Rosa María Payá guarda nel cannocchiale al contrario

Arthur González

Rosa María Payá Sardiñas, divenuta “rifugiata politica” per opera e grazia dei diplomatici yankee all’Avana e oggi cittadina USA, è stata nominata — su proposta del suo padrino politico, il senatore Marco Rubio — come candidata di Washington al posto di rappresentante degli USA presso la Commissione Interamericana per i Diritti Umani. Una storia che si ripete: decenni fa, infatti, gli USA nominarono rappresentante alla Commissione per i Diritti Umani di Ginevra il terrorista di origine cubana Armando Valladares, condannato all’Avana per aver piazzato ordigni esplosivi in centri commerciali dell’Isola, su ordine della CIA.

Sotto l’ala protettiva di Rubio e di altri congressisti della mafia anticubana, Rosa María è stata catapultata sotto i riflettori con l’illusione di attrarre i giovani cubani per trasformarli in oppositori del governo socialista. Per questo le fu creata l’organizzazione Cuba Decide, un completo fallimento, dal momento che a Cuba nessuno la conosce e non ha alcuna autorità morale per guidare i cubani, i quali ben ricordano come abbia sfruttato come moneta di scambio la morte del padre, deceduto in un incidente automobilistico causato dallo spagnolo Ángel Carromero per eccesso di velocità.

Nonostante ciò, i suoi sponsor insistono nel proporla come “leader” tra i giovani cubani, sfruttando ogni occasione per cercare di farle guadagnare visibilità sull’Isola. Così, in occasione delle recenti proteste degli studenti universitari contro le modifiche alla connessione internet apportate dall’impresa cubana di telecomunicazioni ETECSA, Rosa María ha ricevuto l’ordine di rilasciare una dichiarazione ai giovani cubani, in cui affermava: “Per decenni, i cubani abbiamo subito il controllo dell’informazione e la repressione del pensiero critico, per tentare di controllare e zittire la società, ma oggi voi, studenti cubani, avete chiarito che non erediterete quel silenzio. L’accesso libero a Internet, all’informazione e alla possibilità di esprimersi senza paura sono diritti, non privilegi. E quando li difendete, state aprendo la strada a tutto il Paese”.

Come se fosse una figura credibile e rispettabile, ha aggiunto: “A tutti quelli che protestano e a coloro che alzano la voce spontaneamente per i diritti di tutti, sappiate che non siete soli, che dentro e fuori Cuba vi ascoltiamo e siamo a disposizione per accompagnarvi e amplificare la vostra voce. Sappiate che la notte non sarà eterna”.

Nella sua smania fuori tempo di voler costituire un’opposizione al governo cubano all’interno delle università, ha perfino lanciato un appello allo sciopero delle lezioni come forma di pressione sul governo. Ma anche questo tentativo è fallito, perché non essere d’accordo con una misura non significa opporsi al governo. Prova del fatto che a Cuba esistano dirigenti e governanti di alto livello disposti ad ascoltare il popolo sono le riunioni che si sono tenute con gli studenti per ascoltare le loro proposte di soluzione — qualcosa che non avviene negli USA né in altri Paesi che si autodefiniscono “democratici”. In questi incontri, i giovani hanno espresso liberamente le loro opinioni, senza essere né minacciati né intimiditi da militari armati, come invece succede negli USA.

È evidente che Rosa María guarda a Cuba con un cannocchiale al contrario. Come cittadina USA, dovrebbe invece difendere gli studenti del proprio Paese, dove appena poche settimane fa la polizia ha arrestato oltre 900 studenti per aver partecipato a proteste pacifiche contro i massacri perpetrati da Israele contro il popolo palestinese da più di un anno — in flagrante violazione dei diritti umani sanciti dalla Dichiarazione Universale dell’ONU.

Eppure, la “profondamente preoccupata” per gli studenti cubani non ha speso una sola parola per difendere gli studenti USA dalla brutale repressione poliziesca e militare — repressione che a Cuba non si è vista.

In quanto cittadina USA e candidata alla Commissione Interamericana per i Diritti Umani, Rosa María dovrebbe denunciare il governo di Donald Trump per le violenze contro manifestanti pacifici: giovani intimiditi dalla polizia, minacciati di perdere l’alloggio universitario, sospesi dagli studi o addirittura accusati di terrorismo o antisemitismo. In alcuni casi, come alla Columbia University, alla Washington University di St. Louis (Missouri) e all’Università del Texas ad Austin, sono state impiegate unità antiterrorismo.

A più di un centinaio di studenti che protestavano contro i crimini commessi da Israele verso i palestinesi, è stato revocato l’alloggio sovvenzionato nei campus universitari, e in certi casi è stato concesso loro solo qualche minuto per raccogliere gli effetti personali. Altri sono stati arrestati e, una volta usciti di prigione, si sono trovati senza un tetto sopra la testa, e sono rimasti in una situazione di vulnerabilità, impossibilitati a pagare un nuovo affitto. Da ora in poi saranno monitorati dall’FBI come potenziali sovversivi — ma tutto questo Rosa María non lo vede, perché guarda con il cannocchiale al contrario.

Negli USA le proteste vengono represse e censurate, e le richieste ignorate — una violazione della Costituzione che garantisce la libertà di manifestare e di far valere i propri diritti. Ma Rosa María non condanna tutto questo, perché è solo una marionetta manovrata e finanziata da Marco Rubio per costruire narrazioni ostili contro Cuba. Se osasse denunciare le repressioni contro i giovani USA, perderebbe all’istante il suo posto nel Paese della “libertà e della democrazia”.

Molto diverso è l’atteggiamento del governo cubano, che dialoga con gli studenti, espone loro le ragioni della decisione di ETECSA e ammette l’errore di non aver condotto una campagna di comunicazione preventiva per trovare insieme le soluzioni migliori.

Perché con la stessa veemenza con cui si è rivolta al presidente cubano Miguel Díaz-Canel, Rosa María non ha rivolto una parola contro Donald Trump, che ha permesso che agenti federali arrestassero in un tribunale per l’immigrazione a Manhattan Brad Lander, controllore della città di New York e candidato a sindaco? Non ha nemmeno denunciato gli abusi subiti dal senatore democratico Alex Padilla, espulso con le manette ai polsi da una conferenza stampa a Los Angeles della segretaria alla Sicurezza dell’amministrazione Trump.

Se Rosa María vuole parlare contro Cuba, dovrebbe prima accusare le atrocità e le violazioni quotidiane perpetrate dal governo Trump, come le recenti repressioni con la Guardia Nazionale contro coloro che protestano davanti alle retate, in stile nazista, contro gli immigrati — molto lontane dalla realtà cubana, un’Isola assediata e colpita da decine di leggi e sanzioni USA che da 67 anni cercano invano di far fallire il suo progetto politico, economico e sociale.

Sarebbe meglio che la Payá rivolgesse lo sguardo all’interno del Paese in cui vive oggi, e smettesse di osservare Cuba con un cannocchiale al contrario.

Aveva ragione José Martí quando scriveva: “Coloro che vedono troppo all’improvviso sembrano confusi quando raccontano ciò che vedono”.


Rosa María Paya mira con el catalejo al revés

                                                          Por Arthur González

Rosa María Payá Sardiñas, convertida en refugiada política por obra y gracias de los diplomáticos yanquis en La Habana, ahora con la ciudadanía estadounidense ha sido nominada por su padrino el secretario de Estado Marco Rubio, como la candidata de Washington al cargo de representante de ese país en la Comisión Interamericana de Derechos Humanos, historia que se repite, pues hace varias décadas Estado Unidos nombró como representante ante la Comisión de Derechos Humanos en Ginebra al terrorista de origen cubano Armando Valladares, quien fue sancionado en La Habana por colocar artefactos explosivos en centros comerciales de la Isla, por órdenes de la CIA.

Rosa María bajo la capa protectora de Rubio y otros congresistas de la mafia anticubana, fue lanzada al estrellato con la ilusión de captar a los jóvenes cubanos para convertirlos en opositores al gobierno socialista y por eso le crearon la organización Cuba Decide, la cual fue un fracaso total, porque en Cuba nadie la conoce ni tiene moral para dirigir a los cubanos, quienes conocen como utilizó como moneda de cambio la muerte de su padre en un accidente de tránsito provocado por el español Ángel Carromero, al conducir a exceso de velocidad.

No obstante, sus patrocinadores insisten en colocarla como líder entre los jóvenes cubanos y aprovechan cada posibilidad para insistir en la posibilidad de que gane un espacio dentro de la Isla. Por eso ante las recientes protestas de los estudiantes universitarios por los cambios de internet, introducidos por la empresa cubana de telecomunicaciones Etecsa, la orientación impartida a Rosa María fue la de hacer una declaración a los jóvenes cubanos en la que planteó: “Durante décadas, los cubanos hemos sufrido el control de la información y la represión del pensamiento crítico para intentar controlar y silenciar la sociedad, pero hoy, ustedes, los estudiantes cubanos, han dejado claro que no van a heredar ese silencio. El acceso libre a Internet, a la información y a expresarse sin miedos, son derechos y no privilegios, y cuando ustedes los defienden, están abriendo el camino a todo el país”.

Como si fuera un personaje creíble y respetable añadió: “A todos los que protestan y aquellos que levantan su voz espontáneamente por los derechos para todos, sepan que no están solos, que dentro y fuera de Cuba los escuchamos y estamos a su disposición para acompañarlos y para amplificar su voz. Sepan que la noche no será eterna”.

En su trasnochada ansiedad por poder conformar una oposición al gobierno cubano dentro de las universidades, convocó a una huelga para que los jóvenes no asistan a clases, como una posición de fuerza hacia el gobierno, algo que tampoco logró, porque no estar de acuerdo con una medida no es oposición al gobierno. Una prueba de que en Cuba si hay gobernantes y dirigentes al más alto nivel que escuchan al pueblo, son las reuniones que se han efectuado con los estudiantes para oir sus propuestas de soluciones al tema, lo que no sucede en Estados Unidos ni en otros países que se autocalifican de “democracias”. Los jóvenes en esas reuniones han expresado sus criterios sin ninguna coacción ni amenazados por miembros del ejército armados con fusiles de guerra, como sucede en Estados Unidos.

Evidentemente Rosa María está mirando hacia Cuba con un catalejo puesto al revés. Ella como ciudadana estadounidense está en la obligación de defender a los estudiantes de ese país, donde la policía hace unas semanas arrestó a más de 900 estudiantes por participar en protestas pacíficas en contra de los asesinatos que comete Israel contra el pueblo palestinos desde hace más de un año, violando todos los derechos humanos recogidos en la Declaración Universal de la ONU.

Sin embargo, la “muy preocupada” por los estudiantes en Cuba no se lanzó a defender a esos estudiantes yanquis contra la salvaje represión de la policía y el ejército, lo que no sucede en la Isla.

Ella como ciudadana de Estados Unidos y candidata a la Comisión Interamericana de derechos humanos, está obligada a acusar al gobierno de Donald Trump por esas represiones salvajes contra muchachos pacíficos, intimidados por la fuerza policial y política de dejarlos sin una residencia universitaria, suspender sus carreras o vinculándolos con el terrorismo o el antisemitismo, e incluso con el empleo de unidades de contraterrorismo, como sucedió en la Universidad de Columbia, en la Washington University, de la ciudad de St. Louis, estado de Misuri y la Universidad de Texas en Austin.

A más de un centenar de estudiantes que participaron en las protestas contra los crímenes de Israel contra los palestinos, les cancelaron las viviendas subsidiadas en los campus universitarios y en algunos casos, les dieron solo minutos para sacar sus pertenencias de los apartamentos. Otros fueron detenidos y cuando salieron de la cárcel, se encontraron que no tenían donde dormir porque los habían desalojados de sus apartamentos y han quedado en plena situación de vulnerabilidad, sin poder pagar una vivienda. A partir de ahora serán controlados por el FBI por ser potenciales opositores, pero esa triste realidad no la observa Rosa María porque solo mira con su catalejo al revés.

En los Estados Unidos se reprime y censura las protestas y no se admiten reclamos, situación que viola la Constitución, que establece la libertad de protestar y exigir que se protejan sus derechos, pero esas represiones no son condenadas por Rosa María, porque ella es solo una marioneta orientada y financiada por Marco Rubio, para crear matrices de opinión contra Cuba. Si lo hiciera contra las represiones que sufren los jóvenes estadounidenses, de inmediato se queda sin trabajo en el país de “la libertad y la democracia”.

Muy diferente es la actuación del gobierno cubano que dialoga con los estudiantes, les exponen las causas que llevaron a la empresa Etecsa a tomar esa decisión. También reconocen el error de no haber desarrollado una campaña comunicacional previa para entre todos buscarlas mejores soluciones.

¿Por qué con la misma fuerza que se dirigió al presidente cubano Miguel Diaz-Canel, no lo hizo hacia Donald Trump que ha permitido que agentes federales en un tribunal de inmigración de Manhattan, hayan detenido a Brad Lander, contralor de la ciudad de Nueva York y candidato a la alcaldía? Tampoco ha sido capaz de denunciar a su gobierno del abuso y violación cometida contra el senador demócrata Alex Padilla, quien fuera expulsado y esposado por agentes policiales, de una conferencia de prensa que ofrecía en Los Ángeles la secretaria de Seguridad del gobierno de Donald Trump.

Para hablar en contra de Cuba, la Srta. Payá tiene que acusar primero las atrocidades y violaciones que comete a diario el gobierno de Trump, entre ellas las recientes represiones con la Guardia Nacional contra los que protestan ante las redadas contra los inmigrantes al mejor estilo nazi,  que no se asemejan a la situación en Cuba, Isla acosada y sancionada por múltiples leyes yanquis que intentan hacer fracasar su proyecto político, económico y social desde hace 67 años, sin obtener ningún resultado.

Es mejor que la Payá mire hacia el interior del que ahora es su país, y dejar de mirar a Cuba con un catalejo al revés.

Razón tiene José Martí cuando apuntó: “Los que ven mucho de súbito parecen confusos cuando cuentan lo que ven”

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.