Conoscere il nemico: Rick Scott

Misión Verdad

Il senatore repubblicano della Florida, Rick Scott, è ampiamente noto per essere uno delle pedine più obbedienti di Marco Rubio all’interno del sistema politico di coercizione di Washington contro il Venezuela. Pur non avendo origini cubane, fa parte del seguito dei “tre cubani folli” del Congresso USA, a cui questa tribuna ha già dedicato dei profili (123)

La sua longeva alleanza con María Corina Machado conferma la sua adesione a una strategia che punta al collasso economico tramite sanzioni illegali, promosse con insistenza dal suo scranno senatoriale con l’obiettivo di concretizzare un cambio di regime.

Nelle sue dichiarazioni pubbliche, il senatore non ha mai nascosto che la sua complicità con le operazioni di destabilizzazione in Venezuela rappresenta anche uno dei pilastri centrali della sua carriera politica, come mostrano le sue frasi logore del tipo “i giorni di Maduro sono contati”.

Dietro gli slogan da manuale che lancia contro il Venezuela, si nasconde una storia politica e imprenditoriale segnata da abuso di potere, corruzione e opportunismo.

La frode nel sistema sanitario USA

 

Rick Scott ha accumulato la sua fortuna come amministratore delegato di Columbia/HCA, la più grande catena di ospedali privati USA. Durante la sua gestione, l’azienda fu riconosciuta colpevole di aver messo in atto uno degli schemi fraudolenti più scandalosi nella storia del sistema sanitario pubblico USA, frode che ha colpito programmi come Medicare, Medicaid e Tricare.

Le pratiche illegali andavano dal pagamento di incentivi illeciti ai medici per indirizzare pazienti, alla manipolazione fraudolenta delle diagnosi, alla presentazione di report su costi falsi e a vari metodi di fatturazione ingannevole, con lo scopo di massimizzare i rimborsi federali.

La portata della truffa fu tale che, nel 2003, Columbia/HCA accettò di pagare 1,7 miliardi di $ in sanzioni, il più grande accordo per frode sanitaria della storia USA fino ad allora.

Scott, che si era dimesso nel pieno dell’indagine federale, se ne andò con una buonuscita d’oro: 9,88 milioni di $ e azioni per un valore superiore ai 350 milioni.

Nonostante fosse al centro dello scandalo, il membro del Partito Repubblicano non fu mai accusato penalmente. Quando fu chiamato a testimoniare, nel 2000, invocò il Quinto Emendamento della Costituzione USA — che garantisce il diritto a non auto-incriminarsi — per ben 75 volte.

Anni dopo, lungi dal mostrare rimorso, ha minimizzato il suo ruolo nel  caso, definendo l’inchiesta una “persecuzione politica”.

È arrivato perfino a paragonare la sua vicenda giudiziaria con quella affrontata da Donald Trump, alimentando un discorso di vittimismo che ha usato come scudo nella sua carriera pubblica. Nel 2024, mentre al Congresso si votavano leggi importanti, Scott preferì presenziare al processo di Trump a New York, dichiarando di “capire perfettamente” ciò che l’ex presidente stava vivendo.

In interviste e campagne, ha paragonato il proprio caso aziendale ai procedimenti penali contro l’attuale presidente USA, affermando che entrambi erano vittime di persecuzioni da parte del “deep state” per la loro opposizione a riforme come l’“Hillarycare”.

In media come MSNBC la sua figura è stata oggetto di scherno: “Un adulatore disposto a umiliarsi in pubblico come un triste ventriloquo”, ha commentato il giornalista Chris Hayes. La commentatrice Joy Reid lo ha ricordato come l’uomo che ha supervisionato la più grande frode del sistema sanitario pubblico USA, arricchendosi con essa.

Lungi dall’essere messo da parte per il suo passato, l’attuale senatore ha capitalizzato la propria immagine di “imprenditore di successo” per reinventarsi come politico, nascondendo le origini oscure e fraudolente della sua fortuna personale.

Tuttavia, lo scandalo Columbia/HCA continua ad essere un’ombra persistente sulla sua carriera, ricorrentemente citato da avversari e media come prova della sua mancanza di etica e di impegno per il bene comune della popolazione USA.

Manipolazione elettorale e gestione corrotta

 

Durante i suoi due mandati come governatore della Florida, l’attuale senatore ha consolidato una macchina politica incentrata sulla restrizione dell’accesso al voto e sul sistematico favoritismo verso i propri interessi, incluse imprese collegate al suo entourage e al suo patrimonio finanziario.

In campo elettorale, l’allora governatore ha promosso numerose misure largamente denunciate come strumenti di soppressione della volontà popolare.

Ha promosso leggi per l’identificazione obbligatoria degli elettori e firmato riforme che hanno limitato il voto anticipato, inasprito i requisiti per la registrazione di nuovi elettori e ristretto l’accettazione del voto per corrispondenza.

I settori più colpiti da queste politiche sono stati giovani, afroamericani e latinoamericani, gruppi tradizionalmente vicini al Partito Democratico.

Diversi tribunali hanno invalidato parti di questa legislazione, considerandola incostituzionale e discriminatoria, sottolineando l’intenzionalità politica dietro la sua formulazione.

Uno dei casi più emblematici è stata la sua politica sul ripristino dei diritti elettorali per chi ha precedenti penali. Scott ha eliminato il ripristino automatico, imposto lunghi periodi di attesa e applicato un sistema discrezionale di clemenza, che approvava solo una piccola percentuale di richieste.

La misura è stata definita da un tribunale federale come “arbitraria e incostituzionale”, rendendo la Florida uno degli stati con le più alte percentuali di privazione del diritto di voto.

Inoltre, durante il suo mandato, ha firmato le nuove mappe elettorali disegnate da una legislatura statale controllata dai repubblicani. Queste mappe sono poi state annullate dai tribunali, che le hanno giudicate casi evidenti di gerrymandering, progettati per garantire la permanenza al potere dei conservatori nella penisola.

Anche se Scott non fu l’autore diretto del ridisegno, la sua approvazione tramite firma lo rese complice diretto di un sistema elettorale manipolato dalle istituzioni.

La difesa del proprio apparato elettorale non fu l’unico ambito in cui l’ex governatore agì in presenza di conflitti d’interesse. Sostenne progetti infrastrutturali con legami finanziari controversi, come il treno privato “All Aboard Florida”, promosso da una società connessa al suo capo di gabinetto.

Curiosamente, Scott aveva in precedenza rifiutato 2,4 miliardi di $ in fondi federali per un treno ad alta velocità che avrebbe collegato Miami, Orlando e Tampa, adducendo preoccupazioni sulla sua fattibilità, nonostante il vasto sostegno imprenditoriale e le stime di oltre 27000 nuovi posti di lavoro.

Un altro caso emblematico fu il suo appoggio alla costruzione di un gasdotto nel nord della Florida, mentre deteneva partecipazioni finanziarie nell’impresa costruttrice del progetto.

Contemporaneamente, la sua amministrazione sosteneva compagnie energetiche che ostacolavano attivamente lo sviluppo dell’energia solare residenziale nello “stato del sole”, una contraddizione che sollevò serie perplessità sull’uso della sua carica per favorire interessi privati a scapito dell’interesse pubblico.

Durante la corsa al Senato del 2018, il facoltoso repubblicano non solo fece ricorso alla propria fortuna personale — spendendo oltre 78 milioni di $ in quella che fu la campagna più costosa del ciclo elettorale — ma adottò anche una strategia aggressiva per controllare l’esito delle elezioni. Dopo una tornata molto combattuta, la stretta differenza di voti attivò un riconteggio automatico.

L’ex governatore reagì presentando cause legali contro i supervisori elettorali delle contee di Broward e Palm Beach, entrambe a maggioranza democratica, accusando il Partito Democratico di tentare di “rubare” le elezioni.

Queste accuse infondate furono amplificate dall’allora presidente Trump, alimentando un clima di sfiducia istituzionale e mettendo pressione sui funzionari locali.

La campagna di Scott approfittò anche di errori amministrativi, come il disegno difettoso delle schede elettorali nella contea di Broward, che causò decine di migliaia di voti incompleti, colpendo principalmente l’elettorato democratico.

Il curriculum del senatore repubblicano non solo rivela il tipo di figure politiche che gli USA promuovono come “modelli democratici” per il Venezuela, ma mette anche in luce l’alto grado di cinismo alla base di tale narrativa.

Si tratta di un politico associato alla più grande frode del sistema sanitario pubblico USA, con un passato di manipolazione elettorale e conflitti d’interesse come governatore. La sua alleanza con María Corina Machado e con la fazione più estremista dell’opposizione non sorprende: le agende oscure e torbide sono un punto d’identità in comune.


Conociendo al enemigo: Rick Scott

 

El senador republicano por Florida Rick Scott es ampliamente conocido por ser uno de los peones más obedientes de Marco Rubio dentro del esquema político de coerción de Washington contra Venezuela. Aunque no tiene raíces cubanas, acompaña al séquito de los “tres cubanos locos” del Congreso estadoundiense, a quienes esta tibuna le ha dedicado perfiles, disponibles aquí, aquí y aquí.

Su longeva alianza con María Corina Machado confirma su adhesión a una estrategia que apuesta por el colapso económico mediante sanciones ilegales, que ha promovido intensamente desde su curul, con el objetivo de cristalizar el cambio de régimen.

En sus declaraciones públicas el senador no ha ocultado que su relación de complicidad con las operaciones de desestabilización en Venezuela es, al mismo tiempo, uno de los fundamentos centrales de su carrera política, identificado regularmente con frases desgastadas como “los días de Maduro están contados”.

Detrás de las consignas de manual que lanza sobre Venezuela, existe un historial político y empresarial marcado por el abuso de poder, la corrupción y el oportunismo.

El fraude en el sistema de salud estadounidense

Rick Scott amasó su fortuna como director ejecutivo de Columbia/HCA, la mayor cadena de hospitales privados de Estados Unidos. Durante su gestión, la compañía fue hallada culpable de perpetrar uno de los esquemas de fraude más escandalosos en la historia del sistema de salud pública estadounidense, decisión que afectó programas como Medicare, Medicaid y Tricare.

Las prácticas ilícitas incluían desde el pago de incentivos ilegales a médicos para que refirieran pacientes, hasta la manipulación fraudulenta de diagnósticos, la presentación de informes de costos falsos y una variedad de métodos de facturación engañosa con el fin de maximizar el reembolso federal.

La magnitud de la estafa fue tal que, en 2003, Columbia/HCA aceptó pagar 1,7 millones de dólares en multas, en lo que entonces se convirtió en el mayor acuerdo por fraude médico en la historia de Estados Unidos.

Scott, quien había renunciado en medio de la investigación federal, se retiró con una compensación dorada que recompensó su impunidad: 9.88 millones de dólares y acciones valoradas en más de 350 millones de dólares.

A pesar de estar en el centro del escándalo, el miembro del Partido Republicano nunca fue acusado penalmente. De hecho, cuando fue citado a declarar en el año 2000 invocó la Quinta Enmienda de la Constitución de Estados Unidos, que trata del derecho a no autoincriminarse, en al menos 75 ocasiones.

Años más tarde, lejos de mostrar remordimiento, ha minimizado su rol en el caso calificando la investigación como una “persecución política”.

Incluso ha llegado a comparar su situación con los litigios judiciales enfrentados por Donald Trump, lo cual alimenta un discurso de victimización que ha utilizado como escudo en su carrera pública. En 2024, mientras en el Congreso se votaba por importantes proyectos de ley, Scott prefirió asistir al juicio de Trump en Nueva York y declaró que “entendía perfectamente” lo que el expresidente estaba viviendo.

En entrevistas y campañas comparó su caso corporativo con los juicios penales que enfrentó el ahora presidente de Estados Unidos, afirmando que ambos eran víctimas de una persecución por parte del “Estado profundo” debido a su oposición a reformas como el “Hillarycare”.

En medios como MSNBC su presencia fue objeto de burla: “Un adulador dispuesto a humillarse en la calle como un triste ventrílocuo”, dijo el periodista Chris Hayes. La comentarista estadounidense Joy Reid lo recordó como el hombre que supervisó el mayor fraude al sistema de salud pública del país, para luego enriquecerse con él.

Lejos de quedar relegado por su historial, el ahora senador capitalizó su imagen de “empresario exitoso” para reinventarse como político, ocultando el oscuro y fraudulento origen de su fortuna personal.

Sin embargo, el escándalo de Columbia/HCA sigue siendo una sombra persistente sobre su trayectoria, recurrentemente señalado por adversarios y medios como evidencia de su falta de ética y de compromiso con el bien común de la población estadounidense.

Manipulación electoral y gestión corrupta

Durante sus dos mandatos como gobernador de Florida el hoy senador consolidó una maquinaria política centrada en la restricción del acceso al voto y el favorecimiento sistemático de sus intereses, incluidas empresas vinculadas con su entorno cercano y con su propio patrimonio financiero.

En el ámbito electoral, el entonces gobernador impulsó múltiples medidas que han sido ampliamente denunciadas como mecanismos de supresión de la voluntad ciudadana.

Promovió leyes de identificación de votantes y firmó reformas que limitaron el sufragio anticipado, endurecieron los requisitos para el registro de nuevos electores y restringieron la aceptación de votos por correo.

Los sectores más afectados por estas políticas fueron los jóvenes, afroamericanos y latinoamericanos, grupos con histórica inclinación hacia el Partido Demócrata.

Varios tribunales invalidaron partes de esta legislación por considerarlas inconstitucionales y discriminatorias, y subrayaron la intencionalidad política detrás de su redacción.

Uno de los casos más emblemáticos fue su política respecto a la restauración de derechos electorales para personas con antecedentes penales. Scott eliminó la restauración automática, impuso largos períodos de espera y aplicó un sistema discrecional de clemencia, que solo aprobaba un pequeño porcentaje de solicitudes.

La medida fue calificada por un tribunal federal como “arbitraria e inconstitucional”, y convertía a Florida en uno de los estados con mayores tasas de privación del derecho al voto.

Además, bajo su mandato, firmó mapas distritales elaborados por una legislatura estatal dominada por los republicanos. Estos mapas fueron posteriormente anulados por los tribunales, que concluyeron que constituían un caso de gerrymandering diseñado para garantizar la permanencia del poder conservador en la península.

Aunque Scott no fue el autor directo del rediseño, su respaldo mediante la firma del proyecto lo convirtió en cómplice directo de un sistema comicial manipulado desde las instituciones.

La defensa del aparato electoral no fue la única esfera en la que el entonces gobernador actuó ante claros conflictos de interés. Apoyó proyectos de infraestructura con vínculos financieros cuestionables, como el tren privado “All Aboard Florida”, promovido por una empresa conectada con su jefe de gabinete.

Casualmente, Scott había rechazado anteriormente 2 mil 400 millones de dólares en fondos federales para un tren de alta velocidad, que habría conectado Miami, Orlando y Tampa, mediante el argumento de preocupaciones sobre su viabilidad, a pesar del amplio respaldo empresarial y de las estimaciones de que generaría más de 27 mil empleos.

Otro caso emblemático fue su apoyo al desarrollo de un gasoducto en el norte de Florida, mientras tenía participación financiera en la empresa constructora del proyecto.

Simultáneamente su administración respaldaba compañías energéticas que activamente obstaculizaban el crecimiento de la energía solar residencial en el “estado del sol”, una contradicción que levantó serias sospechas sobre el uso de su cargo para beneficiar intereses particulares a costa del bien público.

En su carrera hacia el Senado en 2018 el acaudalado republicano no solo recurrió a su fortuna personal —gastando más de 78 millones de dólares en lo que fue la campaña más cara del ciclo electoral— sino que también desplegó una estrategia agresiva para controlar el resultado de los comicios. Tras una jornada reñida, la ajustada diferencia de votos activó un recuento automático.

El exgobernador reaccionó presentando demandas legales contra los supervisores electorales de los condados de Broward y Palm Beach, ambos de mayoría demócrata, y acusó al Partido Demócrata de intentar “robar” los comicios.

Estas acusaciones infundadas fueron amplificadas por el entonces presidente Trump, lo cual alimentó un clima de desconfianza institucional y presionó a los funcionarios locales.

La campaña de Scott también capitalizó fallas administrativas, como el deficiente diseño de papeletas en Broward que causó decenas de miles de votos incompletos que afectaron principalmente al electorado demócrata.

El historial del senador republicano no solo delata el tipo de figuras políticas que Estados Unidos promueve como “referentes democráticos” para Venezuela, sino que expone el alto grado de cinismo en la construcción de ese discurso.

Se trata de un político asociado con el mayor fraude del sistema de salud pública estadounidense, con un historial de manipulación electoral y conflictos de interés como gobernador. Su alianza con María Corina Machado y la facción más extremista de la oposición no es sorpresa ya que las agendas ocultas y turbias son puntos de identidad común.

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