I bambini senza giocattoli

 

 

IGNACIO RAMONET - 30 dic. 2004

 

È abituale in quest’epoca alla fine dell’anno che si ritorni a parlare della questione dei regali per i bambini.

 

Nei nostri paesi sviluppati le tirannie pubblicitaria e commerciale hanno trasformato il piacere di fare un regalo in un obbligo autoritario dal quale quasi nessuno si può liberare. Molte famiglie  sacrificano l’essenziale e accettano di posporre spese indispensabili pur di rispettare il rito di inondare di giocattoli i minori. Uno studio recente ha rivelato che ogni casa europea spenderà in queste feste del 2004 - 2005 una somma media di 320 Euro in regali e questo significa che l'Unione Europea dei 15 (non dei 25) spenderà l’astronomica cifra di 30.000 Milioni di Euro per comprare regali.

 

Con questo denaro si potrebbero costruire per esempio 125 grandi ospedali ultramoderni in Europa o più di 30.000 dispensari medici nei paesi poveri; inoltre si potrebbero  scavare almeno 15 milioni di pozzi in Africa che darebbero acqua potabile a centinaia di milioni di persone.

 

In un mondo dove l’umanità vive con meno di due Euro al giorno e nel quale – come ha informato la FAO - 815 milioni di persone soffrono la fame ogni giorno, si potrebbe dare da mangiare ad almeno 3000 milioni di persone per almeno cinque giorni e sarebbe davvero una modo solidale di festeggiare Natale e l’anno nuovo.

Nell’oceano di miseria che caratterizza il nostro mondo i bambini sono le vittime principali.

 

L'UNICEF ha reso noto che la metà dei bambini del pianeta, ossia sei mila milioni di bambine e di bambini, soffrono per estreme privazioni dovute ai tre mali principali: la povertà, la guerra e il SIDA (AIDS).

 

Vale la pena ricordare che nove su dieci bambini che nascono oggi sono abitanti di paesi poveri e mentre noi ci disponiamo a viziare con esagerazioni i nostri pochissimi figli e ad asfissiarli con regali carissimi, tutti gli altri bambini soffrono, dice Carol Bellamy, la direttrice generale della UNICEF, di Sette Privazioni di Base: non hanno casa, non hanno servizi igienici, non hanno acqua potabile, non ricevono informazioni, non hanno assistenza medica, non hanno scuole e non hanno cibo!

 

70 milioni di bambini conoscono almeno due tra queste privazioni; uno ogni sei bambini ha fame. Uno ogni sette non è mai stato curato da un medico; uno ogni cinque non beve acqua potabile.

 

Inoltre 180 milioni di bambini lavorano come adulti nelle peggiori condizioni; centinaia di migliaia sono stati arruolati a  forza nei numerosi conflitti del pianeta, obbligati a far uso di armi e a commettere crimini sanguinosi.

 

Le bambine in questi conflitti sono costantemente violate e questo estende la propagazione del AIDS, la malattia che è responsabile già  di 15 milioni di orfani nel mondo e l’80% tra loro sono in Africa sub - sahariana. 

 

I bambini sono anche le vittime principali delle guerre e rappresentano il 45% dei 3,6 milioni di morti nei conflitti degli anni ’90.

 

Questa infernale situazione della maggioranza dei bambini nel mondo non è una fatalità perché nessuno lo può considerare normale.

 

La nostra solidarietà in questi giorni di festa nei quali il nostro affetto per i bambini è più manifesto si dovrebbe manifestare anche sostenendo le campagne  a favore dello 0,7% di ricchezza dei paesi più sviluppati, per aiutare i più sfortunati.

 

O sostenendo il proposito di creare una tassa internazionale, una IVA  planetaria e solidale per cominciare a porre fine allo scandalo della miseria!

 

Questa sì che sarebbe per la maggioranza dei bambini della terra una favoloso regalo di Natale!

 

 

(da “La ventana” il portale di La Casa de las Americas)