Leggendo tra le righe lo stallo diplomatico con Trinidad e Tobago

Dalla reazione “iraconda e ingiustificata” alla de-escalation

Misión Verdad

Lo stallo tra Venezuela e Trinidad e Tobago, che nei giorni scorsi ha assunto una dimensione pubblica sempre più tesa, sembrerebbe avviarsi verso una risoluzione, dopo che il governo trinidadiano ha comunicato che, a seguito dell’incontro tra il ministro degli Affari Esteri, Sean Sobers, e l’ambasciatore venezuelano nel paese, Álvaro Sánchez, è stato deciso bilateralmente di “aprire canali diplomatici”.

Tutto è iniziato quando il presidente Nicolás Maduro ha dichiarato, lo scorso 3 giugno, che un “gruppo di terroristi”, con un carico di armi da guerra, avrebbe tentato di entrare in Venezuela provenendo dalla nazione caraibica attraverso lo stato di Sucre, dove sono stati arrestati.

A sua volta, il ministro degli Interni, della Giustizia e della Pace, Diosdado Cabello, ha annunciato il giorno seguente la cattura degli infiltrati, tra cui “sicari colombiani” e un cittadino trinidadiano, definito “un mercenario”, precisando che erano già stati condivisi elementi d’intelligence con le controparti per avviare le indagini del caso.

In seguito alle denunce del Governo Bolivariano, la prima ministra di Trinidad e Tobago, Kamla Persad-Bissessar — eletta di recente e insediatasi ad aprile — ha dichiarato in una conferenza stampa, il 6 giugno scorso, che avrebbe cercato consulenza per autorizzare la “Guardia Costiera all’uso della forza letale contro qualsiasi imbarcazione non identificata che entri (…) dal Venezuela”.

In questo modo ha respinto le dichiarazioni sull’arresto del cittadino trinidadiano, affermando che le autorità del suo paese non hanno visto “prove a sostegno di tali affermazioni” e ha definito le parole del presidente Maduro e del ministro Cabello come una “minaccia”.

Ha inoltre dichiarato che il suo governo avrebbe riesaminato l’approccio verso i migranti venezuelani presenti nel paese, criminalizzando la nazionalità e sostenendo che la criminalità a Trinidad stesse aumentando a causa dell’arrivo di cittadini venezuelani sulle isole.

Infine, ha affermato che “nessuna retorica del governo Maduro potrà mai creare divisione tra questo governo e quello USA. Sosteniamo con forza il governo USA nelle questioni che riguardano il Venezuela”.

In risposta, il Ministero degli Esteri venezuelano ha diffuso un comunicato, sempre il 6 giugno, in cui esprimeva “profonda sorpresa per la reazione iraconda e ingiustificata della prima ministra di Trinidad e Tobago, Kamla Persad-Bissessar”, sottolineando che ciò “compromette le relazioni” tra i due paesi e che l’atteggiamento della dirigente politica “suscita seri sospetti di complicità con l’incursione denunciata”.

Secondo Caracas, la cosa appropriata sarebbe “offrire collaborazione e disponibilità a chiarire i fatti” e, conclude il comunicato, “il Venezuela esorta le autorità di Trinidad e Tobago a non prestarsi a giochi geopolitici estranei agli interessi dei nostri popoli e riafferma il proprio impegno per la pace, la sovranità e il rispetto reciproco”.

Il ministro Cabello ha ribadito, il 9 giugno, che “noi abbiamo solo detto che in Venezuela sono arrivate armi provenienti da Trinidad e Tobago. Questo non è al fine di attaccare chi ha diffuso la notizia; è un invito a indagare”.

Ha inoltre precisato: “non siamo entrati nelle acque territoriali di Trinidad né altrove, ma se succede un fatto del genere, lo denunciamo”. Ha definito le dichiarazioni della prima ministra Persad-Bissessar come “una follia”.

Così si è arrivati all’attuale distensione diplomatica: i canali diplomatici sono attivi, secondo quanto comunicato lunedì 9 giugno dalle autorità insulari: “Durante l’incontro, il ministro Sobers e l’ambasciatore Sánchez hanno riconosciuto l’importanza della relazione fraterna di lunga data, come paesi vicini che condividono forti legami culturali e storici”.

Dietro le quinte della tensione diplomatica

La sequenza degli eventi si inserisce in un contesto post-elettorale in entrambi i paesi. In Venezuela, tale scenario è caratterizzato da un rafforzamento del chavismo dopo le recenti elezioni regionali e legislative, mentre a Trinidad e Tobago Kamla Persad-Bissessar ha assunto l’incarico di prima ministra nell’aprile del 2025.

Questo quadro politico influenza direttamente il tono e il contenuto delle dichiarazioni ufficiali, soprattutto per quanto riguarda le questioni di sicurezza e sovranità.

Il governo venezuelano ha denunciato in diverse occasioni l’infiltrazione di gruppi armati dalle sue frontiere, in particolare dalla Colombia, con obiettivi destabilizzanti. Tali accuse non vengono presentate solo come fatti specifici, ma anche come parte di una strategia più ampia di minacce internazionali contro la stabilità del paese — in questo caso, provenienti da Trinidad e Tobago.

Le recenti catture di terroristi si sono distinte per il possesso di armi da guerra, l’ingresso illegale oltre confine e la presenza di detenuti di nazionalità diverse, elementi che rafforzano l’ipotesi dell’esistenza di una rete transnazionale di attori illegali.

In particolare, la presenza di un “mercenario” trinidadiano ha avuto un impatto rilevante, poiché suggerisce che il rischio di infiltrazione non deriva solo da paesi terzi, ma anche direttamente dal vicino insulare, con cui finora si erano mantenute relazioni amichevoli e una cooperazione economica e commerciale regolare.

Dal punto di vista dello Stato venezuelano, queste azioni rappresentano una violazione diretta della sovranità nazionale e una minaccia imminente alla sicurezza integrale. Tali gruppi avrebbero cercato di alterare l’ordine costituzionale e generare caos sociale, soprattutto in un momento delicato come il giuramento delle nuove autorità regionali, dopo il fallimento dei tentativi di sabotare le recenti elezioni.

La risposta del governo di Trinidad e Tobago segnala un inasprimento della propria politica verso il Venezuela, con tre elementi chiave:

Uso della forza letale. Trinidad e Tobago ha annunciato di voler valutare l’uso di forza letale contro imbarcazioni venezuelane non identificate che tentino di entrare nelle sue acque. Si tratta di un’escalation sia simbolica che concreta, interpretabile come minaccia contro eventuali operazioni di pattugliamento venezuelane nella zona, anche in assenza di violazioni dei trattati marittimi.

Politica migratoria. La prima ministra ha invitato i migranti venezuelani a ritornare nel proprio paese, sostenendo che molti di loro sarebbero in età militare e potenzialmente coinvolti in operazioni di intelligence o attività criminali. Ciò rafforza una narrativa di “sicurezza nazionale” trinidadiana, ma mette anche a rischio migliaia di cittadini venezuelani che risiedono legalmente o meno nel paese.

Allineamento con gli USA. Persad-Bissessar ha dichiarato esplicitamente il suo sostegno al governo Trump nelle questioni relative al Venezuela. Questa presa di posizione può essere interpretata come una strategia per bilanciare l’influenza diplomatica venezuelana, ma è anche legata alla criminalizzazione e violazione sistematica dei diritti fondamentali dei migranti venezuelani negli USA. L’allineamento si riflette inoltre nelle sanzioni USA che colpiscono progetti energetici bilaterali, come quello del giacimento di gas Dragón.

Il punto di vista venezuelano

Il Venezuela ha mantenuto una posizione ferma, rivendicando la propria sovranità territoriale e rigettando quella che considera una reazione “iraconda e ingiustificata” da parte di Trinidad e Tobago.

Le denunce delle autorità venezuelane circa l’infiltrazione di gruppi irregolari dalla nazione vicina sono state accolte con ostilità che, secondo Caracas, lasciano intravedere una possibile complicità e un allineamento con interessi geopolitici esterni che cercano di destabilizzare il paese.

Attraverso il comunicato ufficiale del Ministero degli Esteri, il governo bolivariano ha riaffermato il proprio rispetto del diritto internazionale, chiedendo che qualsiasi controversia venga risolta per via diplomatica, e non mediante dichiarazioni pubbliche ostili o misure coercitive. Le accuse, secondo il governo, sono state sostenute da prove concrete, fornite appositamente per favorire un’indagine bilaterale.

Caracas sottolinea inoltre che Trinidad e Tobago potrebbe stare agendo come strumento di interessi esterni, specificamente legati alla politica USA nella regione. Questo allarme acquista particolare rilievo in quanto potrebbe mettere a rischio relazioni storiche di cooperazione tra i due paesi.

Proprio per questo il governo Maduro ha affermato apertamente che l’eccessiva veemenza della risposta trinidadiana “suscita seri sospetti di complicità” con le incursioni denunciate. Non si esclude, cioè, che alcuni settori del governo o poteri forti di Trinidad e Tobago siano coinvolti o tollerino tali attività.

L’approccio del Venezuela è stato chiaro: disinnescare un’escalation artificiale delle tensioni, come dimostra l’accordo recentemente raggiunto tra i rappresentanti dei due paesi per “aprire canali diplomatici” e discutere la questione.

Pur continuando a difendere con forza elementi ritenuti fondamentali per la propria sicurezza e integrità territoriale — come il controllo delle frontiere marittime, l’intelligence preventiva e la difesa diplomatica della sovranità.

Inoltre, benché vi siano tensioni, il Venezuela mantiene interesse a proseguire le relazioni strategiche con Trinidad e Tobago, specialmente nel settore energetico legato al giacimento Dragón. Tuttavia, le sanzioni USA hanno reso questi progetti un terreno sensibile di disputa geopolitica indiretta. Le dichiarazioni della prima ministra, schierata apertamente con Washington, sollevano interrogativi sulla tenuta del buon senso bilaterale.

Dal punto di vista venezuelano, la crisi con Trinidad e Tobago non rappresenta soltanto un incidente diplomatico, ma è parte di una più ampia strategia di aggressione alla propria sovranità da parte di attori esterni.

L’ingresso fallito di mercenari, armi da guerra e piani destabilizzatori viene inquadrato come un tassello in una campagna di pressione contro il Venezuela, con evidenti influenze USA, come dimostrano le dichiarazioni di Kamla Persad-Bissessar.

Il Venezuela torna così a presentarsi come uno Stato che difende la propria sovranità politica, la sicurezza integrale e il diritto a indagare e neutralizzare minacce senza interferenze esterne.

Allo stesso tempo, il governo bolivariano ribadisce l’appello al dialogo e rifiuta ogni escalation diplomatica, pur riaffermando la propria capacità di rispondere in caso di violazione del proprio spazio territoriale.

Questo episodio rientra forse in una strategia più ampia di pressione e destabilizzazione contro il Venezuela? Di fronte a questa possibilità, Caracas riafferma il proprio diritto sovrano a difendere l’integrità territoriale e la pace sociopolitica, mantenendo aperti i canali di dialogo rispettoso e costruttivo con Trinidad e Tobago e con qualsiasi altro paese, nonostante le aggressioni.

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