Una nuova profezia che si auto-avvera?
Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha previsto un “caos tossico” nell’economia venezuelana attraverso il suo rapporto Prospettive dell’economia mondiale (WEO).
La pubblicazione, diffusa recentemente, prevede “una contrazione del PIL del 4% mentre l’inflazione torna a raggiungere le tre cifre, e la situazione peggiorerà ulteriormente l’anno prossimo”. Inoltre, rivede al ribasso le prospettive di crescita per l’America Latina, affermando che l’economia regionale si espanderà solo del 2% quest’anno a causa dell’incertezza generata dai dazi imposti dal presidente USA Donald Trump.
Ritorno alla “massima pressione”?
La proiezione, chiaramente tendenziosa, ha suscitato la reazione della vicepresidente esecutiva della Repubblica e ministra degli Idrocarburi, Delcy Rodríguez, che sui suoi canali social ha dichiarato che il FMI “non solo conduce una guerra economica contro il Venezuela, ma adotta anche una politica criminale sequestrando le risorse del popolo venezuelano, perfino nei peggiori momenti della pandemia da Covid-19. È un organismo erratico che ha perso la sua ragione d’essere e si presta all’aggressione economica globale”.
L’alta funzionaria si riferisce al rifiuto dell’istituzione di erogare 5 miliardi di $ al Venezuela, nel 2020, per far fronte alla pandemia in un contesto di crollo dei prezzi del petrolio.
All’epoca, un portavoce del FMI annunciò attraverso un comunicato che il Venezuela non aveva accesso alla propria quota di Diritti Speciali di Prelievo e che la richiesta non sarebbe nemmeno stata esaminata. Questo perché “l’impegno del FMI con i paesi membri si basa sul riconoscimento ufficiale del governo da parte della comunità internazionale” e, nel caso del Venezuela, “non c’era chiarezza sul riconoscimento in quel momento”.
Nel 2020, l’amministrazione Trump guidava il “piano Guaidó”, con cui si tentava di attuare un cambio di regime in Venezuela imponendo un governo parallelo che facilitava il furto di attivi e l’assedio economico contro il paese. Il FMI ignorava il governo costituzionale e si univa alla “massima pressione” promossa dal magnate repubblicano.
Nella sua risposta alla “predizione” dell’organismo, la vicepresidente ha aggiunto che “il Venezuela conta 16 trimestri consecutivi di crescita economica ottenuta con sforzi propri, superando persino paesi della regione che non sono sottoposti a barbare misure coercitive unilaterali come (le subisce ndt) il nostro paese”, riferendosi al recupero e al rilancio avvenuti dopo quell’ondata di attacchi.
I successi economici della Repubblica Bolivariana sono stati raggiunti senza dover sottostare ai pacchetti di austerità e smantellamento statale — basati sul dogmatismo neoliberista — che il FMI impone ai paesi in cambio della perdita della loro sovranità economica.
Mala fede e doppio standard
Non sono innocenti le congetture dell’organismo che ha fatto da ariete per imporre politiche neoliberiste in tutto il pianeta. In effetti, in Argentina è in corso un acceso dibattito a seguito delle dichiarazioni della direttrice generale Kristalina Georgieva sul processo elettorale previsto per il prossimo ottobre.
Durante una conferenza stampa all’Assemblea di Primavera del FMI e della Banca Mondiale, tenutasi a Washington il 24 aprile 2025, Georgieva è stata interrogata dal quotidiano Clarín riguardo al programma economico del presidente Javier Milei. Oltre a esprimere il suo pieno appoggio, ha esortato affinché “la volontà di cambio non deragli”, riferendosi alle elezioni.
Sebbene il caso argentino sia eloquente, l’ente finanziario ha una lunga storia di ingerenza politica in diverse regioni. Per questo la vicepresidente venezuelana ha sottolineato che “queste dichiarazioni infami mettono in chiara evidenza il pregiudizio dell’ente e le sue predizioni piratesche contro il Venezuela. La sua mala fede e il suo doppio standard sono innegabili. La sua natura si è snaturata e si è convertito in uno strumento dell’egemonismo decadente del Nord Globale”.
Si tratta di un’istituzione nella quale la distribuzione del potere di voto fa sì che ogni persona del nord conti quanto nove persone del sud, poiché questo potere dipende dalla “posizione economica relativa” degli Stati. Gli USA e i loro alleati sono sovra rappresentati. In particolare, Washington ha il potere di veto sulle decisioni, fatto cruciale per i paesi indebitati.
Il Venezuela è stato bersaglio della guerra informativa ed economica intrapresa da organismi come il FMI contro i governi che non si allineano all'”ordine basato su regole” imposto dagli USA. Creando aspettative negative sull’economia nazionale, l’organismo influenza negativamente variabili finanziarie come il rischio paese e gli investimenti esteri, incidendo sul credito e sullo slancio delle attività produttive.
Con questa previsione catastrofica si tenta di ostacolare il processo di recupero e stabilizzazione economica che il Venezuela ha raggiunto negli ultimi anni, scoraggiando gli investimenti e allontanando sia gli sforzi sia l’interesse dei capitali internazionali.
Nel 2017, le manovre dell’Assemblea Nazionale, a maggioranza anti-chavista, causarono l’aumento dell’indice dei bond dei mercati emergenti (EMBI) di rischio paese al punto che il Venezuela arrivò a guidare la classifica. L’ente multilaterale si unì al coro di voci catastrofiste e, senza fare riferimento alle misure illegali contro la popolazione nazionale, affermò che le “gravi distorsioni economiche” e le severe restrizioni alle importazioni avrebbero continuato a colpire il paese, prevedendo che i prezzi sarebbero triplicati l’anno successivo.
Mentre nel caso argentino sono molteplici e profondi gli effetti negativi delle politiche di Milei e il FMI si congratula, nel caso venezuelano l’organismo trova sempre un modo per rendere invisibili gli attacchi contro l’economia nazionale e per intervenire negli affari politici in modo parziale.
Oltre i tecnicismi, la previsione affrettata del FMI è un déjà-vu di precedenti tentativi di “far gridare l’economia” e danneggiare la popolazione venezuelana e i suoi diritti socioeconomici.
Il FMI partecipa all’ondata estorsiva scatenata da Trump contro il sistema mondiale screditando il Venezuela senza condannare l’assedio economico che il presidente USA ha cercato di imporre. Come si è visto, questa nuova profezia che si auto-avvera coinvolge nuovamente l’organismo nell’assedio permanente contro qualsiasi paese che gli USA considerino nemico.
¿Una nueva profecía autocumplida?
El FMI vuelve a la carga contra la economía venezolana
El Fondo Monetario Internacional (FMI) pronosticó un “caos tóxico” en la economía venezolana mediante su informe Perspectivas de la economía mundial (WEO, por sus siglas en inglés).
La publicación, lanzada al ruedo recientemente, augura “una contracción del PIB de 4% a medida en que la inflación vuelve a alcanzar los tres dígitos, y la situación solo empeorará el próximo año”. Además, recorta sus perspectivas de crecimiento para América Latina afirmando que la economía regional se expandirá solo 2% este año debido a la incertidumbre generada por los aranceles impuestos por el presidente estadounidense Donald Trump.
¿De vuelta a la “máxima presión”?
La proyección claramente tendenciosa generó la respuesta de la vicepresidenta ejecutiva de la República y ministra de Hidrocarburos, Delcy Rodríguez, quien en sus redes sociales afirmó que el FMI “no solo hace la guerra económica a Venezuela sino que tiene una política criminal al secuestrar los recursos del pueblo venezolano, aun en los peores momentos de pandemia por covid-19. Es un organismo errático que perdió su sentido de existencia y se presta para la agresión económica mundial”.
La alta funcionaria se refiere a la negativa de la institución a desembolsar 5 mil millones de dólares a Venezuela en 2020 para hacer frente a la pandemia mencionada en medio del desplome de los precios del petróleo.
En aquella ocasión un portavoz del FMI informó mediante un comunicado que Venezuela no tenía acceso a su propia cuota de derechos especiales de giro y que la petición ni siquiera se estudiaría. Esto debido a que “el compromiso del FMI con los países miembros se basa en el reconocimiento oficial del gobierno por la comunidad internacional” y, en el caso de Venezuela, “no hay claridad sobre el reconocimiento en este momento”.
En 2020 la administración Trump lideraba “el plan Guaidó” mediante el que intentaba ejecutar un cambio de régimen en Venezuela imponiendo un gobierno paralelo que facilitó el robo de activos y el cerco económico contra el país. El FMI desconocía el gobierno constitucional y se sumaba a la “máxima presión” instrumentada por el potentado republicano.
En su respuesta a la “predicción” del organismo, la vicepresidenta agregó que “Venezuela tiene 16 trimestres consecutivos de crecimiento económico con esfuerzo propio, incluso por encima de países de la región que no están sometidos a bárbaras medidas coercitivas unilaterales como nuestro país”, refiriéndose precisamente a la recuperación e impulso experimentado luego de aquella arremetida.
Los logros en materia económica de la República Bolivariana se han alcanzado sin tener que obedecer a los paquetes de austeridad y desarticulación estatal —basados en el dogmatismo neoliberal— que impone el FMI a los países a cambio de perder su soberanía económica.
Mala intención y doble rasero
No son inocentes las conjeturas del organismo que ha servido de ariete para imponer medidas neoliberales en todo el planeta. De hecho, existe un debate intenso en Argentina debido a la opinión de su directora gerente, Kristalina Georgieva, sobre el proceso electoral a realizarse en octubre próximo.
Durante una conferencia de prensa en la Asamblea de Primavera del FMI y el Banco Mundial, celebrada en Washington el 24 de abril de 2025, Georgieva fue interrogada por el diario Clarín respecto al programa económico del presidente Javier Milei. Además de expresar su total apoyo, instó a que “la voluntad de cambio no se descarrile”, refiriéndose a los comicios.
Aunque lo de Argentina ha sido elocuente, la entidad financiera posee un historial de injerencia política en distintas regiones. De ahí que la alta funcionaria venezolana advirtió que “estas declaraciones infames dejan muy en evidencia el sesgo de la entidad y sus predicciones piratas contra Venezuela. Su mala intención y doble rasero son innegables. Su naturaleza se ha desvirtuado y se convirtió en instrumento del hegemonismo decadente del Norte Global”.
Se trata de una institución en la que la distribución del poder del voto hace que cada persona del norte valga por nueve personas del sur, dado que este depende de la “posición económica relativa” de los Estados. Estados Unidos y sus aliados están sobrerrepresentados. En particular, Washington tiene poder de veto sobre sus decisiones, lo que es crucial para las naciones endeudadas.
Venezuela ha sido objetivo de la guerra informativa y económica que organismos como el FMI emprenden contra los gobiernos que no se alinean al “orden basado en reglas” de Estados Unidos. Al crear expectativas negativas sobre la economía nacional, el organismo condiciona negativamente variables financieras como el riesgo país y las inversiones extranjeras, lo que influye sobre el crédito y el impulso en las actividades productivas.
Con ese presagio catastrófico se busca alterar el proceso de recuperación y estabilización económica alcanzado por Venezuela en los últimos años, inhibiendo la inversión y ahuyentando tanto los esfuerzos como el interés de capitales internacionales.
En 2017 las gestiones de la Asamblea Nacional, de mayoría antichavista, impactaron en la subida del Índice de bonos de mercados emergentes (EMBI, por sus siglas en inglés) de riesgo país al punto de que Venezuela llegó a liderar la lista. El ente multilateral se sumó al coro de voces agoreras y, sin aludir a las medidas ilegales contra la población nacional, indicó que las “graves distorsiones económicas” y las severas restricciones a las importaciones continuarían afectando el país, además consideró que los precios se triplicarían el siguiente año.
Mientras en el caso argentino son múltiples y profundos los efectos negativos de las políticas de Milei, y el FMI se congratula; en el caso venezolano siempre halla una manera de invisibilizar los ataques a la economía nacional y de intervenir en los asuntos políticos de manera parcializada.
Más allá de los tecnicismos, la predicción apresurada del FMI es un dejavú de anteriores intentos por “hacer chillar la economía” y perjudicar a la población venezolana y sus derechos socioeconómicos.
El FMI participa de la oleada extorsiva que ha desatado Trump contra el sistema mundial al desprestigiar Venezuela sin condenar el cerco económico que ha intentado imponer el mandatario estadounidense. Como se ha visto, esta profecía autocumplida la implica de nuevo en el permanente asedio contra cualquier país al que Estados Unidos considere enemigo.