martì sono di sovvertire l’ordine interno per porre fine alla Rivoluzione socialista, inaccettabile dagli Stati Uniti.
Nel 1980 il Comitato di Santa Fe ha affermato che: “Gli Stati Uniti non possono tollerare lo status di Cuba (…). Il prezzo che l’Avana deve pagare, non può che essere altissimo (…), deve essere assolutamente chiaro al governo cubano che se persistono con le politiche del passato, si adotteranno nuove misure adeguate (…). “E’ necessario presentargli due opzioni….e pertanto gli Stati Uniti devono portare avanti con la stessa forza sia una politica basata sulle minacce, che una incentrata sulle promesse”.
Parecchi sono stati gli sforzi affinché il segnale radio e la televisione siano ricevute nell’Isola ed è risaputo anche ai diplomatici nordamericani, che Radio e TV Martì non hanno alcuna possibilità di trovare una ricezione a Cuba.
Secondo dati ufficiali, tra il 1996 e il 2006, il Dipartimento di Stato assieme alla USAID, bruciarono letteralmente centinaia di migliaia di dollari inviandoli alla loro Sezione di Interessi all’Avana; ventitremila radio a onda corta sono state inviate attraverso valigette diplomatiche, con il fine di facilitare la ricezione del segnale; ma nemmeno così riuscirono nel loro intento.
Gli ingegneri cubani misero tutta la loro conoscenza per impedire che il governo degli Stati Uniti raggiungesse i propri programmi sovversivi.
Parecchi sono stati gli scandali in seno a siffatta emittente per l’utilizzo del denaro, libri paga gonfiati e rapporti falsi; ciò nonostante la Casa Bianca approva annualmente una spesa che in questo momento arriva intorno ai ventisette milioni di dollari pagati dai contribuenti statunitensi, ignorano del tutto che il loro denaro va a gonfiare i portafogli di alcuni farabutti.
L’ansia di trasmettere il proprio segnale a Cuba provoca un forte mal di testa agli yankee, che angosciati per via degli esiti ottenuti dalla difesa cubana, hanno cercato di impiegare – addirittura – aerei e navi; emittenti di Paesi terzi; il tutto, però, senza alcun esito positivo. La realtà è dura da digerire, ma con i cubani non sono riusciti con i loro intenti di destabilizzazione.
Documenti declassificati rendono pubblici gli scambi di E-Mail avvenute il 14 maggio 1985 attraverso Radio Martì, tra Robert Mcfarland, Consigliere della Sicurezza Nazionale, e John Poindexter, Secondo Consigliere della Sicurezza Nazionale, là dove il primo disse: “Gli Stati Uniti devono cominciare a trasmettere contenuti apparentemente più moderati e nello stesso tempo cercare di inviare il messaggio, che faccia credere che sia nostra volontà voler dialogare con Fidel Castro in merito ad alcune tematiche di routine”.
Sicché, siffatta pressione su Cuba era atta a ottenere una ronda di conversazioni tra entrambi i governi, e che se a quanto pare non si realizzò, è dovuto alle manovre della mafia terrorista anticubana sull’allora presidente Reagan.
Un memorandum declassificato segnala che Constantine Menges, già Assistente Speciale agli Affari latinoamericani del Consiglio Nazionale di Sicurezza, affermava che Jorge Màs Canosa, vecchio agente della CIA alla direzione della Fondazione Nazionale Cubano Americana, giocò un ruolo centrale per rendere nullo il processo e che per ottenere tale fine contò con l’aiuto del Direttore della USIA, Charles Wick.
Secondo tale documento, in una riunione del Consiglio Nazionale di Sicurezza svoltosi il 18 maggio, il Segretario di Stato George Shultz “aprì la riunione concordando che quello non era il momento opportuno per lanciare Radio Martì, ma quando Charles Wick disse: tutto è pronto affinché Radio Martì possa partire tra pochi giorni, il presidente diede la sua approvazione”.
Il 20 maggio, Reagan firmava una direttiva segreta nella quale autorizzava la USIA a dare inizio alle trasmissioni integrali di Radio Martì.
Gli elementi disponibili indicano che fu la CIA l’incaricata di siffatta manovra anticubana. Mentre Radio Martì iniziava le proprie trasmissioni come un’altra delle tante provocazioni contro Cuba, l’amministrazione Reagan agiva in segreto per ampliare la guerra psicologica contro Fidel Castro, attraverso una nuova stazione clandestina denominata Radio Caiman, situata in Costa Rica.
La stessa stampa statunitense informava che Radio Caiman era nientemeno che un’operazione della CIA. Quella stazione radio fu bloccata nel novembre del 1994, poiché il presidente Bill Clinton decretò di porre fine ad alcune operazioni coperte della CIA contro Cuba.
Questo anello non è nient’altro che un altro che si aggiunge alla catena dei disastri della politica nordamericana, per questo che Obama nel voler dare inizio ad una nuova e differente fase di azioni contro Cuba, invero ammette la disfatta di suddetta politica. Una cosa è certa, però, qualsiasi azione contro Cuba porterà alla stessa disfatta di sempre per gli Stati Uniti, perché come ebbe a dire José Martì: “Il trionfo va a quelli che sanno sacrificarsi”.
Radio Martí símbolo del fracaso
Han transcurrido treinta años desde que el gobierno de Estados Unidos, bajo la presidencia de Ronald Reagan, lanzara al aire en 1985 otra agresión contra Cuba con la llamada Radio Martí, bajo el supuesto interés de ofrecerle “libertad y democracia” al pueblo cubano.Manipulación permanente de esos conceptos ha sido la política de la Casa Blanca después de 1959, para derrocar una Revolución auténtica y apoyada por la inmensa mayoría de los cubanos.
¿Por qué no lo hicieron durante la tiranía de Fulgencio Batista, quien usurpó la silla presidencial mediante un golpe de Estado, pisoteando las normas democráticas y ahogando en sangre al país?
Muy simple, Batista era su hombre en La Habana, que vendió el país a los inversores norteamericanos, cobraba comisiones por altísimas sumas de dólares y mutó de un simple mecanógrafo campesino, al cubano más acaudalado con nueve centrales azucareros, un banco, tres aerolíneas, una naviera, una televisora, varias estaciones de radio, una planta productora de gas y múltiples acciones en empresas cubanas y norteamericanas.
La intensión de Radio Martí es subvertir el orden interno con el sueño de destruir la Revolución socialista, inaceptable para Estados Unidos.
En 1980 el Comité de Santa Fe aseguró: “Estados Unidos no puede aceptar el estatus de Cuba […] El precio que La Habana debe pagar… no debe ser un precio bajo […] debe quedarle absolutamente claro al gobierno cubano que si siguen como en el pasado, se tomarán otras medidas apropiadas”. […] hay que presentarles dos opciones definidas… Estados Unidos debe llevar a cabo la amenaza, o la promesa con igual vigor”.
Muchos son los esfuerzos por lograr que la señal radial y posteriormente la televisiva, se capten en la isla y está comprobado incluso por los diplomáticos norteamericanos, que Radio y TV Martí no funcionan en Cuba.
Según datos oficiales entre el año 1996 y el 2006, el Departamento de Estado de conjunto con la USAID, malgastaron cientos de miles de dólares en enviar a su Sección de Intereses en La Habana, veintitrés mil radios de onda corta a través de las valijas diplomáticas, con el propósito de facilitar la captación de la señal y ni con eso lograron sus objetivos.
Los ingenieros cubanos pusieron todos sus conocimientos para impedir que el gobierno de Estados Unidos desplegara sus programas subversivos.
Muchos han sido los escándalos dentro de esa emisora por desvío de dinero, plantillas infladas e informes de recepción falsos; aún así la Casa Blanca aprueba anualmente un presupuesto que hoy llega a los 27 millones de dólares pagados por los contribuyentes con sus impuestos, desconociendo que su dinero va al bolsillo de unos cuantos pícaros.
El interés en lograr que sus transmisiones sean escuchadas es un dolor de cabeza para los yanquis, que en desesperación total por los éxitos de la interferencia cubana, han intentado emplear desde globos aerostáticos, aviones y barcos, hasta emisiones desde terceros países, pero nada les da resultados. La realidad es dura pero con los cubanos no han podido.
Documentos desclasificados permiten conocer los intercambios de E-mail sostenidos el 14 de mayo de 1985 sobre Radio Martí, entre Robert McFarlane, Consejero de Seguridad Nacional, y John Poindexter, Segundo Consejero de Seguridad Nacional, donde el primero recomendó:
“…que Estados Unidos comience a transmitir un contenido bastante suave enseguida, y al mismo tiempo enviaremos la señal… que nos haría expresar la voluntad de hablar con Fidel Castro acerca de algunos temas rutinarios”.
O sea, que la presión sobre Cuba tenía el fin de lograr una ronda de conversaciones entre ambos gobiernos, algo que no fue posible debido a las maniobras de la mafia terrorista anticubana sobre el presidente Reagan.
Un memorado desclasificado señala que Constantine Menges, entonces Asistente Especial para los Asuntos Latinoamericanos del Consejo Nacional de Seguridad, afirmó que Jorge Más Canosa, viejo agente CIA al frente de la Fundación Nacional Cubano Americana, jugó un papel vital en apresurar el proceso y para ello contó con la ayuda del Director de la USIA, Charles Wick.
Según el escrito, en una reunión del Consejo Nacional de Seguridad celebrada el 18 de mayo, el Secretario de Estado George Shultz “abrió la reunión dando razones por las cuales este no es el momento correcto para lanzar Radio Martí, pero cuando Charles Wick declaró: todo está listo para que Radio Martí salga al aire dentro de dos días, el Presidente dio su aprobación”.
El 20 de mayo, Reagan firmó una directiva muy secreta autorizando a la USIA a comenzar las transmisiones completas de Radio Martí.
Los elementos disponibles indican que fue la CIA la encargada de esa maniobra anticubana, pues mientras Radio Martí iniciaba sus transmisiones como una provocación más contra Cuba, la administración de Reagan actuaba en secreto para ampliar la guerra psicológica contra Fidel Castro, a través de una nueva estación clandestina denominada Radio Caimán, ubicada en Costa Rica.
La propia prensa estadounidense informó que Radio Caimán era una operación de la CIA. Esa estación fue cerrada en noviembre de 1994, debido a que el presidente Bill Clinton decidió dar por terminadas varias operaciones encubiertas de la CIA contra Cuba.
Este eslabón es uno más en la cadena de fracasos de la política norteamericana, por eso Obama lo reconoció y emprenderá otras acciones que de seguro tendrán el mismo final, porque al decir de José Martí: “…el triunfo es de los que se sacrifican”.