Di fronte alle nuove sfide sanzionatorie
Il Venezuela ha subito un’aggressione economica a causa delle sanzioni imposte alla sua popolazione dalla prima amministrazione Trump (2017-2020). L’impatto di tali danni sulla stabilità sociale è stato progressivamente affrontato attraverso il Programma di Recupero Economico, Crescita e Prosperità, annunciato nel 2018 dal presidente Nicolás Maduro e attuato con l’obiettivo di riattivare l’economia produttiva nazionale nonostante l’aggressione.
Secondo un annuncio della Banca Centrale del Venezuela (BCV), pubblicato il 1° maggio scorso, il PIL è cresciuto del 9,32% nel primo trimestre del 2025, un valore superiore a quello registrato nello stesso periodo del 2024, pari al 9,13%. Le misure di ripresa hanno portato l’economia a crescere per 16 trimestri consecutivi, consentendo di chiudere il 2024 con una crescita annuale dell’8,54%.
Ciò è dovuto alla crescita del 18,23% nell’attività petrolifera e del 13,46% nel settore minerario, nel primo trimestre del 2025. L’ente rettore della politica monetaria segnala che tali incrementi dimostrano “la capacità di risposta dell’economia di fronte all’aggressione esterna che vive il nostro paese, nel contesto della guerra commerciale avviata dal governo USA, che minaccia di provocare una recessione globale”.
Sono molteplici i fronti e gli apprendimenti da cui il governo venezuelano ha affrontato la ripresa economica. E altrettanto numerose sono le informazioni e i dati che confermano il potenziale produttivo del paese in uno scenario di nuove aggressioni.
Ripresa e rilancio in dati
Durante il Congresso Mondiale dei Retailer 2025, inaugurato il 4 giugno scorso, la vicepresidente esecutiva e ministra degli Idrocarburi, Delcy Rodríguez, ha riassunto la crescita economica venezuelana degli ultimi anni:
2021: 1,2%
2022: 14,8%
2023: 4,9%
2024: 8,5%
Oltre a confermare i dati pubblicati dalla BCV, ha fornito ulteriori informazioni:
-L’attività mineraria è cresciuta del 13,46%.
-Il settore Commercio e Servizi di riparazione è aumentato dell’8,23%.
-Il settore Manifatturiero è cresciuto del 5,77%.
-Il Venezuela è stato il paese con la più alta crescita percentuale nelle esportazioni nella regione (18,7%), superando nazioni non soggette ad aggressioni economiche come Argentina, Perù, Uruguay, Ecuador e Cile.
-L’industria metallurgica prevede un aumento del 165% nella propria attività.
-La ripresa dell’industria petrolifera ha registrato un tasso di crescita del 17,3% negli ultimi 12 mesi.
-Negli ultimi mesi, i prezzi del petrolio sono calati del 24,4%.
Nello stesso evento, la vicepresidente ha evidenziato la crescita sia del settore commerciale (7%) sia del settore industriale, sottolineando che questo andamento “deve essere concatenato”. Il settore retail (al dettaglio), guidato dalla rete di supermercati e catene di negozi, contribuisce per il 4,5% al PIL nazionale e genera 640000 posti di lavoro.
Ha celebrato il fatto che, secondo le statistiche dell’Associazione Nazionale dei Supermercati e Autoservizi (ANSA), il 90% dei prodotti venduti nella rete di supermercati è di produzione nazionale. Inoltre, il Registro Unico delle Persone che Svolgono Attività Economiche (Rupdae), responsabile della formalizzazione delle imprese, è cresciuto del 66,19% tra il 2024 e il 2025.
Affrontare l’aggressione economica globalizzata
L’attacco all’economia si è concentrato sull’industria degli idrocarburi, la cui colonna portante è Petróleos de Venezuela, S.A. (Pdvsa). Durante una lezione magistrale all’Università Venezuelana degli Idrocarburi, in occasione dell’inaugurazione del Corso di Alta Formazione sulle Misure Coercitive Unilaterali, Delcy Rodríguez ha spiegato come il Venezuela abbia promosso una politica energetica sovrana basata sullo “sforzo proprio”.
Ha sottolineato che “nel caso del Venezuela, le misure coercitive unilaterali hanno rappresentato crimini contro l’umanità. Perché? Perché comportano una violazione massiva dei diritti umani. Sono politiche che si applicano e colpiscono tutti”.
Rodríguez ha delineato il quadro globale relativo alle sanzioni:
*Il 46% delle riserve mondiali di petrolio si trova in paesi soggetti a misure coercitive.
*Il 42% delle riserve mondiali è situato nei paesi BRICS.
*Il 25% della produzione petrolifera giornaliera globale è sanzionata.
Ha aggiunto le seguenti cifre sull’impatto economico di tali misure sul Venezuela:
-Caduta del 99% degli intriti in valuta estera tra il 2014 e il 2020.
-Perdita di 232 miliardi di $ per Pdvsa.
-Impatto totale sul PIL pari a 642 miliardi di $ (in perdite) in cinque anni.
Ha inoltre illustrato come il petrolio venezuelano sia divenuto bersaglio delle sanzioni:
^Confisca di attivi come Citgo e Monómeros.
^Divieto di operazioni internazionali.
^Sanzioni secondarie contro i soci di Pdvsa.
^Costi finanziari superiori al 30%.
Ha anche spiegato che tra le misure adottate dall’industria nazionale degli idrocarburi per affrontare l’attacco figurano:
/Sviluppo interno “con sforzo proprio”.
/Cooperazione energetica con paesi amici.
/Diversificazione dei mercati e delle rotte di esportazione.
/Ristrutturazione tecnica e finanziaria di Pdvsa.
La vicepresidente ha affermato che “vi è coesione nazionale attorno all’idea che il blocco illegittimo e l’aggressione economica possano essere sconfitti: la strada è consolidare l’indipendenza economica. Dobbiamo dimenticare se ci siano o meno sanzioni. Se ci saranno per l’eternità, anche l’indipendenza economica del popolo venezuelano deve esserlo”.
Il Venezuela è chiamato a sviluppare la propria economia superando l’assedio da Washington, che ha già cercato di globalizzarlo attraverso la guerra commerciale avviata da Trump con misure tariffarie volte a recuperare disperatamente la sua egemonia in declino.
La sfida è aumentare la produzione “con sforzo proprio”
Secondo l’ultimo rapporto dell’OPEC, la produzione petrolifera del Venezuela ha raggiunto nel mese di aprile una media di 1051000 barili al giorno (bpd), con un aumento dello 0,3% rispetto ai 1048000 bpd di marzo.
Questo volume rappresenta il livello più alto dal 2019 e segna quattro mesi consecutivi sopra il milione di barili. Nel primo quadrimestre del 2025, la media è stata di 1039000 bpd, un aumento del 19,7% rispetto al 2024 (868000 bpd).
Lo scorso 29 maggio, durante l’inaugurazione dell’Expo Fedeindustria 2025, la vicepresidente ha dichiarato: “Voglio dirvi che, in questo momento, alle 12:15 del 29 maggio, i campi Petroboscán, Petropiar, Petroindependencia, Petrojunín, Petrosucre, Petroquiriquire, Petroregional del Lago e Cardón IV sono in piena produzione. I lavoratori e le lavoratrici di Pdvsa portano avanti il piano produttivo, nonostante sia Pdvsa che il socio B siano vittime di misure coercitive unilaterali”.
I giacimenti petroliferi venezuelani non hanno rallentato. La vicepresidente ha illustrato le cifre di produzione di alcuni di essi:
Petroboscán: 103 mila bpd
Petropiar: 109 mila bpd
Petroquiriquire: 40 mila bpd
Petroindependencia: 34 mila bpd
Petroregional del Lago: 20 mila bpd
Petrojunín: 12 mila bpd
Petrosucre: 4 mila bpd
In merito alle sanzioni, la ministra degli Idrocarburi ha dichiarato: “Nel caso del Venezuela, come sapete, in base alla Legge Antiblocco e alla nostra Costituzione, non riconosciamo altra giurisdizione che non sia quella della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Pertanto, la questione della ‘licenza o non licenza’ non è riconosciuta dal nostro ordinamento giuridico”.
I rapporti indicano che gli obiettivi operativi vengono progressivamente raggiunti, anche dopo che Washington, su pressione del segretario di Stato Marco Rubio, ha revocato le licenze alla società USA, Chevron, in Venezuela.
Un piano verso la piena produzione
Il presidente Maduro ha inaugurato la Sala Situazionale di Controllo e Monitoraggio degli Idrocarburi, uno strumento fondamentale del Piano per l’Indipendenza Produttiva Assoluta (PIPA), un sistema di monitoraggio in tempo reale dell’avanzamento dei piani produttivi e del rispetto degli impegni con i soci internazionali.
Le competenze tecniche, lavorative, gestionali e scientifiche dell’industria degli idrocarburi hanno permesso il mantenimento dell’operatività, insieme alla protezione delle infrastrutture garantita attraverso operazioni di intelligence.
Alcuni obiettivi strategici del PIPA:
°Consolidare una produzione sostenuta di petrolio e gas.
°Potenziare l’esportazione di gas naturale liquefatto (obiettivo per il 2026-2027).
°Sviluppare la filiera petrolchimica nell’ovest del paese.
°Destinare il 75% del bilancio annuale agli investimenti sociali.
°Promuovere la diversificazione economica.
Il capo dello Stato ha evidenziato il ruolo dei lavoratori petroliferi: “Con la perizia dei lavoratori, ribadiamo che non dipendiamo da nessuna licenza. Dipendiamo dallo sforzo che mettiamo per fornire quei barili. È l’energia che sosterrà la crescita economica che stiamo già vivendo negli ultimi anni”.
Crescere al di là del petrolio
Tra gennaio e aprile di quest’anno, le esportazioni non petrolifere del Venezuela sono aumentate dell’87,66% rispetto al 2024. Tra i principali risultati:
§Esportazione di 2 milioni di casse di rum in oltre 100 paesi (3% del PIL).
§La Corporación Socialista del Cemento ha esportato oltre 15000 tonnellate di cemento, nuovo record.
§L’azienda pubblica Abastecer ha esportato 6,7 tonnellate di frutta di alta qualità nei Caraibi, in particolare a Barbados.
§L’industria militare ha avviato l’esportazione di caffè verso la Russia.
§I produttori del Piano Comunale del Caffè hanno realizzato la seconda esportazione di caffè verde dalle comuni del Lara verso Italia e USA.
§L’accordo con la Cina prevede l’esportazione di fagiolo mungo (fagiolo cinese).
§Maderas del Orinoco ha ampliato le esportazioni di trucioli di legno per edilizia verso Cina e Asia occidentale, grazie al dragaggio del fiume Orinoco realizzato dalla Corporación Venezolana de Guayana (CVG).
§Il Venezuela è al decimo posto tra i paesi esportatori di gamberi. Il 60% della produzione va in Olanda, Spagna, Francia e Inghilterra.
§A febbraio 2025, è aumentato l’interscambio commerciale con la Colombia. I principali prodotti venezuelani esportati in Colombia includono ghisa e acciaio, fertilizzanti, alluminio e derivati, combustibili e oli, prodotti chimici organici.
§Il Venezuela è il terzo paese in America Latina nell’esportazione di genetica bovina, con un patrimonio di 14,5 milioni di capi e una produzione giornaliera di 3,5 milioni di litri di latte.
Progredire con o senza licenze
La crescita sostenuta dell’economia venezuelana è frutto dello sforzo congiunto di diversi settori produttivi — pubblici e privati — che hanno dimostrato volontà di resistere all’assedio USA attraverso investimenti, sovranità e creazione di lavoro. Ciò in un’agenda basata su accordi nazionali, alleanze internazionali fondate sulla cooperazione reale e un modello economico orientato alla rottura del rentismo (rendita) petrolifero, tramite la diversificazione.
Sebbene non si intraveda una fine alle minacce e imposizioni da parte USA e dei suoi alleati, le capacità nazionali si sono concentrate nel contrastare i fattori che potrebbero ostacolare la crescita e incidere sul benessere sociale. Le manovre per frenare e invertire queste tendenze spaziano dalla manipolazione del mercato valutario a piani terroristici attuati da mercenari, di fronte ai quali gli organismi statali hanno intrapreso azioni concrete.
Per mantenere i livelli di produzione e mitigare le conseguenze della revoca delle licenze, sono stati elaborati piani e misure specifiche, tra cui l’integrazione del Venezuela in blocchi emergenti (multipolari e anti-imperialisti) che mirano a ridurre l’impatto del modello di controllo egemonico che si manifesta nelle sanzioni.
Frente a los nuevos retos sancionatorios
Datos y factores de crecimiento: la economía venezolana en 2025
Venezuela sufrió una arremetida económica producto de las sanciones que la primera administración Trump (2017-2020) impuso a su población. El impacto de los daños sobre la estabilidad social fueron gradualmente atendidos por el Programa de Recuperación Económica, Crecimiento y Prosperidad, anunciado en 2018 por el presidente Nicolás Maduro e implementados bajo el enfoque de reactivar la economía productiva nacional a pesar de la agresión.
Según un anuncio del Banco Central de Venezuela (BCV), publicado el pasado 1 de mayo, el PIB creció 9,32% en el primer trimestre de 2025, un valor mayor al registrado en el mismo período de 2024 que alcanzó el 9,13%. Las medidas de recuperación han hecho crecer la economía durante 16 trimestres consecutivos y permitieron cerrar 2024 con un crecimiento anual de 8,54%.
Esto se debe al crecimiento de 18,23% en la actividad petrolera y de 13,46% en el sector minería, en el primer trimestre de 2025. El ente rector de la política monetaria señala que dichos incrementos evidencian “la capacidad de respuesta de la economía frente a la agresión externa que vive nuestro país, en medio de la guerra comercial iniciada por el gobierno estadounidense que amenaza con provocar una recesión mundial”.
Son múltiples los frentes y aprendizales desde los que el gobierno venezolano ha abordado la recuperación de la economía venezolana. También lo son las informaciones y los datos que confirman el potencial productivo del país en un escenario de nuevas agresiones.
Recuperación y Reimpulso en datos
Durante el Congreso Mundial de Retailers 2025, instalado el pasado 4 de junio, la vicepresidenta ejecutiva y ministra de Hidrocarburos, Delcy Rodríguez, resumió el crecimiento económico venezolano de los años recientes:
2021: 1,2%
2022: 14,8%.
2023: 4.9%.
2024: 8,5%.
Además de confirmar la información publicada por el BCV, aportó otros datos:
La actividad minera creció un 13,46%.
El sector Comercio y Servicios de reparación incrementó en 8,23%.
El sector Manufactura creció 5,77% en su actividad.
Venezuela viene, además, de ser el país de la región con el mayor porcentaje de crecimiento en exportación, con 18,7%. Por encima de países que no son víctimas de agresión económica como Argentina, Perú, Uruguay, Ecuador y Chile.
La industria metalúrgica proyecta un ascenso de 165% en su actividad.
La recuperación de la industria petrolera, cuya tasa de crecimiento en los últimos 12 meses ha sido del 17,3%.
En los últimos meses la caída de los precios del petróleo ha sido de 24,4%.
En el mismo evento, la alta funcionaria destacó el crecimiento tanto del sector comercio (7%) como del sector industrial, y señaló que este comportamiento “tiene que estar concatenado”. El sector de minoristas (retailers), encabezado por la red de supermercados y cadenas de tiendas, aporta el 4,5% del PIB nacional y genera 640 mil puestos de trabajo.
Celebró que, según estadísticas de la Asociación Nacional de Supermercados y Autoservicios (ANSA), el 90% de productos que se expenden en la red de supermercados son de producción nacional. Además, el Registro Único de Personas que Desarrollan Actividades Económicas (Rupdae), encargado de la formalización de las empresas, creció 66,19% entre 2024 y 2025.
Enfrentar la arremetida económica globalizada
El ataque a la economía se concentró en la industria de hidrocarburos, cuya columna vertebral es Petróleos de Venezuela, S.A. (Pdvsa). Durante una clase magistral en la Universidad Venezolana de los Hidrocarburos, con motivo de la inauguración del Diplomado de Medidas Coercitivas Unilaterales, la vicepresidenta Rodríguez explicó cómo Venezuela ha impulsado una política energética soberana basada en el “esfuerzo propio”.
Recalcó que “en el caso de Venezuela, las medidas coercitivas unilaterales han significado delitos de lesa humanidad. ¿Por qué? Porque hay violación masiva de los derechos humanos. Son políticas que se aplican y afectan a todo el mundo”.
Rodríguez detalló el panorama global en torno a las sanciones:
46% de las reservas mundiales de petróleo están en países bajo medidas coercitivas.
42% de las reservas de petróleo en el mundo se encuentran en países BRICS.
25% de la producción petrolera diaria global está sancionada.
Agregó las siguientes cifras que describen el impacto económico de tales medidas sobre el país:
Caída de 99% en ingresos en divisas entre 2014 y 2020.
Pérdida de 232 mil millones de dólares en Pdvsa.
Un impacto total en el PIB de 642 mil millones de dólares (en pérdidas) en cinco años.
Además, detalló cómo el petróleo venezolano se convirtió en blanco de sanciones:
Confiscación de activos como Citgo y Monómeros.
Prohibición de operaciones internacionales.
Sanciones secundarias contra socios de Pdvsa.
Costos financieros superiores al 30%.
También explicó las medidas ejecutadas desde la industria nacional de hidrocarburos para enfrentar el ataque:
Desarrollo interno “con esfuerzo propio”.
Cooperación energética con países amigos.
Diversificación de mercados y rutas de exportación.
Reestructuración técnica y financiera de Pdvsa.
La vicepresidenta dijo que “hay cohesión nacional en torno a que el bloqueo ilegítimo y la agresión económica pueden ser derrotados: el camino es consolidar la independencia económica. Tenemos que olvidarnos de si hay o no sanciones. Si las hay para la eternidad, la independencia económica del pueblo venezolano también debe ser para la eternidad”.
Venezuela está convocada a desarrollar su economía sorteando el asedio desde Washington, que ya ha intentado globalizar mediante la guerra comercial de Trump con sus medidas arancelarias, las cuales buscan desesperadamente rescatar su hegemonía en declive.
El reto es aumentar la producción “con esfuerzo propio”
De acuerdo con el más reciente informe de la Opep, la producción petrolera de Venezuela alcanzó en abril pasado un promedio de 1 millón 51 mil barriles diarios (bpd), un alza de 0,3 % frente a 1 millón 48 mil bpd registrados en marzo.
Este volumen representa el nivel más alto desde 2019 y suma cuatro meses seguidos por encima del millón de barriles. En el primer cuatrimestre de 2025, el promedio fue de 1 millón 39 mil bpd, un incremento interanual de 19,7 % con respecto a 2024, cuando se ubicó en 868 mil bpd.
El pasado 29 de mayo, durante el acto de instalación de la Expo Fedeindustria 2025, la vicepresidenta declaró: “Quiero decirles que, a esta hora, las 12:15, del 29 de mayo, los campos Petroboscán, Petropiar, Petroindependencia, Petrojunín, Petrosucre, Petroquiriquire, Petroregional del Lago y Cardón IV están en plena producción. Los trabajadores y las trabajadoras de Pdvsa mantienen su plan de producción, a pesar de que tanto Pdvsa como el socio B son víctimas de medidas coercitivas unilaterales”.
Precisamente, los campos petroleros venezolanos no han bajado la marcha; la alta funcionaria detalló las cifras de producción de algunos:
Petroboscán: 103 mil bpd.
Petropiar: 109 mil bpd.
Petroquiriquire:40 mil bpd.
Petroindependencia: 34 mil bpd.
Petroregional del Lago: 20 mil bpd.
Petrojunín: 12 mil bpd.
Petrosucre: 4 mil bpd.
De cara a las sanciones, la también ministra de Hidrocarburos declaró que: “En el caso de Venezuela, ustedes lo saben, por la Ley Antibloqueo y por nuestra Constitución, no reconocemos otra jurisdicción que no sea la de la República Bolivariana de Venezuela. Y, por tanto, la medida de licencia o no licencia’ no es reconocida por el ordenamiento jurídico nacional”.
Los reportes indican que las metas operacionales se van logrando de manera firme, aun luego de que, instigado por su secretario de Estado, Marco Rubio, Washington derogara las licencias en Venezuela a la empresa estadounidense Chevron.
Un plan que apunta hacia la producción plena
El presidente Maduro inauguró la Sala Situacional de Control de Monitoreo de Hidrocarburos, como herramienta fundamental para el Plan de Independencia Productiva Absoluta (PIPA). Se trata de un método de seguimiento en tiempo real del desarrollo de los planes de producción y el cumplimiento de los compromisos establecidos con socios internacionales.
Las fortalezas técnicas, laborales, gerenciales y científicas de la industria de hidrocarburos han permitido la normalidad operacional, sumadas al aseguramiento y resguardo de la infraestructura que han protegido la actividad mediante labores de inteligencia.
Algunos objetivos estratégicos del PIPA son:
Consolidación de la producción sostenida de petróleo y gas.
Impulso de la exportación de gas natural licuado (meta para 2026-2027).
Desarrollo de la cadena petroquímica en el occidente del país.
Ingresos para inversión social (75% del presupuesto anual).
Impulso de la diversificación económica.
El jefe de Estado destacó la participación de la clase trabajadora petrolera: “Con la pericia de los trabajadores, ratificamos que no dependemos de ninguna licencia, es decir, nosotros realmente dependemos del esfuerzo que hagamos para aportar esos barriles. Energía que va a apalancar el crecimiento económico que ya venimos experimentando en los últimos años”.
Crecer más allá del petróleo
Entre enero y abril de este año, Venezuela registró un incremento de 87,66% en exportaciones no petroleras con respecto a 2024. Destacan los siguientes logros:
Exportación de 2 millones de cajas de ron a más de 100 naciones, lo que constituye un aporte del 3% al PIB nacional
La Corporación Socialista del Cemento (CSC) exportó más de 15 mil toneladas de cemento, lo que constituye un nuevo récord.
La empresa pública Abastecer exportó 6,7 toneladas de frutas de alta calidad a las islas del Caribe, específicamente a Barbados.
La industria militar inició la exportación de café hacia Rusia.
Productores del Plan Comunal del Café realizaron su segunda exportación de café verde desde las comunas de Lara hacia Italia y Estados Unidos.
El acuerdo entre Venezuela y China incluye la exportación de frijol mungo (o chino).
Maderas del Orinoco amplió sus operaciones de exportación de astillas de madera, destinadas a la construcción, hacia China y Asia occidental gracias al dragado realizado por la Corporación Venezolana de Guayana (CVG) en el Río Orinoco.
Venezuela ocupa el décimo lugar en la lista mundial de países exportadores de camarón. El 60% del rubro se destina a Holanda, España, Francia e Inglaterra.
Durante el mes de febrero de 2025, se registró un aumento en el intercambio comercial entre Venezuela y Colombia.
Dentro de los cinco principales productos de origen venezolano exportados hacia Colombia se encuentran: fundición de hierro y acero, abonos, aluminio y sus manufacturas, combustibles y aceites, así como productos químicos orgánicos.
Venezuela es el tercer país en América Latina en la exportación de genética ganadera con un rebaño bovino de 14,5 millones de cabezas y una producción diaria de 3,5 millones de litros de leche.
Avanzar con o sin licencias
El crecimiento económico sostenido de la economía venezolana es impulsado por el esfuerzo de distintos sectores productivos —públicos y privados— que han demostrado interés en sortear el asedio estadounidense mediante la inversión, la soberanía y la creación de empleo. Esto bajo una agenda centrada en acuerdos nacionales, alianzas internacionales basadas en la cooperación real y en un esquema económico que busca romper con el rentismo petrolero mediante la diversificación económica.
Aunque no se avizora el cese de las amenazas e imposiciones desde Estados Unidos y sus aliados, las capacidades nacionales se han concentrado en revertir los factores que pudieran impedir el crecimiento y su impacto sobre el bienestar social. El entramado de tácticas que intentan frenar y revertir estas tendencias abarca desde la manipulación del mercado cambiario hasta planes terroristas a ser instrumentados por mercenarios, ante lo cual los organismos del Estado han realizado acciones concretas.
Para sostener los niveles de producción y mitigar las consecuencias de la cancelación de las licencias se tienen planes y acciones concretas. Estos incluyen la integración de Venezuela a bloques emergentes (multipolares y antiimperialistas) que optan por minimizar el impacto del modelo de control hegemónico evidenciado en las sanciones.