Manifestazioni di ex guerriglieri e indigeni contro gli omicidi in serie. Giorni caldi in Colombia, tra scioperi generali e minacce esplicite. Il vero nemico della pace, secondo le piazze, è sempre lo stesso: l’ex presidente Álvaro Uribe
L’America Latina è ancora una volta un luogo di scossa, questa volta per lo squilibrio congiunturale che soffre l’agenda della destra regionale alla luce degli eventi che si stanno registrando in diversi paesi della regione.
Il recupero delle istituzioni democratiche per via elettorale in Bolivia, così come il saldo del plebiscito per il cambiamento della Costituzione in Cile, sono le principali tappe che dobbiamo inappellabilmente evidenziare.
Nel settembre 2018, Donald Trump ha rivendicato dinanzi all’ONU ciò che gli USA considerano un proprio diritto sull’emisfero occidentale, dalla presidenza di James Monroe nel 1823. Queste parole hanno costituito un rilancio pubblico della cosiddetta “Dottrina Monroe” come risposta di fronte all’imminente fine dell’unilateralismo che aveva imperato nel mondo, a partire dalla decade del ’90, e che ha messo in scacco il potere USA, anche sull’America Latina e sui Caraibi.
Sono 1046, dal 2016, gli attivisti assassinati. Solo quest’anno sono 236 gli attivisti e portavoce della comunità contadine assassinati nel paese sudamericano
Non è il Venezuela. Altrimenti avreste visto le pagine dei nostri giornali on line o cartacei con la notizia in prima pagina con tanto di feroce attacco al presidente Maduro. Siccome si tratta della Colombia principale alleato degli USA in America Latina, la notizia è occultata.
Chiudere siti web negli USA, bandire l’ “ideologia LGBT” in Polonia, massacrare in Colombia: aneddoti senza notizia
José Manzaneda, coordinatore di Cubainformacion
Una persona su una sedia a rotelle è stata scaraventata a terra dall’impatto del getto d’acqua della polizia antisommossa (1).
Nello stesso scenario, giorni prima, un poliziotto gettava nel fiume, da un ponte, un manifestante minorenne (2). Entrambe le immagini di repressione sarebbero state prima pagina sulla stampa di mezzo mondo, se fossero avvenute a Cuba o in Bielorussia (3). Ma poiché corrispondono al Cile, non ci sono prime pagine, né condanne da parte USA o dell’Unione Europea (4).
Telesur ha informato che il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro Moros, ha denunciato che dalla Colombia si pianificano azioni per sabotare le elezioni del prossimo 6 dicembre, ma ha avvertito che il suo governo è pronto per affrontare questa minaccia.
La stessa settimana in cui fu reso pubblico un rapporto che denunciava il governo venezuelano per crimini contro l’umanità, da una “Missione internazionale indipendente” che non ha mai messo piede nel Paese e si basava su testimonianze dell’opposizione e social network, il segretario di Stato Mike Pompeo visitava Brasile e Colombia per continuare ad alimentare la retorica contro la rivoluzione bolivariana durante la campagna presidenziale statunitense, ma anche nella campagna elettorale per le legislative che si svolgeranno il 6 dicembre in Venezuela.
Più di 200 ex combattenti delle FARC-EP e 970 leader e difensori dei diritti umani sono stati han assassinati dalla firma dell’Accordo di Pace in Colombia
Enrique Moreno Gimeranez
Il 26 settembre del 2016, Cartagena de Indias, in Colombia, «si vestì di bianco» e abbracciò la pace. Dopo cinque decenni di storia, di anni di negoziati a L’Avana, quello che pareva impossibile fu possibile.
Nei giorni scorsi, la Colombia ha fatto scalpore per la trasmissione di un video del 7 settembre che mostra la brutalità della polizia contro una persona disarmata nella capitale Bogotá.
In più di mezzo secolo, si conoscono molti personaggi al servizio degli interessi più sporchi degli USA, e tra questi c’è Michelle Bachelet, Alta Commissaria ONU per i Diritti Umani; sostenuta da Washington come pezzo chiave nei suoi piani contro le nazioni che non sono di suo gradimento.
Da quando ha preso posizione in quell’incarico, Bachelet ha schierato azioni per condannare il Venezuela, quando in realtà quel paese è vittima della guerra economica, commerciale e finanziaria imposta dagli USA per soffocare la sua economia ed incolpare la Rivoluzione Bolivariana di essere un fallimento.
C’è un paese In America Latina dove si susseguono senza soluzione di continuità gli assassinii di leader comunitari e difensori dei diritti umani. Gli omicidi selettivi vengono compiuti da gruppi paramilitari e finanche dalle forze di sicurezza.
Un paese dove la cosiddetta democrazia liberale è soltanto un simulacro sbiadito. Un paese dove la libertà di stampa non è rispettata. Dove il popolo è costretto a languire nella fame più nera, sommerso dalla povertà e praticamente nessuna protezione sociale.
Nei primi due anni del governo Duque, le vittime dei massacri sono aumentate del 30 per cento. Per il presidente la colpa è del narcotraffico e terrorismo, ma l’aumento degli omicidi del paese è legato a miniere illegali, progetti di mega estrazione, contrabbando, e dall’assenza dello Stato, che ha fatto precipitare in povertà 63mila famiglie che hanno distrutto i loro campi di coca. Al centro il mancato rispetto degli Accordi di pace con le Farc, al quale sembra legata anche la morte del cooperante italiano Mario Paciolla