Aznar, Atlas Network e il Dipartimento di Stato USA
Mentre scrivo questo articolo, la minaccia di un’altra operazione armata incombe sul popolo venezuelano. Il famoso mercenario Erik Prince (Blackwater), dopo aver fatto dichiarazioni alla fine di luglio in cui minacciava Nicolás Maduro, ha lanciato pochi giorni fa un conto alla rovescia che, secondo lui, “segnerà un cambio definitivo” nel paese caraibico.
Prince avrebbe fatto un’offerta al governo USA e all’estrema destra corinista —a condizione che concordassero il prezzo della ricompensa— per eseguire un colpo chirurgico in Venezuela e catturare o eliminare il presidente e i suoi collaboratori più stretti.
Potrebbe trattarsi di una spacconata neofascista, orchestrato da Elon Musk e il suo gruppo di super ricchi per seminare incertezza e paura tra il popolo venezuelano… o di un altro colpo di Stato come quello guidato da Juan Guaidó, il generale venezuelano Cliver Antonio Alcalá Cordones, il mercenario Jordan Goudreau (Silvercorp) e Juan José Rendón. Un’operazione chiamata Gedeón, “sostenuta” da un contratto di 213 milioni di $ firmato nell’ottobre 2019, che hanno cercato di eseguire, senza successo, nel maggio 2020, un mese dopo che María Corina Machado era stata designata da Atlas Network e le sue reti d’influenza come il successore del fallito Guaidó.
Nelle ultime ore, il governo venezuelano ha annunciato il sequestro di oltre 400 pistole e fucili d’assalto e l’arresto di diverse persone, tra cui un cittadino USA, membro attivo dei Navy SEAL, e due spagnoli identificati come agenti del CNI (Centro Nacional de Inteligencia). In questa lotta per il controllo della narrazione potrebbe sembrare una “mossa opportuna” il coinvolgimento di presunti agenti spagnoli, ma non sarebbe la prima volta che le nostre spie abbiano contatti con l’estrema destra venezuelana negli albori di un golpe.
Nel golpe eseguito contro il governo di Hugo Chávez nel 2002, l’ambasciata spagnola a Caracas e il suo responsabile, Manuel Viturro de la Torre —agli ordini di José María Aznar— giocarono un ruolo attivo nel sostenere l’autoproclamato presidente Pedro Francisco Carmona Estanga. Mentre il presidente eletto era sequestrato, Viturro e l’ambasciatore USA, Charles Shapiro, furono gli unici diplomatici a incontrarsi con il golpista quel 13 aprile 2002.
Curiosamente, Carmona, che fungeva da presidente della confederazione degli imprenditori venezuelani (Fedecámaras), si trovava a Madrid nei giorni precedenti il golpe, invitato dalla CEOE (Confederazione Spagnola delle Organizzazioni Imprenditoriali), e nella sua agenda figurava un incontro con l’allora ministro degli Esteri Josep Piqué – il 9 aprile – che però fu annullato, precipitando il suo ritorno a Caracas… mancavano due giorni al golpe.
Cambio 16 pubblicò, in quel periodo, che, durante la sua visita a Madrid, Carmona ebbe contatti con membri dei servizi di intelligence spagnoli, il Cesid dell’epoca.
María Corina Machado fu una delle firmatarie dell'”Atto Costitutivo del Governo di Transizione Democratica e Unità Nazionale”, noto anche come “Decreto Carmona”, che cercava di fornire una copertura legale a un golpe de facto, che cancellava di colpo la Costituzione vigente e scioglieva la Corte Suprema di Giustizia, la Procura Generale della Repubblica, la Difesa del Popolo, il Consiglio Nazionale Elettorale e l’Assemblea Nazionale.
Il golpista Pedro Carmona Estanga, all’epoca, dirigeva Química Venoco, proprietà di Isaac Pérez Recao, uno dei principali promotori del golpe del 2002, arrivando a organizzare un gruppo armato con elementi dell’estrema destra, guidato operativamente dal contrammiraglio Carlos Molina Tamayo, nominato da Carmona capo della Casa Militare durante il suo breve mandato.
I Recao, dopo il golpe, si esiliarono nel nostro paese, dove già facevano affari dal 2014 attraverso Jesús Javier Vadillo Gutiérrez, esperto di pianificazione fiscale nazionale e internazionale, diritto commerciale, ristrutturazioni aziendali, fiscalità nelle fusioni e acquisizioni (M&A) e pianificazione fiscale internazionale, dello studio Prolaw.
In esilio e negli affari, erano accompagnati dal contrammiraglio Carlos Molina Tamayo, con il quale i Recao condividevano interessi nella società Alphastar Trading España SL.
I capitali venezuelani furono trasferiti attraverso società legate allo studio Asap Corporate Services SL, lo stesso che creò Samos Servicios y Gestiones per Oleguer Pujol o Cornalata Servicios y Gestión SL, più conosciuta come Haya Real Estate SA, dove figura José María Aznar Botella o che gestiva gli interessi di Lorenzo Alejandro Mendoza Giménez, imprenditore venezuelano e presidente di Empresas Polar.
Jesús Javier Vadillo Gutiérrez rappresenta nel nostro paese anche il venezuelano Roger Swidorowicz, beneficiato da Ayuso con un succulento contratto da 5,6 milioni di euro per forniture sanitarie, che fu oggetto di una curiosa polemica per la presunta confusione tra la società di Swidorowicz, Siga Dental Inc, che realmente ricevette il contratto, e un’altra con lo stesso nome situata a Granada.
L’ultima società in cui appare Swidorowicz, a Panama, si chiama Inversiones AC Portafolios S.A., e nel suo consiglio di amministrazione compaiono altri due imprenditori venezuelani, César Miguel Alfonzo González e Diego Rodrigo Cordido Gasperi.
Curiosamente, César Miguel Alfonzo González è legato ai Recao attraverso un’altra società spagnola in cui è coinvolto Vadillo, Cesky Investments SL, con un capitale di 1264805,00 euro.
Vadillo Gutiérrez è membro del consiglio della Fondazione Pablo Horstmann, dove ha collaborato con l’ex ministro della Giustizia del PP sotto Aznar, José María Michavila, e con Ana Fornieles Cañadas, che nel 2015 faceva parte della candidatura di Ciudadanos al comune di Alcobendas; Ana Fornieles è stata una delle sostenitrici di Alvise Pérez che parteciparono alla campagna d’odio contro la deputata di Podemos Martina Velarde.
Michavila fondò, nel 2007, insieme a Shakira, Alejandro Sanz, Miguel Bosé, Juanes e un nutrito gruppo di artisti latinoamericani, la fondazione di Aiuto all’Infanzia in America Latina ALAS. Molti di questi artisti parteciparono al Venezuela Aid Live, un evento musicale organizzato, nel 2019, dall’estrema destra venezuelana, accompagnato da una presunta operazione di aiuto umanitario a favore del Venezuela, che avrebbe dovuto svolgersi attraverso i ponti internazionali di Tiendita e Simón Bolívar a San Antonio del Táchira e Ureña, nello stato di confine del Táchira, evento che nascondeva l’ennesimo tentativo di destabilizzare il governo di Maduro.
L’esclusivo elenco di clienti di Vadillo include Pedro Campos Calvo Sotelo, imprenditore e velista, intimo dell’emerito e ospite delle sue fughe in Spagna.
Questo breve e incompleto resoconto su tre degli episodi che vede protagonisti personaggi dell’estrema destra venezuelana serve a dimostrare che non è mai stata una opzione democratica per il Venezuela, e a constatare come abbia sfruttato ogni elezione per incitare alla violenza e forzare un cambio di quello che definiscono “regime”; contemplando ogni volta l’intervento militare degli USA e assumendo mercenari per raggiungere i propri obiettivi.
Serve anche a dimostrare come il nostro paese sia stato un rifugio per i capitali dell’élite venezuelana golpista ed estrattiva, il cui percorso di sangue può essere seguito fino alla “Little Caracas” dei Recao, Capriles, López o Ledezma, per citarne solo alcuni.
Atlas Network, Aznar, María Corina
Questo ultimo episodio di guerra ibrida contro il Venezuela ha iniziato a essere pianificato all’inizio del 2020; in quel periodo, gli autori intellettuali del golpe perpetuo avevano già messo da parte Juan Guaidó, designando María Corina Machado come successore dell’autoproclamato presidente.
María Corina, che già faceva parte della congiura di gruppi ultraconservatori che hanno redatto la Carta di Madrid, patrocinata da Vox, ha ricevuto l’appoggio definitivo, nell’aprile dello stesso anno, durante una cerimonia della FUNDACIÓN INTERNACIONAL PARA LA LIBERTAD (una delle piattaforme neoliberali della rete di Atlas Network), presieduta da José María Aznar e Vargas Llosa. La Dama di Ferro dei Caraibi compariva tra i primi dieci firmatari del manifesto intitolato “Che la pandemia non sia una scusa per l’autoritarismo”.
A maggio, un mese dopo essere stata designata come successore di Guaidó, veniva eseguita l’Operazione Gedeón.
Da questo momento in poi, Machado si converte in una presenza costante negli eventi di promozione organizzati dalla multinazionale libertaria, affiancata dagli autori intellettuali della strategia contro il comunismo, partecipando a conferenze, incontri e altri eventi che la posizionano e la aiutano a raccogliere fondi.
Una delle piattaforme di Atlas Network legata a Vente Venezuela e a María Corina è la Red Liberal de América Latina (RELIAL). Pedro Alejandro Urruchurtu Noselli, membro del consiglio direttivo di questa organizzazione, è il coordinatore degli affari internazionali del partito in questione; Urruchurtu era già stato accusato, nel 2023, di “tradimento della patria”, “associazione a delinquere”, “cospirazione” e “riciclaggio di capitali” per lavorare a favore di interessi di un altro paese nella disputa territoriale sull’Esequibo tra Venezuela e Guyana, una campagna finanziata dalla compagnia petrolifera USA ExxonMobil, che fornisce notevoli capitali alla rete Atlas Network.
In quella stessa trama veniva identificato anche Roberto Abdul-Hadi Casanova Gazan, presidente di Súmate, l’organizzazione fondata da María Corina Machado, coinvolta nella pubblicazione dei presunti atti che confermavano la vittoria di Edmundo González Urrutia nelle recenti elezioni presidenziali.
Urruchurtu è uno degli oppositori rifugiati presso l’ambasciata Argentina a Caracas.
Da quel manifesto, promosso da Aznar e che designava María Corina come capo, si possono identificare i padrini ideologici e finanziari del progetto, tra i “firmatari” del documento:
+L’ex sindaco golpista di Caracas, Antonio Ledezma, il golpista Leopoldo López Gil e sua madre Antonieta Mendoza de López, che rappresentano la terna di continuità ideologica e strategica del posizionamento di María Corina.
+Tra gli imprenditori firmatari del manifesto c’è Rafael Alfonzo, presidente del Centro de Divulgación del Conocimiento Económico (CEDICE), una piattaforma appartenente alla rete Atlas Network. Alfonzo è stato anche presidente della Camera degli Industriali di Caracas, di CAVIDEA e di Conindustria, tra altre organizzazioni imprenditoriali venezuelane.
+Óscar García Mendoza, banchiere venezuelano sospettato di finanziare Vente Venezuela: “Dai suoi conti nella Cayman National Bank and Trust e la sua entità finanziaria a Miami, Novopayment Bank, provengono pagamenti per sostenere le operazioni della dirigente María Corina Machado, il portale PanAmPost e i suoi giornalisti Orlando Avendaño e Jovel Álvarez. Anche se Cayman National Bank and Trust non ha molta pubblicità, gestisce importanti capitali, come quelli di Empresas Polar, per pagare ai propri dipendenti compensi all’estero”.
+Marcel Granier Haydon, presidente di Radio Caracas Televisión, coinvolto nel golpe contro Chávez nel 2002.
+Guillermo Zuloaga era proprietario, socio principale e presidente di GLOBOVISION, accusata nel 2002 di sostenere il colpo di stato, deformando la verità e promuovendo un’agenda ‘destabilizzante’. È stata una delle prime catene pioniere nell’orchestrare campagne di odio e disinformazione in Venezuela; nel 2009 serviva ancora da piattaforma per diffondere le dichiarazioni del CEDICE contro le politiche del governo di Hugo Chávez. Infine, Carlos Zuloaga, figlio del precedente, che condivide l’appartenenza alla Mont Pelerin Society con Brad Lips, direttore esecutivo di Atlas Network.
Possiamo concludere che María Corina Machado e il suo “Tamames” particolare, Edmundo González Urrutia, sono il prodotto dello stesso laboratorio neoliberale da cui sono usciti personaggi come Ayuso, Cayetana o Javier Milei, tra altri “illuminati” -dalla torcia della libertà-.
Possiamo inoltre constatare che le strategie golpiste e di guerra sporca implementate in America Latina da questa rete di organizzazioni, finanziate dal Dipartimento di Stato USA, non hanno mai contemplato una soluzione democratica per la ‘questione’ venezuelana; usando i processi elettorali per cercare di destabilizzare il sistema, denunciando un presunto e continuo broglio elettorale, mai dimostrato, con l’unico intento di seminare dubbio, confusione e caos, dietro cui si rifugeranno per perpetrare l’ennesimo colpo di Stato.
Continueremo a informarvi.
Questo articolo è stato pubblicato su Diario Red il 20 settembre 2024.
Aznar, Atlas Network y el Departamento de Estado de los EE.UU.
Los patrocinantes del golpe que no cesa contra Venezuela
Román Cuesta
Mientras compongo esta pieza, la acechanza de otra intervención armada planea sobre las cabezas de los venezolanos. El famoso mercenario Erik Prince (Blackwater), tras realizar unas declaraciones a finales de julio en las que amenazaba a Nicolás Maduro, puso en marcha hace unos días una cuenta regresiva cuyo final “marcará un cambio definitivo” en el país caribeño.
Prince habría lanzado una oferta al gobierno estadounidense y a la ultraderecha corinista —siempre que se pusieran de acuerdo en el monto de la recompensa— para perpetrar un golpe quirúrgico en Venezuela y capturar o eliminar al presidente y sus colaboradores más cercanos.
Podría tratarse de una balandronada neofascista cometida por Elon y su panda de súperricos para sembrar la incertidumbre y la zozobra en el pueblo venezolano… o de otro golpe de Estado como el protagonizado por Juan Guaidó, el general venezolano Cliver Antonio Alcalá Cordones, el mercenario Jordan Goudreau (Silvercorp) y Juan José Rendón. Una operación bautizada como Gedeón y “respaldada” por un contrato de 213 millones de dólares, firmado en octubre de 2019 y que trato de ejecutarse, sin éxito, en mayo de 2020, un mes después de que María Corina Machado fuese designada por Atlas Network y sus redes de influencia como sucesora del fracasado Guaidó.
En las últimas horas el gobierno venezolano anunciaba la intervención de más de 400 pistolas y fusiles de asalto y la detención de varios individuos, entre ellos un ciudadano norteamericano miembro en activo de los Navy SEAL y dos españoles a los que se identifica como agentes del CNI. Y en esta pugna por el relato nos podría parecer una “jugada oportuna” el descubrimiento de la intervención de los supuestos agentes españoles, pero tampoco sería la primera vez que nuestros espías contactan con la ultraderecha venezolana en los albores de un golpe.
En el ejecutado contra el gobierno de Hugo Chávez en 2002, la embajada española en Caracas y su responsable Manuel Viturro de la Torre —bajo las órdenes de José María Aznar— jugaron un papel activo de apoyo al autoproclamado Pedro Francisco Carmona Estanga. Mientras el presidente electo permanecía secuestrado, Viturro y el embajador norteamericano Charles Shapiro fueron los únicos diplomáticos que se reunieron con el golpista aquel 13 de abril de 2002.
Curiosamente Carmona, quien fungía como presidente de la patronal venezolana (Fedecámaras), andaba por Madrid los días previos al golpe, invitado por la CEOE, y en su agenda figuraba una reunión con el entonces ministro de Exteriores Joseph Piqué —9 de abril—, que finalmente se canceló y precipitó el regreso de Carmona a Caracas… faltaban dos días para el golpe.
Cambio 16 publicó en aquellas fechas que, durante su paso por Madrid, el mencionado mantuvo contactos con miembros del servicio de inteligencia español de la época, el Cesid.
María Corina Machado fue una de las firmantes del “Acta de Constitución del Gobierno de Transición Democrática y Unidad Nacional”, también llamado “Decreto Carmona”, el cual pretendía dar cobertura jurídica a un golpe fáctico que eliminaba de un plumazo la Constitución vigente y disolvía el Tribunal Supremo de Justicia, la Fiscalía General de la República, la Defensoría del Pueblo, el Consejo Nacional Electoral y la Asamblea Nacional.
El golpista Pedro Carmona Estanga dirigía en aquellas fechas Química Venoso, propiedad de Isaac Pérez Recao, uno de los principales promotores del golpe de 2002, llegando a organizar un grupo armado con elementos de la extrema derecha dirigido operativamente por el contralmirante Carlos Molina Tamayo, nombrado por Carmona jefe de la Casa Militar durante su breve mandato.
Los Recao, tras el golpe, se exiliaron a nuestro país, donde ya hacían negocios desde 2014 a través de Jesús Javier Vadillo Gutiérrez, experto en planificación fiscal nacional e internacional, derecho mercantil, reestructuraciones empresariales, fiscalidad en M&A e international tax planning, del despacho Prolaw.
En el exilio, y en los negocios, les acompañaba el contralmirante Carlos Molina Tamayo, con quien los Recao compartían intereses en la sociedad Alphastar Trading España sl.
Los capitales venezolanos se movieron a través de sociedades ligadas al despacho Asap Corporate Services sl, el mismo que creó Samos Servicios y Gestiones para Oleguer Pujol o Cornalata Servicios y Gestion sl, más conocida como Haya Real Estate sa, donde recala José María Aznar Botella o quien gestionaba los intereses de Lorenzo Alejandro Mendoza Giménez, empresario venezolano presidente de Empresas Polar.
Jesús Javier Vadillo Gutiérrez también representa, en nuestro país, al venezolano Roger Swidorowicz, agraciado por Ayuso con un suculento contrato de 5,6 millones de euros por material sanitario, envuelto en una curiosa polémica por la supuesta confusión entre la empresa de Swidorowicz Siga Dental Inc, la que realmente se llevó el contrato, y otra con igual denominación ubicada en Granada.
La última empresa en la que aparece Swidorowicz, en Panamá, se denomina Inversiones ac Portafolios S.A. y en su consejo de dirección aparecen otros dos empresarios venezolanos, César Miguel Alfonzo González y Diego Rodrigo Cordido Gasperi.
César Miguel Alfonzo González, curiosamente, está vinculado con los Recao a través de otra sociedad española en la que interviene Vadillo, Cesky Investments sl, con un capital de 1 264 805,00 euros.
Vadillo Gutiérrez es patrono de la Fundación Pablo Horstmann, donde coincidió con el exministro de Justicia del PP de Aznar, José María Michavila, y con Ana Fornieles Cañadas, que en 2015 formo parte de la candidatura de Ciudadanos al Ayuntamiento de Alcobendas; Ana Fornieles fue una de las hooligans de Alvise Pérez que participaron en la campaña de odio contra la diputada de Podemos Martina Velarde.
Michavila fundó en 2007 junto con Shakira, Alejandro Sanz, Miguel Bosé, Juanes y un nutrido grupo de artistas latinoamericanos la fundación de Ayuda a la Infancia en América Latina ALAS. Muchos de estos artistas participaron en el Venezuela Aid Live, un evento musical organizado en 2019 por la ultraderecha venezolana, acompañado de una supuesta operación de entrada de ayuda humanitaria a Venezuela, la cual se realizaría por medio de los puentes internacionales de la Tiendita y Simón Bolívar en San Antonio del Táchira y Ureña en el Estado Fronterizo del Táchira, evento que ocultaba la enésima intentona para desestabilizar el gobierno de Maduro.
El exclusivo elenco de clientes de Vadillo incluye a Pedro Campos Calvo Sotelo, empresario y regatista, íntimo del emérito y anfitrión en las escapadas de este por España.
Sirva este incompleto y sucinto recorrido por tres de los episodios protagonizados por la ultraderecha venezolana para demostrar que nunca ha sido una opción democrática para Venezuela, y para constatar cómo ha aprovechado cada cita electoral para instigar la violencia y forzar un cambio de lo que ellos denominan régimen; contemplando en cada ocasión la intervención militar de los EE.UU. y contratando mercenarios para provocar sus objetivos.
Sirva también para demostrar cómo nuestro país ha sido refugio para los capitales de la élite extractivo-golpista venezolana, cuyo rastro de sangre se puede seguir hasta la “Little Caracas” de los Recao, Capriles, López o Ledezma, por citar unos pocos.
Atlas Network, Aznar, María Corina
Este último episodio de guerra hibrida contra Venezuela comenzó a planearse a principios de 2020; por aquellas fechas, los autores intelectuales del golpe perpetuo dieron por amortizado a Juan Guaidó, designando a María Corina Machado sucesora del autoproclamado presidente.
María Corina, que ya formaba parte del contubernio de grupos ultra que gestaron la Carta de Madrid, patrocinada por Vox, recibió el espaldarazo definitivo en abril de ese mismo año, en una ceremonia de la FUNDACIÓN INTERNACIONAL PARA LA LIBERTAD (uno de los chiringuitos neoliberales de la red de Atlas Network) oficiada por José María Aznar y Vargas Llosa; la Dama de Hierro del Caribe, aparecía entre los 10 primeros “espadas” que firmaban el manifiesto “Que la pandemia no sea un pretexto para el autoritarismo”.
En mayo, un mes más tarde de ser designada sucesora de Guaidó, se ejecutaba la Op. Gedeón.
Machado, a partir de este momento, se convierte en una de las habituales en los actos de promoción organizados por la transnacional libertaria, acompañada de los autores intelectuales de la estrategia contra el comunismo, participando en conferencias, coloquios y otros encuentros que la van posicionando y ayudando a recaudar fondos.
Una de las plataformas de Atlas Network vinculada a Vente Venezuela y a María Corina, es la Red Liberal de América Latina (RELIAL), Pedro Alejandro Urruchurtu Noselli, miembro de la mesa directiva de dicha organización, es el coordinador de asuntos internacionales del partido en cuestión; Urruchurtu ya había sido acusado en 2023 de “traición a la patria”, “asociación para delinquir”, “conspiración” y “legitimación de capitales” por trabajar para los intereses de otro país, en la disputa territorial por el Esequibo entre Venezuela y Guyana, una campaña financiada por la petrolera ExxonMobil, compañía estadounidense que aporta jugosos capitales a la red de Atlas Network.
En aquella trama también se identificó a Roberto Abdul-Hadi Casanova Gazan, presidente de Súmate, la organización, fundada por María Corina Machado, que aparece involucrada en la publicación de las supuestas actas que avalaban la victoria a Edmundo González Urrutia en las elecciones presidenciales recientemente celebradas.
Urruchurtu es uno de los opositores refugiado en la embajada Argentina en Caracas.
De aquel manifiesto, auspiciado por Aznar, que designo a María Corina como lideresa, se pueden rescatar a los padrinos ideológicos y financieros del invento, entre los “abajo firmantes” del documento:
El exalcalde golpista de Caracas, Antonio Ledezma, el también golpista Leopoldo López Gil y su madre Antonieta Mendoza de López, forman la terna que otorga continuidad ideológica y estratégica al posicionamiento de María Corina.
Entre los empresarios firmantes del manifiesto: Rafael Alfonzo, Presidente del Centro de Divulgación del Conocimiento Económico (CEDICE) una plataforma perteneciente a la red Atlas Network. Alfonzo también fue Presidente de la Cámara de Industriales de Caracas, de CAVIDEA y de Conindustria, entre otras organizaciones empresariales venezolanas.
Óscar García Mendoza, banquero venezolano del que se sospecha que da cobertura a la financiación de Vente Venezuela: “Desde sus cuentas en Cayman National Bank and Trust y su entidad financiera en Miami, Novopayment Bank, salen pagos para mantener las operaciones de la dirigente María Corina Machado, el portal PanAmPost y sus trabajadores Orlando Avendaño y Jovel Álvarez. Aunque Cayman National Bank and Trust no tiene mucha publicidad, maneja importantes capitales como las cuentas de Empresas Polar, para pagar a sus empleados los complementos en el extranjero”.
Marcel Granier Haydon, Presidente de Radio Caracas Televisión, implicado en el golpe contra Chávez de 2002.
Guillermo Zuloaga fue dueño, socio principal y presidente de GLOBOVISION, acusada en 2002 de apoyar el golpe de Estado, deformando la verdad y de promover una agenda “desestabilizadora”, fue una de las cadenas pioneras en articular campañas de odio y desinformación en Venezuela; en 2009 todavía servía de plataforma de difusión a los pronunciamientos del Centro de Divulgación del Conocimiento Económico (CEDICE) contra las políticas del gobierno de Hugo Chávez; y por último, Carlos Zuloaga, hijo del anterior, que comparte membresía en la Mont Pelerin Society, con Brad Lips, director ejecutivo de Atlas Network.
Podemos concluir que María Corina Machado y su “Tamames” particular Edmundo González Urrutia son producto del mismo laboratorio neoliberal del que salieron Ayuso, Cayetana o Javier Milei, entre otros iluminados —por la antorcha de la libertad—.
También podemos constatar que las estrategias golpistas y de guerra sucia implementadas en Latinoamérica por esta red de organizaciones, financiadas por el Departamento de Estado de los EE.UU., nunca han contemplado una salida democrática para el “asunto” venezolano, usando los procesos democráticos de voto para tratar de desestabilizar el sistema, denunciando un fraude continuo, por otra parte nunca demostrado, y cuya única pretensión es sembrar la duda, el desconcierto y un caos en el que se parapetaran para perpetrar el enésimo golpe de Estado.
Seguiremos informando.
Este artículo fue publicado originalmente en Diario Red el 20 de septiembre de 2024.