Nuovo editoriale del New York Times su Cuba

https://lapupilainsomne.wordpress.com

Traduzione Alessandro Pagani

“Il Congresso non deve più perdere tempo per fare la sua parte”

21sun2web-articleLargeDomenica 21 giugno il quotidiano statunitense The New York Times in un suo nuovo editoriale sulla politica degli Stati Uniti verso Cuba.

Venga tolto il divieto di poter viaggiare a Cuba

Tenendo conto che Kartum, Teheran, Damasco e Pyongyang non sono per nulla popolari come destinazioni turistiche, va detto che sono luoghi che gli statunitensi possono visitare senza dover per forza violare la legge federale. Ciò nonostante, viaggiare a Cuba per fini turistici continua a essere vietato. L’unica forma per poterci arrivare avviene attraverso richieste accordate, continua a essere difficile e costoso.

Il divieto – l’unico divieto di viaggio al quale i cittadini statunitensi sono tuttora sottomessi – non ha alcun senso, ed è particolarmente assurda in una congiuntura nella quale si sta discutendo su come riallacciare le relazioni tra gli Stati Uniti e Cuba.

Un Disegno di Legge, presentato dai senatori Jeff Flake, repubblicano per l’Arizona, e Patrick Leahy, democratico per il Vermont, ha già raccolto 43 firmatari. I senatori di Nuova York, Kristen Gillibrand e Charles Schumer confermano, attraverso i propri uffici, di essere in procinto di farlo la prossima settimana. D’altro canto, alcuni legislatori, che sembrano disposti a non abbandonare l’epoca della Guerra Fredda, stanno portando avanti talune iniziative che prolungherebbero – e in certi casi, intensificherebbero – la ragnatela di sanzioni che gli USA impongono a Cuba.

Questi, per esempio, hanno introdotto disposizioni in progetti di legge che restringono la possibilità che il Dipartimento di Stato spenda denaro per modernizzare alle nuove necessità il proprio antico edificio della missione diplomatica a Cuba; là dove i due paesi ristabiliscano relazioni diplomatiche piene. Se fossero approvate queste politiche, ci sarebbe una involuzione dei rapporti diplomatici statunitensi con Cuba, già di per sé assai complicati.

Durante le prossime settimane, il Senato e la Camera dei rappresentanti dovranno cercare di conciliare le proprie posizioni politiche verso Cuba, giacché si sta discutendo il bilancio annuale per l’aiuto estero. La Camera ha destinato trenta milioni di dollari americani per programmi a favore della democrazia, dieci milioni di dollari americani in più di quelli che Obama aveva chiesto. Questo è imprudente. Dal 2009, il Dipartimento di Stato ha ottenuto di inviare solo 66,5 milioni dei 114 milioni di dollari americani che il Congresso aveva riservato inizialmente per quei programmi. Washington ha cercato in tutti i modi di averla vinta, dato che il denaro utilizzato per quei programmi statunitensi che cercano di realizzare le riforme democratiche sono illegali a Cuba e per questo sono stati presentati con dei sotterfugi.

Dato che fomentare le riforme democratiche e appoggiare ai dissidenti ha una grande importanza, gli Stati Uniti devono cercare di aumentare l’impatto tra gli imprenditori attraverso nuovi investimenti che devono passare per l’abolizione delle sanzioni. La versione del disegno di legge sull’aiuto estero della Camera dei rappresentanti proibisce del tutto l’uso di fondi per aiutare a far crescere il settore privato a Cuba. Le sanzioni mantengono certi limiti nelle transazioni bancarie, pertanto è assai difficile per i cubani imbastire affari con la comunità internazionale.

Ciò detto, le imprese statunitensi come Google, e il servizio per affittare case Airbnb, stanno ottenendo nuove posizioni all’interno del mercato cubano, creando quelle opportunità che ai cubani fino a poco tempo non erano disponibili. I cubano-americani, da parte loro, stanno incontrando sempre più forme per invertire nell’isola o ripristinare nuovi collegamenti.

La traiettoria è chiara. Le indagini sulle opinioni dei cubani e degli statunitensi presenti nell’Isola delineano un parere favorevole al compromesso. Il Congresso non deve più perdere tempo, è giunto il momento che faccia la sua parte. (Traduzione di La pupila insomne)

Questo nuovo editoriale del Times mi ricorda quello che avevo scritto il 18 novembre 2014 con il titolo di “Stati Uniti – Cuba: adesso che succederà?” e che cito brevemente:

“Bisognerà ricordare e ringraziare sempre l’attuale contributo di questo mezzo di comunicazione nel rendere visibile all’interno delle élite nordamericane la disfatta e il discredito della guerra economica e della sovversione statunitense contro Cuba. Invertendo la sofisticata frase di Clausewitz, in cui la nuova politica è in questo caso il proseguimento della guerra con altri mezzi, un fattore nel quale, come disse il nostro Comandante in Capo della Rivoluzione, possiamo vincere solo «con idee veramente giuste e attraverso una solida cultura generale e politica ». Più che preoccuparci per quello che fanno i nostri avversari, invero, ciò che conta è ancora una volta cosa facciamo noi altri”.

Nuevo editorial de The New York Times sobre Cuba: “El Congreso ya no debe esperar para hacer su parte”

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.