Miraggio: un taglio al nodo gordiano del blocco

 Norelys Morales Aguilera – http://islamiacu.blogspot.it

BLOQUEO USAPer sapere come risponderanno gli Stati Uniti di fronte ad un determinato avvenimento, non basta l’evidente verifica che questa nazione non ha amici, ma solo interessi. Benché nessuno lo abbia spiegato più semplicemente del profondo e divertente Mark Twain: “Né la vita né la libertà né la proprietà di nessun uomo è al sicuro quando il legislativo è riunito”. O, “Per bontà di Dio nel nostro paese abbiamo queste tre cose indicibilmente preziose: libertà di espressione, libertà di coscienza e la prudenza per non esercitare mai nessuna delle due“.

Tuttavia, la politica estera che l’impero adotta risulta da un complesso processo di elaborazione tra i suoi poteri perchè operino i suoi attori: il Presidente, il Congresso, la società civile, think tank, ecc, che fa leva sulla tecnologia, sull’industria della cultura e dello spettacolo e sui media, tutto con  il suo poderoso schieramento ideologico. In questo brodo matura la politica interna  e la faccia visibile sono le cosiddette lobby, il cui potere a volte è poco studiato.

Molti suppongono che di tale struttura si nutra la democrazia, ma la testarda realtà smentisce che sia così e le voci più comuni non sono in grado di controllare le sue politiche e in altri casi, come nella disputa con Cuba, esteso ai suoi partner internazionali, è un vero nodo gordiano, come a volte interpretò Fidel Castro. Bisogna solo prendere coscienza che dal 1992 l’Assemblea generale dell’ONU condanna il blocco contro Cuba e che Washington persiste.

E’ interessante passare in rassegna diversi fatti che si sono  recentemente avuti intorno all’argomento, senza che l’ordine delle citazioni corrisponda all’importanza.

1. Si é saputo, il 18 maggio, che 46 personalità USA hanno chiesto al presidente Barack Obama nuovi gesti  verso Cuba. Comprendendo “un elenco di richieste”. Un analista l’ha ritenuta “una insolita dimostrazione di consenso”.

2. Gli USA sono rimasti isolati nell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), quando le nazioni dell’America Latina e dei Caraibi hanno sostenuto l’incondizionata presenza di Cuba al Vertice delle Americhe che si terrà nell’aprile 2015 a Panama.

3. Thomas J. Donohue, presidente della Camera di Commercio degli Stati Uniti, che comprende migliaia di aziende USA, ha visitato L’Avana per diversi giorni, dal 24 giugno, insieme con importanti imprenditori, con l’intento di esplorare opportunità di investimento dichiarando che lavorerà perché la Casa Bianca revochi il divieto degli investimenti a Cuba. E’ stato ricevuto dal presidente cubano Raul Castro.

4. Un sondaggio pubblicato, martedì 18 giugno, dalla Florida International University ha mostrato che la maggioranza dei cubani – statunitensi a Miami appoggiano l’ammorbidimento delle politiche intransigenti adottate dagli USA contro Cuba durante la guerra fredda e sono disposti ad accettare legami più stretti con l’isola.

5. L’Unione Europea dopo 18 anni di cosiddetta Posizione Comune, che punisce Cuba e condiziona qualsiasi cooperazione a cambiamenti politici nell’isola, è stata costretta a cedere di fronte alla forza politica di Cuba ed ha avviato negoziati con L’Avana.

6. L’ex governatore della Florida Charlie Crist, aspirante ad essere candidato democratico al Governo, nelle prossime elezioni di novembre, che è si dichiarato a favore di un cambiamento della politica verso L’Avana, conduce di otto punti nelle preferenze degli elettori ispanici dello stato l’attuale governatore, Rick Scott, secondo un sondaggio pubblicato il 24 giugno.

7. Nel suo nuovo libro, l’ex Segretaria di Stato Hillary Rodham Clinton ha detto che ha esortato il presidente Barack Obama a levare o ammorbidire l’embargo contro Cuba, perché non era più conveniente per gli Stati Uniti incoraggiava il cambiamento a Cuba, anche se il suo scopo è servire gli interessi aggressivi e imperiali.

Ma abbiamo, dal lato opposto, il sindaco di Miami, Tomas Regalado, che ha contestato, questo 24 giugno, le presunte riforme in corso a Cuba e ha qualificato come “anacronistico chi chiede un‘apertura verso l’isola.

In verità la politica di blocco contro Cuba è aumentata ancora di più durante l’amministrazione del presidente Barack Obama con numerose sanzioni contro istituzioni. Nel 2009 è stata multata per 536 milioni di dollari la banca Credit Suisse ora annunciano la punizione per BNP Paribas, di Francia, più di 10 volte superiore, 10 miliardi di dollari, considerata tra le più grandi ammende inflitte ad un istituto finanziario dagli Stati Uniti d’America.

1907383_10152163954366339_6962534907188376645_nA peggiorare le cose, Washington mantiene Cuba nelle sue unilaterali liste rispettivamente di stati sponsor del terrorismo e di traffico delle persone. E, di fronte alla buona volontà del governo cubano di negoziare una soluzione al caso dell’agente USAID, Alan Gross, per i tre antiterroristi cubani ancora prigionieri negli USA, l’amministrazione evade negoziare ed ha scambiato cinque presunti terroristi per un soldato nordamericano.

Lo scandalo del cosiddetto Twitter cubano, Zunzuneo, non ha fermato i piani e i finanziamenti per la sovversione così come le campagne mediatiche e propagandistiche contro L’Avana.

Forse, se l’economia cubana fosse come quella della Cina il potente vicino si sarebbe fermato un pò  su questo cammino di frenetica irriflessione, ma sembra che non sarà Obama il presidente che taglierà il nodo gordiano del blocco e che fornisca respiro di azione democratica verso l’isola. Crederlo sarebbe un miraggio.

Espejismo: un corte al nudo gordiano del bloqueo

Norelys Morales Aguilera

Para saber cómo responderá Estados Unidos ante un determinado asunto, no basta la comprobación fehaciente de que esa nación no tiene amigos, sino intereses. Aunque nadie lo ha explicado más sencillo que el profundo y divertido Mark Twain: “Ni la vida, ni la libertad, ni la propiedad de ningún hombre está a salvo cuando el legislativo está reunido”. O, “Por bondad de Dios tenemos en nuestro país estas tres cosas indeciblemente preciosas: libertad de expresión, libertad de conciencia y prudencia para no ejercer jamás ninguna de las dos”.

Sin embargo, la política exterior que el imperio va ajustando resulta de un proceso de elaboración complejo entre sus poderes para que operen sus actores: el presidente, el congreso, la sociedad civil, think tank, etc, que se apalancan en la tecnología, la industria de la cultura y el entretenimiento y los mass media, todos con su poderoso despliegue ideológico. En tal caldo la política interna sazona y la cara visible son los llamados lobbies, cuyo poderío a veces es poco estudiado.

Muchos suponen que de tal entramado se nutre la democracia, pero la tozuda realidad desmiente que así sea y las voces más generalizadas no logran verificarlas sus políticos y en otros casos, como en el diferendo con Cuba, extensivo a sus socios internacionales, es un verdadero nudo gordiano, como en algún momento interpretó Fidel Castro. Solo hay que percatarse que desde 1992 la Asamblea General de la ONU condena el bloqueo contra Cuba y Washington persiste.

Es interesante reseñar varios hechos que se han movido en el entorno del tópico recientemente, sin que aquí el orden de las citas corresponda a la importancia.

1. Fue dado a conocer el 18 de mayo que 46 personalidades de EE.UU. pidieron al presidente Barack Obama nuevos gestos hacia Cuba. Incluyendo “una lista de peticiones”. Un analista la consideró una “insólita muestra de consenso”.

2. Estados Unidos quedó aislado en la Organización de Estados Americanos (OEA) cuando las naciones de América Latina y el Caribe apoyaron la asistencia sin condiciones de Cuba a la Cumbre de las Américas que se realizará en abril de 2015 en Panamá.

3. Thomas J. Donohue, presidente de la Cámara de Comercio de EE.UU., que integra a miles de empresas norteamericanas, visitó La Habana durante varios días a partir del 24 de junio, junto a importantes empresarios, con la intención de explorar posibilidades de inversión declarando que trabajará para que la Casa Blanca levante la prohibición de inversiones en Cuba. Fue recibido por el presidente cubano Raúl Castro.

4. Un sondeo publicado el martes 18 de junio por la Universidad Internacional de la Florida mostró que la mayoría de los cubano-estadounidenses en Miami apoyan la flexibilización de las políticas de línea dura adoptadas por Estados Unidos contra Cuba durante la Guerra Fría y están dispuestos a aceptar vínculos más estrechos con la isla.

5. La Unión Europea tras 18 años de la llamada Posición Común, que sanciona a Cuba y condiciona cualquier cooperación a cambios políticos en la Isla, se ha visto obligada a ceder ante la fortaleza política de Cuba, y ha iniciado negociaciones con La Habana.

6. El ex gobernador de Florida Charlie Crist, aspirante a ser el candidato demócrata a la Gobernación en las próximas elecciones de noviembre, quien se declara a favor de un cambio de política hacia La Habana, aventaja en ocho puntos en las preferencias de los votantes hispanos del estado al actual gobernador, Rick Scott, según una encuesta divulgada este 24 de junio.

7. En su nuevo libro, la ex secretaria de Estado Hillary Rodham Clinton dijo que exhortó al presidente Barack Obama a que levantara o relajara el embargo contra Cuba porque ya no era conveniente para Estados Unidos ni fomentaba el cambio en Cuba, aunque su objetivo es servir a los intereses agresivos e imperiales.

Pero, en la línea opuesta tenemos que el alcalde de Miami, Tomás Regalado, cuestionó este 24 de junio las presuntas reformas que está llevando a cabo Cuba y calificó de “trasnochados” a los que piden una apertura hacia la isla.

Mientras, en verdad la política de bloqueo hacia Cuba se ha acrecentado aun más durante la administración del presidente Barack Obama con numerosas sanciones a entidades. En 2009 fue multado por 536 millones de dólares el banco Crédit Suisse y ahora anuncian castigo para el BNP Paribas, de Francia, más de 10 veces superior, 10 mil millones de dólares, considerada entre las multas más grandes impuestas a una entidad financiera por Estados Unidos.

Por si fuese poco, Washington mantiene a Cuba en sus listas unilaterales de estados promotores del terrorismo y de la trata de personas, respectivamente. Y, ante la buena voluntad del gobierno cubano de negociar una solución al caso del agente de la USAID Alan Gross por los tres antiterroristas cubanos aún presos en EE.UU., la administración evade negociar y ha canjeado cinco llamados terroristas por un soldado norteamericano.

El escándalo del llamado Twitter cubano, Zunzuneo, no ha detenido los planes y el financiamiento para la subversión así como campañas mediáticas y propagandísticas contra La Habana.

Tal vez, si la economía cubana fuera como la de China el poderoso vecino se habría detenido un poco en este camino de frenética irreflexión, pero todo apunta a que no será Obama el presidente que corte el nudo gordiano del bloqueo y ofrezca un respiro de actuación democrática hacía la Isla. Creerlo sería un espejismo.|


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