Una stoccata a El Toque

Una recente indagine mette in dubbio la presunta «scientificità» dell’algoritmo utilizzato da El Toque per calcolare i suoi tassi di cambio

Antonio Rodríguez Salvador

In questi giorni, mentre il cosiddetto tasso di cambio di El Toque sembrava subire un inaspettato crollo, dopo essere salito fino a circa 400 CUP per $, scendeva a meno di 300; veniva pubblicata nella prestigiosa rivista Computational Economics una rigorosa indagine intitolata On the Efficiency of the Informal Currency Markets: The Case of the Cuban Peso (Sull’efficienza dei mercati monetari informali: il caso del peso cubano).

Computational Economics è una rivista multidisciplinare che integra la scienza computazionale con tutti i rami dell’economia, per comprendere e risolvere problemi economici complessi. Diretta da Hans M. Amman, cattedratico dell’Università di Amsterdam, in essa si presentano nuove ricerche su metodi computazionali in econometria, modellazione basata su agenti, apprendimento automatico e ottimizzazione di sistemi dinamici.

Lo studio, che ha una solida base matematica, è stato sponsorizzato dalla Facoltà di Contabilità e Finanza e dalla Facoltà di Fisica dell’Università dell’Avana, di cui sono autori quattro illustri accademici: Alejandro García-Figal, Alejandro Lage-Castellanos, Daniel A. Amaro e R. Mulet. In questa ricerca, viene messa in discussione la presunta «scientificità» dell’algoritmo utilizzato da El Toque per calcolare i suoi tassi di cambio.

Gli autori utilizzano modelli di Ipotesi dei mercati efficienti – concetto sviluppato inizialmente dal noto economista statunitense Eugene Fama negli anni ’70 del secolo scorso – per argomentare perché l’algoritmo usato da El Toque «non riflette il prezzo reale del dollaro nel mercato informale cubano».

Afferma che ciò potrebbe essere «perché (questo algoritmo) è manipolato intenzionalmente, o perché la fonte principale di informazioni non è buona». Spiegano che «il monitoraggio degli annunci nelle chat online non può verificare che le transazioni si stiano realmemente realizzando».

Secondo gli autori, «il numero di partecipanti che realmente definiscono la tendenza del mercato (realizzando transazioni grandi o frequenti) può essere piccolo e possono manipolare il mercato». Questa è un’ipotesi da considerare in un contesto in cui l’attività di import-export delle piccole imprese private sta guadagnando spazio nell’economia cubana, e per molte di esse il mercato informale è la principale via di accesso al dollaro.

In sintesi, l’analisi mostra che «affidarsi a El Toque come espressione del valore reale del peso cubano nell’economia è, almeno, rischioso». «Non soddisfa le prove di efficienza; ed è particolarmente preoccupante la scoperta che l’inefficienza può essere generalizzata e persistente nelle diverse fasi della serie».

Il testo è estremamente lungo, ricco di formule, tabelle e grafici che possono essere confrontati,  quindi non possiamo qui riassumerlo tutto; ma, quale è stato il suo impatto tra gli «interessati» nel dar credibilità del tasso di El Toque?

Sappiamo che un noto collaboratore di questo mezzo, forse il suo teorico più attivo, ha tentato di screditare lo studio prima che venisse pubblicato. Ha affermato che «le teorie dei mercati efficienti menzionate nel testo non sono state pensate per un contesto con squilibri macroeconomici come quello cubano».

I modelli statistici sono modelli. Voglio dire, sono archetipi; schemi teorici di un sistema o di una realtà complessa. All’accademico di El Toque forse è mancato fare una ricerca su Google, nella quale si possono trovare studi simili in contesti con forti squilibri macroeconomici. In effetti, ho trovato diversi studi recenti in Argentina, dove esiste anche un tasso di cambio informale noto come Dólar blue, così come alta inflazione ed elevato deficit fiscale.

Un altro commento critico riferisce «che l’econometria utilizza anche tipi di test statistici che, quando applicati, offrono risultati diversi». Mi chiedo dove siano questi altri studi, su questo argomento, che offrono risultati diversi.

In fin dei conti, si tratta di un’opinione che si morde la coda, perché si può forse affermare che l’algoritmo di El Toque ha un carattere scientifico, quando presumibilmente non ammette un’analisi con una metodologia scientifica riconosciuta e standard? Già sappiamo, «questo arbitro mi espelle, quindi mettetene un altro».

La cosa curiosa è che, questa settimana, El Toque ha pubblicato una sorta di editoriale in cui ignora completamente lo studio dei citati accademici cubani. Dicono, invece, che «dall’aprile 2024 è iniziata una campagna coordinata di attori governativi associati alla Sicurezza dello Stato e con portavoce propagandistici del Partito Comunista per delegittimare le nostre informazioni e la metodologia che usiamo».

Si tratta, naturalmente, di controllo dei danni; una campagna che, peraltro, è sostenuta da altri accademici, la cui visibilità mediatica, soprattutto, si deve alla loro attività in certi media USA. Queste persone, sempre «così informate» sulla realtà economica cubana, improvvisamente ignorano uno studio che, per di più, è stato inizialmente esposto al Centro di Studi d’Economia Cubana.

Simile omissione è eloquente e mostra che le motivazioni non sono tecniche né scientifiche, bensì politiche. Cercano di imporre una narrativa ingannevole mediante semplificazioni, fallacie, presupposizioni, demonizzazione delle autorità, tra altre risorse proprie della retorica della disinformazione; di modo che, pertanto, sono meri complici in qualcosa che danneggia il popolo cubano.


Una estocada a El Toque

 Una reciente investigación coloca en entredicho la supuesta «cientificidad» del algoritmo empleado por El Toque para calcular sus tasas de cambio

Antonio Rodríguez Salvador

Por estos días, mientras la llamada tasa de cambio de El Toque parecía sufrir un inesperado colapso, y tras remontar hasta unos 400 cup por dólar, caía a menos, 300; se publicaba en la prestigiosa revista Computational Economics una rigurosa investigación titulada On the Efficiency of the Informal Currency Markets: The Case of the Cuban Peso (Sobre la eficiencia de los mercados monetarios informales: el caso del peso cubano).

Computational Economics es una revista multidisciplinaria que integra la ciencia computacional con todas las ramas de la economía, para comprender y resolver problemas económicos complejos. Dirigida por Hans M. Amman, catedrático de la Universidad de Ámsterdam, en ella se presentan nuevas investigaciones sobre métodos computacionales en econometría, modelado basado en agentes, aprendizaje automático y optimización de sistemas dinámicos.

El estudio, que cuenta con una base matemática sólida, fue auspiciado por la Facultad de Contabilidad y Finanzas, y la Facultad de Física de la Universidad de La Habana, bajo la autoría de cuatro destacados académicos: Alejandro García-Figal, Alejandro Lage-Castellanos, Daniel A. Amaro y R. Mulet. En esa investigación, se coloca en entredicho la supuesta «cientificidad» del algoritmo empleado por El Toque para calcular sus tasas de cambio.

Los autores utilizan modelos de Hipótesis de los mercados eficientes –concepto desarrollado inicialmente por el reconocido economista estadounidense Eugene Fama, en los años 70 del pasado siglo– para fundamentar por qué el algoritmo usado por El Toque «no refleja el precio real del dólar en el mercado informal cubano».

Afirman que esto pudiera ser «porque (ese algoritmo) está manipulado intencionalmente, o porque la fuente principal de información no es buena». Explican que «el rastreo de anuncios en los chats online no puede verificar que las transacciones realmente se estén produciendo».

Según argumentan, «el número de participantes que realmente definen la tendencia del mercado (realizando transacciones grandes o frecuentes) puede ser pequeño, y pueden manipular el mercado». Es esta una hipótesis para tener en cuenta en un contexto en el que la actividad importadora-exportadora de pequeñas empresas privadas está ganando espacio en la economía cubana, y para muchas de ellas el mercado informal es su principal vía de acceso a la moneda dólar.

En resumen, el análisis muestra que «confiar en El Toque como expresión del valor real del peso cubano en la economía es, al menos, arriesgado». «No cumple con las pruebas de eficiencia; y resulta especialmente preocupante el hallazgo de que la ineficiencia puede ser generalizada y persistente en las diferentes etapas de la serie».

El texto es sumamente extenso, abundante de fórmulas, tablas y gráficos que pueden ser contrastados, de modo que no podemos resumirlo todo aquí; pero, ¿cuál ha sido su impacto entre los «interesados» en dar credibilidad a la tasa de El Toque?

Sabemos que un destacado colaborador de ese medio, quizá su más activo teórico, intentó desacreditar el estudio antes de que este fuera publicado. Afirmó que «las teorías de mercados eficientes mencionadas en el texto no fueron pensadas para un contexto con desequilibrios macroeconómicos como el cubano».

Los modelos estadísticos modelos son. Quiero decir, son arquetipos; esquemas teóricos de un sistema o de una realidad compleja. Al académico de El Toque quizá le faltó hacer una búsqueda en Google, en la cual pueden conseguirse semejantes estudios en contextos con fuertes desequilibrios macroeconómicos. De hecho, accedí a varios recientes en Argentina, donde también existe una tasa de cambio informal conocida como Dólar blue, así como alta inflación y elevado déficit fiscal.

Otro comentario crítico refiere «que la econometría utiliza también tipos de tests estadísticos que, cuando se han aplicado, ofrecen resultados distintos». Me pregunto dónde están esos otros estudios, sobre este particular, que ofrecen resultados distintos.

En fin, se trata de una opinión que se muerde la cola, porque ¿acaso se puede afirmar que el algoritmo de El Toque tiene carácter científico, cuando supuestamente no admite un análisis con una reconocida y estándar metodología científica? Ya sabemos, «ese árbitro me poncha, así que pongan otro».

Lo curioso es que, esta semana, El Toque ha publicado una suerte de editorial en el que ignora por completo el estudio de los citados académicos cubanos. Dicen, en cambio, que «desde abril de 2024 comenzó una coordinada campaña de actores gubernamentales asociados con la Seguridad del Estado y con voceros propagandísticos del Partido Comunista para deslegitimar nuestra información y la metodología que usamos».

Se trata, por supuesto, de control de daños; campaña que, por cierto, es secundada por otros académicos, cuya visibilidad mediática, sobre todo, se debe a su actividad en ciertos medios estadounidenses. Estas personas, siempre «tan informadas» de la realidad económica cubana, de repente ignoran un estudio que, incluso, inicialmente fue expuesto en el Centro de Estudios de la Economía Cubana.

Semejante omisión es elocuente, y muestra que las motivaciones no son técnicas ni científicas, sino políticas. Tratan de imponer una narrativa engañosa mediante simplificaciones, falacias, presuposiciones, demonización de autoridades, entre otros recursos propios de la retórica de la desinformación; de modo que, por tanto, son meros cómplices en algo que daña al pueblo cubano.

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