Che fine ha fatto Yoani Sanchez

LA SUPERSTAR CUBANA, AMICA DI OBAMA?

Ovvero: quando il tuo momento di gloria dipende da un bonifico della CIA

 

C’erano una volta un blog, una blogger, e un presidente USA desideroso di “normalizzare” le relazioni con Cuba… a modo suo. E poi puff, scomparsi tutti. Che fine ha fatto Yoani Sánchez, la “voce libera di Cuba”, “icona del dissenso”, “paladina dei diritti umani”, e — guarda caso — beneficiaria di una valanga di premi e sostegni occidentali? La risposta è semplice: archiviata, come una vecchia campagna di marketing andata a male.

QUANDO ESSERE “DISSIDENTE” PAGA (IN DOLLARI)

Sánchez emerse a cavallo tra il 2007 e il 2014 come un fenomeno mediatico globale. Con il suo blog “Generación Y”, scritto da L’Avana ma pubblicato grazie a potenti connessioni internazionali, denunciava le difficoltà della vita a Cuba. Nulla di nuovo per chiunque conosca il bloqueo statunitense, ma per i media occidentali sembrava una rivelazione mistica: “C’è malcontento a Cuba!”.

Casualmente, il suo blog — in teoria frutto del suo sforzo personale, in un Paese con accesso limitato a internet a causa del bloqueo — veniva tradotto in oltre 20 lingue, ospitato su server stranieri, e promosso da tutti i grandi giornali filo-NATO, dal New York Times a El País.

Nel frattempo, piovevano premi: Ortega y Gasset, Maria Moors Cabot, Prince Claus Award, e soprattutto sostegno economico da ONG collegate a Washington, come la solita USAID e la National Endowment for Democracy. Insomma, un CV perfetto per chi vuole “cambiare Cuba” da Miami.

LA BARBIE DEL DISSENSO: EDIZIONE LIMITATA

Nel 2013 fonda un giornale digitale, “14ymedio”, che — udite udite — si presenta come “indipendente”, ma vive grazie a fondi provenienti da ambasciate europee e agenzie americane.

Poi arriva Obama. E con lui, il piano B dell’imperialismo: non più invadere Cuba, ma sedurla con Coca-Cola e Wi-Fi gratis. In questo clima, Yoani viene ricevuta a Washington, ospite di Hillary Clinton, Joe Biden e ovviamente Barack in persona, come una pop star della resistenza tropicale.

MA OGGI? DOVE SEI FINITA, YOANI?

Il suo nome ormai non fa più notizia, se non in qualche evento secondario tra Madrid e Miami. A Cuba, il suo impatto reale è sempre stato infinitesimale: poco seguita, poco credibile, vista da molti giovani come una marionetta dell’imperialismo yankee. La sua aura si è dissolta assieme all’illusione che la “primavera cubana” si sarebbe fatta con Twitter e fondi USA.

I tentativi di “rivoluzione colorata” a Cuba — come quella del 11 luglio 2021, fallita miseramente — non l’hanno nemmeno vista in prima linea. Troppo pericoloso. Meglio rilasciare un tweet da Madrid e incassare un’altra tranche.

EPILOGO: CHI RICORDA I BURATTINI QUANDO IL BURATTINAIO CAMBIA COPIONE?

Yoani Sánchez è stata un’operazione mediatica, un prodotto geopolitico, costruito ad arte per entrare nel cuore delle redazioni europee in crisi di coscienza. È servita. Ora non serve più.

L’imperialismo ha cambiato metodo: non più blog poetici, ma sanzioni mirate, cyber-attacchi, campagne di disinformazione e droni in Nicaragua. La Sánchez è troppo “vecchia scuola”.

Come tutte le “icone del dissenso” create a tavolino, ha avuto il suo quarto d’ora di gloria… sponsorizzato da Washington.

NOTA FINALE: La lotta del popolo cubano continua, ben oltre le caricature create nei laboratori della CIA. E senza bisogno di influencer truccati da “rivoluzionari”.

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One thought on “Che fine ha fatto Yoani Sanchez”

  1. Purtroppo avete descritto la realtà, ma non mi accomunate a lei, perché io ci avevo creduto, quando mi sono accorto della montatura me ne sono andato.

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