“Avvocati indipendenti”: uno stesso discorso e zero realtà

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Diritti-umaniIeri mattina sono andato alla sala internet dell’ufficio commerciale ETECSA del Vedado, per inviare e-mail agli amici all’estero. Come al solito ho controllato il mio account e letto le notizie dei siti a cui sono iscritto e altre notizie inviate da amici delle province orientali.

Una di loro ha attirato potentemente la mia attenzione perché mi suonava nota quella melodia ripetuta senza nuovi accordi. Mi riferisco alla più ricorrente delle menzogne ​​orchestrate dall’estero contro Cuba: la violazione dei diritti umani (DU).

Un’anziana, una volta, mi ha insegnato che non bisogna fare confronti e apologie per confutare un’idea, ma dimostrare il contrario. Risulta che due signore, che si definiscono “avvocati indipendenti”  – chiaro, a Cuba non vi è nulla di simile, ma mercenari al servizio del governo degli Stati Uniti ed organizzazioni controrivoluzionarie; a Cuba esistono studi legali – si presentano come specialisti in questioni di diritti umani e riferiscono una serie di aspetti totalmente avulsi dalla realtà.

Mi riferisco a coloro che fanno parte di un gruppo di “attivisti”, artisti contestatari e di altri giovani che da gennaio hanno studiato al Miami Dade College, nell’ambito del programma “Siamo un popolo”, sostenuto dalla Fondazione per i Diritti Umani a Cuba.

Analizzando le loro opinioni mi chiedo che cosa significa per gli “indipendenti” i diritti umani a Cuba. Li invito a leggersi e studiare la Costituzione. Sarebbe che per gli avvocati che sono nati, cresciuti, sviluppati e si sono formati a Cuba tali diritti non esisterebbero?

Avrei bisogno di diverse pagine per riflettere tutti i diritti tutelati nel mio paese, sottolineo solo quelli che permettono ai cubani di vivere in una società con un buono stato di benessere.

A Cuba si può uscire tranquilli per la strada, senza paura di essere aggrediti o assassinati. A Cuba non si rapiscono bambini né donne sono state stuprate, in pieno giorno, impunemente.

A Cuba si  condivide con i vicini più stretti e anche si può chiedere tutto ciò che non si ha sapendo che te lo daranno, perché abbiamo nelle vene l’esempio solidario di Fidel.

A Cuba le istituzioni culturali sono aperte a tutti i tipi di persone, con diversi generi artistici.

A Cuba si può essere al tempo stesso, un membro della UJC o del PCC o non esserlo, essere palero, abacua (figure associate alla santeria ndt), cattolico e cederista, senza che questo impedisca una sola cosa o limiti i suoi diritti.

A Cuba dal momento che un bambino nasce non deve preoccuparsi di lavorare per mantenersi.

A Cuba i bambini nascono per essere felici. Si saranno dimenticati questi avvocati “indipendenti” la loro infanzia? non hanno saltato la corda in strada o montato l’altalena in un parco? hanno dimenticato, i viaggi alla spiaggia, le passeggiate al complesso Coppelia-Yara-Rampa-Malecón e i divertimenti nel Parco Lenin o a Expocuba? Sicuramente non hanno mai visitato una casa per bambini orfani o di anziani. Probabilmente non ricordano la loro adolescenza dove condivisero risa e balli con i loro amici. Sembra che la scarsa memoria si sia impadronita di queste menti “indipendenti”.

A Cuba, nessuno deve venire a controllare nulla in materia di diritti umani e come dice la canzone di moda in questi giorni: “per sapere cosa è sentirsi cubano, per sapere che cosa è vivere a Cuba, si deve essere nati a Cuba, devi essere cresciuto a Cuba”.

Io, come il mio amico Alexander Abreu, “cubano sempre sarò, da San Antonio a Maisí, sempre la difenderò. Cuba io mi chiamo”.

“Abogados Independientes”: Un mismo discurso y cero realidades

Ayer en la mañana fui a la sala de navegación de la oficina comercial de ETECSA del Vedado, dispuesto a enviar e-mails a unos amigos en el extranjero. Como de costumbre revisé mi cuenta y leí las noticias de los sitios a los que estoy suscrito y otras noticias enviadas por socios desde las provincias orientales.

Una de ellas me llamó poderosamente la atención porque me sonaba conocida aquella tonada repetida sin nuevos acordes. Me refiero la más recurrente de las mentiras orquestadas desde el exterior contra Cuba: la violación de los Derechos Humanos (DD.HH.).

Una anciana me enseñó una vez que no se deben hacer comparaciones y apologías para refutar una idea, sino demostrar lo contrario. Resulta que dos damas, que dicen llamarse “abogadas independientes” –aclaro, en Cuba no existe tal cosa, sino mercenarios al servicio del gobierno estadounidense y organizaciones contrarrevolucionarias; en Cuba existen Bufetes de Abogados- se presentan como especialistas en temas de DD.HH. y refieren una serie de aspectos totalmente alejados de la realidad.

Me refiero a aquellos que forman parte de un grupo de “activistas”, artistas contestatarios y otros jóvenes que desde enero han cursado estudios en el Miami Dade College, como parte del programa “Somos un pueblo”, que apoya la Fundación para los Derechos Humanos en Cuba.

Analizando sus opiniones me pregunto, qué significan para los “Independientes” los DD.HH. en Cuba. Los invito a leerse y estudiar la Constitución. ¿Seria que para las abogadas que nacieron, crecieron, se desarrollaron y se formaron en Cuba esos derechos no existieron?

Necesitaría varias cuartillas para reflejar todos los derechos que se protegen en mi país, sólo resalto aquellos que permiten a los cubanos vivir en una sociedad con un buen estado de bienestar.

En Cuba se puede salir tranquilo a la calle, sin temor a ser asaltado o assinado. En Cuba no se secuestran a los niños, ni se violan a las mujeres a plena luz del día y con impunidad.

En Cuba se comparte con los vecinos más cercanos e incluso usted puede pedirle algo que no tenga sabiendo que se lo darán, porque llevamos en las venas el ejemplo solidario de Fidel.

En Cuba las instituciones culturales están abiertas para toda clase de personas, con diversos géneros artísticos.

En Cuba usted puede ser a la misma vez, militante de la UJC o del PCC o no serlo, ser palero, abacua, católico y cederista; sin que eso le impida una sola cosa o le limite sus derechos.

En Cuba desde que un niño nace no tiene que preocuparse por trabajar para mantenerse.

En Cuba los niños nacen para ser felices. ¿Se le habrá olvidado a estas abogadas “independientes” su infancia?¿no saltaron suiza en la calle o montaron columpio en un parque?¿olvidaron los viajes a la playa, los paseos al complejo Coppelia-Yara-Rampa-Malecón y la diversión en el Parque Lenin o en Expocuba? Seguramente nunca han visitado un hogar de niños huérfanos o uno de ancianos. Probablemente no recuerdan su adolescencia, etapa donde compatieron risas y bailes con sus amigos. Parece que la mala memoria se ha adueñado de estas mentes “independientes”.

En Cuba, nadie tiene que venir a revisar nada en materia de DD.HH. y como dice la canción de moda por estos días : “para saber lo que es sentirse cubano, para saber lo que es vivir en Cuba, tienes que haber nacido en Cuba, tienes que haber crecido en Cuba”.

Yo, al igual que mi compadre Alexander Abreu, “cubano siempre seré, de San Antonio a Maisí, siempre la defenderé. Cuba me llamo yo”.

Tomado del Blog La Santa Mabisa
http://lasantamambisa.wordpress.com/2014/06/23/un-mismo-discurso-y-cero-realidades/

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