Tattiche coperte, narrazione narco e criminalizzazione
Il ministro dell’Interno, Giustizia e Pace, Diosdado Cabello Rondón, ha recentemente denunciato la preparazione di un “falso positivo” contro il Venezuela legato al narcotraffico. Questo in riferimento al legame fabbricato dai media internazionali con i sequestri di droga, principalmente in Guinea-Bissau e Brasile.
Durante il suo intervento al Congresso Mondiale contro il Fascismo, Neofascismo ed Espressioni Simili, tenutosi a Caracas, Diosdado ha dichiarato: “Voglio avvertirvi: oggi, in questo momento, c’è un falso positivo in arrivo, duro, riguardo al tema della droga.”
L’inganno denunciato da Cabello potrebbe essere un fattore scatenante di un probabile cambio di fase nell’agenda golpista ancora in corso contro il Venezuela, in una congiuntura in cui il settore estremista dell’opposizione, guidato da María Corina Machado, non riesce a riattivare la sua capacità di mobilitazione nelle strade né a incoraggiare efficacemente un ciclo di pressione internazionale paragonabile alla soglia di vessazioni sperimentato durante i primi momenti del “progetto Guaidó”.
Sequenza di dispositivi fratturati
È ormai praticamente un punto di vista generale la stagnazione e il fallimento dei vari dispositivi sviluppati dopo il 28 luglio per creare un processo di accumulazione di forze e massa critica che porti al tanto cercato cambio di regime.
# Il disconoscimento dei risultati elettorali, canalizzato nelle strade dai cosiddetti “comanditos”, è stato il detonatore per attivare un ciclo, breve ma distruttivo, di violenza criminale mascherata da “proteste”. Con arresti mirati e una forte presenza delle forze dell’ordine nelle strade, il caos è stato contenuto in 72 ore.
# La pubblicazione di presunti verbali come meccanismo narrativo accelererebbe la mobilitazione in funzione del golpe e creerebbe, come nelle prime fasi, una cascata di pronunciamenti della “comunità internazionale”. Il risultato è stato che i documenti pubblicati contengono gravi incongruenze e hanno perso il clamore iniziale nell’opinione pubblica.
# Il tentativo di ricostituire un clima insurrezionale, espresso nel continuo disconoscimento delle istituzioni da parte di María Corina Machado ed Edmundo González. L’ex candidato si è rifiutato di partecipare alle udienze convocate dalla Sala Elettorale del Tribunale Supremo di Giustizia e alle tre citazioni inviate dal Pubblico Ministero, in un tentativo di riaccendere il clima di scontro.
Il declino dell’agenda di María Corina Machado ha raggiunto un punto di svolta con la richiesta personale di asilo al Regno di Spagna di González e la sua successiva uscita dal paese. Questo movimento ha implicato un autentico terremoto politico nell’universo antichavista e ha catalizzato l’idea che l’impulso per il cambio di regime abbia perso forza.
In risposta, hanno acquisito visibilità figure e posizionamenti extrapolitici. Il magnate dell’industria mercenaria USA, Erik Prince, si è catapultato mediaticamente di fronte alla fragilità degli attori politici principali, suggerendo la costruzione di una manovra armata contro il Venezuela.
Questo, di per sé, è indicativo di un cambio di asse, in cui i piani di forza — nell’ambito della guerra non convenzionale — cercano di sostituire definitivamente quelli politici.
La scommessa sulla (fabbricata) narco narrazione
Le manovre di destabilizzazione e colpo di Stato in Venezuela non sono lineari. Mentre una tattica avanza o si esaurisce, inizia la successiva, come dimostrato nei cicli insurrezionali precedenti.
Nel mezzo del periplo anteriormente descritto si sono verificati eventi che non hanno occupato un posto di troppo rilievo nell’agenda pubblica fino alla denuncia del ministro Cabello l’11 settembre scorso.
1. Il 25 agosto, la Guardia Nazionale Bolivariana (GNB) ha intercettato un carico di tre tonnellate di cocaina, proveniente dalla Colombia, destinato alla Federazione Russa su un aereo della statale Empresa de Transporte de Aerocargo del Sur – Emtrasur.
La droga, il cui destino finale sarebbe stata l’Afghanistan o la Turchia, era mescolata con caffè e, nell’operazione, almeno 13 persone sono state arrestate. Il proprietario della società di confezionamento del caffè “El Faraón”, Juan Daniel Sepúlveda, legato al caso, è fuggito in Colombia.
Durante le prime ore successive al sequestro si è diffusa viralmente una notizia falsa che coinvolgeva il tenente colonnello —dell’Aviazione Militare Bolivariana— César José Pérez Salas, presidente di Emtrasur, nello schema organizzativo legato al trasporto della droga, notizia smentita dal ministro dei Trasporti, Ramón Velásquez Araguayán.
Una settimana dopo, il portale specializzato Insight Crime ha pubblicato un articolo intitolato “Il sequestro di 3 tonnellate di cocaina in Venezuela illustra le rotte del narcotraffico verso l’Asia”, in cui si menzionava la Turchia come “rotta alternativa” per il carico e si collegava il caso alle relazioni commerciali tra i due paesi, sottoscrivendo le accuse della giornalista Sebastiana Barráez contro il governo venezuelano.
Insight Crime ha promosso la narrativa dello “Stato criminale” contro il Venezuela da diversi anni, e le sue accuse si sono intensificate durante il periodo Guaidó o le rivoluzioni colorate tentate nel 2014 e nel 2017.
A sua volta Barráez, corrispondente di Infobae che vive fuori dal Venezuela, è indagata dallo scorso gennaio dal MP per presunti reati di tradimento della patria, omicidio intenzionale qualificato in grado di tentato contro il Presidente della Repubblica, omicidio intenzionale qualificato in grado di tentato contro il governatore dello stato Táchira, terrorismo e associazione.
2. Il ministro Cabello si è riferito, nelle sue dichiarazioni, a un’altra notizia falsa diffusa dal media argentino Infobae: il presunto legame del Venezuela con il sequestro effettuato dal governo di Guinea-Bissau (Africa occidentale) di 2,6 tonnellate di cocaina trasportate su un aereo immatricolato in Messico (XA-SBT).
Secondo la stessa fonte, nell’operazione denominata “Atterraggio” o “Sbarco” avrebbero partecipato autorità locali e la Drug Enforceme USA (DEA).
A riguardo, il ministro Cabello ha affermato che l’aereo messicano “non è mai stato in Venezuela” e ha aggiunto: “I titoli dicono che l’Aeronautica Militare brasiliana ha catturato un elicottero del Venezuela. No, no, non è del Venezuela, è del narcotraffico, e qui il maggior consumatore di droghe del mondo è l’impero nordamericano. Sono loro che fanno produrre droga al mondo, ah, ma i cattivi siamo noi venezuelani”.
3. Lunedì 9 settembre il Venezuela è stato nuovamente associato al tema del narcotraffico dopo che l’Aeronautica Militare brasiliana ha intercettato, vicino al suo confine settentrionale, un elicottero che era entrato senza autorizzazione nello spazio aereo del paese, presumibilmente proveniente dalla Repubblica Bolivariana.
Diversi media hanno rivelato che l’aeromobile, il cui pilota è fuggito dopo un atterraggio di emergenza, trasportava circa 240 chilogrammi di skunk, una varietà di marijuana ad alta potenza psicoattiva.
È importante sottolineare che la Superintendencia Nacional Antidrogas (Sunad) ha informato che le autorità venezuelane hanno confiscato un totale di 25186 chilogrammi di droghe nei primi sei mesi dell’anno, e arrestato 6196 persone per reati legati a tali sostanze.
Inoltre, nel 2023 la Fuerza Armada Nacional Bolivariana (FANB) e vari corpi di sicurezza hanno riportato il sequestro di 52186,8 chilogrammi di droghe, il 10% in più rispetto ai 47264,8 chilogrammi del 2022.
Tattiche coperte contro il Venezuela. Preparativi per un’altra fase di “massima pressione”?
Non sembra casuale che, dopo la sequenza di risorse golpiste esaurite, appaia, nuovamente, con forza il “racconto narco” contro il paese.
È nota la narrativa incubata dai media corporativi riguardo all’esistenza di un “narcogoverno” in Venezuela. Senza alcuna prova, la favola del “Cartello dei Soli” è un fattore comune che ha accompagnato ogni notizia pubblicata da media come Insight Crime e Infobae sul traffico di droga attraverso il territorio venezuelano.
Infatti, la taglia di 15 milioni di $ che offre —ancora oggi— il governo USA per la cattura del presidente Nicolás Maduro è legata ad accuse fabbricate di cospirazione per il narcoterrorismo, cospirazione per l’importazione di cocaina e possesso di armi e altri ordigni distruttivi.
Nel 2020, durante l’amministrazione Trump, nel contesto più critico della “massima pressione”, l’allora procuratore generale, William Barr, dichiarò: ” Non riconosciamo Maduro come presidente del Venezuela, ma questo è già successo con Noriega, che non riconoscevamo neppure”.
La minaccia aperta fu emessa durante la fase di maggiore ingerenza e pressione USA orchestrata dal governo Trump contro il Venezuela tra il 2016 e il 2020. Barr si riferiva all’ex presidente panamense, Manuel Antonio Noriega, che fu deposto nel contesto di un’invasione armata del suo paese nel 1989, in mezzo a accuse di narcotraffico che servirono per sbarazzarsi di un politico panamense che era sfuggito al controllo di Washington.
Uno dei mandati di arresto emesso dagli USA, nel 2020, basato sulle stesse accuse contro il presidente Maduro, include Cabello, che ha assunto la sicurezza del paese la scorsa settimana, dopo che il primo mandatario ha riorganizzato il suo gabinetto esecutivo.
Neppure sembra che, appena assunto, Cabello, il Ministero degli Interni, Giustizia e Pace, si sviluppi un falso positivo in diverse fasi contro il paese.
Cabello, anche Primo Vicepresidente del partito di governo (PSUV), è stato soggetto a sanzioni USA ed europee e ad una forte campagna di diffamazione da parte della stampa internazionale.
Vale la pena ricordare che, tra il 2019 e il 2022, Guaidó e Machado hanno chiesto insistentemente un intervento straniero contro il Venezuela, il che includeva l’arresto del presidente Maduro e di altri alti funzionari del governo.
La nuova associazione mediatica del Venezuela al narcotraffico possiede aspetti che permettono di inferire la presenza di entità del governo USA che operano in “zone grigie” per creare le condizioni che giustifichino un’escalation di aggressioni contro lo Stato venezuelano.
In una conferenza presentata dall’ambasciatore venezuelano presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite, Samuel Moncada, Misión Verdad ha descritto come le operazioni coperte facciano parte dell’aggressione contro il Venezuela.
Si tratta di “un ampio spettro di azioni, comprese attività politiche, paramilitari, guerra psicologica ed economica, con la possibilità di espandersi in nuovi campi come le operazioni cibernetiche, riflesso degli attuali progressi tecnologici”, ha spiegato. In questo campo non prevalgono né la legalità né i codici della politica internazionale.
Il dispiegamento di questo tipo di tattiche va dall’infiltrazione di agenti nei corpi di sicurezza fino a operazioni psicologiche che permettono di “ammorbidire” i governi obiettivo.
Il tentativo di promuovere dispositivi mercenari e la criminalizzazione narrativa suggerisce una probabile entrata in una nuova fase in cui, di fronte alla deriva dell’élite governativa dopo la rinuncia del presidente Joe Biden a candidarsi per la rielezione, e in mezzo alla debolezza del settore estremista dell’opposizione, i settori legati all’intelligence USA potrebbero assumere di propria iniziativa il controllo dell’agenda di cambio di regime in Venezuela.
Sia la narrazione diffusa dai media sui sequestri che “vengono dal Venezuela”, sia le accuse anticipate del segretario generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), Luis Almagro, pochi giorni prima delle elezioni presidenziali, forniscono indizi riguardo alla ripresa della criminalizzazione come strategia di “ammorbidimento”.
Almagro ha annunciato, ad agosto, che avrebbe chiesto alla Corte Penale Internazionale (CPI) di ordinare l’arresto del presidente Maduro.
Poiché dal Dipartimento di Giustizia USA sono già state anticipate ulteriori azioni di confisca di beni, come il furto dell’aereo venezuelano che si trovava nella Repubblica Dominicana per manutenzione, l’escalation di azioni potrebbe essere una combinazione di presunte azioni legali con operazioni coperte, aprendo la porta ad attività di carattere mercenario.
Rimane in sospeso la questione di ciò che, concretamente, questa sovraesposizione narrativa cercherebbe di scatenare. Ma, senza dubbio, tutto sembra indicare il tentativo di forzare un cambio di fase per inaugurare una nuova modalità, segnata dalla violenza professionale e mercenaria, sostenuta da una narrazione di criminalizzazione, come compensazione per l’erosione della figura di Edmundo González e, in parte, di María Corina Machado.
La criminalizzazione permanente del governo potrebbe giustificare azioni paramilitari già effettuate in passato, come l’Operazione Gedeón, o altre più dirette che potrebbero essere realizzate dalle agenzie di intelligence USA, esternalizzando le operazioni nel contesto della privatizzazione della guerra, tanto in voga negli USA.
Tácticas encubiertas, relato narco y criminalización
Se prefigura un cambio de fase en la agenda golpista en Venezuela
El ministro de Interior, Justicia y Paz, Diosdado Cabello Rondón, ha denunciado recientemente la preparación de un “falso positivo” contra Venezuela relacionado con el narcotráfico. Esto a propósito de la vinculación fabricada que realizan medios internacionales a las incautaciones de drogas, principalmente en Guinea-Bisáu y Brasil.
Durante su intervención en el Congreso Mundial contra el Fascismo, Neofascismo y Expresiones Similares, desarrollado en Caracas, declaró: “Yo quiero alertarlo: hoy, en este momento, hay un falso positivo en camino, duro, con el tema de las drogas”.
La patraña denunciada por Cabello pudiera situarse como un factor desencadenante de un probable cambio de fase en la agenda golpista aun en curso contra Venezuela, en una coyuntura en la que el sector extremista de la oposición, encabezado por María Corina Machado, no logra reactivar su capacidad de convocatoria de calle ni alentar con efectividad un ciclo de presión internacional cercano al umbral de acoso experimentado durante los primeros momentos del “proyecto Guaidó”.
Secuencia de dispositivos fracturados
Es ya prácticamente una visión de consenso el estancamiento y fracaso de los distintos dispositivos que se desarrollaron después del 28J para crear un proceso de acumulación de fuerzas y masa crítica que desemboque en la consolidación del mil veces buscado cambio de régimen.
El desconocimiento de los resultados electorales, canalizado en las calles por los llamados “comanditos”, fue el detonante para activar un ciclo, corto pero destructivo, de violencia criminal disfrazada de “protestas”. Con detenciones puntuales y una fuerte presencia de las fuerzas del orden público en las calles se contuvo el caos en 72 horas.
La publicación de supuestas actas como mecanismo narrativo aceleraría la movilización en función del golpe y crearía, como lo hizo en las primeras de cambio, una cascada de pronunciamientos de la “comunidad internacional”. El resultado fue que los documentos publicados contienen inconsistencias graves y han perdido el revuelo inicial en la opinión pública.
El intento de recomposición de un ambiente insurreccional, expresado en el continuo desconocimiento a las instituciones por parte de María Corina Machado y Edmundo González. El excandidato se negó a asistir a las audiencias convocadas por la Sala Electoral del Tribunal Supremo de Justicia y a las tres citaciones despachadas por el Ministerio Público, en un intento por reflotar el clima de confrontación.
El decaimiento de la agenda de María Corina Machado tuvo un punto de inflexión con la solicitud personal de asilo al Reino de España de González y su posterior salida del país. El movimiento implicó un auténtico terremoto político en el universo antichavista y catalizó la idea de que el impulso por el cambio de régimen ha perdido fuerza.
En respuesta, han tomado visibilidad figuras y posicionamientos extrapolíticos. El empresario de la industria mercenaria estadounidense, Erik Prince, se ha catapultado mediáticamente ante la fragilidad de los actores formales principales, sugiriendo la construcción de una maniobra armada contra Venezuela.
Esto, en sí mismo, es indicativo de un cambio de eje, donde los planteamientos de fuerza —dentro del dominio de la guerra no convencional— buscan sustituir, definitivamente, los políticos.
la apuesta por el (fabricado) narco-relato
Las maniobras de desestabilización y golpe de Estado en Venezuela no son lineales. Mientras una táctica avanza o se agota, arranca la siguiente, lo cual ha quedado demostrado en ciclos insurreccionales anteriores.
En medio del periplo anteriormente descrito ocurrieron hechos que no ocuparon un lugar demasiado relevante en la agenda pública hasta la denuncia del ministro Cabello realizada el pasado miércoles 11.
- El 25 de agosto la Guardia Nacional Bolivariana (GNB) interceptó un cargamento de tres toneladas de cocaína, proveniente de Colombia, que sería trasladado a la Federación Rusa en un avión de la estatal Empresa de Transporte de Aerocargo del Sur (Emtrasur).
La droga, cuyo destino final sería Afganistán o Türkiye, estaba impregnada con café y, en el marco de la operación, fueron detenidas al menos 13 personas involucradas. El propietario de la empresa empacadora de café “El Faraón”, Juan Daniel Sepúlveda, está vinculado al hecho y huyó a Colombia.
Durante las primeras horas posteriores a la incautación se viralizó una noticia falsa que involucraba al teniente coronel —Aviación Militar Bolivariana— César José Pérez Salas, presidente de Emtrasur, en el esquema organizativo asociado al traslado de la droga, lo que fue desmentido por el ministro de Transporte, Ramón Velásquez Araguayán.
Una semana después, el portal especializado Insight Crime publicaba un artículo titulado “Incautación de 3 toneladas de cocaína en Venezuela ilustra rutas de narcotráfico hacia Asia” en el que involucra a Türkiye como “ruta alternativa” al cargamento y vincula el caso con las relaciones comerciales entre ambos países, suscribiendo señalamientos de la periodista Sebastiana Barráez contra el gobierno venezolano.
Insight Crime ha promovido la narrativa de “Estado criminal” contra Venezuela desde hace algunos años, y sus señalamientos se han intensificado durante el periodo Guaidó o las revoluciones de colores intentadas en 2014 y 2017.
A su vez Barráez, corresponsal de Infobae que vive fuera de Venezuela, es investigada desde enero pasado por el MP por presuntos delitos de traición a la patria, homicidio intencional calificado en grado de tentativa en la persona del Presidente de la República, homicidio intencional calificado en grado de tentativa en la persona del gobernador del estado Táchira, terrorismo y asociación
- Precisamente, el ministro Cabello se refirió en sus declaraciones a otra noticia falsa difundida por el medio argentino Infobae: la relación de Venezuela con la incautación realizada por el gobierno de Guinea Bisáu (África occidental) de 2,6 toneladas de cocaína transportadas en un avión de matrícula mexicana (XA-SBT).
En el operativo denominado “Aterrizaje” o “Desembarco” habrían participado autoridades locales y la Administración de Control de Drogas de los Estados Unidos (DEA, por sus siglas en inglés), según la misma fuente.
Al respecto, el ministro Cabello afirmó que la aeronave mexicana “nunca estuvo en Venezuela” y agregó: “Los titulares dicen que la Fuerza Aérea de Brasil capturó un helicóptero de Venezuela. No, no, eso no es de Venezuela, es del narcotráfico, y aquí el mayor consumidor de drogas del mundo es el imperio norteamericano. Son ellos los que ponen a producir drogas al mundo, ah, pero los malos somos los venezolanos”.
- El lunes 9 de septiembre Venezuela volvió a aparecer asociada al tema narco luego de que la Fuerza Aérea Brasileña interceptara, cerca de su frontera norte, un helicóptero que ingresó sin autorización al espacio aéreo de ese país, supuestamente proveniente de la República Bolivariana.
Distintos medios revelaron que la aeronave, cuyo piloto huyó luego de un aterrizaje forzoso, transportaba aproximadamente 240 kilogramos de skunk, una variedad de marihuana de alta potencia psicoactiva.
Cabe destacar que la Superintendencia Nacional Antidrogas (Sunad) ha informado que las autoridades venezolanas confiscaron un total de 25 mil 186 kilogramos de drogas durante los primeros seis meses del año, y detuvieron a 6 mil 196 personas por delitos relacionados con este tipo de sustancias.
Además, en 2023 la Fuerza Armada Nacional Bolivariana (FANB) y distintos cuerpos de seguridad informaron sobre la incautación de 52 mil 186,8 kilogramos de drogas, 10% más respecto a los 47 mil 264,8 kilos en 2022.
Tácticas encubiertas contra Venezuela. ¿Preparativos para otra ronda de “máxima presión”?
No parece casual que luego de la secuencia de recursos golpistas agotados aparezca de nuevo con fuerza el “relato narco” contra el país.
Es conocida la narrativa incubada por los medios corporativos respecto a la existencia de un “narcogobierno” en Venezuela. Sin ninguna prueba, la fábula del “Cartel de los Soles” es un factor común que ha acompañado cada una de las noticias publicadas por medios como Insight Crime, e Infobae, sobre el tráfico de drogas a través del territorio venezolano.
De hecho, la recompensa de 15 millones de dólares que ofrece —todavía— el gobierno de Estados Unidos por la captura del presidente Nicolás Maduro está vinculada con acusaciones fabricadas de conspiración para el narcoterrorismo, conspiración para la importación de cocaína, y tenencia de armas y otros artefactos destructivos.
En 2020, durante la administración Trump, en el contexto más álgido de la “máxima presión”, el entonces fiscal general, William Barr, declaró: “No reconocemos a Maduro como presidente de Venezuela, pero esto ya pasó con Noriega, a quien tampoco reconocíamos”.
La amenaza abierta fue emitida durante la etapa de mayor injerencia y presión estadounidense instrumentada por el gobierno de Trump contra Venezuela entre 2016 y 2020. Barr se refería al expresidente panameño, Manuel Antonio Noriega, quien fue derrocado en el marco de una invasión armada a su país en 1989, en medio de acusaciones de narcotráfico que sirvieron para desechar a un político panameño que había escapado del control de Washington.
Una de las órdenes de captura emitida por Estados Unidos en 2020 a partir de las mismas acusaciones contra el presidente Maduro incluye a Cabello, quien asumió la seguridad del país la pasada semana, luego de que el primer mandatario reorganizara su gabinete ejecutivo.
Tampoco parece casual que, recién asumiendo Cabello la cartera de Interior, Justicia y Paz, se despliegue un falso positivo en fases contra el país.
El también Primer Vicepresidente del partido de gobierno (PSUV) ha sido sujeto de sanciones estadounidenses y europeas, y de una fuerte campaña de desprestigio por la prensa internacional.
Es pertinente recordar que, entre 2019 y 2022 Guaidó y Machado solicitaron insistentemente una intervención extranjera contra Venezuela, lo cual incluía la detención del presidente Maduro y otros altos funcionarios del gobierno.
La nueva asociación mediática de Venezuela al narcotráfico posee aristas que permiten inferir la presencia de entidades del gobierno estadounidense que trabajan en “zonas grises” para crear condiciones que validen un escalamiento de agresiones contra el Estado venezolano.
A partir de una conferencia presentada por el embajador venezolano ante la Organización de Naciones Unidas, Samuel Moncada, Misión Verdad reseñó cómo las operaciones encubiertas forman parte de la agresión contra Venezuela.
Se trata de “un amplio espectro de acciones, incluidas actividades políticas, paramilitares, guerra psicológica y económica, con la posibilidad de expandirse a nuevos campos como las operaciones cibernéticas, reflejo de los avances tecnológicos actuales”, indicó. En este campo no prevalecen ni la legalidad ni los códigos de la política internacional.
El despliegue de este tipo de tácticas va desde la infiltración de agentes en los cuerpos de seguridad hasta operaciones psicológicas que permiten “ablandar” los gobiernos objetivo.
El intento de impulsar dispositivos mercenarios y de criminalización narrativa sugiere una probable entrada a una nueva fase en la que, ante la deriva en la élite gubernamental luego de la renuncia del presidente Joe Biden a presentarse a la reelección, y en medio de la debilidad del sector extremista de la oposición, los sectores vinculados a la inteligencia estadounidense pudieran estar asumiendo por medios propios el control de la agenda de cambio de régimen en Venezuela.
Tanto el relato proyectado por los medios de comunicación sobre que las incautaciones “vienen de Venezuela”, como las acusaciones tempranas del secretario general de la Organización de los Estados Americanos (OEA), Luis Almagro, a pocos días de las elecciones presidenciales, dan pistas respecto a la retoma de la criminalización como estrategia de ablandamiento.
El uruguayo anunció en agosto que solicitaría a la Corte Penal Internacional (CPI) que ordene el arresto del presidente Maduro.
Dado que desde el Departamento de Justicia estadounidense se han adelantado más acciones de despojo de activos, como el robo del avión venezolano que permanecía en República Dominicana por mantenimiento, la escalada de acciones pudiera ser una combinación de supuestas acciones judiciales con operaciones encubiertas, lo que abre la puerta a actividades de carácter mercenario.
Queda en suspenso la interrogante respecto a lo que, en el plano de lo concreto, buscaría detonar la sobreexposición de este relato. Pero, sin lugar dudas, todo parece indicar el intento de forzar un cambio de fase para inaugurar una de nuevo tipo, signada por la violencia profesional y mercenaria, apuntalada por una narrativa de criminalización, a modo de compensación por la erosión de la figura de Edmundo González y, en cierto punto, de María Corina Machado.
La criminalización permanente del gobierno pudiera justificar acciones paramilitares ya realizadas en el pasado, como la Operación Gedeón, u otras más frontales que pudieran llevar a cabo las agencias de inteligencia estadounidense, externalizando lo operativo en el universo de la privatización de la guerra, tan en boga en Estados Unidos.