Con il suo peculiare linguaggio da “statista”, l’8 marzo scorso il volgare inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, ha dichiarato che in modo “servile” diversi dirigenti stranieri lo avevano cercato per “baciargli il didietro”, nel tentativo di negoziare un’esenzione dai dazi che sarebbero entrati in vigore il giorno successivo. Prototipo del narcisista maligno, dopo il suo ritorno allo Studio Ovale, in soli tre mesi Trump ha superato gli standard mafiosi del suo primo mandato.
È vero che la maggior parte dei presidenti degli USA hanno utilizzato metodi gangsteristici, e alcuni, come ha detto Noam Chomsky, se si applicassero i principi di Norimberga, sarebbero stati impiccati come criminali di guerra. Basti pensare a Harry Truman, che ordinò il lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Ma ciò che distingue Trump è che lo fa apertamente e brutalmente, in netto contrasto con i modi più raffinati e sottili dei suoi predecessori, legati alla “politica del grande bastone”, il famoso motto imperialista di Theodore Roosevelt: “Parla con dolcezza, porta un grande bastone e andrai lontano”.
In questo contesto, il profilo corrotto e proto-delinquenziale del segretario di Stato Marco Rubio appare come roba da nulla. La doppia morale dell’opportunista ex senatore repubblicano della Florida è emersa chiaramente quando è passato dall’essere uno dei principali istigatori, ricattatori politici e lobbisti – insieme all’ex senatore del New Jersey Bob Menéndez, condannato a 11 anni di carcere per corruzione, estorsione, cospirazione ed ostruzione alla giustizia – a favore dei fondi dell’Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale (USAID) per la sovversione e al cambio di regime a Cuba, Venezuela e Nicaragua, a tagliare quei bilanci e difendere la politica estera di Trump.
Esponente dei falchi del Partito Repubblicano – in conflitto con il movimento MAGA (“Make America Great Again”) rappresentato dall’inviato speciale di Trump, Richard Grenell – le priorità di Rubio sono concentrate sull’immigrazione irregolare verso gli USA, sul contenimento dell’influenza cinese in America Latina e Caraibi, e sull’esercizio della diplomazia coercitiva in funzione di due obiettivi dichiarati del suo capo: “recuperare” il controllo del Canale di Panama e imporre dazi “secondari” del 25% (tariffe) ai paesi che acquistano idrocarburi dalla compagnia petrolifera del Venezuela (PDVSA). Per questo ultimo obiettivo – che mira a trasformare il Venezuela in un teatro operativo per il contenimento cinese nell’emisfero – Rubio, in consultazione con i segretari al Tesoro, Commercio e Sicurezza Nazionale, potrà utilizzare a sua discrezione l’ordine esecutivo firmato da Trump il 24 marzo scorso.
Come ha scritto Daniel Flatley in un articolo su Bloomberg, i dazi secondari sono una nuova “tattica economica” inventata da Trump per raggiungere i suoi obiettivi di politica interna ed estera. In realtà, come osserva il sito venezuelano Misión Verdad, questa misura punta a diventare un nuovo strumento di intimidazione e pressione volto a “inibire, limitare o ostacolare” le relazioni commerciali di imprese straniere con la PDVSA, cercando di ottenere lo stesso effetto di “assedio e isolamento” che deriverebbe dalla sospensione delle licenze specifiche concesse a partner del settore energetico venezuelano come Repsol (Spagna), ENI (Italia), Maurel & Prom (Francia) e Reliance (India), tra altri.
Adolescenza con odore di marijuana
Con il suo ordine esecutivo, essenzialmente mirato a indebolire la relazione strategica tra Venezuela e Cina – in particolare la cooperazione energetica – Trump ha concesso a Rubio un’arma tutta sua per portare avanti la sua campagna distruttiva contro la rivoluzione bolivariana. In qualità di arbitro, Rubio sarà ora l’ultimo decisore discrezionale sui dazi da applicare ad altri paesi. Ergo, dispone di una leva “legale” per cercare di ricondurre la linea della seconda amministrazione Trump verso l’agognata “massima pressione”.
A tal fine, insieme alle nuove misure contro il settore energetico venezuelano, Rubio tenterà di rilanciare la narrativa costruita durante il primo mandato trumpista, che – come ha ammesso nelle sue memorie l’ex segretario alla Difesa Mark Esper – fu fabbricata a fini geopolitici per giustificare misure coercitive e promuovere il cambio di regime in Venezuela: quella che associa, senza prove, il presunto legame del governo di Nicolás Maduro con il narcotraffico.
In particolare, i presunti legami tra il Palazzo di Miraflores e il gruppo criminale Tren de Aragua, riconosciuto da Washington come “organizzazione terroristica internazionale”, nell’ambito di una strategia di criminalizzazione sia dello Stato che del popolo venezuelano. Questa strategia è stata strumentalizzata per fini persecutori e giudiziari contro i migranti venezuelani negli USA, i quali, in mezzo a una montatura propagandistica e invocando la Legge sui Nemici Stranieri del 1798 – prevista per tempi di guerra – sono stati sequestrati e deportati illegalmente nel campo di concentramento Cecot, gestito da Nayib Bukele in El Salvador.
Non smette di essere paradossale che Marco Rubio, che rilancia le versioni dell’FBI basate su fonti anonime e inverificabili sull’inesistente e prefabbricato “Cartello dei Soli” – ora resuscitato e presentato, insieme al Tren de Aragua, come priorità della sicurezza nazionale – sia stato lui stesso legato a un episodio familiare che lo accompagna in tutta la sua carriera politica: nel 1987, nell’ambito dell’“Operazione Cobra”, suo cognato Orlando Cicilia, marito della sorella Bárbara Rubio, fu arrestato e condannato a 25 anni di carcere per cospirazione finalizzata alla distribuzione di cocaina e marijuana, oltre ad appartenere all’organizzazione criminale del cubano-statunitense Mario Tabraue, coinvolta nell’omicidio di un informatore federale e nella corruzione di diversi funzionari di polizia di Miami.
All’epoca Marco Rubio aveva solo 16 anni, studiava alla South Miami High, e secondo documenti ottenuti dal Miami New Times e diffusi da Univisión Noticias il 27 ottobre 2016, viveva con i suoi genitori, Mario e Oria, e la sorella Bárbara, nella stessa casa dove Orlando Cicilia trafficava droga.
Rubio e lo scandalo di David La Trampa Rivera
Sostenitore della politica di “massima pressione” contro il governo Maduro durante il primo mandato di Trump, Marco Rubio è coinvolto nello spoglio e furto degli attivi della CITGO Petroleum Corporation, filiale della PDVSA negli USA. In questa vicenda compaiono anche il Dipartimento di Stato, l’Ufficio per il Controllo dei Beni Stranieri (OFAC), la Banca d’Inghilterra e la compagnia petrolifera Exxon Mobil, come parte dell’intreccio politico che, con l’avallo dell’Unione Europea, ha conferito legittimità internazionale al falso governo di Juan Guaidó.
Secondo alcuni media del sud della Florida, il Servizio delle Imposte Interne (IRS, sistema tributario USA) e il Dipartimento di Applicazione della Legge (FDLE) hanno ricevuto informazioni da una fonte interna alla CITGO che collega Marco Rubio e il suo vecchio amico e collega politico, l’ex congressista cubano-statunitense David Rivera, ad atti di corruzione legati alla compagnia. Tuttavia, esponenti influenti del Partito Repubblicano in Florida stanno bloccando le indagini del Dipartimento di Giustizia contro entrambi.
I legami tra Rubio e Rivera risalgono al 1992, quando furono volontari nella campagna di Lincoln Díaz-Balart, che avrebbe rappresentato un distretto nella contea di Miami-Dade per 18 anni. Erano gli anni d’oro dell’industria controrivoluzionaria cubana in Florida, e grazie al suo rapporto con Mario Díaz-Balart, Rivera poté lavorare per Radio Martí e come consulente per l’USAID.
Oltre alla politica, le finanze di Rivera e Rubio si intrecciarono nel settore immobiliare: nel 2005 acquistarono insieme una casa unifamiliare a Tallahassee, che usarono come abitazione e base politica con la comunità cubano-statunitense.
Secondo il programma CodigoAbierto360° del sud della Florida, quando Rubio fu eletto rappresentante statale, erano già noti come il “Binomio d’oro”, e in particolare Rivera, nel suo ruolo di lobbista, era conosciuto come “L’Esecutore” degli ordini di Rubio e anche come “David La Trampa (la trappola nst)”.
Quando nel maggio 2020 The New York Times rivelò i dettagli della causa intentata da CITGO contro la Interamerican Consulting Inc. di David Rivera per inadempienza contrattuale, per i suoi servizi come lobbista, venne alla luce che l’FBI e il Dipartimento di Giustizia stavano indagando su entrambi.
In seguito, da ottobre 2020 ad aprile 2021, un informatore protetto dal programma federale per testimoni fornì via email informazioni a Christopher J. Woehr, Little Duane e Claudia Mulvey (FDLE) e a George Stephan (agente speciale del Tesoro per le indagini criminali dell’IRS), su transazioni irregolari e presunto riciclaggio di denaro da CITGO verso banche in Svizzera, Austria, Hong Kong e Messico, attraverso Luisa Palacios (membro del consiglio di amministrazione), e verso conti intestati a David Rivera, Diana Rivera McKenzie (sorella di David) ed Esther Nuhfer (collegata a Rubio) presso il Chase Bank di Miami Dade.
Parte dei trasferimenti è stata effettuata al 10925 N.W. 43rd Lane, Miami, Florida, 33178, sede della Interamerican Consulting Inc., la società di consulenza strategica che ospitava la residenza di David Rivera. Tra il 2017 e il 2020, la maggior parte dei trasferimenti è stata effettuata su conti bancari intestati a Viviana Bovo, che utilizzava il proprio nome per coprire il suo capo, Marco Rubio, all’epoca influente senatore della Florida, che nel 2016 aveva sofferto una umiliante sconfitta da Donald Trump nelle primarie presidenziali del Partito Repubblicano.
Secondo la fonte dell’IRS e del FDLE della Florida, Rubio avrebbe concordato con Rivera un’attività di lobbying per ostacolare un’indagine avviata dal Dipartimento di Giustizia contro la CITGO, relativa a possibili violazioni tra cui riciclaggio di denaro, frode postale, frode elettronica e altri crimini previsti dalla Legge RICO e da altre normative federali.
L’informatore ha dichiarato di essere stato testimone del fatto che, mentre si trovava nella sede centrale della CITGO a Houston, Texas, David Rivera era in costante contatto con il senatore Rubio, e ha suggerito di indagare sul suo telefono cellulare. Ha inoltre affermato che Gina Coon, tesoriera della compagnia, è in possesso di documenti, email, messaggi WhatsApp e audio che confermerebbero le operazioni fraudolente tra Rivera, Rubio e i loro complici.
Secondo il portale CodigoAbierto360°, su richiesta di David Rivera, Marco Rubio organizzò l’incontro tra Lilian Tintori, moglie del dirigente dell’opposizione venezuelana latitante Leopoldo López, con il presidente Trump e il vicepresidente Mike Pence, il 16 febbraio 2017. In quell’occasione, fu Rivera a finanziare il soggiorno di Tintori a Washington DC.
Rivera è stato arrestato ad Atlanta, Georgia, nel dicembre 2022, accusato dalla procura di diversi reati, incluso quello di aver operato illegalmente come “agente straniero” (ai sensi della Legge FARA). Nell’accusa si fa riferimento a un certo “Senatore 1” dello stato della Florida, che nel 2022 aveva solo due senatori federali: l’ex governatore Rick Scott e Marco Rubio, il sodale di Rivera. Appena il 29 marzo 2025, Venezuela News ha riferito che Alejandro Terán, direttore dell’Associazione Latinoamericana degli Imprenditori del Petrolio in Texas, ha affermato che, in qualità di senatore, Marco Rubio ricevette denaro corrotto dalla Fondazione Simón Bolívar della CITGO, all’epoca sotto il controllo di Guaidó. Lo ha anche accusato di essere lobbista della ExxonMobil.
Rubio, i Navarro e gli affari legati al Covid-19
Ma non è questo l’unico scandalo che coinvolge Marco Rubio. Il 24 luglio 2024, El Nuevo Herald di Miami ha riportato una causa legale intentata dalla Federal Reserve Bank di San Francisco contro la Benworth Capital, il cui fondatore e presidente esecutivo, Bernie Navarro, aveva ricevuto l’appoggio del senatore repubblicano Marco Rubio per ottenere prestiti del Programma di Protezione dei Salari (PPP) durante la pandemia di Covid-19.
Secondo il quotidiano di Miami, Benworth Capital ha approvato oltre 4 miliardi di $ in prestiti federali condonabili, creati per mantenere a galla le piccole imprese durante la pandemia, operazione che ha fruttato a Navarro oltre 680 milioni di $ di entrate in commissioni.
La causa della Federal Reserve affermava che Benworth aveva violato il contratto attraverso il quale la sua filiale di San Francisco le aveva fornito il denaro usato per erogare i suoi prestiti PPP. Inoltre, l’azienda avrebbe trasferito fraudolentemente la maggior parte dei suoi fondi dalla Florida a una nuova filiale a Porto Rico, posseduta al 99% da Claudia Navarro, lasciando la sede di Miami “incapace di onorare i propri debiti in scadenza, insolvente e con capitale inadeguato”.
Secondo la denuncia, in passato Bernie Navarro era già stato accusato di aver trasferito beni alla moglie per evitare il pagamento dei debiti. Inoltre, tra il 2021 e il 2024, Benworth avrebbe versato oltre 49 milioni di $ in dividendi al proprio presidente.
Nel suo reportage, El Nuevo Herald ha riportato che i Navarro erano “amici di lunga data” del senatore Marco Rubio e che, nel corso degli anni, Bernie Navarro è stato uno dei principali raccoglitori di fondi per diverse campagne del politico repubblicano. Addirittura, la coppia avrebbe organizzato un evento in sostegno di Rubio nella loro casa di Coral Gables prima della sua fallita candidatura presidenziale nel ciclo elettorale del 2016.
In un altro articolo, del 6 agosto 2024, El Nuevo Herald ha rivelato che Rubio, nel 2021, aveva sostenuto un tentativo da parte di Benworth e di altri due finanziatori della Florida di convincere l’Amministrazione per le Piccole Imprese (SBA) a limitare quanto dovuto a un’azienda tecnologica chiamata Womply, che i mediatori avevano assunto per aiutare ad automatizzare l’approvazione di oltre 8 miliardi di $ in prestiti del Programa de Protección de Nómina. Rubio, sottolineava il giornale, era stato l’architetto del programma di aiuti alle piccole imprese, e quando intercedette presso la SBA per conto del suo amico, non fu solo l’amicizia a guidarlo: Benworth gli aveva concesso un prestito da 850000 $ all’inizio di quell’anno, il che potrebbe configurare, diciamo… un problema etico.
Los trapos sucios de Marco Rubio
Por: Carlos Fazio
Con su peculiar lenguaje de ‘estadista’, el pasado 8 de marzo el procaz inquilino de la Casa Blanca, Donald Trump, afirmó que de manera “servil” varios líderes extranjeros lo habían buscado para “besarle el trasero” con el fin de negociar una baja en los aranceles que entraban en vigor el día siguiente. Prototipo del narcisista maligno, tras su regreso a la Oficina Oval, en solo tres meses Trump ha superado los estándares mafiosos de su primer mandato. Es cierto que la mayoría de los presidentes de Estados Unidos han utilizado métodos gansteriles, y algunos, como dijo Noam Chomsky, si se aplicaran los principios de Núremberg, habrían sido colgados como criminales de guerra. Pensemos, por ejemplo, en Harry Truman, quien ordenó arrojar bombas atómicas sobre Hiroshima y Nagasaki. Pero lo que caracteriza a Trump, es que él lo hace de manera abierta y brutal, en fuerte contraste con los modos más pulidos y sutiles de sus antecesores apegados a la “política del gran garrote”, el famoso epígrafe imperialista de Theodore Roosevelt: “Habla suave, carga un gran garrote y llegarás lejos”.
En ese marco, el perfil corrupto y proto-delincuencial del secretario de Estado, Marco Rubio, parece peccata minuta. La doble moral del oportunista exsenador republicano de la Florida, quedó exhibida cuando mutó de principal instigador, chantajista político y cabildero −junto al exsenador de Nueva Jersey, Bob Menéndez, sentenciado a 11 años de prisión por delitos de soborno, extorsión, conspiración y obstrucción de la justicia− a favor de fondos de la Agencia para el Desarrollo Internacional de Estados Unidos (USAID) para la subversión y las políticas de cambio de régimen en Cuba, Venezuela y Nicaragua, a recortar esos presupuestos y defender la política exterior de Trump.
Exponente de los halcones del Partido Republicano −en conflicto con el movimiento MAGA (acrónimo en inglés de “Haced grande a Estados Unidos otra vez”), representado por el enviado especial de Trump, Richard Grenell−, las prioridades de Rubio están centradas en la migración irregular a EU; frenar la influencia de China en la región latinoamericana y caribeña, y ejercer la diplomacia coercitiva en función de dos objetivos declarados de su jefe: “recuperar” el control del canal de Panamá e imponer aranceles “secundarios” de 25% (tarifs) a los países que compren hidrocarburos a Petróleos de Venezuela (PDVSA). Para ese último objetivo −dirigido a convertir a Venezuela en un teatro de operaciones para la contención hemisférica de China−, en consulta con los secretarios del Tesoro, Comercio y Seguridad Nacional, Rubio podrá hacer un uso discrecional de la orden ejecutiva suscrita por Trump el 24 de marzo pasado.
Según señaló Daniel Flatley en un artículo en Bloomberg, los aranceles secundarios son una nueva “táctica económica” inventada por Trump, dirigida a lograr sus objetivos de política exterior e interior. En rigor, como dice el medio web venezolano Misión Verdad, apunta a convertirse en una nueva herramienta de intimidación y presión con el objetivo de “inhibir, limitar u obstruir” las relaciones comerciales de empresas extranjeras con PDVSA, en búsqueda de cristalizar el mismo efecto de “cerco y aislamiento” que tendría la suspensión de las licencias específicas a socios de la industria energética venezolana como Repsol de España, Eni de Italia, Maurel and Prom de Francia y Reliance de la India, entre otros.
Adolescencia con olor a mota
Con su orden ejecutiva, dirigida en esencia a socavar la relación estratégica entre Venezuela y China −en particular, la cooperación energética−, Trump le ha concedido a Rubio un arma propia para avanzar en su campaña de medidas destructivas contra la revolución bolivariana. En su papel de árbitro, Rubio será ahora el último decisor discrecional de los eventuales aranceles a aplicar a otros países. Ergo, tiene una palanca “legal” para intentar reconducir el enfoque de la segunda administración Trump hacia su anhelada “máxima presión”.
Para ello, junto con las nuevas medidas para presionar el sector energético venezolano, Rubio intentará potenciar la recuperada narrativa del primer mandato trumpista, que como admitió en sus memorias el exsecretario de Defensa de EU, Mark Esper, fue fabricada con fines geopolíticos para justificar medidas coercitivas e impulsar el cambio de régimen en Venezuela: la que asocia, sin bases ni pruebas, el presunto vínculo del gobierno de Nicolás Maduro con el narcotráfico.
En particular, los supuestos nexos entre el Palacio de Miraflores y el grupo criminal Tren de Aragua, reconocido por Washington como una “organización terrorista internacional”, en el marco de una estrategia de criminalización tanto del Estado como del gentilicio venezolano, lo cual ha sido instrumentalizado con fines persecutorios y judiciales contra migrantes en Estados Unidos, quienes en medio de un gran montaje propagandístico y con base en la Ley de Enemigos Extranjeros de ¡1798!, prevista para tiempos de guerra, fueron secuestrados y trasladados ilegalmente al campo de concentración Cecot, que administra Nayib Bukele en El Salvador.
No deja de resultar paradójico, que Marco Rubio, quien se hace eco de las versiones del FBI, con base en fuentes anónimas e incomprobables, sobre el inexistente y prefabricado “Cártel de los Soles”, resucitado y presentado ahora, junto al Tren de Aragua, como una prioridad de seguridad nacional, haya estado vinculado, él mismo, a un episodio familiar que le ha acompañado a lo largo de su carrera política: en 1987, en el marco de la “Operación Cobra”, su cuñado, Orlando Cicilia, casado con su hermana Bárbara Rubio, fue detenido y condenado a 25 años de prisión por conspiración para distribuir cocaína y mariguana, además de pertenecer a la organización criminal del cubano-estadunidense Mario Tabraue, implicada en la muerte de un informante federal, así como el soborno de varios oficiales de policía de Miami.
En ese momento, Marco Rubio, con solo 16 años, era un estudiante en el South Miami High, y según documentos obtenidos por el periódico Miami New Times y difundidos por Univisión Noticias el 27 de octubre de 2016, vivía con sus padres, Mario y Oria, y su hermana Bárbara, en la misma casa donde Orlando Cicilia manipulaba la droga.
Rubio y el escándalo de David La Trampa Rivera
Partidario de la política de “máxima presión” contra el gobierno de Nicolás Maduro durante el primer mandato de Trump, Marco Rubio está involucrado en el despojo y robo de activos de CITGO Petroleum Corporation, filial de PDVSA en Estados Unidos, en los que figuran, también, el Departamento de Estado, la Oficina de Control de Activos Extranjeros (OFAC), el Banco de Inglaterra y la petrolera Exxon Mobil, como parte del entramado político que, avalado por la Unión Europea, dio legitimidad internacional al espurio gobierno fake de Juan Guaidó.
Según han ventilado medios del sur de la Florida, el Servicio de Impuestos Internos (IRS, sistema tributario estadunidense) y el Departamento de Aplicación de la Ley (FDLE), han estado recibiendo información de una fuente en CITGO, que vincula a Marco Rubio y a su viejo amigo y correligionario político, el excongresista cubano-americano David Rivera, con actos de corrupción asociados al corporativo. Sin embargo, figuras influyentes del Partido Republicano en Florida han estado bloqueando la investigación del Departamento de Justicia contra ambos.
Los nexos entre Rubio y Rivera se remontan a 1992, cuando oficiaron como voluntarios en la campaña de Lincoln Díaz-Balart, quien representaría a un distrito en el Condado Miami-Dade durante 18 años. Eran los días en que florecía la industria de la contrarrevolución cubana en el estado de la Florida, y gracias a su relación con Mario Díaz-Balart, Rivera pudo trabajar para la Oficina de Radiodifusión de Cuba (Radio Martí) y como contratista de la USAID.
Incluso, más allá de la política, las finanzas de Rivera y Rubio se entrelazaron en el sector inmobiliario, cuando, en 2005, compraron una casa unifamiliar en Tallahassee, que usarían como vivienda y base para sus actividades políticas con la comunidad cubano-estadunidense.
Según el programa CodigoAbierto360° del sur de la Florida, en los días en que Marco Rubio fue elegido representante estatal, ambos ya eran conocidos como el “Binomio de oro”, y en particular, Rivera, en su trabajo como cabildero, recibió el mote de “El Ejecutor” de las órdenes de Rubio y también como “David La Trampa”.
Luego de que en mayo de 2020 The New York Times publicara datos sobre la querella de CITGO contra la firma Interamerican Consulting Inc., de David Rivera, por incumplimiento de contrato por sus servicios de cabildero, salió a la luz pública que el FBI y el Departamento de Justicia los estaban investigando a ambos.
Después, de octubre de 2020 a abril de 2021, un denunciante que pidió acogerse al programa federal de protección a testigos, proporcionó información vía email a Christopher J. Woehr, Little Duane y Claudia Mulvey (FDLE) y George Stephan (agente especial del Departamento del Tesoro encargado de investigaciones criminales del IRS), sobre montos de transacciones irregulares y presunto lavado de dinero desde CITGO, a través de Luisa Palacios (miembro de su junta directiva), a bancos en Suiza, Austria, Hong Kong y México, y a cuentas pertenecientes a David Rivera, Diana Rivera McKenzie (hermana de David) y Esther Nuhfer (vinculada a Rubio) en el Chase Bank de Miami Dade.
Parte de las transferencias se realizaron en 10925 N.W. 43rd Lane, Miami, Florida, 33178, sede de Interamerican Consulting Inc., la firma de servicios de consultoría estratégica donde tenía su hogar David Rivera. Entre 2017 y 2020, la mayor parte de las transferencias fueron realizadas a cuentas bancarias de Viviana Bovo, quien utilizaba su nombre para encubrir a su jefe, Marco Rubio, entonces muy influyente senador de Florida, que en 2016 había sufrido una humillante derrota ante Donald Trump en las primarias presidenciales del Partido Republicano.
Según la fuente del IRS y el FDLE de Florida, Rubio había acordado con Rivera hacer lobby para obstruir una investigación iniciada por el Departamento de Justicia contra CITGO, por posibles violaciones que incluían lavado de dinero, fraude postal, fraude electrónico y otros crímenes que incluyen la Ley Rico y otras leyes federales.
El informante dijo ser testigo de que cuando David Rivera estaba en la central de CITGO en Houston, Texas, se comunicaba en forma permanente con el senador Rubio, y sugirió una investigación de su teléfono móvil. También aseguró que Gina Coon, tesorera de la compañía, tiene documentos, emails, mensajes de WhatsApp y audios que confirmarían las operaciones fraudulentas entre Rivera, Rubio y sus allegados.
Según el medio CodigoAbierto360°, a instancias de David Rivera, Marco Rubio gestionó el encuentro de Lilian Tintori, esposa del opositor venezolano prófugo Leopoldo López, con el presidente Trump y el vicepresidente Mike Pence, el 16 de febrero de 2017. Entonces, Rivera financió la estadía de Tintori en Washington DC.
Rivera fue arrestado en Atlanta, Georgia, en diciembre de 2022, acusado por la fiscalía de varios cargos, incluido el de haber trabajado ilegalmente como “agente extranjero” (Ley FARA). La acusación hace referencia a un cierto “Senador 1” por el estado de Florida, que ese año sólo tenía dos senadores federales: el exgobernador Rick Scott y Marco Rubio, el compinche de Rivera. Apenas el 29 de marzo de 2025, Venezuela New difundió que Alejandro Terán, director de la Asociación Latinoamericana de Empresarios del Petróleo, en Texas, afirmó que, como senador, Marco Rubio recibió dinero corrupto de la Fundación Simón Bolívar de CITGO, que manejaba Guaidó. Y lo acusó, además, de ser lobista de la ExxonMobil.
Rubio, los Navarro y los negociados de la covid-19
Pero no sería ese el único escándalo en torno a Marco Rubio. El 24 de julio de 2024, El Nuevo Herald de Miami reseñó una demanda del Banco de la Reserva Federal de San Francisco contra Benworth Capital, cuyo fundador y presidente ejecutivo, Bernie Navarro, había recibido apoyo del senador republicano Marco Rubio en préstamos del Programa de Protección de Nómina (PPP) durante la pandemia del Covid-19.
Según el diario miamense, Benworth Capital aprobó más de cuatro mil millones de dólares de los préstamos federales condonables, creados para mantener a flote a las pequeñas empresas durante la pandemia, lo que le reportó a Navarro más de U$S 680 millones de dólares de ganancia en comisiones.
La demanda del Banco de la Reserva Federal señalaba que Benworth había incumplido el contrato mediante el cual, su filial de San Francisco, le había proporcionado el dinero que usó para conceder sus préstamos PPP, y que, además, la firma había trasferido de manera fraudulenta la mayor parte de sus fondos de la Florida a una nueva filial en Puerto Rico, que pertenece en un 99% a Claudia Navarro, lo que dejó a la matriz en Miami “en incapacidad de pagar sus deudas de vencimiento, insolvente y con capital inadecuado”.
De acuerdo con la demanda, Bernie Navarro fue acusado en el pasado de trasladar activos a su esposa para evitar el pago de deudas. Asimismo, señala que entre 2021 y 2024, Benworth le pagó más de U$S 49 millones de dólares en forma de dividendos a su presidente.
En su reportaje, El Nuevo Herald consignó que los Navarro eran “amigos desde hace mucho tiempo” del senador Marco Rubio, y que a lo largo de los años Bernie Navarro fue uno de los principales recaudadores de fondos de varias nominaciones del político republicano. Incluso, reportó que la pareja organizó un evento para Rubio en su casa de Coral Gables antes de su fallida candidatura a la nominación presidencial en el ciclo electoral de 2016.
En otro despacho del 6 de agosto de 2024, El Nuevo Herald reveló que Rubio había apoyado, en 2021, un intento de Benworth y otros dos prestamistas de Florida para convencer a la Administración de Pequeñas Empresas (SBA) de limitar lo que debían a una empresa de tecnología llamada Womply, a la que los agiotistas habían contratado para ayudar a automatizar la aprobación de más de U$S ocho mil millones de dólares en préstamos del Programa de Protección de Nómina. Rubio, señaló el medio, había sido el arquitecto del programa de ayuda para pequeñas empresas, y cuando intercedió por su amigo ante el SBA, no primó solo su amistad: Benworth le había prestado U$S 850 mil dólares a principios de ese año, lo que podría configurar, digamos… un problema ético.
(*) Carlos Fazio, escritor, periodista y académico uruguayo residente en México. Doctor Honoris Causa de la Universidad Michoacana de San Nicolás de Hidalgo. Autor de diversos libros y publicaciones.