Il 16 giugno 2025, l’Ufficio per il Controllo dei Beni Stranieri (OFAC) del Dipartimento del Tesoro USA ha annunciato pubblicamente un accordo con la società Unicat Catalyst Technologies, che prevede il pagamento di 3,88 milioni di $ per aver effettuato transazioni commerciali con l’azienda statale venezuelana Briquetera del Orinoco, precedentemente nota come Orinoco Iron.
Questa azione conferma l’applicazione illegale ed extraterritoriale delle sanzioni USA e mostra esplicitamente, senza alcun tipo di sfumatura, il funzionamento di un regime di coercizione, ricatto ed estorsione economica volto a impedire che Paesi sovrani, come il Venezuela, sviluppino le proprie capacità industriali e commercino liberamente, secondo le proprie priorità, con terzi.
Cos’è Unicat?
Unicat Catalyst Technologies è una società privata con sede in Texas, specializzata nello sviluppo di catalizzatori e tecnologie di processo avanzate, destinate a settori strategici come il petrolifero, la petrolchimica e la siderurgia.
Dalla sua fondazione, avvenuta nel 2000, l’azienda ha sviluppato oltre un centinaio di prodotti destinati a processi chiave come l’idrotrattamento, l’eliminazione delle impurità, la produzione di idrogeno e il reforming del gas, tutti fondamentali per il funzionamento di raffinerie, impianti di metanolo, impianti per la riduzione diretta del ferro e sistemi di produzione di gas.
I catalizzatori e adsorbenti prodotti da Unicat sono essenziali per garantire efficienza, sicurezza e continuità operativa in processi industriali altamente esigenti, in quanto la loro tecnologia consente di eliminare composti come zolfo, cloruri e mercurio, ottimizzando allo stesso tempo il rendimento dei sistemi e prolungando la vita utile degli impianti industriali.
Nel settore siderurgico, Unicat fornisce catalizzatori progettati per riformatori a vapore primari utilizzati negli impianti di lavorazione del ferro e dell’acciaio.
Per aziende strategiche dello Stato venezuelano legate ai settori petrolifero e siderurgico, questo tipo di tecnologie specializzate è imprescindibile. L’acquisizione di catalizzatori non rappresenta solo una necessità tecnica, ma anche un requisito operativo per garantire la continuità degli impianti, migliorare il rendimento e rispettare gli standard internazionali di efficienza industriale.
La sanzione e la multa
Tornando al documento pubblicato dall’OFAC, si precisa che la società USA, Unicat Catalyst Technologies, è stata sanzionata per aver venduto catalizzatori industriali sia all’Iran che alla suddetta impresa statale venezuelana, direttamente legata all’apparato produttivo nazionale nel settore siderurgico.
Come parte dell’accordo con l’ente sanzionatorio, Unicat si è impegnata a pagare 3882797 $ per “risolvere la propria responsabilità civile per violazioni” ai regimi sanzionatori degli USA applicabili a Iran e Venezuela.
Le operazioni oggetto d’indagine si sono svolte tra il 2016 e il 2021, sotto la direzione dell’allora amministratore delegato Mani Erfan, e comprendevano sia la vendita di catalizzatori che la fornitura di consulenze tecniche a clienti iraniani tramite intermediari.
Va tuttavia sottolineato che l’OFAC non ha scoperto questi fatti per iniziativa propria o capacità investigativa. È stato il nuovo amministratore delegato di Unicat, nominato dopo la fusione dell’azienda nel 2021, a collaborare attivamente con le autorità USA durante la revisione delle operazioni.
È stata questa autodenuncia aziendale che ha permesso al governo USA di costruire il caso e applicare la sanzione.
L’OFAC afferma che la multa inizialmente poteva superare gli 8 milioni di $, ma è stata ridotta a poco meno della metà grazie alla considerazione di alcuni fattori attenuanti. Tra questi figurano la rivelazione volontaria dei fatti da parte dell’azienda, la sua collaborazione attiva con l’indagine e la successiva implementazione di misure correttive.
Tra i fattori aggravanti, l’ufficio del Tesoro ha evidenziato l’uso deliberato di meccanismi per occultare le legittime operazioni con Iran e Venezuela, come l’impiego di Paesi terzi, pagamenti in contanti e l’occultamento di informazioni nella corrispondenza interna.
Nella sua giustificazione, l’ente invoca il presunto impatto negativo di tali attività sugli “obiettivi di politica estera e di sicurezza nazionale” degli USA, ricorrendo ancora una volta al logoro argomento della sicurezza nazionale come pretesto per intervenire extraterritorialmente su attività commerciali.
Questa retorica, abituale nel discorso sanzionatorio di Washington, serve a cercare di conferire legittimità giuridica a quelle che, in sostanza, sono decisioni di natura politica volte a colpire Stati che non si allineano ai suoi interessi strategici.
Inoltre, questo caso smentisce in modo categorico la narrazione menzognera promossa da figure come María Corina Machado o Leopoldo López, secondo cui le sanzioni “non colpiscono il popolo” o “servono solo a fare pressione sul governo”.
Qui si punisce la vendita di catalizzatori per raffinerie e impianti siderurgici, tecnologie fondamentali per sostenere la produzione di benzina, acciaio, metanolo o idrogeno. Sanzionare illegalmente questo tipo di forniture significa interferire nella capacità del Paese di mantenere la propria infrastruttura di base, produrre beni essenziali e garantire servizi.
La conseguenza non è una “punizione al governo”, ma un’aggressione diretta contro l’apparato produttivo nazionale e, di conseguenza, contro la popolazione.
In sintesi, il caso Unicat non documenta solo un’operazione commerciale soggetta a coercizione, ma rivela il vero volto del regime sanzionatorio. È solo l’ultimo di una lunga serie di crimini perpetrati con il pretesto delle sanzioni contro il Venezuela.
Nonostante questo tipo di azioni punitive, numerose imprese, attori finanziari e governi in tutto il mondo non sono rimasti a guardare. Di fronte all’uso abusivo ed extraterritoriale delle sanzioni, hanno cominciato a progettare e applicare meccanismi di protezione, cooperazione ed elusione legittima che permettono loro di continuare ad operare secondo i propri interessi sovrani.
Questi sforzi si inseriscono in una dinamica crescente di riorganizzazione del commercio internazionale, in cui un numero sempre maggiore di Paesi cerca di ridurre la propria esposizione al sistema finanziario controllato dagli USA e di rafforzare alternative che garantiscano indipendenza operativa.
Coerción, chantaje y extorsión: el caso Unicat y la sanciones contra Venezuela
El 16 de junio de 2025, la Oficina de Control de Activos Extranjeros (OFAC, sus siglas en inglés) del Departamento del Tesoro de Estados Unidos anunció públicamente un acuerdo con la empresa Unicat Catalyst Technologies, para que pagara 3,88 millones de dólares por haber realizado transacciones comerciales con la estatal venezolana Briquetera del Orinoco, antes denominada como Orinoco Iron.
Esta acción confirma la aplicación ilegal y extraterritorial de sanciones estadounidenses y muestra explícitamente, sin ningún tipo de matiz, el funcionamiento de un régimen de coerción, chantaje y extorsión económica orientado a impedir que países soberanos, como Venezuela, desarrollen sus capacidades industriales y comercien libremente, según sus prioridades, con terceros.
¿Qué es Unicat?
Unicat Catalyst Technologies es una compañía privada con sede en Texas, especializada en el desarrollo de catalizadores y tecnologías de proceso avanzadas dirigidas a sectores estratégicos como el petróleo, la petroquímica y la siderurgia.
Desde su fundación en el año 2000, la empresa ha desarrollado más de un centenar de productos destinados a procesos clave como el hidrotratamiento, la eliminación de impurezas, la producción de hidrógeno y el reformado de gas, todos fundamentales para la operación de refinerías, plantas de metanol, instalaciones de hierro de reducción directa y sistemas de producción gasífera.
Los catalizadores y adsorbentes que produce Unicat son esenciales para mantener la eficiencia, seguridad y continuidad operativa en procesos industriales altamente exigentes, pues su tecnología permite eliminar compuestos como azufre, cloruros y mercurio, a la vez que optimiza el rendimiento de los sistemas y prolonga la vida útil de los equipos industriales.
En el ámbito siderúrgico, Unicat provee catalizadores diseñados para reformadores de vapor primarios utilizados en plantas de procesamiento de hierro y acero.
Para empresas estratégicas del Estado venezolano vinculadas a las áreas petrolera y siderúrgica, este tipo de tecnologías especializadas resulta imprescindible. La adquisición de catalizadores no solo es una necesidad técnica, sino también un requisito operativo para garantizar la continuidad de sus plantas, elevar el rendimiento y cumplir con los estándares internacionales de eficiencia industrial.
La sanción y la multa
Volviendo al documento publicado por la OFAC, se detalla que la empresa estadounidense Unicat Catalyst Technologies fue sancionada por haber vendido catalizadores industriales tanto a Irán como a la referida empresa estatal venezolana, vinculada directamente al aparato productivo nacional en el sector siderúrgico.
Como parte del acuerdo con la instancia sancionatoria, Unicat se comprometió a pagar 3.882.797 dólares para “resolver su responsabilidad civil por infracciones” a los regímenes de sanciones de Estados Unidos aplicables a Irán y Venezuela.
Las operaciones objeto de investigación se realizaron entre 2016 y 2021, bajo la dirección del entonces CEO Mani Erfan, e incluyeron tanto la venta de catalizadores como la prestación de asesorías técnicas a clientes iraníes mediante intermediarios.
Sin embargo, es importante destacar que la OFAC no descubrió estos hechos por iniciativa propia o capacidad investigativa. Fue el nuevo director ejecutivo de Unicat, designado tras la fusión de la empresa en 2021, quien al revisar las operaciones colaboró activamente con las autoridades estadounidenses.
Fue esta autodelación corporativa lo que permitió al gobierno de Estados Unidos montar el caso y aplicar la sanción.
La OFAC señala que la multa inicialmente podía ascender a más de 8 millones de dólares, pero se redujo a poco menos de la mitad al considerar ciertos factores atenuantes. Entre ellos figuran la revelación voluntaria de los hechos por parte de la empresa, su colaboración activa con la investigación y la implementación posterior de medidas correctivas.
Como agravantes, la oficina del Departamento del Tesoro destacó el uso deliberado de mecanismos para encubrir las legítimas operaciones con Irán y Venezuela, tales como el empleo de terceros países, pagos en efectivo y el ocultamiento de información en la correspondencia interna.
En su justificación, el organismo invoca el supuesto impacto negativo de estas actividades en los “objetivos de política exterior y seguridad nacional” de Estados Unidos, apelando una vez más al recurso trillado de la seguridad nacional como argumento para intervenir extraterritorialmente en actividades comerciales.
Esta retórica, habitual en el discurso sancionatorio de Washington, sirve para intentar revestir de legitimidad jurídica lo que, en esencia, son decisiones de naturaleza política destinadas a hostigar a Estados que no se alinean con sus intereses estratégicos.
Además, este caso refuta de forma categórica el discurso falsario promovido por figuras como María Corina Machado o Leopoldo López, quienes sostienen que las sanciones “no afectan al pueblo” o “solo presionan al gobierno”.
Lo que aquí se vigila es la venta de catalizadores para refinerías y plantas siderúrgicas, tecnologías fundamentales para sostener la producción de gasolina, acero, metanol o hidrógeno. Sancionar ilícitamente este tipo de insumos implica interferir en la capacidad del país para mantener su infraestructura básica, producir bienes esenciales y garantizar servicios.
La consecuencia no es un “castigo al gobierno”, sino una agresión directa contra el aparato productivo nacional y, por ende, contra la población.
En resumen, el asunto de Unicat no solo documenta una operación comercial coaccionada, sino que expone el verdadero rostro del régimen de sanciones. Es el último en una serie de crímenes con la excusa de las sanciones contra Venezuela.
Pese a este tipo de acciones punitivas, numerosas empresas, actores financieros y gobiernos alrededor del mundo no se han quedado de brazos cruzados. Frente al uso abusivo y extraterritorial de las sanciones, han comenzado a diseñar y aplicar mecanismos de protección, cooperación y evasión legítima que les permiten continuar operando conforme a sus intereses soberanos.
Estos esfuerzos se inscriben en una dinámica creciente de reorganización del comercio internacional, donde cada vez más países buscan reducir su exposición al sistema financiero controlado por Estados Unidos y fortalecer alternativas que les garanticen independencia operativa.