L’eterno ritorno del terrorismo transnazionale contro il Venezuela

Il governo smantella un’altra operazione criminale

Misión Verdad

In una conferenza stampa tenutasi il 1 luglio, il ministro del Potere Popolare per le Relazioni Interne, Giustizia e Pace, Diosdado Cabello, ha rivelato una complessa trama di cospirazione internazionale che, partendo dalla Colombia e con l’appoggio logistico di agenzie USA, mirava a eseguire attentati terroristici in territorio venezuelano.

L’operazione, smantellata dai corpi d’intelligence dello Stato, ha permesso l’arresto di numerosi individui coinvolti in una rete criminale dedita al traffico di armi, alla pianificazione di attentati ad alto impatto politico e alla costruzione di false narrazioni volte a giustificare possibili aggressioni straniere contro il Venezuela.

Secondo quanto spiegato dal ministro Cabello, questa struttura clandestina aveva come obiettivo quello di generare caos nel Paese alla vigilia delle elezioni municipali previste per il prossimo 27 luglio, replicando meccanismi di guerra ibrida e operazioni coperte storicamente promosse da settori di potere a Washington.

L’operazione si inserisce in una serie di azioni che lo Stato venezuelano ha denunciato come parte di una strategia persistente di destabilizzazione, nella quale convergono attori politici dell’estrema destra locale – come María Corina Machado e altri dirigenti dell’opposizione – con figure del potere politico colombiano e agenzie d’intelligence straniere, in particolare il Federal Bureau of Investigation (FBI).

Trasporto di esplosivi verso la capitale

Il ministro Cabello ha annunciato la cattura di Ender Yesid Gómez Soto, cittadino colombiano incaricato di introdurre esplosivi dalla Colombia a Caracas, dove prevedeva di far esplodere cariche in istituzioni pubbliche come il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), il Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ), il Fuerte Tiuna e l’Ambasciata di Colombia.

Il detenuto era in possesso di dispositivi capaci di attivare detonatori elettrici collegati a cariche di C4 tramite frequenze radio. Questo tipo di tecnologia, in grado di attivare esplosivi a oltre tre isolati di distanza, dimostra il livello di sofisticazione dell’operazione.

Durante la sua testimonianza, Gómez Soto ha confessato di essere stato reclutato da altri cittadini colombiani, identificati come alias Abel e alias El Flaco.

Secondo le sue dichiarazioni, ha ricevuto pagamenti per trasportare esplosivi ed è stato coinvolto in operazioni simili fin dal 2024, arrivando anche a trasportare cittadini stranieri, tra cui uno statunitense, con l’intenzione di eseguire attentati contro dirigenti politici venezuelani.

“Il 9 giugno di quest’anno, alias Abel mi ha contattato per trasportare degli esplosivi nascosti in una ruota di scorta fino a Ureña (Venezuela), dove sarebbero stati consegnati ad alias El Flaco. Lui li avrebbe portati fino a Caracas e installati al Fuerte Tiuna, al CNE, al TSJ, all’Ambasciata di Colombia situata in Venezuela, e per questa missione mi hanno dato 700 mila pesos colombiani”, ha confessato Gómez Soto.

Le forze di sicurezza hanno arrestato anche altri cittadini direttamente implicati in questa cellula. Tra loro spiccano Eleomar Vargas, alias “Zacarías”, e Marlon Meza, trovati in possesso di fucili, granate e telefoni cellulari con informazioni compromettenti.

Gli arresti sono avvenuti in operazioni condotte a Caracas, in particolare a Los Ruices, e in regioni di confine come lo stato Zulia.

Lo stesso Cabello ha avvertito che “non si tratta solo di un’operazione di narcotraffico, ma di una trama di cospirazione, terrorismo e bande che hanno perso completamente ogni scrupolo”, aggiungendo che tra gli obiettivi strategici di queste bande criminali figurano sistemi elettrici, ospedali e ambasciate.

Il ministro ha anche indicato che le autorità hanno attivato protocolli speciali nelle zone orientali del Paese, dove si presume l’esistenza di cellule dormienti.

“Tutto ciò che pianifica l’estrema destra ha un solo scopo: creare le condizioni in Venezuela perché chi ha le armi entri in azione e, così facendo, inviare un messaggio agli USA per far credere che stiano facendo qualcosa, nella speranza di trovare un traditore della patria”, ha dichiarato.

Cabello ha inoltre ricordato che il governo venezuelano aveva già denunciato in passato che Iván Simonovis stava pianificando esplosioni in ospedali e altri spazi pubblici. In quel contesto, furono sequestrati esplosivi e detonatori elettrici nello stato Barinas.

Il caso dello scienziato

Nel corso delle indagini in corso, il ministro ha informato della detenzione di Armando José García Miragaya, cittadino venezuelano ed ex vicepresidente del Controllo di PDVSA nel 2003. Secondo quanto presentato, García Miragaya, scienziato in pensione, manteneva comunicazioni con funzionari dell’FBI, ai quali avrebbe fornito informazioni su ubicazioni strategiche all’interno del territorio nazionale.

La missione dell’ex funzionario consisteva nel fornire coordinate di infrastrutture critiche, come la raffineria di Amuay nello stato Falcón e le zone vicine alla diga di Guri in Bolívar, con l’obiettivo di alimentare un possibile dossier per un intervento straniero.

Le informazioni inviate erano destinate a sostenere le accuse infondate di María Corina Machado sulla presunta esistenza di “basi militari iraniane” in territorio venezuelano, un argomento volto a giustificare una possibile azione militare da parte USA o dei loro alleati.

Cabello ha sottolineato che l’FBI non agisce in maniera autonoma e che tali operazioni rispondono a una linea strategica autorizzata dai livelli più alti del potere politico a Washington.

Storicamente, l’FBI ha partecipato a operazioni coperte fuori dagli USA. Un esempio concreto è l’“Operazione Intering”, una campagna segreta durante la Guerra Fredda in cui il Bureau, attraverso una rete di intermediari e coperture, sabotava tecnologia destinata all’Unione Sovietica.

La CIA, dal canto suo, era l’agenzia incaricata della consegna clandestina di armamenti e del sostegno a gruppi all’estero, come accaduto nell’Operazione Ajax in Iran (1953) e nel supporto a gruppi anticomunisti in America Latina e in altre regioni, completando così l’azione coordinata degli apparati statunitensi nelle ingerenze estere.

“Non si tratta di un’azione improvvisata, ma di un’operazione coperta strutturata con l’obiettivo di seminare false prove che consentano di legittimare un attacco al Venezuela”, ha affermato il ministro.

La denuncia pubblica giunge in un contesto in cui il Venezuela ha continuato a segnalare tentativi di destabilizzazione attuati congiuntamente da attori locali, organizzazioni criminali transnazionali e nemici internazionali.

Cabello ha collegato direttamente ex presidenti colombiani – come Álvaro Uribe, Iván Duque e Andrés Pastrana – alle mafie del narcotraffico e alle cospirazioni contro il Venezuela, sottolineando che le loro azioni puntano ad aprire corridoi per il traffico illegale di armi e droga a fini politici.

Ha inoltre segnalato che un settore dell’opposizione venezuelana continua a cercare di provocare scenari di caos in periodi elettorali, come avvenuto durante le elezioni regionali e parlamentari del 25 maggio 2025.

“Quello che cercano è mostrare che qui c’è una situazione fuori controllo per mandare segnali al Dipartimento di Stato USA e attrarre un intervento internazionale”, ha ribadito Cabello.

Il funzionario ha aggiunto che l’operazione è ancora in corso e che lo Stato venezuelano resterà in stato di allerta per prevenire qualsiasi nuovo tentativo di destabilizzazione.

Queste rivelazioni, sostenute da prove documentali e testimonianze, rafforzano la denuncia costante dello Stato venezuelano circa l’esistenza di una strategia internazionale, promossa da Washington, volta a minare la stabilità del Paese: nulla di nuovo, nonostante i metodi criminali usati per provarci. Si tratta di un’operazione di lungo periodo, dove convergono interessi politici esterni, reti delinquenziali transnazionali e attori locali allineati all’agenda del “cambio di regime”.


Gobierno desmantela otra operación criminal

El eterno retorno del terrorismo transnacional contra Venezuela

En rueda de prensa del 1.° de julio, el ministro del Poder Popular para Relaciones Interiores, Justicia y Paz, Diosdado Cabello, reveló una compleja trama de conspiración internacional que, desde Colombia y con respaldo logístico de agencias estadounidenses, pretendía ejecutar atentados terroristas en territorio venezolano.

La operación, desmantelada por cuerpos de inteligencia del Estado, ha permitido la detención de múltiples actores implicados en una red criminal dedicada al tráfico de armas, planificación de atentados de alto impacto político y articulación de matrices falsas para justificar posibles agresiones extranjeras contra Venezuela.

Según explicó el ministro Cabello, esta estructura clandestina tenía como objetivo generar caos en el país en vísperas del proceso electoral municipal del próximo 27 de julio, replicando mecanismos de guerra híbrida y operaciones encubiertas promovidas históricamente por sectores de poder en Washington.

La operación encaja en una serie de acciones que el Estado venezolano ha denunciado como parte de una estrategia persistente de desestabilización, en la cual confluyen actores políticos de la extrema derecha local, como María Corina Machado y otros dirigentes opositores, con figuras del poder político colombiano y agencias extranjeras de inteligencia, en particular el Buró Federal de Investigaciones (FBI, por sus siglas en inglés).

Traslado de explosivos a la capital

El ministro Cabello anunció la captura de Ender Yesid Gómez Soto, ciudadano colombiano cuya misión era introducir explosivos desde Colombia hasta Caracas, donde planeaba detonar cargas en instituciones públicas como el Consejo Nacional Electoral (CNE), el Tribunal Supremo de Justicia (TSJ), el Fuerte Tiuna y la Embajada de Colombia.

El detenido portaba dispositivos capaces de activar detonadores eléctricos conectados a cargas de C4 mediante frecuencias radiales. Este tipo de tecnología, con capacidad para activar explosivos a más de tres cuadras de distancia, demuestra el grado de sofisticación de la operación.

Durante su testimonio, Gómez Soto confesó haber sido reclutado por otros ciudadanos colombianos identificados como alias Abel y alias El Flaco.

Según su declaración, recibió pagos para trasladar explosivos y ha estado involucrado en operaciones similares desde 2024, incluso transportando ciudadanos extranjeros, uno de ellos estadounidense, con intenciones de ejecutar atentados contra líderes políticos venezolanos.

“El día 9 de junio del presente año, alias Abel me contactó para trasladarle unos explosivos escondidos en una llanta de repuesto hasta Ureña (Venezuela), los cuales iban a ser entregados a alias el Flaco. Él los iba a trasladar hasta Caracas e instalar en el Fuerte Tiuna, en el CNE, en el TSJ, en la Embajada de Colombia ubicada en Venezuela y por esa misión me dieron la suma de 700 mil pesos colombianos”, confesó Gómez Soto.

Las fuerzas de seguridad también detuvieron a otros ciudadanos implicados directamente con esta célula. Entre ellos destacan Eleomar Vargas, alias “Zacarías”, y Marlon Meza, quienes portaban fusiles, granadas y teléfonos celulares con información comprometedora.

Las detenciones ocurrieron en operativos desplegados en Caracas, específicamente en Los Ruices, y en regiones fronterizas como el estado Zulia.

El propio Cabello advirtió que “no es solo una operación de narcotráfico, es una trama de conspiración, terrorismo y bandas que han perdido por completo los escrúpulos”, añadiendo que se identificaron objetivos estratégicos como sistemas eléctricos, hospitales y embajadas como blancos de esta organización criminal.

El ministro venezolano indicó también que las autoridades han desplegado protocolos especiales en las zonas orientales del país, donde se presume la existencia de células dormidas.

“Todo lo que planea la extrema derecha tiene un fin: generar condiciones en Venezuela para que quien tenga las armas salga y con eso enviar un mensaje a Estados Unidos para que piensen que están haciendo algo y ver si consiguen un traidor a la patria”, advirtió.

Asimismo, Cabello recordó que el gobierno venezolano ya había denunciado previamente que Iván Simonovis articulaba planes para provocar explosiones en hospitales y otros espacios públicos. En ese contexto, se incautaron explosivos y detonadores eléctricos en el estado Barinas.

El caso del científico

Dentro de las investigaciones en curso, el ministro Cabello informó sobre la detención de Armando José García Miragaya, ciudadano venezolano y exvicepresidente de Control de PDVSA en 2003. De acuerdo con los elementos presentados, García Miragaya, científico retirado, mantenía comunicación con funcionarios del FBI, a quienes habría suministrado información relacionada con ubicaciones estratégicas en el territorio nacional.

La misión del exfuncionario consistía en proveer coordenadas de infraestructuras críticas, como la refinería de Amuay en Falcón y zonas cercanas a la represa de Guri en Bolívar, para alimentar el expediente de una posible intervención extranjera.

La información enviada tenía como propósito reforzar las acusaciones infundadas de María Corina Machado sobre la supuesta existencia de “bases militares iraníes” en territorio venezolano, un argumento orientado a justificar una posible acción militar contra el país por parte de Estados Unidos o sus aliados.

Cabello fue enfático al señalar que el FBI no actúa de forma autónoma y que estas operaciones responden a una línea estratégica autorizada desde los niveles superiores del poder político en Washington.

Históricamente, el FBI ha participado en operaciones encubiertas fuera de Estados Unidos. Un ejemplo concreto de ello es la “Operación Intering”, que trató de una campaña encubierta durante la Guerra Fría en la que el buró, mediante una red de intermediarios y fachadas, saboteaba tecnología enviada a la Unión Soviética.

Por su parte, la CIA era la agencia encargada de la entrega clandestina de armamento y apoyo a grupos en el extranjero, como en la Operación Ajax en Irán (1953) y en la asistencia a grupos anticomunistas en América Latina y otras regiones, complementando así el accionar coordinado de las instancias estadounidenses en intervenciones extranjeras.

“Esto no es una acción improvisada, es una operación encubierta estructurada con el fin de sembrar pruebas falsas que permitan legitimar un ataque a Venezuela”, indicó el ministro.

La denuncia pública se produce en un contexto donde Venezuela ha venido alertando sobre intentos de desestabilización ejecutados en conjunto por actores locales, organizaciones criminales transnacionales y enemigos internacionales.

El ministro Cabello vinculó directamente a expresidentes colombianos, como Álvaro Uribe, Iván Duque y Andrés Pastrana, con las mafias del narcotráfico y conspiraciones contra Venezuela, destacando que sus acciones tienen por objetivo abrir corredores para el tráfico ilegal de armas y drogas con fines políticos.

Asimismo, señaló que un sector de la oposición venezolana continúa buscando provocar escenarios de caos en períodos electorales, como ya intentaron hacerlo durante las elecciones regionales y parlamentarias del 25 de mayo de 2025.

“Lo que buscan es mostrar que aquí hay una situación fuera de control para enviar señales al Departamento de Estado norteamericano y atraer una intervención internacional”, reiteró Cabello.

El funcionario agregó que la operación continúa abierta, y que el Estado venezolano se mantendrá en alerta para prevenir cualquier nuevo intento de desestabilización.

Estas revelaciones, respaldadas por pruebas documentales y testimonios, refuerzan la denuncia sostenida por el Estado venezolano sobre la existencia de una estrategia internacional, promovida desde Washington, orientada a socavar la estabilidad del país: nada nuevo, a pesar de los métodos criminales para intentarlo. Se trata de una operación de largo aliento, donde convergen intereses políticos externos, redes delictivas transnacionales y actores locales alineados con la agenda de “cambio de régimen”.

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