La Corte Penale Internazionale (CPI) è tornata sotto i riflettori in relazione al Venezuela dopo che, nel 2018, ha aperto un esame preliminare sul paese per gli eventi verificatisi a partire dall’aprile 2017. In seguito all’escalation di violenza innescata dall’opposizione estremista, si accusò lo Stato venezuelano di uso eccessivo della forza nel contesto di presunte manifestazioni, arresti arbitrari e casi di tortura.
Nel settembre 2018, i governi di Argentina, Canada, Colombia, Cile, Paraguay e Perù — membri dell’ormai dissolto Gruppo di Lima — hanno richiesto l’apertura di un’indagine per le guarimbas (rivolte di strada) del 2014, una precedente ondata di violenze simili.
L’esame preliminare fu la fase antecedente all’indagine vera e propria, avviata nel 2021, dal procuratore Karim Ahmad Khan sotto il nome di “Venezuela I”. Il governo venezuelano chiese di sospendere l’indagine in attesa che i tribunali nazionali stabilissero eventuali responsabilità, ma Khan respinse la richiesta e chiese alla Camera Preliminare di autorizzare la prosecuzione dell’indagine, cosa che avvenne nel 2023.
Nel febbraio 2020, il Venezuela presentò una contro-denuncia affinché fossero investigati crimini contro l’umanità derivanti dalle sanzioni imposte dagli USA a partire dal 2014. Questa denuncia ha dato origine all’esame preliminare “Venezuela II”, attualmente fermo alla seconda delle quattro fasi che compongono il processo (valutazione iniziale, competenza, ammissibilità e analisi sull’interesse della giustizia).
Il doppio standard con i paesi vicini
La CPI investiga e, quando gli corrisponde, giudica le persone accusate dei crimini più gravi a danno della cosiddetta comunità internazionale: genocidio, crimini di guerra, crimini contro l’umanità e crimine di aggressione. Come tribunale di ultima istanza, cerca complementare, non sostituire i tribunali nazionali. Si basa su un trattato internazionale chiamato ‘Statuto di Roma’, trattato firmato da 124 paesi.
Fatti recenti mettono in discussione l’utilità, o meno, di questa organizzazione internazionale che non giudica Stati ma individui, da una prospettiva strettamente penale. Una prova dell’esistenza di un doppio standard che dimostra al servizio di chi lavora la CPI è stata quando Khan ha visitato, nello stesso viaggio, Colombia e Venezuela nel 2021.
Da un lato, ha deciso di chiudere il fascicolo contro la Colombia, benché fossero documentati, e in corso, centinaia di massacri annuali di dirigenti contadini, difensori dei diritti umani, guerriglieri smobilitati, e benché fossero stati assassinati migliaia di cittadini comuni, fatti passare per guerriglieri — i cosiddetti falsi positivi. Solo quell’anno si sono registrati 96 massacri, e 91 nell’anno precedente.
Quando è proseguito verso Caracas, ha lasciato aperto il caso “Venezuela I” per la presunta violazione dei diritti umani dei “guarimberos” detenuti negli atti di violenza di strada dell’anno 2017, nei quali oltre il 50% dei 142 morti non partecipava. Inoltre, in alcuni di questi casi, vi furono passanti bruciati e assassinati per mano delle presunte vittime, per sembrare poveri e “chavisti”.
Casi Ucraina e Palestina: ancora doppio standard
Nel marzo del 2023 la CPI ha emesso un mandato di cattura contro Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa, per il presunto trasferimento di bambini ucraini nel territorio russo, a partire dal febbraio 2022, quando da quel paese si lanciò un’operazione militare speciale su larga scala contro le aggressioni di Kiev ai territori del Donbass.
Nel novembre 2024 la stessa corte ha emesso un mandato di arresto contro il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, e contro il suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, così come contro il comandante di Hamas, Mohammed Deif — presumibilmente deceduto. I capi d’imputazione includerebbero crimini di guerra e contro l’umanità commessi a partire dall’Operazione Diluvio di Al Aqsa, portata avanti dalla resistenza palestinese e iniziata il 7 ottobre 2023.
Entrambi i mandati di cattura, oltre a essere trattati in modo differente dalla “comunità internazionale”, dimostrano come la CPI abbia strumentalizzato la giustizia a favore delle potenze occidentali. Il governo USA si è opposto per molto tempo alla facoltà concessa al tribunale dal suo trattato costitutivo di perseguire i crimini commessi nel territorio degli Stati membri da parte di cittadini di Stati non membri; ma ha abbandonato tale posizione quando ha ritenuto “giustificati” i capi d’accusa della CPI contro Putin, usando la medesima giurisdizione territoriale.
Nel caso che coinvolge l’Ucraina, e potendo agire motu proprio, la Corte ha ignorato i più di 14 mila omicidi da parte dei governi ucraini, insediatisi dal 2014, contro la popolazione del Donbass. Le brigate neonaziste inviate da Kiev intrapresero quest’ondata genocida a partire da febbraio di quell’anno, quando rovesciarono l’ex presidente Viktor Yanukovich con un golpe promosso da USA e dall’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO).
La strategia sottostante fu l’accerchiamento della Russia mediante l’ampliamento delle basi militari della NATO fino alla sua frontiera occidentale, e con ciò, generare una politica di “massima pressione”.
D’altra parte, gli USA — che hanno condotto operazioni militari e appoggiato regimi apertamente genocidi — non hanno affrontato azioni giudiziarie alla CPI. I loro governi, siano essi democratici o repubblicani, concedono un appoggio illimitato al regime civile-militare israeliano in ambito politico, diplomatico, economico e militare.
Netanyahu si è recato nel luglio 2024 a Washington, si è riunito con l’ex presidente Joe Biden ed è stato accolto con ovazioni e applausi durante un discorso tenuto al Congresso USA. Inoltre, è stato il primo presidente straniero a visitare l’attuale presidente USA, Donald Trump, da quando è tornato alla Casa Bianca.
La CPI è rimasta in silenzio al riguardo, nonostante tutte le prove dei crimini commessi dall’esercito sionista d’occupazione in Palestina, dove è alle porte la concretizzazione di un piano di “soluzione finale” chiamato Carri di Gedeone, nello stile di quello concepito nella conferenza nazista di Wannsee dell’anno 1942.
Sotto la coercizione unipolare
Washington e i suoi alleati hanno modulato l’operato dell’organismo multilaterale mediante pressioni economiche, minacce e sanzioni contro i suoi membri, mentre quest’ultimo lo permette e tace. Un caso esemplare si è verificato quando gli USA hanno imposto sanzioni contro la procuratrice della CPI, Fatou Bensouda, e contro il capo della Divisione di Giurisdizione, Complementarietà e Cooperazione dell’Ufficio del Procuratore, Phakiso Mochochok, per la loro indagine sui crimini di guerra commessi in Afghanistan da parte di militari USA.
In quell’occasione minacciarono di arrestare e sanzionare i magistrati e altri funzionari del tribunale per lo stesso caso. Recentemente, la potenza nordamericana ha anche sanzionato Khan, che è coinvolto in un caso di abuso sessuale e ha dovuto dimettersi “in maniera temporanea”.
Dal Nord Globale si continuano a imporre abusi e genocidi che portarono alla creazione della Corte durante il XX secolo. Con essi si promuove anche l’erosione del multilateralismo e dello Stato di diritto a favore dell’unipolarismo e di uno stato d’eccezione globalizzato.
Regno Unito, Francia e Germania, guidati dagli USA, hanno protetto e partecipato direttamente ad aggressioni, invasioni, destabilizzazioni, detenzioni illegali, torture, sparizioni, genocidi e altri atti criminali contro paesi come Iraq, Afghanistan, Libia, Iran, Siria, Libano, Yemen e la stessa Palestina.
Nel frattempo, la CPI giudica ciò che viene determinato da Washington e dai suoi, in modo schiacciante. Tutti i 17 casi in fase d’indagine o già conclusi corrispondono al Sud Globale: 12 africani, 2 asiatici e 2 di paesi europei non allineati all’atlantismo.
Nel 2002, sotto l’amministrazione Bush Jr., gli USA promulgarono la Legge per la Protezione del Personale di Servizio USA, o “Legge d’invasione dell’Aia”, che autorizza il Presidente a usare “tutti i mezzi necessari e appropriati per ottenere la liberazione di qualsiasi cittadino statunitense o personale alleato detenuto o incarcerato da, per conto di, o su richiesta della CPI”.
È solo un ulteriore segnale del disprezzo e del suprematismo unipolare da parte dell’élite USA e atlantista, ma rivela anche la vera natura della CPI come organismo che non può sfidare le potenze più forti.
Il suo marchio distintivo è l’incoerenza, dato che processa solo certi dirigenti e ne ignora altri, mentre la sua immagine crolla, lontana dall’imparzialità che pretende. Gli USA non hanno mai reso conto delle loro guerre in Libia, Siria, Iraq o Afghanistan.
Anche se si processassero Netanyahu o Putin, ma mai alcun dirigente occidentale, la sua credibilità risulterebbe ulteriormente erosa. È diventata un ulteriore strumento della geopolitica unipolare, nella quale il Diritto Internazionale si applica solo ai più deboli, mai ai potenti di sempre.
¿A quiénes sirve la Corte Penal Internacional?
La Corte Penal Internacional (CPI) ha tenido un significado noticioso para Venezuela debido a que, en 2018, abrió un examen preliminar sobre el país por los eventos ocurridos desde abril de 2017. A partir de la escalada violenta detonada por la oposición extremista, se acusó al Estado de uso excesivo de la fuerza en el contexto de supuestas manifestaciones, detenciones arbitrarias y tortura.
En septiembre de 2018 los gobiernos de Argentina, Canadá, Colombia, Chile, Paraguay y Perú, miembros del extinto Grupo de Lima, solicitaron una investigación por la versión anterior de las guarimbas desarrollada en 2014.
El examen preliminar fue una etapa previa a una investigación, abierta en 2021 por el fiscal Karim Ahmad Khan y denominada “Venezuela I”. La República Bolivariana solicitó pausar dicha investigación mientras los tribunales nacionales dictaminan responsabilidades al respecto, pero Khan no aceptó y solicitó a la Sala de Cuestiones Preliminares continuar la investigación, lo que fue aprobado en 2023.
En febrero de 2020 el gobierno venezolano solicitó que se investigaran crímenes de lesa humanidad cometidos como consecuencia de la aplicación de sanciones adoptadas por el gobierno de Estados Unidos desde 2014. Esto se convirtió en el examen preliminar “Venezuela II”, que actualmente sigue abierto en la segunda de las cuatro fases que componen el proceso (evaluación inicial, competencia, admisibilidad, análisis sobre los intereses de la justicia).
Contraste entre países vecinos
La CPI investiga y, cuando corresponde, juzga a las personas acusadas de los crímenes más graves que afectan a la llamada comunidad internacional: genocidio, crímenes de guerra, crímenes de lesa humanidad y el crimen de agresión. Como tribunal de última instancia, busca complementar, no sustituir, los tribunales nacionales. Se rige por un tratado internacional denominado “Estatuto de Roma”, que cuenta con 124 Estados partes.
Hechos recientes permiten situar la utilidad, o no, de esta organización internacional que no juzga a Estados sino a individuos desde la perspectiva estrictamente penal. Una evidencia de doble rasero que demuestra al servicio de quiénes trabaja la CPI fue cuando Khan visitó, en una misma gira, a Colombia y Venezuela en 2021.
Por un lado, decidió cerrar el expediente contra Colombia, aunque estuvieran documentadas, y en proceso, cientos de masacres anuales de líderes campesinos, defensores de derechos humanos, guerrilleros desmovilizados y habiéndose asesinado a miles de ciudadanos comunes, haciéndolos pasar como guerrilleros —falsos positivos—. Solo ese año hubo 96 masacres y 91 el año anterior.
Cuando siguió hacia Caracas, dejó abierto el caso “Venezuela I” por supuesta violación de los derechos humanos de los “guarimberos” detenidos en los actos de violencia callejera en el año 2017, en los cuales más de 50% de los 142 fallecidos no participaba. Además, en algunos de ellos hubo transeúntes quemados y asesinados a manos de las supuestas víctimas por parecer pobres y “chavistas”.
Casos Ucrania y Palestina: Más del doble rasero
En marzo de 2023 la CPI emitió una orden de captura contra Vladímir Putin, presidente de la Federación Rusa, por el supuesto trasiego de niños ucranianos a territorio ruso desde febrero de 2022, cuando desde ese país se lanzó una operación militar especial a gran escala contra las agresiones de Kiev a territorios del Dombás.
En noviembre de 2024 la misma corte emitió una orden de arresto contra el primer ministro de Israel, Benjamín Netanyahu, y contra su exministro de Defensa, Yoav Gallant, así como contra el comandante de Hamás, Mohammed Deif —presuntamente muerto—. Los cargos incluirían crímenes de guerra y contra la humanidad cometidos a partir de la Operación Diluvio de Al Aqsa, llevada a cabo por la resistencia palestina e iniciada el 7 de octubre de 2023.
Ambas órdenes de captura, además de ser tratadas de manera diferenciada por la “comunidad internacional”, demuestran cómo la CPI ha instrumentalizado la justicia a favor de las potencias occidentales. El gobierno estadounidense se opuso durante mucho tiempo a la facultad otorgada al tribunal por su tratado constitutivo de perseguir los crímenes cometidos en el territorio de los Estados miembros por nacionales de Estados no miembros; pero abandonó esa postura cuando calificó de “justificados” los cargos de la CPI contra Putin, utilizando la misma jurisdicción territorial.
En el caso que incluye a Ucrania, y pudiendo actuar a motu proprio, la Corte obvia los más de 14 mil asesinatos por parte de los gobiernos ucranianos, instalados desde 2014, contra la población del Dombás. Las brigadas neonazis enviadas desde Kiev emprendieron esta oleada genocida desde febrero de ese año cuando derrocaron al expresidente Víctor Yanukovich en un golpe impulsado por Estados Unidos y la Organización del Tratado del Atlántico Norte (OTAN).
La estrategia subyacente fue el cerco contra Rusia mediante la ampliación de bases militares de la OTAN hasta su frontera occidental y, con ello, generar una política de “máxima presión”.
Por otra parte Estados Unidos, que ha llevado a cabo operaciones militares y ha apoyado regímenes abiertamente genocidas, no ha enfrentado acciones judiciales en la CPI. Sus gobiernos, sean demócratas o republicanos, le otorgan un apoyo irrestricto al régimen civil militar israelí en materia política, diplomática, económica y militar.
Netanyahu viajó en julio de 2024 a Washington, se reunió con el expresidente Joe Biden y fue recibido con vítores y aplausos en un discurso dado en el Congreso estadounidense. Además, fue el primer líder extranjero que visitó al actual presidente estadounidense, Donald Trump, desde que regresó a la Casa Blanca.
La CPI hizo silencio al respecto, a pesar de todas las pruebas de los crímenes cometidos por el ejército sionista de ocupación en Palestina, donde está a las puertas de concretar un plan de “solución final” llamado Carros de Gedeón, al estilo de aquel planteado en la Conferencia de Wannsee nazi el año 1942.
Bajo la coacción unipolar
Washington y sus aliados han modulado la actuación del organismo multilateral mediante presiones económicas, amenazas y sanciones a sus miembros mientras este lo permite y calla. Un caso ejemplar ocurrió cuando Estados Unidos impuso sanciones contra la fiscal de la CPI, Fatou Bensouda, y contra el jefe de la División de Jurisdicción, Complementariedad y Cooperación de la Oficina del Fiscal, Phakiso Mochochok, por su investigación de crímenes de guerra cometidos en Afganistán por parte de militares estadounidenses.
En aquella ocasión amenazó con arrestar y sancionar a los magistrados y otros funcionarios del tribunal por el mismo caso. Recientemente, la potencia norteamericana también sancionó a Khan, quien se encuentra envuelto en un caso de abuso sexual y debió renunciar “de manera temporal”.
Desde el Norte Global se siguen imponiendo los atropellos y genocidios que llevaron a la creación de la Corte durante el siglo XX. Con ellos se impulsa también la erosión del multilateralismo y del Estado de Derecho a favor de la unipolaridad y un estado de excepción globalizado.
Reino Unido, Francia y Alemania, liderados por Estados Unidos, han amparado y participado directamente en agresiones, invasiones, desestabilización, detenciones ilegales, torturas, desapariciones, genocidios, entre otros actos criminales, contra países como Irak, Afganistán, Libia, Irán, Siria, Líbano, Yemen y la propia Palestina.
Mientras esto ocurre, la CPI juzga aquello determinado por Washington y los suyos en forma mayoritariamente abrumadora. Todos los 17 casos en investigación y concluidos corresponden al Sur Global: 12 africanos, dos de Asia y dos de países europeos no alineados al atlantismo.
En 2002, bajo la administración Bush Jr., Estados Unidos promulgó la Ley de Protección del Personal de Servicio Estadounidense, o “Ley de Invasión de La Haya”, que autoriza al Presidente a usar “todos los medios necesarios y apropiados para lograr la liberación de cualquier estadounidense o personal aliado que esté detenido o encarcelado por, en nombre de, o a solicitud de la CPI”.
Es solo un indicio más del desprecio y el supremacismo unipolar por parte de la élite estadounidense y atlantista, pero también revela la verdadera naturaleza de la CPI como un organismo que no puede desafiar a las potencias más fuertes.
Su marca de fábrica es la inconsistencia dado que solo procesa a ciertos líderes e ignora a otros, mientras su imagen se derrumba lejos de la pretendida imparcialidad. Estados Unidos nunca ha rendido cuentas por sus guerras en Libia, Siria, Irak o Afganistán.
Aunque se procese a Netanyahu o Putin, pero nunca a ningún líder occidental, su credibilidad se verá aun más erosionada. Se ha convertido en una herramienta más de la geopolítica unipolar en la que el Derecho Internacional solo se aplica a los más débiles, nunca a los poderosos de siempre.