Summit Mondiale sullo

 

Sviluppo Sostenibile 

 

 Johannesburg (Sud Africa) 26 agosto - 4 settembre 2002  

 

 

Intervento di Felipe Pérez Roque, Ministro degli Esteri di Cuba, nel IV Vertice dell'Associazione dei Piccoli Stati Insulari, dal tema "Globalizzazione, sfide ed opportunità" 

 

 

I piccoli stati insulari devono rinnovare la loro unità e tornare a proclamare il loro diritto alla vita e allo sviluppo 

 

Johannesburg, 1 settembre 2002 "Anno degli Eroi Prigionieri dell'Impero" 

 

A nome della delegazione di Cuba, voglio offrire il nostro contributo al dibattito sulla globalizzazione e ciò che si è dato chiamare come le sue opportunità e sfide. 

 

In primo luogo, noi crediamo che la globalizzazione è il risultato dello sviluppo, dell'avanzamento delle comunicazioni, delle tecnologie dell'informazione, dello sviluppo del trasporto, dell'espansione dei flussi commerciali e finanziari. È specialmente un processo obiettivo che ha preso impulso, nelle ultime due decadi; pertanto ci sembra che non abbia senso dire: Abbasso la globalizzazione!, come non avrebbe senso dire: Abbasso la legge di gravità! 

 

Orbene quelli che protestano contro la globalizzazione, le mobilitazioni che vediamo, le centinaia di migliaia, di milioni di persone che in lungo e largo per il pianeta protestano, alzando le loro voci contro quello che sta succedendo, non lo fanno contro il fatto, in sé vantaggioso, che si possa avere più commercio, che si possa avere più comunicazioni e scambi tra i paesi; protestano contro il neoliberalismo, protestano contro il sistema neoliberale imposto al mondo, protestano contro il dogma del fondamentalismo del mercato, protestano contro le conseguenze che hanno  portato ai nostri paesi l'applicazione dogmatica, da 20 anni, del cosiddetto Consenso di Washington. Per questo motivo Cuba definisce questo sistema, ingiusto e insostenibile, che oggi viviamo: globalizzazione neoliberale. 

 

In secondo luogo, mi voglio riferire alle sue conseguenze.  Quali conseguenze  ha portato questo processo, potenzialmente vantaggioso e dalla cui introduzione sul pianeta dovremmo tutti aspettare benefici?

 

Bene, in primo luogo, bisognerebbe domandarsi:la povertà e la disuguaglianza sono diminuite?

 

No, al contrario, le disparità si sono esasperate dentro i paesi e tra i paesi; si è ampliata la breccia tra i paesi sottosviluppati e quelli del Primo Mondo. 

 

In secondo luogo dovremmo domandarci: Si sono avvantaggiati i paesi sottosviluppati dell'aumento dei flussi finanziari che la globalizzazione ha implicato e dall'apertura ai capitali che fu loro imposta dal Fondo Monetario Internazionale?

 

No, non si sono avvantaggiati, tutto il contrario, i nostri paesi sono stati vittime di questo processo, sono stati vittime degli speculatori finanziari e delle turbolenze, come quella che flagellò l'Asia e si propagò a tutto il mondo nel 1998. 

 

In terzo luogo: possiamo dire che oggi abbiamo più accesso alle tecnologie e alle conoscenze in un mondo globalizzato, dove aumenta l'uso delle tecnologie dell'informazione, dei calcolatori sempre più potenti, delle reti di fibre ottiche? Abbiamo oggi più accesso alla tecnologia e alle conoscenze?

 

No, i paesi sottosviluppati hanno  meno accesso che mai. La conoscenza è sempre di più privata e più inaccessibile. Di ogni 10 brevetti, 9 sono oggi proprietà esclusiva di compagnie transnazionali del Primo Mondo. Per noi sono sempre più lontane le nuove tecnologie quelle più efficienti, più pulite che più proteggono l'ecosistema. 

 

Abbiamo allora più accesso ai mercati mentre la globalizzazione avanza?

 

No, i nostri paesi non hanno oggi più accesso ai mercati dei paesi sviluppati; ci hanno imposto di aprire i nostri mercati ai prodotti che essi esportavano e, tuttavia, essi hanno mantenuto chiusi i loro mercati alle nostre merci. 

 

Il processo preparatorio di questo Vertice è stato testimone degli sforzi disperati dei paesi sviluppati di proteggere i loro mercati, per non aprirli ai nostri prodotti; usano pretesti non doganali ed usano anche i dazi; sovvenzionano le loro produzioni e ci proibiscono di sovvenzionare le nostre. 

 

I nostri fratelli caraibici che sono qui sanno bene che il trattamento speciale e differenziato ai piccoli Stati insulari, in un sistema di commercio equo e trasparente, è oggi, realmente, più in pericolo che mai. Abbiamo combattuto per questo motivo ma neppure il riconoscimento di un diritto come questo c'è stato concesso. 

 

Orbene; la libertà di movimento per i capitali e le merci che la globalizzazione ha sviluppato è stata accompagnata dalla libertà di movimento per i nostri cittadini?

 

No, le frontiere dei paesi sviluppati e ricchi sono per i nostri cittadini, oggi, più chiuse che mai, eccetto per i nostri professionisti, tecnici e perfino per i nostri atleti, i nostri maestri di scuola fino alle nostre infermiere che lasciano i nostri paesi e vanno nei paesi sviluppati, dove ricevono migliori salari. Invece si ricevono, imposti dalla forza, come in alcuni dei nostri paesi limitrofi, delinquenti e persone che vanno  ad aumentare la criminalità, il traffico di droga ed altri delitti. 

 

Orbene, c'è stata soluzione per il nostro debito estero per i cui interessi usiamo oggi la quarta parte delle nostre entrate ricavate dalle esportazioni? 

 

No, non c'è stata soluzione; non c'è ancora soluzione. Abbiamo pagato due volte quello che dovevamo quando si celebrò il Summit di Rio, e, tuttavia, ora dobbiamo il doppio di quello che dovevamo quando si svolse il detto Summit.

 

È legittimo un sistema come questo, un debito che si raddoppia quando abbiamo pagato già due volte quello che dovevamo all'inizio? C'è stato più aiuto ufficiale allo sviluppo man mano che i paesi ricchi si sono avvantaggiati della prosperità che ad essi la globalizzazione ha arrecato?

 

No, non c'è stato più aiuto ufficiale allo sviluppo, anzi è diminuito ogni anno ed oggi è appena dello 0,2% del loro Prodotto Nazionale Lordo. 

 

Sono diminuite le emissioni di gas nell'atmosfera?

 

Non sono diminuite, sono aumentate dal Summit di Rio. Alcuni paesi che stanno qui, come i nostri amici che rappresentano qui le Isole Marshall ed ad altri piccoli Stati insulari, sanno bene che questo mette in pericolo l'esistenza dei loro paesi, la vita dei loro popoli che vivono col pericolo latente della crescita del livello del mare causato dall'effetto serra. 

 

Sono sorte nuove sfide in questi anni?

 

Sì, l'AIDS, che flagella specialmente i nostri paesi, piccoli Stati insulari, specialmente vulnerabile a questo tipo di pandemia e che minaccia oggi di cancellare interi paesi. 

Sono cambiati i modelli di consumo dei paesi ricchi e sviluppati come si discusse a Rio? 

No, non sono cambiati; essi dissipano ancora oggi, continuano a dissipare ed inquinare mentre noi tentiamo appena di sopravvivere. 

 

Finalmente, signore Presidente, voglio dire che la nostra delegazione vede con preoccupazione che oggi è in pericolo, per i piccoli Stati insulari, non solo il nostro sviluppo economico e sociale, ma è perfino in pericolo qualcosa di più grave: 

 

la nostra identità culturale, minacciata di essere cancellata, 

 

il patrimonio che abbiamo ereditato dai nostri predecessori, 

 

la cultura, in alcuni paesi  millenaria, ereditata dai nostri antenati. 

 

Cioè è minacciato di essere cancellato dall'imposizione di un unico modello di consumo e di cultura attraverso il dominio dei mezzi di comunicazione, sulle attività dell'informazione, la cultura ed il divertimento esercitato oggi da parte di un piccolo gruppo di transnazionali del Primo Mondo.

 

E' in pericolo la nostra indipendenza.

 

Per questo motivo Cuba considera che i piccoli Stati insulari che si sono riuniti oggi in questo mini Summit, dieci anni dopo Rio ed otto anni dopo avere celebrato il nostro primo Incontro nelle Barbados, devono rinnovare la loro unità, in un giorno come oggi, e devono tornare a proclamare il loro diritto alla vita e allo sviluppo. 

Molte grazie 

 

 

Intervento del Ministro degli Esteri di Cuba, Felipe Pérez Roque, alla tavola rotonda  dal titolo "Realizziamoli" celebrata durante il Summit sullo Sviluppo Sostenibile

 

 

Il neoliberalismo è la causa dei problemi economici che affrontiamo  

 

Johannesburg, 3 settembre 2002  "Anno degli Eroi Prigionieri dell'Impero" 

 

Sig.ra Presidentessa: 

Credo che il Presidente del Venezuela abbia affrontato con acutezza un tema chiave: 

 

Possiamo in una Conferenza come questa accordarci su cambiamenti dell'attuale sistema economico e politico mondiale, cambiamenti che necessariamente colpiranno gli interessi dei paesi sviluppati, principali beneficiari di questo ordine? È oggi questo possibile? Sono disposti i paesi sviluppati a rinunciare a parte dei loro privilegi?

 

Di questo si tratta. 

 

Tenterò, Sig.ra Presidentessa, di rispondere alla domanda che lei ci ha fatto: Come realizzare gli accordi di questo ed altri Vertici? 

 

In primo luogo, abbiamo bisogno di denaro risorse finanziare fresche, addizionali, con condizioni preferenziali e senza condizionamenti. Affinché sia sostenibile abbiamo bisogno di queste risorse in maniera stabile, non per una volta. 

 

Poi ritornerò su questa questione: dove è il denaro? 

 

Richiediamo, inoltre, accesso alla tecnologia che, si è già detto, sempre di più è inaccessibile. Ma per usare le tecnologie si richiede una popolazione educata. Concordo col Primo Ministro del Giappone secondo il quale bisogna investire in educazione, ma, ed un'altra volta: questo richiede denaro. Mancano risorse da investire in scuole ed in formazione di maestri. 

 

Come potranno farlo i paesi poveri? 

 

Lei richiede, inoltre, accesso dei nostri paesi ai mercati. Si è già qui riconosciuto  che i paesi sviluppati si rifiutano di aprire i loro mercati e dare un trattamento speciale e differenziato ai paesi sottosviluppati. Questo è essenziale.

 

Perché i paesi sottosviluppati non hanno denaro? 

 

Perché dedichiamo il 25% delle nostre entrate per esportazioni per pagare il debito. Il nostro debito era di 1,4 milioni di milioni di dollari nel 1990, abbiamo pagato già 3 milioni di milioni e dobbiamo 2,5 milioni di milioni. È per caso questo sostenibile?  

Si parla molto dell'Aiuto Ufficiale allo Sviluppo ma devo chiarire che quest' anno i paesi sottosviluppati riceveranno 53000 milioni di dollari di questo Aiuto Ufficiale allo Sviluppo e pagheranno invece di debito, 330000 milioni. Per ogni dollaro di Aiuto Ufficiale dai paesi sviluppati pagheremo loro 6 di debito.  

 

Come avremo questo denaro?!  

 

Inoltre siamo obbligati a conservare le nostre riserve finanziarie nelle banche dei paesi ricchi  comprando i titoli del loro debito. Queste riserve non servono mai per proteggere le nostre monete dagli speculatori e dalle turbolenze.  

 

Infine, i paesi poveri sono emittenti netti di risorse finanziarie per i paesi sviluppati. Li finanziamo, paghiamo il loro tenore di vita, di spreco. Questa è la verità! 

 

Concordo col Presidente Cardoso per cui si ha bisogno di nuove istituzioni. Il FMI, col suo attuale discredito, non può affrontare le soluzioni che ci necessitano. Sorse per applicare politiche keynesiane in epoche di crisi. Sorse per iniettare liquidità quando c'era recessione e ha fatto tutto il contrario: ha imposto elevati tassi d'interesse e tagliato le spese, con ciò ha creato una spirale negativa nei paesi in crisi. 

 

Il FMI è stato lo strumento per imporre il neoliberalismo ai paesi sottosviluppati. Ed il neoliberalismo è la causa dei problemi economici che affrontiamo. 

 

Appoggiamo la proposta del Presidente Chávez, come altri hanno già fatto, per creare un Fondo Internazionale, che si nutra con i pagamenti del debito, delle spese militari, del denaro pignorato, etc. 

 

Lei domanda, Sig.ra Presidentessa: che metodo usare? 

 

Bisogna fortificare il multilateralismo, bisogna fortificare la carta delle Organizzazioni Internazionali, bisogna fortificare l'autorità delle Nazioni Unite. Non saranno le decisioni unilaterali dei paesi ricchi ciò che ci porterà alla soluzione dei problemi. 

 

Infine, Sig.ra Presidentessa, credo che qui la questione di fondo è se i paesi sviluppati siano disposti a rinunciare a parte dei loro privilegi per fornire il denaro che permetta di realizzare gli accordi presi qui e in altri vertici internazionali. Questa è la questione. E questo accade in un momento in cui - come espresse la Dra. Brundtland - l'urgenza nel rispondere ai problemi sulla salute non possono continuare ad aspettare, in un mondo con 40 milioni di infettati di AIDS e 2 milioni di morti per tubercolosi; in un mondo dove, questo anno, morranno , Sig.ra Presidentessa, 11 milioni di bambini, minori di 5 anni, per malattie prevenibili. 

 

Questa è, Sig.ra Presidentessa, la nostra risposta alla domanda che lei ha esposto. 

 

Grazie 

 

 

 

 

  Intervento pronunciato dal Ministro degli Esteri di Cuba, Felipe Perez Roque,  

 


 

Quattro domande di Cuba al Summit

Oggi mancano due cose: volontà politica e accesso alle risorse finanziarie

 

Johannesburg, 3 settembre 2002 "Anno degli Eroi Prigionieri dell'Impero" 

 


Obblighi ineludibili all' interno del paese, derivanti da un colossale sforzo per lo sviluppo sociale del nostro popolo, particolarmente nelle sfere dell'educazione, la cultura, la salute e la scienza, che moltiplicano la sua capacità di affrontare il blocco e gli effetti della crisi economica internazionale, preservare la Rivoluzione e garantire l'indipendenza, in mezzo a politiche bellicose, minacce e rischi, questa volta hanno impedito,  al nostro Presidente, di venire a Johannesburg. 


Dieci anni fa il Presidente Fidel Castro segnalò idee come queste: 


"Un'importante specie biologica è a rischio di sparire per la rapida e progressiva liquidazione dalle sue condizioni naturali di vita: l'uomo. 


"[...] Prendiamo coscienza di questo problema quando è quasi tardi per impedirlo.


"[...] Le società di consumo sono le fondamentali responsabili  dell'atroce distruzione dell'ecosistema. 


"La soluzione non può  ostacolare lo sviluppo a chi più ne necessita. 


"Se si vuole salvare l'umanità dall'autodistruzione, bisogna meglio distribuire  le ricchezze e le tecnologie disponibili sul pianeta, meno lusso e meno sperpero in pochi paesi affinché si abbia meno povertà e meno fame in gran parte della Terra. 


"Si paghi Lei il debito ecologico e non il debito estero. 


"Sparisca la fame e non l'uomo. 


"Quando le supposte minacce del comunismo sono sparite e non rimangono più pretesti per guerre fredde, corse militariste e spese militari, che cosa impedisce di dedicare immediatamente quelle risorse a promuovere lo sviluppo del Terzo Mondo e combattere la minaccia di distruzione ecologica del pianeta?" 


Dopo dieci anni di nuove pazzie e più sperpero per alcuni - la minoranza - e più povertà, malattie e morte per altri - l'immensa maggioranza -, quelle parole risuonano in questa sala sulla coscienza degli uni e degli altri. Le sue domande rimangono oggi senza risposta. 


Tuttavia,si pongono tre nuove domande: 


La prima: che risultati abbiamo raggiunto dal Summit di Rio ad oggi? 


Quasi nessuno. Dopo dieci anni le cose non sono migliorate. Al contrario. 


L'ecosistema è più minacciato che mai. 


Mentre il Protocollo di Kyoto naufraga vittima di un arrogante boicottaggio, le emissioni di biossido di carbonio, lontane dal diminuire, sono aumentate del 9%, e nel paese più inquinante del 18%! I mari e fiumi oggi sono più avvelenati del 1992; l'aria è più inquinata; 15 milioni di ettari di boschi sono devastati ogni anno, quasi quattro volte la superficie della Svizzera. È tanto insostenibile il modo di vita nei paesi sviluppati che sono i principali predatori, come negli altri. Il Nord inquina dissipando, il Sud per non morire. 


Una gran parte della popolazione del pianeta vive in condizioni critiche. 


815 milioni di affamati, 1200 milioni di persone in povertà estrema, 854 milioni di adulti analfabeti e 2400 milioni di persone senza le minime condizioni igieniche, sono una prova. 40 milioni di malati o contagiati per il virus dell'AIDS, 2 milioni di morti per tubercolosi ed 1 milione per malaria ogni anno, sono un'altra prova. 11 milioni di bambini minori di 5 anni moriranno quest'anno per cause evitabili, ciò oltre ad una prova addizionale, è un crimine. 

 

Il mondo è più ingiusto e disuguale che dieci anni fa. 


Lontano dal restringersi la breccia si è allargata. La differenza di entrate tra i paesi più ricchi ed i più poveri era di 37 volte nel 1960, circa 60 quando ci vedemmo a Rio ed è ora di 74 volte. 


Seconda domanda: chi sono i responsabili di questo stato di cose?

 

L'ordine economico e politico imposto al mondo dai potenti. Questo è non solo profondamente ingiusto, bensì, anche insostenibile.

 

Erede del colonialismo e frutto dell'imperialismo, continua privilegiando un piccolo numero di paesi che si sono sviluppati sul sudore ed il sangue dell'immensa maggioranza dei popoli del pianeta. Le sue istituzioni finanziarie internazionali e, specialmente, il Fondo Monetario Internazionale, che rispondono agli interessi dei governi di pochi paesi sviluppati, particolarmente a quello più potente, a quelle varie centinaia di transnazionali ed a quel gruppo di politici le cui campagne elettorali sono state, da quest'ultime finanziate. Per difendere questi illegittimi e minoritari interessi si sottomette alla povertà e alla disperazione la maggioranza della popolazione mondiale. 


Il Fondo Monetario Internazionale, istituzione pubblica nata dal riconoscimento esplicito del ruolo degli Stati e che dalla constatazione che il mercato non poteva risolvere i problemi, è stato, paradossalmente, lo strumento principale con il quale si impone il neoliberalismo in un mondo globalizzato. I paesi poveri - la maggioranza - hanno dovuto accettare l'infame Consenso di Washington. I ricchi e sviluppati - la minoranza - hanno potuto darsi il lusso di non attuarlo; non hanno aperto le loro economie e non hanno eliminato i sussidi. 


I paesi sottosviluppati, vittime principali di questa nuova decade persa, non hanno potuto lottare uniti per difendere i nostri diritti, non abbiamo saputo essere alleati dei milioni di lavoratori, organizzazioni non governative e degli intellettuali, che nei paesi sviluppati, chiedono  un profondo cambiamento. 

 

Terza domanda: che cosa dobbiamo fare? 


Oggi mancano due cose: volontà politica ed accesso alle risorse finanziarie. 

 

Assumendo ipoteticamente che la volontà politica germogli, come risultato di questo Vertice e della nozione che il tempo sta per scadere e che se questo nuovo Titanic affonda periremo tutti, allora la questione poggia sul fatto di garantire le risorse che permettano ai nostri paesi di ottenere finanziamento fresco, stabile e su basi concessionali e non condizionali. 


Cuba propone di ottenerlo con le seguenti modalità: 


Un'imposta per lo sviluppo di appena 0,1% alle transazioni finanziarie internazionali. Ciò genererebbe risorse per quasi 400000 milioni di $ annuali che ben amministrati dall'ONU e dal suo sistema di istituzioni potrebbero cambiare l'attuale situazione. 


Condonare immediatamente il debito estero dei paesi sottosviluppati il cui importo totale è già stato pagato più di una volta. Ciò eviterebbe ai nostri paesi di dedicare non meno di 330000 milioni di dollari annuali al pagamento degl'interessi sul debito , la quarta parte delle nostre entrate per esportazioni di beni e servizi. 


Accordare, come un passo immediato che il 50% di quello che oggi si dedica alle spese militari sia integrato in un fondo a disposizione dell'ONU per lo sviluppo sostenibile. Ciò significherebbe immediatamente quasi 400000 milioni di $, la metà di tale somma apportata da un solo paese, il più potente e ricco ed anche il più responsabile della depredazione dell'ecosistema. 


Garantire l'immediato compimento da parte dei paesi sviluppati dell'accordo di dedicare lo 0,7% del loro Prodotto Nazionale Lordo come aiuto ufficiale allo sviluppo. Ciò eleverebbe la loro contribuzione di 53000 milioni di $ nell'anno 2000 a quasi 170000 milioni nel 2003. 


Queste sono sole alcune idee. Se ad esse si sommasse la creazione  di una nuova architettura finanziaria internazionale, compresa la demolizione dell'attuale FMI e la sua sostituzione con un'istituzione pubblica internazionale che risponda agli interessi di tutti, lo sviluppo di un sistema commerciale giusto ed equo che garantisca il trattamento speciale e differenziato ai paesi sottosviluppati ed il rinvigorimento del multilateralismo e del ruolo dell'Organizzazione delle Nazioni Unite basato sul rispetto stretto della sua carta costitutiva, potremmo dire allora che è valsa la pena svolgere questo Vertice. 


Molte grazie