Zero prove, zero processi e tante fake news
Lo scorso martedì 29 aprile, il presidente USA, Donald Trump, ha insistito, senza prove né evidenze empiriche, sull’affermazione che il governo del Venezuela avrebbe inviato il gruppo criminale Tren de Aragua (TdA) negli USA per destabilizzare il Paese, fomentando “violenza” sul territorio. Questo nel contesto della celebrazione dei suoi primi 100 giorni di mandato, tenutasi presso il Macomb Community College, a Warren, nel Michigan.
«Questo mese, due venezuelani membri del TdA sono stati arrestati nello stato di Washington per aver rapito una donna di 58 anni. Le hanno perforato il corpo con un trapano per rubarle le informazioni bancarie, le hanno sparato e lei è sopravvissuta per miracolo, ma non si sente molto bene», ha dichiarato il presidente, nella sua consueta diffusione di informazioni non verificate, dato che non esistono prove di tale accusa
Benché una valutazione confidenziale del Consiglio Nazionale d’Intelligence USA, pubblicata a metà aprile, abbia confermato che la banda non è sotto il controllo del governo venezuelano, il presidente ha affermato che «recentemente l’FBI ha determinato che queste bande sono state inviate dal regime venezuelano per fomentare violenza e instabilità negli USA».
Il magnate convertito in presidente è tornato alla sua narrativa delirante affermando: «(In Venezuela) hanno svuotato le carceri mandando la gente nel nostro Paese, ma arrivano anche dall’Africa, dall’Asia, dal Sudamerica, dai posti peggiori. Per questo ho invocato la Legge sui Nemici per espellere questi terroristi dal Paese il prima possibile. Non dobbiamo dimenticare che non tollereremo più queste sciocchezze».
Menzogne invece di giustizia
È evidente la fuga in avanti di Trump nelle sue dichiarazioni. Il suo governo cerca di distogliere l’attenzione pubblica dal caso di una bambina venezuelana di appena due anni, Maikelys Espinoza, che è stata rapita e separata dai suoi genitori sulla base di accuse infondate da parte del Dipartimento della Sicurezza Interna USA (DHS).
Il caso coinvolge il suo governo in un’altra flagrante violazione dei diritti umani, grave quanto l’invio di oltre 250 venezuelani in un carcere di massima sicurezza in El Salvador, dopo essere stati accusati di appartenere alla banda criminale in questione. Per farlo, Trump ha invocato una legge del XVIII secolo che permette espulsioni senza processo, fatto che è stato definito crimine contro l’umanità dalle autorità venezuelane.
Lo stesso presidente che accusa falsamente il governo venezuelano di inviare bande criminali all’estero è colui che ha coperto l’assunzione, l’addestramento e l’incursione di oltre 80 mercenari nell’ambito dell’Operazione Gedeón del 2020.
Come espressione dell’unilateralismo che lo caratterizza, gli USA criminalizzano i migranti venezuelani sulla base di criteri arbitrari, come foto rubate da internet, dimostrando così l’assenza dello Stato di diritto. Il solo uso di magliette da basket o tatuaggi con silhouette di fucili AK-47, o frasi pubblicitarie come “Real hasta la muerte”, è sufficiente per essere associati al TdA, senza diritto alla difesa e anche in violazione di ordini giudiziari.
Consuetudine di Trump è mentire, ma è notevole il suo impegno sul tema migratorio. Sebbene il suo Paese disponga di agenzie di intelligence con livelli di analisi molto elevati, nessuna di esse ha potuto provare, ad esempio, che “molti” migranti dell’era Biden provenissero da carceri o istituti psichiatrici stranieri e che questi fossero stati “svuotati” negli USA. Molte altre affermazioni del presidente mancano di prove o riscontri, e il fatto più grave è che le sue falsità abbiano ripercussioni sulla vita di persone innocenti.
Mito e delirio al di sopra di ogni cosa
La costruzione del mito del TdA, negli USA, si è avvalsa di una narrazione fabbricata da media e agenzie orbitanti attorno al Dipartimento di Stato. Tra questi, attori come Insight Crime, che applica criteri selettivi e tendenziosi sulle minacce e i nemici in base agli interessi geopolitici USA. C’è anche il progetto OCCRP, portale investigativo che solitamente si concentra sugli avversari degli USA, e che include media mainstream come CNN e Telemundo.
Colpisce che Trump continui a promuovere la narrativa su questa banda, ignorando strutture criminali ben più potenti, come i cartelli messicani di Sinaloa e Jalisco Nueva Generación, dotati di armi e addestramento provenienti dagli USA, presenti in oltre 100 Paesi e con più di 45 mila membri, associati e facilitatori.
Queste strutture operano in sinergia con bande come Los Choneros e Los Lobos nella formazione di un narcostato in Ecuador. Inoltre, Trump ignora il coinvolgimento del governo salvadoregno nella diffusione delle maras. Sebbene il presidente Nayib Bukele abbia promosso misure straordinarie per combattere la Salvatrucha (MS-13), il Dipartimento di Stato dispone di prove che ha negoziato con queste e altre organizzazioni per trarne vantaggi politici in cambio di benefici ai capibanda.
Il Primeiro Comando de la Capital (PCC) è la più grande banda criminale del Brasile ed è presente in Perù, Argentina e Cile. Conta più di 35 mila membri e controlla gran parte delle carceri di Paraguay e Bolivia. Nonostante i suoi dirigenti siano stati sanzionati dal governo USA, il tema riceve scarsa attenzione pubblica rispetto alla sua attività criminale.
La Colombia possiede una vera e propria holding narco-paramilitare che ha industrializzato la produzione ed esportazione di sostanze psicotrope verso gli stessi USA. Le organizzazioni più note sono il Clan del Golfo (noto anche come Autodefensas Gaitanistas de Colombia, AGC) e Los Urabeños o Clan Úsuga, che fanno parte del conflitto armato interno. A parte le sanzioni, non si conoscono azioni concrete della Casa Bianca contro i loro destinatari in territorio USA.
Nessuno dei governi menzionati è stato accusato di essere coinvolto direttamente nelle attività di queste strutture criminali, né le amministrazioni entranti alla Casa Bianca hanno mosso accuse contro quelle uscenti. Anche quando ci sono stati casi eclatanti come quello dell’agente della DEA, José Irizarry, che fino al 2020 – anno in cui Trump lasciò la presidenza – operava in uno schema di riciclaggio di denaro e frode con un cartello colombiano, assieme a decine di altri agenti federali, pubblici ministeri e informatori, sono stati minimizzati.
Il TdA è stato smantellato dal governo venezuelano nel settembre 2023, con l’Operazione di Liberazione Cacique Guaicaipuro condotta nel Centro Penitenziario di Aragua, noto come Tocorón. Alcuni dei suoi capi in fuga sono stati ricatturati o risultano ricercati tramite Interpol. Né gli USA né i loro alleati nella regione hanno dimostrato impegno attivo nella ricerca degli indiziati.
In Venezuela non esistono che residui della banda, secondo il governo, legati a piani cospirativi finanziati dall’opposizione estremista e patrocinati dagli USA. Non vi sono nemmeno prove chiare che il TdA mantenga la capacità logistica ed economica necessaria per “invadere” gli USA, che è la premessa falsa usata dall’amministrazione Trump per deportare venezuelani con l’etichetta di “nemici stranieri”. Tuttavia, questa narrazione è stata appoggiata dalla portavoce dell’estremismo, María Corina Machado.
La narrativa dei “criminali infiltrati” è una scusa per intensificare l’assedio contro il Venezuela, distruggendo la dignità della sua cittadinanza, dentro e fuori dai confini nazionali. Né Trump né il suo governo sono riusciti a giustificare seriamente le loro politiche disumane di detenzione e separazione familiare.
Accusando falsamente il governo venezuelano di pianificare un’invasione del proprio territorio, gli USA aprono la strada per trasformare il Venezuela in un obiettivo bellico e tornano alla stessa escalation di minacce del periodo della “massima pressione”, che, allora, contava sulla collaborazione di Juan Guaidó e ora con quella di Machado.
L’insistenza criminalizzatrice di Trump, portata avanti a pochi giorni dai nuovi accordi siglati dal Venezuela con la Cina, rientra nella stessa offensiva di Washington contro il resto del pianeta, in particolare contro il Sud Globale, da lui definito “i posti peggiori”. Da qui, la giustificazione delle violazioni dei diritti umani contro i migranti venezuelani, con il silenzio complice della cosiddetta “comunità internazionale”.
Cero pruebas, cero juicios y mucho fake
Trump insiste en el delirio del Tren de Aragua
El pasado martes 29 de abril, el presidente estadounidense, Donald Trump, insistió, sin pruebas ni evidencias empíricas, en que el gobierno de Venezuela envió al Tren de Aragua (TdA) a su país para desestabilizarlo, fomentando “violencia”en el territorio. Esto en el marco del cumplimiento de sus 100 días de mandato celebrado en el Macomb Community College, en Warren, Michigan.
“Este mes, dos venezolanos miembros del Tren de Aragua fueron arrestados en el estado de Washington por secuestrar a una mujer de 58 años. Le perforaron con un taladro para robar la información de su banco, le dispararon y ella sobrevivió de milagro, pero no se siente muy bien”, dijo el mandatario en su acostumbrada difusión de información no confirmada, ya que no existen pruebas de dicha acusación.
Aunque una evaluación confidencial del Consejo de Inteligencia Nacional estadounidense, publicada a mediados de abril pasado, confirmó que la banda no ha estado controlada por el gobierno venezolano, el mandatario dijo que “recientemente el FBI determinó que estas pandillas han sido enviadas por el régimen de Venezuela, para fomentar violencia e inestabilidad en los Estados Unidos”.
El magnate convertido en presidente volvió sobre su narrativa delirante sentenciando que “(En Venezuela) vaciaron sus cárceles mandando la gente a nuestro país, pero (también) vienen de África, de Asia, de Suramérica, de los peores lugares. Por eso he invocado la Ley de Enemigos, para expulsar a estos terroristas del país cuanto antes. No hay que olvidar que ya no vamos a seguir aguantando estás tonterías”.
Mentiras antes que justicia
Es evidente la huida hacia adelante de Trump en sus declaraciones. Su gobierno intenta desviar la atención pública del caso de una niña venezolana de tan sólo dos años de edad, Maikelys Espinoza, que ha sido secuestrada y separada de sus padres bajo acusaciones sin fundamento del Departamento de Seguridad Nacional de Estados Unidos (DHS).
El hecho implica a su gobierno en otra flagrante violación a los derechos humanos, tan grave como el envío de más de 250 venezolanos a una cárcel de máxima seguridad salvadoreña luego de ser señalados de pertenecer a la banda criminal en cuestión. Para ello, Trump invocó una ley del siglo XVIII que permite expulsiones sin juicio previo, lo que ha sido calificado de crimen de lesa humanidad por parte de autoridades venezolanas.
El gobierno venezolano es acusado falsamente de enviar pandillas a un territorio extranjero por el mismo mandatario que encubrió la contratación, entrenamiento e incursión de más de 80 mercenarios de la Operación Gedeón de 2020.
Como expresión del unilateralismo que le caracteriza, Estados Unidos criminaliza a los migrantes venezolanos mediante un baremo basado en fotos robadas de internet, lo que demuestra la ausencia del Estado de Derecho. Solo el uso de franelas de baloncesto o de tatuajes alusivos a siluetas de fusil AK-47, y frases publicitarias como “Real hasta la muerte”, es motivo para ser vinculado al TdA sin derecho a la defensa y hasta violando órdenes judiciales.
Lo usual en Trump es mentir, pero es destacable su esfuerzo en el tema migratorio. Aunque su país cuenta con agencias de inteligencia con altos niveles de trabajo minucioso, ninguna de ellas ha podido corroborar, por ejemplo, que “muchos” migrantes de la era Biden procedían de prisiones o instituciones psiquiátricas de otros países y que las estaban “vaciando”en Estados Unidos. Muchas otras sentencias del mandatario carecen de pruebas o respaldo, siendo lo más grave que sus falsedades desvíen el destino vital de personas inocentes.
El mito y el delirio por encima de todo
La construcción del mito del TdA en Estados Unidos ha contado con la narrativa fabricada medios y agencias que orbitan alrededor del Departamento de Estado. Se incluyen en dicha constelación actores como Insight Crime, que establece un tendencioso criterio selectivo sobre amenazas y enemigos en función de los intereses geopolíticos de EE.UU. Además está el proyecto OCCRP, portal investigativo que suele enfocarse en los adversarios de Estados Unidos y está conformado por medios mainstream como CNN y Telemundo, entre otros.
Llama la atención que Trump mantenga a flote el relato acerca de esta banda por encima de estructuras criminales como los carteles mexicanos de Sinaloa y Jalisco Nueva Generación, que cuentan con armamento y entrenamiento proveniente de Estados Unidos, tienen presencia en más de cien países y poseen más de 45 mil miembros, asociados y facilitadores.
Ambas estructuras actúan en sinergia con las bandas Los Choneros y Los Lobos en la conformación de un narcoestado en Ecuador. Además, Trump obvia la implicación del gobierno salvadoreño en el despliegue de las maras. Aunque el presidente Nayib Bukele ha impulsado medidas de excepción para combatir a la Salvatrucha (MS-13), su Departamento de Estado posee pruebas de que ha negociado con esta y otras organizaciones para facilitar su pretendida gesta a cambio de beneficios a sus líderes.
El Primer Comando de la Capital (PCC) es la banda criminal más grande de Brasil y se ha expandido por Perú, Argentina y Chile. Tiene más de 35 mil miembros y ya domina gran parte de los penales de Paraguay y Bolivia. Aunque sus líderes han sido sancionados por el gobierno estadounidense, la vocería ha sido mínima respecto al eventual impacto de su actividad.
Colombia cuenta con un holding narcoparamilitar que ha escalado e industrializado la elaboración y exportación de psicotrópicos al mismo Estados Unidos. Sus más prominentes organizaciones son el Clan del Golfo, también conocido como Autodefensas Gaitanistas de Colombia (AGC), y Los Urabeños o Clan Úsuga, que forman parte del conflicto armado interno. Se desconoce, además de las sanciones, alguna acción de la Casa Blanca contra sus receptores en territorio estadounidense.
Ninguno de los gobiernos de los países mencionados ha sido acusado de participar en las actuaciones de estas estructuras criminales, tampoco las administraciones entrantes a la Casa Blanca lo han hecho contra las salientes. Aun cuando ha habido casos elocuentes como el del agente de la Administración para el Control de Drogas (DEA), José Irizarry, quien hasta 2020 ―año de la salida de Trump de su primera presidencia― operó en un esquema de lavado de dinero y fraude en conjunto con un cartel de drogas colombiano junto a docenas de otros agentes federales, fiscales e informantes.
El TdA fue desarticulado por el gobierno venezolano, en septiembre de 2023, mediante la Operación de Liberación Cacique Guaicaipuro realizada en el Centro Penitenciario de Aragua, mejor conocido como Tocorón, y algunos de sus líderes fugitivos han sido recapturados o permanecen solicitados mediante Interpol. Ni Estados Unidos ni sus aliados en la región han demostrado proactividad en la búsqueda de los indiciados.
No existen en Venezuela sino reductos vinculados a planes conspirativos que, segun el gobierno, son financiados por la oposición extremista y patrocinados por Estados Unidos. Tampoco hay evidencias claras de que el TdA mantenga la capacidad logística y económica necesaria para “invadir” a ese país, que es la premisa falsa que utiliza la administración Trump para deportar a venezolanos bajo la figura de “enemigos extranjeros”. Sin embargo, este relato ha sido respaldado por la vocera del extremismo, María Corina Machado.
La narrativa de “criminales infiltrados” es una excusa para profundizar el asedio a Venezuela mediante la demolición de la dignidad de su ciudadanía, dentro y fuera del país. Ni Trump ni su gobierno han podido justificar en serio sus políticas inhumanas de detención y separación familiar.
Al acusar falsamente al gobierno venezolano de estar detrás de un plan de “invasión” a su territorio, Estados Unidos traza la ruta para convertir a Venezuela en un objetivo bélico y regresa a la misma escalada de amenazas de los tiempos de la “máxima presión” que, en ese entonces, contó con la colaboración de Juan Guaidó y ahora con la de Machado.
La insistencia criminalizadora de Trump, realizada a pocos días del alcance de nuevos acuerdos de Venezuela con China, es parte de la misma arremetida de Washington contra el resto del planeta, en particular del Sur Global al que ha llamado “los peores lugares”. De allí la justificación de las violaciones a los derechos humanos a migrantes venezolanos, que cuenta con el silencio cómplice de la llamada “comunidad internacional”.