Inizia il video e vediamo una lancia con quattro motori, alcuni pacchi e delle sagome. Taglio a un’altra immagine con un’angolazione diversa, più distante; non si distingue nessuno a bordo. Qualcosa esplode al suo interno. Alcuni rapidi tagli di montaggio e una seconda esplosione. Fine.
Così si presentava il video di 30 secondi mostrato dal presidente Trump il 2 settembre come prova visiva di una riuscita operazione antidroga nei Caraibi, reato che lui attribuisce a un inesistente cartello terroristico venezuelano.
Smentire o convalidare le prove che un presidente e il suo gabinetto di guerra presentano al mondo come materiale “declassificato” richiede tempo, analisi ed esperienza da parte di una grande squadra. In questo caso non è così, perché le cuciture di questo video-fake saltano subito agli occhi.
- Non c’è droga da mostrare, perché hanno fatto esplodere la lancia.
- Non ci sono detenuti da interrogare.
- Non ci sono corpi da identificare perché, a quanto pare, sarebbero stati eliminati.
- Non c’è conferma del tipo di carico che trasportavano.
- Non è possibile identificare l’origine dei motori né dell’imbarcazione.
- Le imbarcazioni veloci armate della Marina USA non sono riuscite a raggiungere una lancia civile.
- I marines non hanno tentato di neutralizzare i motori per fermarla.
- Le telecamere usate dalla Marina USA non registrano a colori, hanno pochissimo contrasto e bassa risoluzione.
- Stranamente, quelle telecamere sono capaci di registrare solo il colore verde, ma soltanto nelle linee e nei numeri del mirino, che per qualche motivo non sono sincronizzati con l’immagine.
- Non si conoscono le coordinate del luogo in cui sarebbe avvenuto il fatto, benché il video venga presentato come prova declassificata di “intelligence” di altissimo livello.
Questo video-fake e l’argomentazione presentata dal presidente Trump e dal suo gabinetto hanno suscitato interesse mondiale, con prime pagine e titoli in varie lingue. Milioni di persone hanno visto e vedranno Trump affermare che: “(…) negli ultimi minuti abbiamo abbattuto una nave carica di droga. C’era molta droga su quella nave. Da molto tempo entra molta droga nel nostro paese. E semplicemente questa droga proveniva dal Venezuela. E sta uscendo in grandi quantità dal Venezuela. Dal Venezuela escono molte cose. Così le abbiamo eliminate”.
Tralasciando che il modo di esprimersi del presidente Trump è più strano del solito, e che nel video non si vede nessuna “nave” ma una lancia, e che le imbarcazioni non si “abbattono” ma si affondano… Tralasciando questi dettagli, varrebbe la pena chiedersi:
- Come fa a sapere che trasportava “molta droga” e non testate nucleari o marmellata di guayaba?
- Come ha fatto a sapere che erano effettivamente venezuelani i presunti occupanti se tutte le prove e le persone sono state eliminate “da pochi minuti”? In che tempo hanno potuto verificare la nazionalità, se mai hanno recuperato qualcosa dalle fiamme?
- Non è obiettivo principale di un’operazione antidroga catturare la droga?
- Perché non dicono dove sarebbe avvenuto il fatto? Perché nascondono la località con un generico “a sud del mar dei Caraibi”?
- Perché non sono intervenute le lance armate della Marina USA?
- Non erano interessati a fermare e interrogare i presunti narcos?
- Non erano interessati a conoscere e investigare l’origine, il contenuto e la quantità di ciò che trasportavano?
- Perché degradare deliberatamente la nitidezza e la chiarezza del video con un montaggio iperamatoriale al punto da renderlo inutilizzabile per l’analisi? I video di Trump alle feste di Epstein nel 1992, per esempio, hanno una nitidezza molto maggiore di quello presentato con la moderna tecnologia della Marina USA.
- Perché non c’è neanche una ripresa ampia che mostri il contesto dell’operazione?
- È una coincidenza che UNDICI sia il numero di narcotrafficanti catturati vivi il 21 luglio in un’operazione dei guardacoste USA nel Pacifico ecuadoriano, e che sia UNDICI il numero dei presunti morti nell’operazione presentata da Trump il 2 settembre? Qualcuno al Congresso USA solleverà la questione per indagare su quello che potrebbe essere un caso di falsi positivi?
- Perché né la Guardia Costiera né la Marina dei Paesi Bassi, che operano congiuntamente nei Caraibi, hanno segnalato quest’operazione sui loro canali ufficiali, dove abitualmente pubblicano sequestri con dati, foto e video?
- Perché il presidente Trump ha parlato di un “combattimento” se nel video non c’è una sola immagine che lo mostri?
- Perché Marco Rubio ha diffuso questa informazione dal suo account personale sulle reti sociali e non da quello ufficiale come funzionario di governo?
- Cosa ci fanno nei Caraibi quelle navi da guerra, se i rapporti di intelligence degli USA stessi indicano che è dal Pacifico e dal confine occidentale degli USA che la droga entra liberamente?
- Perché l’ostinazione nel segnalare il Venezuela come il paese da cui proviene più droga verso gli USA, se il rapporto mondiale sulla droga dell’ONU mostra che Ecuador, Colombia e Perù occupano i primi posti?
- Cosa succede alla Casa Bianca se ricorrono a fakes così mal fatti, mentre i video che abitualmente presenta la Guardia Costiera sono completamente diversi? Quanti governi ci sono a Washington?
Le “prove” presentate dal presidente Trump il 2 settembre con la sua “operazione” farebbero ridere se non fosse per la gravità del momento: un gruppo di pagliacci che gioca dalla Casa Bianca con il bottone della guerra contro il Venezuela e i Caraibi. Ma anche contro il proprio popolo e la propria economia.
Hanno bisogno di titoli, hanno bisogno di rompere qualcosa per distrarre l’attenzione, hanno bisogno di screditare il Venezuela, di dimostrare che i loro proclami e le loro taglie funzionano, hanno disperatamente bisogno di mostrare un potere che non hanno più su un cortile di casa che da tempo ha smesso di esserlo.
Hanno bisogno di distrarre da Palestina, hanno bisogno di mascherare il loro disastro interno, di coprire le liste di Epstein, di zittire Chicago e militarizzare i loro stati scontenti, di dissimulare i fallimenti con l’ICE, con Alcatraz, con il “SignalGate”, con l’aumento delle stragi nelle strade degli USA, con la loro erratica politica di sanzioni e il loro isolamento economico.
Hanno bisogno di dissimulare che il piano nazionale di intelligenza artificiale è insostenibile dal punto di vista energetico e che stanno perdendo il primato tecnologico. Quando una potenza egemonica entra in decadenza e un’altra è in ascesa, tutto può accadere. L’avvicinamento di Cina, India e Russia, o l’avanzata dei BRICS, viene risposto con un pericoloso show nei Caraibi, mentre lo slogan elettorale di Trump “Rendere l’America Grande di Nuovo” sembra la lancia del video-fake che ha fatto boom e sta affondando.
L’unica nota positiva di quest’ora è che l’estrema esagerazione a cui sta portando i suoi fakes il governo Trump suscita ormai incredulità e rifiuto persino tra coloro che abitualmente li applaudivano.
E che il fascismo rimanga isolato potrebbe essere un buon presagio per la pace.
Ángel Palacios, documentarista venezuelano.
Trump al límite: el video-fake de la lancha al descubierto
Ángel Palacios
Empieza el video y vemos una lancha con cuatro motores, unos bultos y unas siluetas. Corte a otra imagen con diferente ángulo, desde más lejos; no se distingue a alguien a bordo. Algo explota en su interior. Unos cortes rápidos de edición y una segunda explosión. Fin.
Así fue el video de 30 segundos que presentó el presidente Trump, el 2 de septiembre, como prueba visual de una operación exitosa contra el narcotráfico en el Caribe, delito que él atribuye a un inexistente cártel terrorista venezolano.
Desmentir o validar las evidencias que un presidente y su gabinete de guerra presentan al mundo como material desclasificado requiere tiempo, análisis y la experticia de un gran equipo. En este caso no es así porque las costuras de este video-fake saltan a la vista.
No hay droga que mostrar, porque explotaron la lancha.
No hay detenidos que interrogar.
No hay cuerpos que identificar porque, según, fueron eliminados.
No hay confirmación del tipo de cargamento que llevaban.
No se puede identificar el origen de los motores ni de la embarcación.
Las embarcaciones rápidas artilladas de la Armada de EE.UU. no pudieron alcanzar a una lancha civil.
Los marines no intentaron neutralizar los motores para detenerla.
Las cámaras que usa la Armada de EE.UU. no graban en color, tienen muy poco contraste y son de baja resolución.
Extrañamente, esas cámaras son capaces de registrar solo el color verde, pero únicamente en las líneas y números del visor, los cuales por algún motivo no están en sincronismo con la imagen.
Se desconocen las coordenadas del lugar donde habría ocurrido este hecho, aunque el video es una evidencia desclasificada de “inteligencia” del más alto nivel.
Este video-fake y la argumentación que presentó el presidente Trump y su gabinete han despertado interés en todo el mundo con portadas y titulares en varios idiomas. Millones de personas vieron y verán a Trump afirmando que “(…) en los últimos minutos derribamos un barco cargado de drogas. Había mucha droga en ese barco. Tenemos mucha droga entrando a nuestro país desde hace mucho tiempo. Y simplemente estas drogas salieron de Venezuela. Y están saliendo en grandes cantidades desde Venezuela. Muchas cosas están saliendo desde Venezuela. Así que las eliminamos”.
Dejando de lado que la forma de expresarse del presidente Trump es más extraña de lo habitual, y que no se ve ningún “barco” en el video sino una lancha, y que las embarcaciones no se “derriban” sino que se hunden… Dejando esos detalles de lado, valdría la pena preguntarse:
¿Cómo sabe que cargaba “mucha droga” y no ojivas nucleares o dulce de guayaba?
¿Cómo supo que efectivamente eran venezolanos los tripulantes si toda la evidencia y las personas fueron eliminadas “hace minutos”? ¿En qué tiempo corroboraron la nacionalidad, si es que lograron rescatar algo de la quemazón?
¿No es objetivo principal de una operación antinarcóticos capturar la droga?
¿Por qué no dicen dónde ocurrió el supuesto hecho? ¿Por qué encubren la ubicación con un genérico “al sur del mar Caribe”?
¿Por qué no actuaron las lanchas artilladas de la Armada estadounidense?
¿No les interesaba acaso detener e interrogar a los supuestos narcos?
¿No les interesaba conocer e investigar el origen, contenido y cantidades de lo que allí transportaban?
¿Por qué degradar deliberadamente la nitidez y claridad del video mediante una edición hiperamateur al extremo de hacerlo inservible para el análisis? Los videos de Trump en las fiestas de Epstein en 1992, por poner un ejemplo, son de mucha más nitidez que el video presentado con la moderna tecnología de la Armada estadounidense.
¿Por qué ni una sola toma amplia que mostrase el contexto de la operación?
¿Es casualidad que ONCE haya sido la cantidad de narcotraficantes detenidos con vida el 21 de julio en una operación que realizaron los guardacostas de EE.UU. en el Pacífico ecuatoriano, y que sea ONCE el número de supuestos muertos en la operación que presentó Trump el 2 de septiembre? ¿Alguien en el Congreso de los Estados Unidos levantará la voz para investigar lo que puede ser un caso de falsos positivos?
¿Por qué ni el Servicio de Guardacostas ni la Armada de los Países Bajos, que opera conjuntamente en el Caribe, reseñaron esa operación en sus cuentas oficiales donde constantemente muestran incautaciones con datos, fotos y videos?
¿Por qué el presidente Trump mencionó que se dio un “combate” y no hay ni una imagen en su video que lo muestre?
¿Por qué Marco Rubio divulgó esta información en su cuenta personal de redes sociales y no desde su cuenta oficial como funcionario de gobierno?
¿Qué hacen en el Caribe esos buques de guerra, si los propios informes de inteligencia de Estados Unidos dan cuenta de que es por el Pacífico y por la frontera oeste de USA donde la droga tiene cancha abierta?
¿Por qué el empeño en señalar a Venezuela como el país de donde más droga sale hacia los EE.UU., si el informe mundial sobre drogas de la ONU ilustra que otros países como Ecuador, Colombia y Perú reportan los primeros lugares?
¿Qué está pasando en la Casa Blanca que recurren a fakes tan mal elaborados, mientras que los videos que habitualmente presenta el Servicio de Guardacostas son totalmente distintos? ¿Cuántos gobiernos hay en Washington?
La evidencia que presentó el presidente Trump el 2 de septiembre con su “operación” podría dar risa si no fuera por la gravedad del momento: un grupo de payasos jugando desde la Casa Blanca con el botón de la guerra contra Venezuela y el Caribe. Pero también contra su propio pueblo y su economía.
Necesitan titulares, necesitan romper cosas para desviar la atención, necesitan malponer a Venezuela, demostrar que sus aspavientos de recompensas quiebran algo, necesitan desesperadamente demostrar un poder que no tienen sobre un patio trasero que hace tiempo dejó de serlo.
Necesitan distraer de Palestina, necesitan disfrazar su desastre interno, tapar las listas de Epstein, acallar Chicago y militarizar sus estados descontentos, disimular los fracasos con ICE, con Alcatraz, con el “SignalGate”, con el incremento de masacres en calles de Estados Unidos, con su errática política de sanciones y su aislamiento económico.
Necesitan disimular que el plan nacional de inteligencia artificial es inviable energéticamente y que pierden la delantera tecnológica. Cuando una potencia hegemónica va en decadencia y otra va en ascenso, cualquier cosa puede pasar. El acercamiento de China, India y Rusia, o el avance de los Brics, es respondido con un peligroso show en el Caribe, mientras el eslogan de campaña de Trump de “Hacer a EE.UU. Grande Otra Vez” pareciera la lancha del video-fake que hizo boom y se está hundiendo.
Lo único positivo de esta hora es que la extremada exageración a la que está llevando sus fakes el gobierno de Trump ya despierta incredulidad y rechazo incluso entre quienes habitualmente los aplaudían.
Y que el fascismo se vaya quedando aislado podría ser un buen presagio para la paz.
Ángel Palacios, documentalista venezolano.
