Mike Hammer, Incaricato d’Affari dell’Ambasciata yankee all’Avana, dal suo arrivo sull’Isola, il 15 novembre 2024, ha mostrato l’intenzione di voler ballare in casa del trompo (fare il padrone in casa d’altri), seguendo gli ordini ricevuti dal suo capo, il segretario di Stato Marco Rubio, che mirano a provocare le autorità cubane affinché lo espellano — ma finora senza successo.
Pare che Rubio si dimentichi che la Rivoluzione cubana ha alle spalle 67 anni di resistenza contro le azioni progettate dalla CIA e da altre agenzie di intelligence, e possiede quindi una vasta esperienza, conoscendo molto bene dove sta il punto debole dei politici USA.
L’inefficienza degli yankee è tale da aver ordinato a Hammer di replicare lo stesso copione che, nel 2002, fu assegnato a James Cason, allora nominato alla Sezione d’Interessi a L’Avana, con istruzioni precise da parte del Dipartimento di Stato: provocare il Governo cubano per ottenere la sua espulsione. In risposta gli USA avrebbero ritirato la loro rappresentanza sull’isola, chiedendo a Cuba di fare lo stesso con la sua missione diplomatica a Washington.
Questo proposito fu confessato da Roger Noriega, sottosegretario di Stato per l’emisfero occidentale sotto l’amministrazione Bush, durante un’intervista nel programma radiofonico ‘Lo que otros no dicen’, sull’emittente WQBA 1140AM di Washington.
Per quelle buffonate, Cason ricevette il soprannome di “cabo Cason” (caporale Cason), divenendo lo zimbello dei cubani — ma non fu espulso, come sognavano al Dipartimento di Stato.
Ventidue anni dopo, Hammer arriva con il vecchio copione, ben noto alle autorità cubane, ripetendo le stesse azioni provocatorie di Cason, incontrando una controrivoluzione ormai estinta e screditata, priva di ogni prestigio — persino agli occhi delle stesse autorità USA, come si evince dai rapporti inviati dalla missione dell’Avana al Dipartimento di Stato e alla CIA, resi noti da WikiLeaks. In essi si affermava, tra l’altro: “[…] Vediamo poche prove che le principali organizzazioni dissidenti abbiano un impatto significativo sui cubani comuni. I sondaggi informali condotti tra richiedenti visto e rifugiati mostrano che le personalità dissidenti e le loro agende sono pressoché sconosciute”. […] “Nonostante le loro affermazioni di rappresentare ‘migliaia di cubani’, vediamo ben poche prove di tale sostegno… Quando interroghiamo i capi dissidenti sui loro programmi, non vediamo piattaforme pensate per raggiungere ampi settori della società cubana, ma piuttosto sforzi concentrati sull’ottenere risorse per soddisfare i bisogni quotidiani degli organizzatori principali e dei loro seguaci…”
Nulla è cambiato, ma l’incapacità di Marco Rubio gli impedisce di studiare i precedenti, limitandosi a riciclare vecchi piani senza tener conto dei loro fallimenti.
Con il consunto e logoro pretesto secondo cui “gli USA restano impegnati nel sostenere il popolo cubano, promuovere i diritti umani e difendere gli interessi della sicurezza nazionale”, inciampano, ancora una volta, nella stessa pietra, come dimostrano gli incontri di Hammer con Martha Beatriz Roque Cabello, protagonista del noto “Sciopero dell’Avocado”, in cui ingannò tutti — compresi i diplomatici yankee — fingendo uno sciopero della fame, fino a quando la TV cubana trasmise immagini in cui la si vedeva ricevere cibo da una finestra sul retro del suo appartamento.
Altri “risorti” sono stati Oscar Elías Biscet, Berta Soler e il delinquente comune José Daniel Ferrer, individui che agiscono unicamente per il denaro che ricevono dagli yankee e che sono privi di una reale ideologia.
È triste osservare un diplomatico con una tale esperienza e preparazione essere screditato da incarichi del genere. Hammer ha infatti una lunga carriera diplomatica e politica: è stato inviato speciale per il Corno d’Africa; ambasciatore in Cile e nella Repubblica Democratica del Congo; sottosegretario di Stato per gli Affari Pubblici; portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca; direttore per gli Affari Andini; vicepresidente ad interim della National Defense University (NDU) e vicedirettore della Scuola Eisenhower della NDU. Ha dunque competenze anche in ambito militare e d’intelligence. È laureato alla School of Foreign Service dell’Università di Georgetown e ha due master: uno alla Fletcher School of Law and Diplomacy della Tufts University e uno al National War College della NDU.
Nel disperato tentativo di raggiungere il suo obiettivo (l’espulsione), Hammer ha compiuto un gesto delicato: ha visitato la tomba di José Martí, eroe nazionale cubano, nel cimitero di Santa Ifigenia a Santiago di Cuba, passando accanto a quella del Comandante en Jefe Fidel Castro, durante una visita in città per incontrare i familiari di José Daniel Ferrer e Félix Navarro.
Le autorità cubane non gli hanno mai impedito alcuna visita nelle province, nonostante le provocazioni, permettendogli di osservare direttamente la realtà cubana e gli effetti della guerra economica, commerciale e finanziaria imposta dal suo governo dal 1960, per cercare di ridurre il popolo cubano alla fame e alle malattie, scoraggiarlo e sottrarre sostegno alla Rivoluzione.
Tuttavia, Hammer ha potuto constatare in piena libertà, senza subire repressioni, l’ampio appoggio popolare al processo rivoluzionario, nonostante le difficoltà causate dalle criminali leggi USA e dalle oltre 430 nuove sanzioni imposte da Donald Trump — perché il malcontento non è sinonimo di opposizione.
Ha anche potuto osservare come i credenti partecipino liberamente alle funzioni religiose, e come i bambini vadano a scuola in divisa e con le scarpe ai piedi, senza temere di essere uccisi o feriti in una sparatoria, come invece accade spesso nelle scuole USA.
In nessun altro paese, un diplomatico yankee può camminare senza scorta o senza un’auto blindata, come invece fa Hammer a Cuba — una situazione che non può che lasciargli il segno, considerando che in altri paesi i rappresentanti degli USA sono spesso ripudiati e persino aggrediti per la politica interventista e aggressiva del loro governo nel mondo.
Senza dubbio, le esperienze che Hammer raccoglie nelle sue visite sono ampie, e probabilmente gli permetteranno di rendersi conto delle menzogne raccontate dai controrivoluzionari, i quali godono di piena libertà nel riceverlo, senza essere né molestati né arrestati, contrariamente a quanto riferiscono, nel tentativo di ottenere i pochi dollari che ancora arrivano dagli USA. Vedere per credere.
Per questo José Martí affermava: “La fonte più credibile della verità è il nostro stesso esame”.
Encargado de Negocios de Estados Unidos, pretende bailar en casa del trompo
Por Arthur González
Mike Hammer, Encargado de Negocios de la Embajada yanqui en La Habana, desde su llegada a la Isla el 15 de noviembre del 2024, ha mostrado sus deseos de querer bailar en casa del trompo, pues las órdenes recibidas de su jefe, el secretario de Estado Marco Rubio, de provocar a las autoridades cubanas para que lo expulsen, no le ha salido nada bien.
Parece que Rubio no tiene presente que la Revolución cubana lleva 67 años de enfrentamiento a las acciones diseñadas por la CIA y otras agencias de inteligencia, por lo que acumula una amplia experiencia y conoce muy bien de qué pata cojean los políticos estadounidenses.
La ineptitud de los yanquis es tan amplia que le ordenaron a Hammer repetir el mismo guión que le fuera entregado en 2002 a James Cason, al ser designado a la entonces Sección de Intereses en La Habana, con instrucciones precisas del Departamento de Estado de provocar al Gobierno de Cuba para buscar su expulsión. En respuesta Estados Unidos retiraría su representación en la Isla y le solicitaría a Cuba que hiciera lo mismo con su misión diplomática en Washington.
Este propósito lo confesó Roger Noriega, subsecretario de Estado para el hemisferio occidental bajo la administración de Bush, durante una entrevista en el programa radial “Lo que otros no dicen”, de la emisora WQBA 1140AM en Washington.
Por aquellas payasadas Cason recibió el calificativo de “cabo Cason”, siendo la burla constante de los cubanos, pero no fue expulsado como soñaban en el Departamento de Estado.
Veintidós años después llega Hammer con el guión viejo, bien conocido por las autoridades cubanas, repitiendo las mismas acciones provocativas de Cason, al sostener encuentros con una extinta y desprestigiada contrarrevolución que no tiene prestigio alguno, incluso para las autoridades de Estados Unidos, según criterios plasmados en los informes enviados desde la misión en La Habana, al Departamento de Estado y la CIA, revelados en el sitio WikiLeaks, donde expusieron entre otras cuestiones: […] “Vemos poca evidencia de que las organizaciones disidentes principales tengan mucho impacto en los cubanos de a pie. Las encuestas informales que hemos hecho entre solicitantes de visas y refugiados, muestran que las personalidades disidentes o sus agendas son prácticamente desconocidas”. […] “Pese a sus afirmaciones de que representan a “miles de cubanos”, nosotros vemos muy pocas evidencias de ese apoyo… Cuando cuestionamos a los líderes disidentes sobre sus programas, no vemos plataformas diseñadas para llegar a amplios sectores de la sociedad cubana, sino que más bien dirigen sus mayores esfuerzos a obtener recursos suficientes para solventar las necesidades del día a día de los principales organizadores y sus seguidores…”
Nada ha cambiado, pero la incapacidad de Marco Rubio le impide estudiar esos antecedentes y solo copia viejos planes sin tener en cuenta los fracasos.
Con el añejo y gastado cuento de que: “Estados Unidos sigue comprometido en apoyar al pueblo cubano, promover los derechos humanos y avanzar en los intereses de seguridad nacional”, vuelven a tropezar con la misma piedra y se evidencia en las reuniones de Hammer con Martha Beatriz Roque Cabello, actriz de la conocida “Huelga del Aguacate”, cuando engañó a todos, incluidos los diplomáticos yanquis, de estar en huelga de hambre, hasta que la TV cubana divulgó las imágenes de como adquiría alimentos por una ventana al fondo de su apartamento.
Otros muertos resucitados fueron Oscar Elías Biscet, Berta Soler y el delincuente común José Daniel Ferrer, quienes trabajan solo por el dinero que reciben de los yanquis y carecen de ideología.
Es triste observar como un diplomático con amplia experiencia y preparación lo desprestigian con esos encargos, porque Hammer posee una amplia trayectoria diplomática y política, entre ellas ser Enviado Especial para el Cuerno de África; embajador en Chile y en la República Democrática del Congo. Subsecretario de Estado de Asuntos Públicos; trabajó como portavoz en el Consejo de Seguridad Nacional de la Casa Blanca; director de Asuntos Andinos; vicepresidente interino en la Universidad Nacional de Defensa (NDU) y subcomandante de la Escuela Eisenhower de NDU, o sea que tiene preparación en temas militares y de inteligencia. Además, es licenciado en la Escuela de Servicio Exterior de la Universidad de Georgetown y tiene una maestría en la Escuela Fletcher de Derecho y Diplomacia de la Universidad de Tufts y en el Colegio Nacional de Guerra de la Universidad Nacional de Defensa.
En un desesperado intento por alcanzar el objetivo de su expulsión, Hammer dio un paso complejo al visitar la tumba de José Martí, héroe nacional de Cuba, en el cementerio de Santa Ifigenia en Santiago de Cuba, pasando por la del Comandante en Jefe Fidel Castro, durante su estancia en esa ciudad para reunirse con familiares de José Daniel Ferrer y de Félix Navarro.
Las autoridades cubanas no le han impedido ninguna de sus visitas a provincias, a pesar de las provocaciones cometidas, donde ha podido observar directamente la realidad cubana, los efectos de la guerra económica, comercial y financiera impuesta por su gobierno desde 1960, para intentar matar de hambre y enfermedades al pueblo cubano, lograr su desencanto y restarle apoyo a la Revolución.
Sin embargo, comprueba con total libertad y sin ninguna represión, el apoyo mayoritario del pueblo al proceso revolucionario, a pesar de las penurias causadas por las criminales leyes yanquis y las más de 430 sanciones adicionales impuestas por Donald Trump, porque disgusto no es sinónimo de oposición.
También comprobó la asistencia libremente de los creyentes a las iglesias y templos. Observó a los niños con sus uniformes y zapatos ir a las escuelas, sin el temor de ser muertos o heridos por tiroteos, tan comunes en los centros escolares de Estados Unidos.
En ningún país, un diplomático yanqui puede caminar sin escoltas o autos blindados en las ciudades, como lo hace Hammer en Cuba, situación que deber haberlo marcado positivamente, pues en otras naciones son repudiados y hasta agredidos por la política intervencionista y agresiva de Estados Unidos en el mundo.
Sin dudas, la experiencia que recoge Hammer en sus visitas es amplia y seguramente comprobará las mentiras que le dicen los contrarrevolucionarios, porque todos gozan de plena libertad para reunirse con él, sin ser molestados o detenidos como informan, con el fin de recibir los pocos dólares que aún les envían desde Estados Unidos. Ver para creer.
Por eso afirmó José Martí: “La fuente más creíble de la verdad es nuestro propio examen”