Unione Europea-Cuba: verso una fase superiore o la fine di una fase costruttiva?

Il Parlamento Europeo e l’Accordo di Dialogo Politico e di Cooperazione tra l’Unione Europea e Cuba: verso una fase superiore o la fine di una fase costruttiva?

David Rodríguez Fernández*

Testo in spagnolo per Cubainformación. Versione originale per la rivista dell’ONG tedesca Cuba Sí, pubblicato in lingua tedesca.

Le relazioni diplomatiche tra l’Unione Europea (UE) e Cuba hanno attraversato diverse fasi dal loro stabilimento formale, nel 1988, con l’ex Comunità Economica Europea (CEE). Fino all’attuale Accordo di Dialogo Politico e di Cooperazione (ADPC) tra l’UE e Cuba, approvato nel 2016 ed entrato in vigore nel 2017, le relazioni tra le due parti sono state complesse e variabili a seconda la predominanza, in misura maggiore o minore, delle pretese d’ingerenza dell’UE e dei suoi Stati membri verso l’isola.

In questi quasi tre decenni, si è passati dalle iniziali relazioni bilaterali tra vari paesi membri dell’UE e Cuba, alla rottura totale come conseguenza della cosiddetta “Posizione Comune” (PC, 1996) basata su una politica di blocco e pressione dell’UE verso l’Avana, fino alla firma dell’attuale Accordo tra Cuba e l’UE, per la prima volta nella storia, un nuovo stadio segnato dallo scambio e dal dibattito rispettoso e reciprocamente vantaggioso.

Il sentimento di superiorità eurocentrica impregnato di una certa nostalgia coloniale è sempre stato presente nella politica estera dell’UE, che ha voluto (mal)trattare la maggiore delle Antille come un popolo minorenne da tutelare verso il “buon cammino dell’economia di mercato e del regime di pluripartitismo occidentale”. Cuba, dal canto suo, dal trionfo rivoluzionario del 1959, ha evoluto, in questi anni, il suo sistema politico ed economico socialista, mentre si è reinserita nella mutevole realtà geopolitica internazionale, senza rinunciare alla sua sovranità.

Negli anni ’90, dopo la caduta del Muro di Berlino e dell’URSS, le forze conservatrici europee rafforzarono la loro offensiva contro Cuba coordinando strategie con la mafia di Miami e il governo USA, con l’idea di porre fine alla rivoluzione cubana, uno degli ultimi bastioni comunisti nel mondo a soli 90 miglia dagli USA. Un presidente, appena eletto, della Spagna, José María Aznar, membro del conservatore Partido Popular (PP) ed erede della destra franchista, in stretta collaborazione con l’organizzazione mafiosa e anticastrista di Miami, Fundación Cubano Americana di Jorge Mas Canosa, riuscì a far approvare, nel 1996, la cosiddetta “Posizione Comune” (PC), un’estensione europea del blocco economico, commerciale e finanziario a Cuba che le varie amministrazioni USA hanno applicato da quando fu formalizzato da Kennedy nel 1962. L’obiettivo della PC era lo stesso del blocco: far collassare l’economia cubana per provocare un cambio di governo a Cuba che fosse affine agli interessi USA, cancellando l’esempio cubano di sovranità ribelle.

Dopo diversi anni di distacco politico tra l’UE e Cuba, la resistenza cubana e il nuovo contesto geopolitico che iniziò a prendere forma all’inizio del XXI secolo, produssero un periodo di dialogo tra le due parti, lontano dal carattere coloniale della PC. Così, questa fu superata e destrutturata per azione o omissione di molti stati membri che ripresero le relazioni diplomatiche bilaterali con Cuba e successivamente, dal 2008, un nuovo ciclo di conversazioni tra l’UE e Cuba portò a un consenso, germoglio di un futuro Accordo storico. Così nel 2014 si avviano i negoziati per definire un Accordo di Dialogo Politico e di Cooperazione tra l’UE e Cuba, che viene approvato, finalmente, nel dicembre 2016, entrando in vigore pochi mesi dopo, abrogando la dannosa PC.

L’ADPC si articola attorno a tre temi principali: il dialogo politico, la cooperazione e il dialogo sulle politiche settoriali, e il commercio e la cooperazione commerciale. La sua finalità è “sostenere il processo di transizione dell’economia e della società cubane, promuovere il dialogo e la cooperazione per favorire lo sviluppo sostenibile, la democrazia e i diritti umani, nonché per trovare soluzioni comuni alle sfide globali”. In questi anni, ha permesso di ampliare e approfondire la cooperazione e le relazioni politiche, sociali ed economiche di entrambe le parti. L’UE si è consolidata come il principale donatore di aiuti allo sviluppo a Cuba. Inoltre, costituisce un importante partner commerciale, essendo l’UE da dove proviene il maggior investimento straniero verso l’isola in settori come il turismo, l’industria, i trasporti, l’energia, l’industria alimentare e la mineraria.

L’ADPC è ancora in funzionamento provvisorio, poiché la Lituania non lo ha ratificato; un paese che ha evidenziato l’ingerenza nella politica europea, sottomessa e ostaggio degli USA. È stato reso pubblico che il segretario di Stato, Mike Pompeo, sotto il mandato di Trump, aveva chiesto in una lettera inviata al primo ministro lituano, Saulius Skvernelis, di non ratificare l’ADPC tra l’UE e Cuba. Bisogna ricordare anche che la presidenza di Biden non si è distanziata dalla politica verso l’isola del suo predecessore, e mantiene le misure coercitive unilaterali e l’inclusione di Cuba nella lista dei paesi patrocinatori del terrorismo. Tuttavia, la maggior parte e più importante dell’ADPC, il 90%, riguarda le relazioni con l’UE.

Come requisito necessario, l’ADPC è stato presentato al Parlamento Europeo (PE), ai parlamenti nazionali degli Stati membri e all’Assemblea Nazionale del Potere Popolare cubano per la sua ratifica. Sebbene il PE abbia dato la sua approvazione all’ADPC, è stata accompagnata da una risoluzione non legislativa che manteneva una posizione critica verso il governo dell’isola, promossa dalle forze conservatrici che già erano maggioritarie in questa camera. In questo senso, le posizioni degli attori chiave dell’apparato burocratico dell’UE, come il Consiglio, la Commissione o il Parlamento Europeo, oscillano tra le politiche di pressione e l’impegno costruttivo che oggi raccoglie l’ADPC.

Il PE si è quindi convertito in uno spazio di scontro ideologico, e dopo la fine della Guerra Fredda, Cuba è stata un tema ricorrente in molti dei dibattiti e delle risoluzioni presentate. Proprio negli ultimi tempi in cui l’ADPC ha dato i suoi frutti e stabilizzato le relazioni diplomatiche, economiche, commerciali e culturali tra le due parti, le forze conservatrici, di destra e di estrema destra sono all’offensiva utilizzando tutte le vie possibili che il PE permette loro per porre fine a esso. Aspirano persino a che l’UE si allinei nuovamente con gli USA applicando misure coercitive unilaterali al governo dell’Avana dal vecchio continente. Ma fino ad oggi, questa strategia si è tradotta solo in un dibattito pubblico senza effetti pratici, sebbene con un grande megafono mediatico che cerca di creare un clima contrario all’ADPC nel seno dell’UE.

I dirigenti politici nel PE che disconoscono la legittimità del governo di Cuba e cercano di tornare alla politica del “bastone” verso l’Avana, appartengono a partiti di estrema destra, di destra, conservatori e persino liberali. Madrid si è convertita in una sorta di seconda Miami, una base operativa dell’estrema destra latinoamericana ed europea, per lavorare a Bruxelles. Un esempio evidente di ciò è la Convenzione “Europa Viva 24”, svoltasi lo scorso maggio nella capitale spagnola, organizzata dal partito di ultra destra e neoliberale VOX, a cui hanno partecipato personaggi come Marine Le Pen o Javier Milei, e che ha riunito anche un gruppo di controrivoluzionari cubani, tra cui il noto terrorista (così considerato dalla Gazzetta Ufficiale di Cuba) Orlando Gutiérrez Boronat che, da Miami, ha chiesto, in diverse occasioni, un intervento militare USA nell’isola e che, in questa occasione, a Madrid, ha chiesto la cessazione di qualsiasi “aiuto economico” a Cuba dall’Europa.

In questa strategia che sta portando l’UE verso il ritorno alle sanzioni economiche contro Cuba, ci sono diverse figure di spicco: uno di loro è il politico transfuga spagnolo Javier Nart, attualmente in Renew Europe, ma che ha transitato senza pudore dalla socialdemocrazia alla destra coloniale. Nart, membro del Comitato di Esperti della ONG anticubana Prisoners Defenders International, dedica molte risorse e tempo a un’attiva attività di lobby contro Cuba, specialmente contro la solidarietà medica cubana, ed è stato l’artefice delle risoluzioni contro l’ADPC e contro Cuba, come l’ultima, del febbraio 2024, che sanziona le legittime autorità cubane impedendo loro di visitare il PE. Il suo lavoro è supportato dall’ultradestra Hermann Tertsch, del partito VOX, che fa parte dell’Eurogruppo dei Conservatori e Riformisti Europei. Tertsch è un nostalgico dichiarato dei dittatori Batista e Franco, con un linguaggio e un attivismo al limite della legalità. Anche José Ramón Bauzá, del partito Ciudadanos, chiede di porre fine all’ADPC tra l’UE e Cuba, insieme a Leopoldo López Gil, del PP, padre del golpista venezuelano Leopoldo López. Questo è il profilo dei parlamentari avversi alla cooperazione con Cuba che attraverso le Risoluzioni manipolano la realtà dell’isola per condizionare l’UE.

Insieme a queste Risoluzioni, promuovono le Petizioni al PE, un meccanismo che qualsiasi cittadino può utilizzare per portare argomenti di dibattito al PE e ai gruppi parlamentari, con l’obiettivo di ottenere dichiarazioni e azioni. Contro l’ADPC e la stessa Cuba, sono state presentate diverse petizioni che non hanno avuto molto sostegno popolare, ma sono state amplificate e utilizzate dai loro parlamentari alleati. La tematica utilizzata, sebbene si sia evoluta in funzione delle loro sconfitte, è la stessa di sempre: costruire accuse basate su rapporti ad hoc relativi a presunte violazioni dei diritti umani, mancanza di libertà, promozione del terrorismo, pratica della schiavitù e repressione dell’opposizione, e l’esistenza di prigionieri politici, inclusi minori di età. Questi rapporti sono utilizzati per “giustificare” l’inefficacia dell’ADPC nella sua interpretazione più interventista, e così convincere il Consiglio a porre fine all’accompagnamento costruttivo e tornare alle anacronistiche, infruttuose e coloniali misure coercitive unilaterali.

Un’altra strategia utilizzata dall’estrema destra sono le visite al PE di personaggi che presumibilmente rappresentano la società civile cubana, ma che risiedono tutti all’estero, non riconoscono il governo democraticamente eletto dell’isola mentre chiedono più blocco al loro paese natale. Sono membri di una miriade di piccole organizzazioni senza legami con la società cubana, finanziati dagli USA e altri gruppi di potere in Europa. Sono collegati alla mafia di Miami e seguono la politica dettata da Washington verso Cuba. Questi attori esagerati e ben pagati vivono del mettere in scena spettacoli mediatici che vengono poi replicati dalla rete mediatica (siti web, reti sociali, radio, TV) creata ad hoc dalle agenzie della USAID negli USA, alcune con sede in Europa come CiberCuba. Un esempio è stata la campagna “Patria y Vida”, con l’ex cantante del gruppo Orishas, Yotuel Romero, a capo, un convertito anticubano che ora fa affari e carriera con la sua “dissidenza”; altri sono l’imprenditore e attivista di VOX residente a Madrid, Lázaro Mireles, o il violento oppositore estremista di destra, Sayde Chaling-Chong, con diverse condanne e si è reso protagonista di aggressioni a personale consolare e gruppi di musica cubana come il noto Buena Fe; o Yunior García, scrittore che ha guidato nell’isola il movimento dissidente Archipiélago per cambiare il governo fino a quando è volato a Madrid e ha abbandonato i suoi per una colonna sul quotidiano El País. Questo è il profilo dei rappresentanti della nuova Cuba che i grandi media promuovono e che i gruppi di destra ed estrema destra del PE supportano.

In senso completamente opposto e a favore dell’ADPC tra l’UE e Cuba, le forze di sinistra e progressiste nel PE si relazionano direttamente con il legittimo governo cubano. Ricevono delegazioni parlamentari, tecniche e culturali, e rispondono agli attacchi della destra, insieme alla solidarietà organizzata con Cuba, che promuove anche azioni per dare maggiore contenuto all’ADPC attraverso le Petizioni, in rappresentanza di molte associazioni del vasto e molto attivo movimento di solidarietà con Cuba in Europa. Queste petizioni hanno sollecitato il PE sulla necessità di aumentare la solidarietà con Cuba di fronte al blocco USA, facilitare l’accesso ai farmaci per il COVID-19 a Cuba, l’impatto sulle imprese europee delle sanzioni USA contro Cuba, la denuncia del blocco e dell’inclusione di Cuba nella lista dei paesi patrocinatori del terrorismo redatta dagli USA, a favore della continuazione della cooperazione e del dialogo tra l’UE e Cuba, tra altri argomenti.

A Bruxelles, nel novembre 2023, nel PE, si è svolto il Tribunale Internazionale contro il Blocco USA a Cuba, con la partecipazione di 263 delegati/e di 21 paesi delle diverse organizzazioni convocanti: Associazione Internazionale di Giuristi Democratici, il Gruppo della Sinistra nel Parlamento Europeo, il PIE e il Gremio Nazionale degli Avvocati USA, il Foro degli Avvocati e delle Avvocate di Sinistra-Rete degli Avvocati Democratici di Spagna, la Conferenza Nazionale degli Avvocati USA, il Movimento di Solidarietà con Cuba in Europa, organizzazioni sindacali e associazioni di cubani/e residenti in Europa.

Più di 20 testimoni hanno esposto testimonianze e fornito prove documentali che dimostrano la massiccia violazione dei diritti umani che rappresenta il blocco non solo per Cuba, la principale vittima, ma anche per i popoli europei e la comunità cubana residente in Europa con l’applicazione extraterritoriale del blocco contro Cuba. Professionisti sanitari e scientifici cubani, pazienti oncologici, imprenditori, operatori di cooperazione, attivisti della solidarietà, giornalisti, politici, tra gli altri, hanno testimoniato mettendo volto, sentimento e ragione, come vittime colpite dal criminale blocco.

Il verdetto del Tribunale Internazionale contro il Blocco, pronunciato da un gruppo di giudici presieduto dal prestigioso giurista e professore tedesco Norman Paech e completato da Suzanne Adely (USA), Ricardo Avelãs (Portogallo), Daniela Dahn (Germania), Simone Dioguardi (Italia) e Dimitris Kaltsonis (Grecia), è stato schiacciante e ben argomentato: una sentenza di condanna del governo USA, dichiarato colpevole di crimini di aggressione e crimini contro l’umanità, che possono portare al genocidio del popolo cubano, con l’obbligo di porre fine al blocco contro Cuba e risarcire le vittime. Inoltre, si è riflettuto sui limiti delle leggi antidoto dell’UE e sulla necessità di mantenere l’ADPC tra l’UE e Cuba.

La cooperazione tra l’UE e Cuba presenta sfide, difficoltà, ma anche opportunità per il suo sviluppo più ampio. Non sembra aversi un limite istituzionalmente stabilito per la sua validità. Tuttavia, i risultati delle recenti elezioni europee, di giugno 2024, hanno lasciato una correlazione di forze di destra e estrema destra ancora maggiore rispetto alla precedente legislatura. Esempi come il governo conservatore della Svezia, che ha guidato la politica ostile verso Cuba, possono moltiplicarsi. Pertanto, si presenta uno scenario di scontro in cui Cuba sarà oggetto di attacco con l’obiettivo di porre fine al costruttivo quadro dell’ADPC tra Cuba e l’UE.

Ci sono vari elementi che contribuiscono a uno scenario positivo per rafforzare e migliorare l’ADPC. Ad esempio, tutti i paesi membri dell’UE votano contro il blocco alle Nazioni Unite mostrando il loro sostegno alla Risoluzione “Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli USA contro Cuba”, che dal 1992 mostra l’isolamento degli USA e le loro misure coercitive unilaterali. Allo stesso tempo, l’UE e alcuni dei suoi stati membri hanno dovuto dotarsi di uno scudo legale, una serie di leggi “antidoto” raccolte nel cosiddetto Statuto di Blocco, approvato nel 1996 dai paesi membri dell’UE, per proteggersi dagli effetti extraterritoriali della Helms-Burton.

La sinistra europea ha, di conseguenza, una grande sfida: ampliare il sostegno parlamentare e dell’insieme dei popoli europei all’ADPC, approfondendolo come uno spazio sincero di cooperazione tra pari. Solo così si eviterà che si trasformi in un cavallo di Troia contro l’isola o, peggio ancora, che si ritorni ai tempi bui delle misure coercitive unilaterali al servizio interventista degli USA.

Si deve cercare l’unità ampia a difesa di questa causa incorporando le amministrazioni pubbliche affinché stabiliscano sovranamente accordi bilaterali, per dare sicurezza giuridica alle imprese che mantengono affari o vogliono investire nell’isola, alle organizzazioni di giuristi che difendono le ONG che sviluppano progetti di cooperazione e sono colpite dall’applicazione extraterritoriale, alle università per rafforzare gli scambi accademici, alla società civile organizzata ma soprattutto si deve articolare e diffondere il racconto della verità su Cuba e la sua relazione reciprocamente vantaggiosa con l’UE su tutti i fronti possibili: attraverso mobilitazioni, nei media e nelle reti sociali, nella cultura e nell’intrattenimento… Non si può ignorare la guerra culturale come preludio della guerra economica contro Cuba.

La sinistra deve stare dalla parte giusta della Storia, accanto a Cuba, contro l’oppressore, e lavorare dalla solidarietà internazionalista per un mondo migliore, per un equilibrio multipolare, basato sul rispetto reciproco, la cooperazione e la Pace tra i popoli. Ne va della vita, non solo a Cuba.

David Rodríguez Fernández è membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione valenciana di amicizia con Cuba José Martí, di cui è stato presidente, e Membro d’Onore della Fondazione Nicolás Guillén (L’Avana).

Tribunale Internazionale contro il Blocco a Cuba: Bruxelles, 16 e 17 novembre 2023 (tutte le informazioni e materiali)


El Parlamento Europeo y el Acuerdo de Diálogo Político y de Cooperación entre la Unión Europea y Cuba: ¿hacia una fase superior o el fin de una etapa constructiva?

David Rodríguez Fernández*

 

Texto en español para Cubainformación. Encargo original para la revista de la ONG alemana Cuba Sí, publicado en idioma alemán.

 

Las relaciones diplomáticas entre la Unión Europea (UE) y Cuba han tenido distintas etapas desde su establecimiento formal en 1988 con la antigua Comunidad Económica Europea (CEE). Hasta llegar al actual Acuerdo de Diálogo Político y de Cooperación (ADPC) entre la Unión Europea y Cuba, aprobado en 2016 y puesto en marcha en 2017, las relaciones entre ambas partes han sido complejas y variables según predominara en mayor o menor medida la pretensión injerencista de la UE y sus Estados miembros hacia la isla.

En estas casi tres décadas, se ha pasado de las iniciales relaciones bilaterales entre varios países miembros de la UE y Cuba, de la ruptura total como consecuencia de la llamada “Posición Común” (PC, 1996) basada en una política de bloqueo y presión de la UE hacia La Habana, hasta la firma del vigente Acuerdo entre Cuba y la UE, por primera vez en la historia, un nuevo estadio marcado por el intercambio y debate respetuoso y mutuamente beneficioso.

El sentimiento de superioridad eurocéntrica impregnado de cierta nostalgia colonial siempre ha estado presente en la política exterior de la UE, que ha querido (mal)tratar a la mayor de las Antillas como un pueblo menor de edad al que hay que tutelar hacia el “buen camino de la economía de mercado y del régimen de pluripartidismo occidental”. Cuba, por su parte, desde el triunfo revolucionario de 1959, ha evolucionado durante estos años en lo interno actualizando su sistema político y económico socialista, mientras se ha reinsertado en la cambiante realidad geopolítica internacional, sin renunciar a su soberanía.

En los años 1990, tras la caída del Muro Berlín y la URSS, fuerzas conservadoras europeas reforzaron su ofensiva contra Cuba coordinando estrategias con la mafia de Miami y el gobierno de EEUU, con la idea de acabar con la revolución cubana, uno de los últimos bastiones comunistas en el mundo y a tan solo 90 millas de los EEUU de Norteamérica. Un recién elegido presidente de España, José María Aznar, miembro del conservador Partido Popular (PP) y heredero de la derecha franquista, en estrecha colaboración con la organización mafiosa y anticastrista de Miami Fundación Cubano Americana de Jorge Mas Canosa, consiguió que en 1996 se aprobara la denominada “Posición Común” (PC), una extensión europea del bloqueo económico, comercial y financiero a Cuba que las distintas administraciones de EEUU han aplicado desde que fue formalizado por Kennedy en 1962. El objetivo de la PC era el mismo del bloqueo: colapsar la economía cubana para provocar un cambio de gobierno en Cuba que fuera afín a los intereses de EEUU, borrando del mapa el ejemplo cubano de soberanía rebelde.

Tras varios años de distanciamiento político entre la UE y Cuba, la resistencia cubana y el nuevo contexto geopolítico que se empezó a gestar a inicios del siglo XXI, produjeron un tiempo de diálogo entre ambas partes, alejado del carácter colonial de la PC. Así pues, ésta fue superada y desestructurada por acción u omisión de muchos estados miembros que retomaron las relaciones diplomáticas bilaterales con Cuba, y posteriormente, desde el 2008, un nuevo ciclo de conversaciones entre la UE y Cuba condujo a un consenso, germen de un futuro Acuerdo histórico. Es así cuando en 2014 se entablan las negociaciones para definir un Acuerdo de Diálogo Político y de Cooperación entre la UE y Cuba, que se aprueba finalmente en diciembre de 2016, entrando en vigor unos meses después, derogando la dañina PC.

El ADPC se articula en torno a tres temas principales: el diálogo político, la cooperación y diálogo sobre políticas sectoriales, y el comercio y la cooperación comercial. Su finalidad es “apoyar el proceso de transición de la economía y la sociedad cubanas, promover el diálogo y la cooperación para fomentar el desarrollo sostenible, la democracia y los derechos humanos, así como para encontrar soluciones comunes a los desafíos mundiales”. En estos años, ha permitido ampliar y profundizar la cooperación y las relaciones políticas, sociales y económicas de ambas partes. La UE se ha consolidado como el principal donante de la ayuda para el desarrollo a Cuba. Además, constituye un importante socio comercial, siendo la UE de donde proviene la mayor inversión extranjera hacia la isla en sectores como el turismo, la industria, el transporte, la energía, la industria alimentaria, y la minería.

El ADPC está aún en funcionamiento provisional, ya que Lituania no lo ha ratificado; un país que ha puesto en evidencia la injerencia en la política europea, sumisa y rehén de EEUU. Fue público que el secretario de Estado, Mike Pompeo, bajo mandato de Trump, había pedido en una carta enviada al primer ministro lituano, Saulius Skvernelis, que no ratificara el ADPC entre la UE y Cuba. Hay que recordar también que la presidencia de Biden no se ha distanciado de la política hacia la isla de la de su predecesor, y mantiene las medidas coercitivas unilaterales y la inclusión de Cuba en la lista de países patrocinadores del terrorismo. No obstante, la mayor y más importante parte del ADPC, un 90%, atañe a las relaciones con la UE.

Como un requisito necesario, el ADPC se presentó al Parlamento Europeo (PE), los parlamentos nacionales de los Estados miembros y la Asamblea Nacional del Poder Popular cubana para su ratificación. Aunque el PE dio su aprobación al ADPC, fue acompañada de una resolución no legislativa que mantenía una postura crítica hacia el gobierno de la isla, impulsada por las fuerzas conservadoras que ya eran mayoritarios en esta cámara. En este sentido, los posicionamientos de los actores claves del aparato burocrático de la UE, como son el Consejo, la Comisión o el Parlamento Europeo, oscilan entre las políticas de presión y el compromiso constructivo que hoy recoge el ADPC.

El PE se ha convertido, por tanto, en un espacio de confrontación ideológica, y tras el fin de la Guerra Fría, Cuba ha sido un tema recurrente en muchos de los debates y resoluciones presentadas. Precisamente, en los últimos tiempos en los que el ADPC ha dado sus frutos y estabilizado las relaciones diplomáticas, económicas, comerciales y culturales entre ambas partes, las fuerzas de conservadoras, de derecha y de extrema derecha están a la ofensiva utilizando todas las vías posibles que les permite el PE para acabar con él. Incluso aspiran a que la UE se alinee nuevamente con EEUU aplicando medidas coercitivas unilaterales al gobierno de La Habana desde el viejo continente. Pero hasta la fecha, esta estrategia solo se ha traducido en un debate público sin efectos prácticos, aunque con un gran altavoz mediático que trata de crear un clima contrario al ADPC en el seno de la UE.

Los dirigentes políticos en el PE que desconocen la legitimidad del gobierno de Cuba y tratan de volver a la política del “garrote” hacia La Habana, pertenecen a partidos de extrema derecha, de derecha, conservadores e incluso liberales. Madrid se ha convertido en una suerte de segunda Miami, una base de operaciones de la extrema derecha latinoamericana y europea, para trabajar en Bruselas. Un ejemplo notorio de ello es la Convención “Europa Viva 24”, celebrada en mayo pasado en la capital española, organizada por el partido ultraderechista y neoliberal VOX, al que asistieron personajes como Marine Le Pen o Javier Milei, y que reunió también a un grupo de contrarrevolucionarios cubanos, entre ellos el connotado terrorista (así es considerado por la Gaceta Oficial de Cuba) Orlando Gutiérrez Boronat quien, desde Miami ha pedido, en repetidas ocasiones, una intervención militar de EEUU en la Isla y que, en esta ocasión, en Madrid, solicitó el cese de cualquier “ayuda económica” a Cuba desde Europa.

En esta estrategia que está llevando a la UE hacia el regreso a las sanciones económicas de la PC, hay varios personajes destacados: uno de ellos es el político tránsfuga español Javier Nart, actualmente en Renew Europe, pero que ha transitado sin pudor de la socialdemocracia a la derecha colonial. Nart, miembro del Comité de Expertos de la ONG anticubana Prisoners Defenders International, dedica muchos recursos y tiempo a una activa labor de lobby contra Cuba, especialmente contra la solidaridad médica cubana, y ha sido el impulsor de las resoluciones contra el ADPC y contra Cuba, como la última de febrero de 2024 que sanciona a las autoridades legítimas cubanas impidiéndoles visitar el PE. Su trabajo es apoyado por el ultraderechista Hermann Tertsch, del partido VOX que forma parte del Eurogrupo de Conservadores y Reformistas Europeos. Tertsch es un nostálgico declarado de los dictadores Batista y Franco, con un lenguaje y un activismo al límite de la legalidad. José Ramón Bauzá, del partido Ciudadanos, también pide poner fin al ADPC entre la UE y Cuba, junto con Leopoldo López Gil, del PP, padre del golpista venezolano Leopoldo López. Este es el perfil de los parlamentarios odiadores de la cooperación con Cuba que a través de las Resoluciones manipulan sobre la realidad en la isla para condicionar a la UE.

Junto a estas Resoluciones, impulsan las Peticiones al PE, un mecanismo que puede utilizar cualquier ciudadano para trasladar temas de debate al PE y los grupos parlamentarios, con el objetivo de conseguir declaraciones y acciones. Contra el ADPC y la propia Cuba, se han presentado varias peticiones que no han tenido mucho apoyo popular, pero sí han sido amplificadas y utilizadas por sus parlamentarios aliados. La temática utilizada, aunque ha ido evolucionando en función de sus derrotas, es la misma de siempre: construir acusaciones sobre informes ad hoc relativos a supuestas violaciones de los Derechos Humanos, falta de libertad, promoción del terrorismo, practica de la esclavitud y la represión a la oposición, y la existencia de presos políticos, incluyendo menores de edad. Estos informes los utilizan para “justificar” la ineficacia del ADPC en su interpretación más injerencista, y así convencer al Consejo de acabar con el acompañamiento constructivo y regresar a las anacrónicas, infructuosas y coloniales medidas coercitivas unilaterales.

Otra estrategia utilizada por la extrema derecha son las visitas al PE de personajes que supuestamente representan a la sociedad civil cubana pero que todos residen en el exterior, no reconocen al gobierno elegido democráticamente en la isla mientras piden más bloqueo a su país natal. Son miembros de un sinfín de pequeñas organizaciones sin vínculo con la sociedad cubana, financiados por EEUU y otros grupos de poder en Europa. Están vinculados con la mafia de Miami y siguen la política marcada desde Washington hacia Cuba. Estos actores sobreactuados y bien pagados viven de montar espectáculos mediáticos que después se encargan de replicar el entramado mediático (webs, redes sociales, radios, TV) creado al efecto por las agencias de la USAID en EEUU, algunas radicadas en suelo europeo como CiberCuba. Un ejemplo fue la campaña “Patria y Vida”, con el excantante del grupo Orishas Yotuel Romero a la cabeza, un converso anticubano que ahora hace negocio y carrera con su “disidencia”; otros son el empresario y activista de VOX residente en Madrid Lázaro Mireles, o el violento opositor ultraderechista Sayde Chaling-Chong, con varias condenas y quien ha protagonizado agresiones a personal consular y a grupos de música cubana como el reconocido Buena Fe; o Yunior García, escritor que lideró en la isla el movimiento disidente Archipiélago para cambiar el gobierno hasta que voló a Madrid y abandonó a los suyos por un columna en el diario El País. Este es el perfil de los representantes de la nueva Cuba que los grandes medios de comunicación promueven y los grupos de derecha y extrema derecha del PE apoyan.

En un sentido totalmente contrario y a favor del ADPC entre la UE y Cuba, las fuerzas de izquierda y progresistas en el PE se relacionan directamente con el gobierno legítimo de Cuba. Reciben delegaciones parlamentarias, técnicas y culturales, y responden a los ataques de la derecha, junto a la solidaridad organizada con Cuba, quien también promueve acciones para dotar de mayor contenido el ADPC a través de las Peticiones, en representación de muchas asociaciones del amplio y muy activo movimiento de solidaridad con Cuba en Europa. Estas peticiones han planteado al PE la necesidad de incrementar la solidaridad con Cuba ante el bloqueo de Estados Unidos, facilitar el acceso a los medicamentos para COVID-19 en Cuba, sobre el impacto en las empresas europeas de las sanciones de EEUU contra Cuba, sobre la denuncia del bloqueo y de la inclusión de Cuba en la lista de países patrocinadores del terrorismo elaborada por EEUU, en favor de la continuación de la cooperación y el diálogo entre la UE y Cuba, entre otros asuntos.

En Bruselas, en noviembre de 2023, en el PE, se desarrolló el Tribunal Internacional contra el Bloqueo de EEUU a Cuba, con la participación de 263 delegados y delegadas de 21 países de las distintas organizaciones convocantes: Asociación Internacional de Juristas Democráticos, el Grupo de la Izquierda en el Parlamento Europeo, el PIE y el Gremio Nacional de Abogados de Estados Unidos, el Foro de Abogados y Abogadas de Izquierda-Red de Abogados Demócratas de España, la Conferencia Nacional de Abogados de Estados Unidos, el Movimiento de Solidaridad con Cuba en Europa, organizaciones sindicales y asociaciones de cubanos y cubanas residentes en Europa.

Más de 20 testigos expusieron testimonios y aportaron pruebas documentales que evidenciaron la violación masiva de los Derechos Humanos que supone el bloqueo no solo para Cuba, la principal víctima, sino también para los pueblos europeos y la comunidad cubana residente en Europa con la aplicación extraterritorial del bloqueo contra Cuba. Profesionales sanitarias y científicas cubanas, pacientes de cáncer, empresarios, agentes de cooperación, activistas de la solidaridad, periodistas, políticos, entre otros, testificaron poniendo rostro, sentimiento y razón, como víctimas afectadas del criminal bloqueo.

El veredicto del Tribunal Internacional contra el Bloqueo, dictaminado por el equipo de jueces y juezas presidido por el prestigioso jurista y profesor alemán Norman Paech y completado por Suzanne Adely (EEUU), Ricardo Avelãs (Portugal), Daniela Dahn (Alemania), Simone Dioguardi (Italia) y Dimitris Kaltsonis (Grecia), fue contundente y muy bien argumentado: una sentencia condenatoria al gobierno de EEUU, declarado culpable por delitos de agresión y de crímenes de lesa humanidad, que pueden conllevar al genocidio del pueblo cubano, teniendo además la obligación de poner fin al bloqueo contra Cuba, así como compensar a las víctimas. Además, se reflexionó sobre los límites de las leyes antídoto de la UE y la necesidad de mantener el ADPC entre la UE y Cuba.

La cooperación entre la UE y Cuba cuenta con retos, desafíos, pero también con oportunidades para su desarrollo más amplio. No parece haber un límite institucionalmente establecido para su vigencia. Pero los resultados en las recientes elecciones europeas de junio de 2024 han dejado una correlación de fuerzas de la derecha y de la extrema derecha aun mayor que en la anterior legislatura. Ejemplos como el gobierno conservador de Suecia, que ha abanderado la política hostil hacia Cuba, se pueden multiplicar. Por tanto, se presenta un escenario de confrontación donde Cuba será objeto de ataque con el objetivo de acabar con el constructivo marco del ADPC entre Cuba y la UE.

Hay varios elementos que contribuyen a un escenario positivo para fortalecer y mejorar el ADPC. Por ejemplo, todos los países miembros de la UE votan contra el bloqueo en las Naciones Unidas mostrando su apoyo a la Resolución “Necesidad de poner fin al bloqueo económico, comercial y financiero impuesto por los Estados Unidos de América contra Cuba”, que desde 1992 muestra el aislamiento de EEUU y sus medidas coercitiva unilaterales. Al mismo tiempo, la UE y algunos de sus países miembros han tenido que dotarse de un escudo legal, una serie de leyes “antídoto” recogidas en el llamado Estatuto de Bloqueo, aprobado en 1996 por los países miembros de la UE para protegerse de los efectos extraterritoriales de la Helms-Burton.

La izquierda europea tiene, en consecuencia, un gran reto: ampliar el apoyo parlamentario y del conjunto de los pueblos europeos al ADPC, profundizándolo como un espacio sincero de cooperación entre iguales. Solo así se evitará que se convierta en un caballo de Troya contra la isla o, peor incluso, que se vuelva a los tiempos oscuros de las medidas coercitivas unilaterales al servicio injerencista de EEUU.

Se debe buscar la unidad amplia en defensa de esta causa incorporando a las administraciones públicas para que establezcan soberanamente convenios bilaterales, para que den seguridad jurídica a empresas que mantienen negocios o quieren invertir en la isla, a organizaciones de juristas que defienden a ONGD que desarrollan proyectos de cooperación y se ven afectados por la aplicación extraterritorial, a universidades para que fortalezcan los intercambios académicos, a la sociedad civil organizada, pero sobre todo hay que articular y difundir el relato de la verdad de Cuba y su relación mutuamente beneficiosa con la UE en todos los frentes posibles: a través de movilizaciones, en los medios de comunicación y las redes sociales, en la cultura y el entretenimiento… No se puede obviar la guerra cultural como antesala de la guerra económica contra Cuba.

La izquierda debe estar en el lado correcto de la Historia, al lado de Cuba, contra el opresor, y trabajar desde la solidaridad internacionalista por un mundo mejor, por un equilibrio multipolar, basado en el respeto mutuo, la cooperación y la Paz entre los pueblos. Nos va la vida en ello, no solo a Cuba.

* David Rodríguez Fernández es miembro de la Junta Directiva de la Asociación valenciana de amistad con Cuba José Martí, de la que fue presidente, y Miembro de Honor de la Fundación Nicolás Guillén (La Habana).

Tribunal Internacional contra el Bloqueo a Cuba: Bruselas, 16 y 17 de noviembre de 2023 (Todas las informaciones y materiales)

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