All’alba, piattaforme digitali come Facebook, nello spazio Cuba, hanno cominciato a mostrare un flusso di notizie su uragani che minaccerebbero l’isola.
L’aumento di informazioni, che appare senza ricerca intenzionale, funge da catalizzatore per creare un’atmosfera di allarme tra gli utenti. In un contesto già teso, queste pubblicazioni – spesso tratte da previsioni e analisi meteorologiche risalenti al 2020 – si trasformano in strumenti per alimentare un clima di paura costruito, generando un’«immediata cortina visiva» fino a quando l’utente non approfondisce le date.
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