Marco Velázquez Cristo – Razones de Cuba
Fin dal suo arrivo, questo personaggio ha assunto un atteggiamento provocatorio e ingerente, nello stile più puro di James Cason, che fu capo della SINA (Sezione di Interessi Nordamericani) nel periodo 2002-2005, battezzato da Fidel come “Cabo Cason” per il carattere ridicolo e grossolano del suo agire provocatore.
A quanto pare, l’esperienza maturata nel destabilizzare governi nel continente africano – azioni presentate in modo manipolato dai media egemonici come successi nella pacificazione dei paesi in cui operava – gli ha fatto guadagnare il ruolo, in un casting che sicuramente sarà stato organizzato dal Dipartimento di Stato per scegliere il suo rappresentante a Cuba, oltre ad altre “qualità” come il suo “singolare” senso del decoro.
Ricordiamo: ha considerato un piacere e un onore parlare con il capoccia José Daniel Ferrer, un personaggio grottesco privo di qualsiasi etica, maltrattatore di donne, mitomane incallito che non prova alcun pudore nel mettersi al servizio del peggior nemico del suo popolo. Cercare di creargli un sostegno popolare, e quindi la capacità di mobilitare settori della società, per lui e per altri suoi salariati, è una missione impossibile.
Dovrebbero ricordarsi del cablogramma filtrato da WikiLeaks nel quale l’allora capo dell’Ufficio di Interessi degli Stati Uniti all’Avana (SINA), Jonathan Farrar, informando i suoi superiori a Washington sui “dissidenti” cubani – tra le cui fila già militava il suddetto senza patria – li definiva personalisti, senza radicamento sociale e eccessivamente preoccupati di ottenere denaro.
La scarsa memoria e l’ignoranza sembrano essere il tratto distintivo dei funzionari USA: uno di loro arrivò a proporre la vendita di carne bovina all’India, dove l’80% dei suoi oltre 1400 milioni di abitanti professa l’induismo, religione che considera le mucche sacre.
Ma cosa ci si può aspettare da loro, se perfino il loro presidente, in un’occasione, disse di recarsi in visita dal presidente di Porto Rico, cioè da sé stesso, per sfortuna di quel popolo fratello?
Queste stupidaggini rendono comprensibile il fatto che abbiano scritto un copione per Hammer, la cui essenza è provocare, senza preoccuparsi delle violazioni del suo status diplomatico che le sue attività possano comportare, considerando erroneamente che in qualsiasi scenario creato, ne usciranno vincitori.
Sbagliano i conti e commettono lo stesso errore fatto con James Cason, che agì in modo simile e l’unica cosa che riuscì a ottenere fu diventare oggetto di scherno e protagonista di una serie animata della TV cubana intitolata «Casos y cosas del Cabo Cason». Forse Mike Hammer sta cercando di ottenere lo stesso.
Per oltre sei decenni abbiamo dovuto affrontare l’ostilità della politica yankee contro Cuba, che ha incluso un blocco genocida, l’organizzazione e il finanziamento di bande controrivoluzionarie, atti terroristici e mercenari interni, oltre a una spietata guerra mediatica, tra altre azioni riprovevoli. In questo lasso di tempo, loro hanno accumulato fallimenti e sconfitte, e noi esperienze e vittorie.
Per questo, nonostante la loro potenza e il denaro investito nelle attività contro Cuba, così come la malvagità, il cinismo e l’assenza di etica con cui hanno agito nella loro ossessiva volontà di rovesciare la Rivoluzione, ogni volta che sono venuti per tosare, sono tornati tosati, perché non siamo un gregge di pecore, ma un popolo degno che sa difendere la sovranità e l’indipendenza della propria nazione.
Mike Hammer: il volto rinnovato della sovversione USA a Cuba
L’arrivo di Mike Hammer come capo della missione diplomatica USA all’Avana segna un preoccupante ritorno alle pratiche più sfacciate di interventismo e sovversione contro Cuba. Con oltre 30 anni di esperienza al Dipartimento di Stato e un passato legato alla destabilizzazione di paesi africani, Hammer assume l’incarico con un’agenda aggressiva che mira a riattivare e rafforzare la controrivoluzione sull’isola.
Il suo primo atto ufficiale è stato incontrarsi con Petr Kavan, ambasciatore della Repubblica Ceca a Cuba, paese che ha servito da piattaforma per attività sovversive contro il nostro paese a partire dall’Europa. Inoltre, il suo incontro con l’ammiraglio Alvin Holsey, comandante del Comando Sud degli USA, conferma l’intensificazione di una politica di pressione e ostilità aperta.
Hammer non nasconde il suo sostegno ai tradizionali gruppi controrivoluzionari, come l’Unione Patriottica di Cuba (UNPACU), guidata da José Daniel Ferrer, noto per le sue manipolazioni mediatiche, e le screditate Damas de Blanco, che ricevono sostegno e premi internazionali per costruire una facciata di legittimità che non hanno a Cuba. Promuove inoltre un’agenda religiosa con visite alla Virgen de la Caridad del Cobre e riunioni con capi di diverse confessioni, nel tentativo di sfruttare la sensibilità sociale in questo ambito a fini politici.
All’estero, Hammer rafforza i legami con operatori del cambio a Madrid e Miami, legati alla USAID e ad altre strutture finanziate dal governo USA per promuovere la sovversione dall’esterno. Queste azioni evidenziano la continuità e l’adattamento della politica aggressiva di Washington, che utilizza dai finanziamenti milionari sino ai mezzi di comunicazione come Radio e TV Martí per minare la sovranità cubana.
Questo rinnovato capitolo della politica USA contro Cuba rappresenta una sfida che il popolo cubano affronta con fermezza, riaffermando il proprio impegno nella costruzione di una società socialista e sovrana, nonostante le pressioni e le campagne mediatiche orchestrate dall’esterno.
Questo articolo denuncia l’attività sovversiva e irrispettosa dell’ambasciatore USA a Cuba, evidenziando la persistenza di una politica interventista che mira a destabilizzare la nazione cubana a qualsiasi costo.
Mike Hammer: ¿Un remake del Cabo Cason?
Marco Velázquez Cristo – Razones de Cuba
Desde su llegada, este personaje ha asumido una actitud provocadora e injerencista; al más puro estilo de James Cason, quien fuera jefe de la SINA en el periodo 2002 -2005, bautizado por Fidel como “Cabo Cason” por lo ridículo y burdo de su actuar provocador.
Al parecer, la experiencia adquirida en desestabilizar gobiernos en el continente africano, acciones presentadas de forma manipulada por los medios hegemónicos como logros en la pacificación de los países donde actuaba, le hizo ganar el casting que de seguro organizaron en el Departamento de Estado para elegir a su representante en Cuba, amén de otras “cualidades” como su “singular” sentido del decoro.
Recordemos: Consideró un placer y un honor hablar con el cabecilla José Daniel Ferrer, un grotesco personaje carente de cualquier ética, abusador de mujeres, mitómano empedernido que no siente ningún pudor en ponerse al servicio del peor enemigo de su pueblo. Intentar crearle apoyo popular y por ende capacidad de movilizar a sectores de la sociedad a este y otros asalariados suyos es misión imposible.
Deberían acordarse del cable filtrado por WikiLeaks en el cual el entonces jefe de la Oficina de Intereses de EE.UU. en La Habana (SINA), Jonathan Farrar, al informar a sus superiores en Washington sobre los “disidentes” cubanos, en las filas de los cuales ya militaba el mencionado apátrida, los calificaba de personalistas, sin arraigo social y excesivamente preocupados por conseguir dinero.
La mala memoria y la ignorancia parecen ser el sello distintivo de los funcionarios estadunidenses, ya uno propuso venderle carne vacuna a la India donde el 80% de sus más de 1400 millones de habitantes profesan el hinduismo, religión que considera a las vacas sagradas.
Pero que más se puede esperar de ellos, si su presidente en una ocasión expresó dirigirse a visitar al presidente de Puerto Rico, es decir a él mismo por desgracia para ese hermano pueblo.
Esas estupideces, hacen comprensible que le trazaran un guion a Hammer cuya esencia es provocar sin importar las violaciones que sus actividades impliquen de su estatus diplomático considerando erróneamente que en cualquier escenario que se cree saldrán ganando.
Equivocan el cálculo e incurren en el mismo error en que cayeron con James Cason que actuó de manera similar y lo único que logró fue convertirse en objeto de burla y en protagonista de una serie de dibujos animados de la TV cubana titulada «Casos y cosas del Cabo Cason». A lo mejor Mike Hammer está luchando la suya.
Durante más de seis décadas hemos tenido que enfrentar la hostilidad de la política yanqui hacia Cuba que ha incluido un bloqueo genocida, organización y financiamiento de bandas contrarrevolucionarias, actos terroristas y mercenarios internos, así como una despiada guerra mediática entre otras deleznables acciones. En ese lapso de tiempo, han acumulado fracasos y derrotas y nosotros experiencias y victorias.
Por eso a pesar de su poderío y dinero invertido en sus actividades contra Cuba, así como de la maldad, el cinismo y la ausencia de ética con los que han actuado en su obsesivo afán de derrocar a la Revolución, siempre que han venido por lana han salido trasquilados porque no somos un rebaño de ovejas sino un pueblo digno que sabe defender la soberanía y la independencia de su nación.
Mike Hammer: El rostro renovado de la subversión estadounidense en Cuba
La llegada de Mike Hammer como jefe de la misión diplomática de Estados Unidos en La Habana marca un preocupante retorno a las prácticas más descaradas de intervencionismo y subversión contra Cuba. Con más de 30 años de experiencia en el Departamento de Estado y antecedentes en la desestabilización de países africanos, Hammer asume su cargo con una agenda agresiva que busca reactivar y fortalecer la contrarrevolución en la isla.
Su primer acto oficial fue reunirse con Petr Kavan, embajador de la República Checa en Cuba, país que ha servido como plataforma para actividades subversivas contra nuestro país desde Europa. Además, su encuentro con el almirante Alvin Holsey, comandante del Comando Sur de EE.UU., confirma la intensificación de una política de presión y hostilidad abierta.
Hammer no oculta su respaldo a los grupos contrarrevolucionarios tradicionales, como la Unión Patriótica de Cuba (UNPACU) liderada por José Daniel Ferrer, conocido por sus manipulaciones mediáticas, y las desacreditadas Damas de Blanco, que reciben apoyo y premios internacionales para construir una fachada de legitimidad que no tienen en Cuba. También promueve la agenda religiosa con visitas a la Virgen de la Caridad del Cobre y reuniones con líderes de diversas confesiones, en un intento de explotar la sensibilidad social en este ámbito para sus fines políticos.
En el exterior, Hammer estrecha lazos con operadores de cambio en Madrid y Miami, vinculados a la USAID y otras estructuras financiadas por el gobierno estadounidense para promover la subversión desde el extranjero. Estas acciones evidencian la continuidad y adaptación de la política de agresión de Washington, que utiliza desde financiamientos millonarios hasta medios de comunicación como Radio y TV Martí para socavar la soberanía cubana.
Este renovado capítulo de la política de Estados Unidos contra Cuba representa un desafío que el pueblo cubano enfrenta con firmeza, reafirmando su compromiso con la construcción de una sociedad socialista y soberana, a pesar de las presiones y campañas mediáticas orquestadas desde el exterior.
Este artículo denuncia la actividad subversiva e irrespetuosa del embajador estadounidense en Cuba, evidenciando la persistencia de una política intervencionista que busca desestabilizar a la nación cubana a cualquier costo.