Per rispondere alla domanda che dà titolo a questo articolo, è necessario esaminare la natura corporativa di Reuters e i suoi legami, diretti e indiretti, con gli interessi economico-finanziari occidentali. È lì che risiede il potere che influenza ciò che può essere pubblicato o meno, non solo in questa agenzia di origine britannica, ma anche nei media mainstream in generale in Nord America e in Europa.
Fondata nel 1851 da Paul Julius Reuter, l’agenzia di notizie è passata dall’essere una piccola operatrice di trasmissione di informazioni finanziarie a una delle principali fonti globali di notizie.
Dal 2008 opera come parte del conglomerato Thomson Reuters, un’azienda canadese quotata nelle borse di New York e Toronto con il simbolo “TRI”, che combina motivazioni commerciali e giornalistiche. La sua sede principale si trova nella suddetta città USA, capitale della speculazione finanziaria in Occidente.
La doppia natura dell’ente solleva interrogativi fondamentali circa la sua natura corporativa, il suo modello di affari e le tensioni tra obiettivi commerciali e principi giornalistici, dato che si tratta di un fornitore di informazioni editoriali e, contemporaneamente, di un componente di una corporazione mondiale orientata al profitto.
La reputazione di Reuters si basa sui cosiddetti Principi di Fiducia (Trust Principles), stabiliti nel 1941, che dovrebbero garantire l’indipendenza editoriale da influenze esterne, siano esse politiche, economiche o aziendali.
Il governo del presidente Nicolás Maduro ha messo in dubbio tali fondamenti. La vicepresidente esecutiva e ministra degli Idrocarburi, Delcy Rodríguez, ha smentito l’agenzia due volte durante questo mese. Prima, per un rapporto falso sulle esportazioni petrolifere di Petróleos de Venezuela, S.A. (PDVSA). Poi, riguardo agli impegni di Chevron con l’azienda statale venezuelana nel quadro delle imprese miste previste dalla legislazione nazionale.
1. Reuters ha pubblicato, senza fornire prove, che a marzo ci sia stata una caduta delle esportazioni di PDVSA dell’11,5%.
2. La ministra ha invece informato che le esportazioni petrolifere del Venezuela nello stesso mese sono cresciute dell’8,78%.
Inoltre, Chevron possiede una licenza in vigore, emessa dall’Ufficio di Controllo dei Beni Stranieri (OFAC) del Dipartimento del Tesoro USA, valida fino al 27 maggio, per continuare le sue operazioni nel paese. Nonostante le sanzioni, l’azienda USA non è obbligata a cessare i suoi rapporti con PDVSA.
Così, le denunce venezuelane hanno messo in discussione la credibilità di Reuters come fonte affidabile di notizie per governi, imprese e cittadini.
Giornalismo contro affari
La presunta indipendenza editoriale dell’agenzia coesiste con una realtà economica: Reuters non è un’organizzazione senza scopo di lucro.
Dalla sua acquisizione da parte della Thomson Corporation, nel 2008, che ha dato origine a Thomson Reuters, fa parte di una piattaforma il cui obiettivo principale è generare profitti per i suoi azionisti.
Pertanto, la dicotomia tra giornalismo e affari definisce la sua natura.
Le sue principali linee di attività includono: 1) servizi finanziari; 2) legali e di regolamentazione; 3) notizie e media.
In altre parole: 1) fornisce dati, analisi e software a istituzioni finanziarie; 2) offre strumenti legali e di conformità normativa; e 3) genera ingressi attraverso la vendita di licenze di contenuti, associazioni strategiche e servizi premium.
Questa struttura istituzionale implica che Reuters non opera come un’entità autonoma, ma piuttosto come una divisione all’interno di un conglomerato diversificato.
Anche se la sua divisione notizie rappresenta solo una frazione (circa il 5-10%) delle entrate totali di Thomson Reuters, il marchio e la reputazione sono fondamentali per il suo posizionamento globale.
Secondo i Principi di Fiducia, il personale dell’agenzia non dipende direttamente dalle divisioni commerciali di Thomson Reuters e le decisioni editoriali sarebbero protette da un comitato indipendente incaricato di vigilare sul rispetto del regolamento della corporazione canadese.
Tuttavia, le tensioni tra giornalismo e affari sono inevitabili, dato che la divisione notizie fa parte di un’entità quotata in borsa.
Chi si nasconde dietro il sipario mediatico?
Thomson Reuters sostiene che i suoi clienti aziendali, come banche, compagnie petrolifere o tecnologiche, non abbiano controllo diretto sul contenuto editoriale, ma è evidente che potrebbero sentirsi, quanto meno, a disagio con reportage critici o sfavorevoli; il caso Chevron risulta emblematico.
Questo solleva la questione se tali articoli possano influenzare indirettamente le relazioni commerciali di Thomson Reuters.
D’altro canto, essa è soggetta agli interessi dei suoi azionisti, che puntano a massimizzare il ritorno economico sui propri investimenti. Tra questi figurano fondi di investimento istituzionali come Vanguard e la banca JP Morgan, i quali possono avere interessi incrociati con imprese del settore energetico, tecnologico o di altri settori regolarmente presenti nelle notizie.
Questi legami mostrano come le dinamiche del mercato finanziario possano incidere sulla struttura dell’agenzia e sui contenuti pubblicati quotidianamente. Ciò non implica un controllo diretto su Reuters, ma evidenzia i rapporti diretti con le attività aziendali private del conglomerato.
Il segreto societario non permette di sapere esattamente quali imprese siano contraenti di Thomson Reuters; tuttavia, analizzando il flusso informativo, si può dedurre che tra esse vi siano le principali piattaforme petrolifere di USA ed Europa.
Ad esempio, ExxonMobil e le sue operazioni in Guyana compaiono regolarmente nei rapporti e negli articoli settimanali, sempre inquadrando, di fondo, il contesto della disputa con il Venezuela per il territorio dell’Esequibo, in uno scenario in cui questa multinazionale USA — protagonista della revoca della licenza a Chevron — contribuisce a disegnare un assedio energetico contro il nostro paese.
Vanguard, dal canto suo, è uno dei principali azionisti di ExxonMobil, detenendo oltre il 10% delle azioni della compagnia; è, di fatto, uno dei maggiori investitori istituzionali della corporazione USA.
Inoltre, Vanguard ha partecipato attivamente alla gestione degli interessi degli azionisti di ExxonMobil, anche votando su proposte di azionisti relative a questioni strategiche per l’industria energetica globale.
Pertanto, i profondi legami tra il capitale finanziario-speculativo che domina l’economia USA — tramite Wall Street — e una delle principali corporazioni del paese sono al centro degli interessi di una delle agenzie di informazione più prestigiose dell’Occidente, in un intreccio in cui ExxonMobil ha storicamente influenzato la politica energetica della Casa Bianca e ha avuto il Venezuela tra i suoi obiettivi principali.
A tutto ciò si aggiunge che l’approccio commerciale ha consentito a Reuters di rimanere rilevante in un ambiente competitivo, ma ha anche sollevato interrogativi fondamentali sull’equilibrio tra la democratizzazione dell’informazione e la monetizzazione dei contenuti.
Le false notizie sull’industria petrolifera venezuelana, smentite dalla vicepresidente e ministra Delcy Rodríguez, mettono in luce il conflitto di interessi di Reuters, che riflette a sua volta la crescente concentrazione del potere nelle mani dei conglomerati mediatici e tecnologici.
Ciò rappresenta un rischio per l’indipendenza editoriale di tutte le agenzie di notizie, compresa Reuters. In questo contesto, la natura stessa di Reuters riflette le complessità dell’era dell’iperinformazione e risponde essenzialmente alla domanda sul perché l’agenzia attacchi PDVSA: come parte del conglomerato canadese, il flusso informativo sembra rispondere all’agenda degli azionisti e dei clienti aziendali che frequentemente appaiono in prima pagina su questo portale di notizie. Si tratta di imprese che cercano di minare l’immagine di PDVSA davanti agli investitori internazionali, soprattutto negli USA e in Europa.
Inoltre, PDVSA possiede una posizione consolidata nel mercato energetico, che per alcuni sarebbe necessario colpire mediaticamente, agli occhi di ExxonMobil e di altre compagnie concorrenti, per danneggiare la reputazione dell’azienda statale venezuelana.
Il prestigio della principale compagnia del Venezuela viene attaccato da Reuters attraverso una continuativa campagna, il che consente di affermare che, nel caso di PDVSA, quasi sempre la congiura e la connivenza diffamatoria portano l’impronta del denaro straniero e degli affari usurai.
¿Por qué Reuters lleva a cabo una campaña de desprestigio hacia PDVSA?
Ernesto Cazal
Para responder la pregunta que da título a este artículo se debe examinar la naturaleza corporativa de Reuters y sus nexos con intereses empresariales-financieros occidentales, directa e indirectamente. Es allí donde reside el poder que influye en lo que puede ser publicado o no, no solo en esta agencia de origen británico sino en los medios del mainstream en general en Norteamérica y Europa.
Fundada en 1851 por Paul Julius Reuter, la agencia de noticias ha evolucionado desde una pequeña operadora de transmisión de información financiera hasta convertirse en una de las principales fuentes globales de noticias.
Desde 2008 coopera como parte del conglomerado Thomson Reuters, una empresa canadiense cotizada en las bolsas de Nueva York y de Toronto bajo el símbolo “TRI”, que combina motivaciones comerciales y periodísticos. Su sede principal se encuentra ubicada en la mencionada ciudad estadounidense, la capital de la especulación financiera en Occidente.
El doble carácter de la instancia plantea preguntas fundamentales sobre su naturaleza corporativa, su modelo de negocio y las tensiones entre objetivos comerciales y principios periodísticos, ya que se trata de una proveedora de información editorial mientras que funciona como un componente de una corporación mundial orientada al lucro.
La reputación de Reuters se basa en los llamados Principios de Confianza (Trust Principles), establecidos en 1941, que supuestamente garantizan la independencia editorial frente a influencias externas, sean políticas, económicas o corporativas.
El gobierno del presidente Nicolás Maduro ha puesto en duda estos fundamentos. La vicepresidenta ejecutiva y ministra de Hidrocarburos, Delcy Rodríguez, desmintió a la agencia dos veces durante este mes. Primero, sobre un reporte falso de las exportaciones petroleras de Petróleos de Venezuela, S.A. (PDVSA). Luego, sobre los compromisos de Chevron con la estatal energética de Venezuela bajo el esquema de empresas mixtas según las leyes nacionales.
Reuters publicó, sin demostrarlo, que en marzo hubo una caída de las exportaciones de PDVSA de 11,5%.
La Ministra informó que el crecimiento de las exportaciones petroleras de Venezuela en el mencionado mes fue de 8,78%.
A su vez, Chevron tiene una licencia vigente, expedida por la Oficina de Control de Bienes Extranjeros (OFAC, por sus siglas en inglés) del Departamento del Tesoro estadounidense, hasta el 27 de mayo, para continuar sus operaciones en el país. Pero aun con las sanciones, la empresa norteamericana no tiene por qué cesar sus relaciones con PDVSA.
Así, las denuncias venezolanas han puesto en entredicho la credibilidad de Reuters como fuente confiable de noticias para gobiernos, empresas y ciudadanos.
Periodismo vs. negocios
La presunta independencia editorial de la agencia coexiste con una realidad económica: Reuters no es una organización sin fines de lucro.
Desde su adquisición por Thomson Corporation en 2008, que derivó en Thomson Reuters, se convirtió en parte de una plataforma cuyo objetivo principal es generar ganancias para sus accionistas.
Por ende, la dicotomía entre periodismo y negocios define su naturaleza.
Sus principales líneas de negocio incluyen: 1) servicios financieros; 2) legal y regulatorio; y 3) noticias y medios.
Es decir, 1) proporciona datos, análisis y software a instituciones financieras; 2) ofrece herramientas legales y de cumplimiento normativo; y 3) genera ingresos mediante la venta de licencias de contenido, asociaciones estratégicas y servicios premium.
Esta estructura institucional implica que no opera como una entidad autónoma sino más bien como una subdivisión dentro de un conglomerado diversificado.
Aunque su capítulo de noticias representa solo una fracción de los ingresos totales de Thomson Reuters (aproximadamente el 5-10%), su marca y reputación son cruciales para su posicionamiento global.
Según los Principios de Confianza, el staff de la agencia no depende directamente de las divisiones comerciales de Thomson Reuters y las decisiones editoriales están protegidas por un comité independiente encargado de supervisar el cumplimiento del reglamento de la corporación canadiense.
Pero las tensiones inherentes entre periodismo y negocio se deben precisamente a que la división de noticias forma parte de una instancia cotizada en bolsa.
¿Quiénes se esconden tras la cortina mediática?
Thomson Reuters alega que sus clientes corporativos, como bancos, petroleras o empresas tecnológicas, no tienen control directo sobre su contenido editorial, pero aquellos podrían sentirse, por lo menos, incómodos con informes críticos o directamente falaces sobre sus actividades; el caso de Chevron podría ser paradójico.
Esto plantea la pregunta de si tales reportes podrían afectar indirectamente las relaciones comerciales de Thomson Reuters.
Por otro lado, ella está sujeta a los intereses de sus accionistas, quienes buscan maximizar el retorno con ganancias de su inversión. Entre ellos se encuentran los fondos de inversión institucionales, como el Vanguard y el banco JP Morgan, los cuales pueden tener intereses cruzados con empresas del área energética, tecnológica u otros sectores que aparecen regularmente en las noticias.
Estos vínculos reflejan cómo las dinámicas del mercado financiero pueden influir sobre la estructura de la agencia y en las noticias y reportes que aparecen en su portada cotidianamente. Esto no implica un control directo sobre Reuters, pero sí expone los nexos directos de las actividades corporativas privadas del conglomerado.
El secreto corporativo no permite conocer cuáles empresas se encuentran entre los contratistas de Thomson Reuters; sin embargo, por su flujo informativo podemos inferir que, entre ellos, las mayores plataformas de hidrocarburos de Estados Unidos y Europa están en sus haberes.
Por ejemplo, ExxonMobil y sus operaciones en Guyana suelen estar en sus reportes e informes semanalmente, siempre poniendo en contexto la disputa con Venezuela y el Esequibo de fondo, en un escenario donde esta empresa estadounidense, protagonista de la revocación de la licencia a Chevron, diseña un cerco energético contra nuestro país.
Vanguard, por su parte, es un accionista significativo de ExxonMobil, con más de 10% de las acciones de la compañía; es, de hecho, uno de los mayores inversores institucionales de la corporación estadounidense.
Asimismo, Vanguard ha participado activamente en el compromiso de los accionistas con ExxonMobil, incluida la votación de propuestas de accionistas relacionadas con diferentes temas de interés para la industria energética global.
De modo que los íntimos lazos entre el capital financiero-especulativo que domina la economía de Estados Unidos —vía Wall Street— y una de las principales corporaciones de dicho país están en el centro de los intereses de una de las más prestigiosas agencias de la información en Occidente, en el marco de una trama en la que ExxonMobil ha dominado históricamente la política energética de la Casa Blanca y que ha tenido a Venezuela en el punto de mira de sus intereses.
A todo esto podemos añadir que el enfoque comercial ha permitido a Reuters mantenerse relevante en un entorno competitivo, pero también plantea interrogantes cruciales sobre el equilibrio entre la democratización de la información y la monetización de contenidos.
Las noticias falsas sobre la industria de los hidrocarburos en Venezuela, desmentidas por la vicepresidenta y ministra Delcy Rodríguez, exponen el conflicto de intereses de Reuters, que a su vez manifiesta la creciente concentración de poder en manos de conglomerados mediáticos y tecnológicos.
Esto plantea riesgos para la independencia editorial de todas las agencias de noticias, incluida Reuters. En este contexto, la naturaleza de Reuters refleja las complejidades de esta era hiperinformativa y responde esencialmente a la pregunta de por qué la agencia ataca PDVSA: como parte del conglomerado canadiense, el flujo informativo pareciera responder a la agenda de los accionistas y los clientes corporativos que suelen estar en la primera plana de este portal de noticias. Se trata de empresas que buscan minar la imagen de PDVSA ante los inversionistas internacionales, sobre todo en Estados Unidos y Europa.
Además, PDVSA tiene un espacio asegurado en el mercado energético que sería necesario golpear mediáticamente, a los ojos de ExxonMobil y de otras compañías que representan una competencia en el sector, con el fin de perjudicar la reputación de la estatal venezolana.
El prestigio de la principal empresa de Venezuela está siendo atacado por Reuters en una campaña continuada, lo cual permite afirmar que, en el caso de PDVSA, casi siempre el complot y la connivencia injuriosa tienen las huellas del dinero extranjero y el negocio usurero tras de sí.