02/09/2004


LA STORIA DI

GIUSTINO E FABIO DI CELMO


 

Sono trascorsi ormai sette anni dalla morte di Fabio Di Celmo, giovane imprenditore italiano stroncato a 32 anni da una bomba esplosa nella hall dell’hotel Copacabana a l’Avana a mezzogiorno del 4 settembre del 1997. Ad ucciderlo fu un giovanissimo mercenario e terrorista salvadoregno di 26 anni, Raul Ernesto Cruz Leòn, che seminò di bombe la capitale cubana in quella estate piazzando cariche esplosive già in luglio negli hotel Capri e Nacional e poi due mesi dopo in altri quattro alberghi e nel famoso bar ristorante La Bodeguita del Medio nel cuore della città vecchia. Cruz Leòn fu poco dopo catturato e venne processato nel febbraio del ’99 e per due settimane il suo processo fu trasmesso in diretta dalla tv cubana affinché tutti potessero conoscere i fatti. Condannato alla pena capitale, il terrorista è tuttora detenuto nel carcere “combinado del este” alla periferia della capitale cubana. Cruz Leòn ricostruì anche, in un servizio speciale della tv cubana, tutti i suoi percorsi di attentatore bombardiere e rivelò ogni particolare dei suoi crimini, compresi i suoi mandanti, addestratori e pagatori: le organizzazioni anticastriste che hanno sede a Miami, Florida, Stati Uniti. In particolare disse che chi lo pagava (2000 dollari a bomba ) era il terrorista anticubano Luis Posada Carriles che gia nel 1976 aveva organizzato l’attentato contro un aereo di linea cubano sopra le isole Barbados che causò 78 vittime.
Abbiamo parlato con Giustino Di Celmo, il padre di Fabio, che ha 84 anni e continua a tenere viva la memoria del figlio assassinato dal terrorismo anticubano. Ecco le domande che gli abbiamo fatto.



Giustino, quando tu e tuo figlio Fabio siete giunti a Cuba ?

 

“Nel 1993, e iniziammo un'attività di forniture alberghiere per le società turistiche statali cubane. Fummo ben accolti per la nostra serietà professionale e per le oneste condizioni economiche che offrivamo.”

 

Poi cosa avvenne negli anni seguenti ?

 

“Io mi fermavo a L’Avana per brevi periodi presso l’hotel Copacabana nel quartiere di Miramar, e  mio figlio Fabio, che era rimasto entusiasta della società e della gente cubana, affittò un piccolo bilocale per periodi sempre più lunghi. Fabio, dopo il lavoro, trascorreva tutto il suo tempo libero all’hotel Copacabana divenendo una specie di animatore sportivo: c’erano piscine, campi da tennis e anche di calcio. Fabio era stato un’ottimo calciatore dilettante, a Genova, e organizzava partite a L’Avana tra la piccola colonia di italiani e i molti amici cubani”.



Quegli anni, tra il 93 e il 96, furono i più duri e difficili per l’economia cubana sull’orlo del baratro con la perdita  dell’80 per cento dei  suoi commerci dopo la caduta dell’Unione Sovietica e i paesi dell’Europa dell’Est.

 

“Sì, è vero. Anche noi nel nostro piccolo cercavamo di dare una mano, per esempio chiamando amici italiani a visitare Cuba e L’Avana. E ne vennero molti. Anche in quel 4 di settembre del 1977, quando Fabio fu ucciso, aspettava una coppia di amici italiani. Mi ricordo ogni particolare, ogni dettaglio di quel destino. Sarebbero bastati pochi secondi di differenza per salvare Fabio. Parlavo nella mia camera con lui e gli dicevo di aspettarmi, ma lui insisteva per scendere. Due minuti dopo avvenne la detonazione della maledetta bomba piazzata sotto un tavolino e la morte di mio figlio.”

 

Giustino, vicino alla porta che conduce alla piscina dell’hotel Copacabana si vede un bassorilievo col volto di Fabio e un'iscrizione in memoria di quell’atto di barbarie.

 

“Quella targa venne realizzata nel luglio del ’98 alla presenza, oltre che dei tanti amici cubani, anche dei giocatori di una squadra di calcio genovese, grandi amici di Fabio. Dopo la morte di mio figlio ho voluto realizzare tutti i sogni di quel ragazzo, e oggi a Cuba esiste un torneo di calcio intitolato a Fabio Di Celmo.”  

 

Giustino, nell’estate del 2002 hai fatto un giro di conferenze di Italia in molte città insieme alla scrittrice cubana Acela Canèr che ha scritto un libro sulla tragica vicenda di Fabio, “ Il ragazzo del Copacabana”.

 

“Sì, anche se sono un uomo anziano non mi stanco di ricordare la morte di mio figlio causata dai terroristi anticubani che sono ospitati e protetti dai governi degli Usa. C’è molta disinformazione nel mondo contro Cuba e regolarmente compaiono su molti importanti giornali, anche e soprattutto in Italia, scientifiche campagne di stampa piene di menzogne contro un piccolo paese che non fa male a nessuno che non aggredisce nessuno.”  

 

In questa estate del 2004 vai a portare la tua testimonianza anche in altri paesi.

 

"Vado in Venezuela, sempre insieme alla scrittrice Acela Canèr, a ribadire le ragioni di Cuba e a sostenere l’amicizia con quel popolo fratello. In Venezuela, in questi ultimi anni, da quando è presidente Hugo Chàvez, si sta verificando una grande e pacifica rivoluzione sociale, un esperimento di grande interesse per le popolazioni  del continente latinoamericano e per i paesi del Terzo mondo. Finalmente, per la prima volta, la ricchezza del Venezuela derivante dalla produzione del petrolio arriva anche alla maggioranza  della  povera gente che era sempre rimasta esclusa da ogni beneficio. In un anno sono state alfabetizzate quasi due milioni di persone e ci sono una quantità di progetti sociali, educativi, culturali, medici. Vado per l’amicizia tra Cuba e il Venezuela."



Ti vedo qui in una foto vicino al presidente Fidel Castro durante una grande manifestazione di piazza a L’Avana. Che occasione era ?



"E’ una foto del 2001 e si trattava del 25° anniversario della strage dell’aereo cubano fatto esplodere in volo dai terroristi di Miami nel ’76. Là, nella plaza de la revolucion, Castro mi disse che mio figlio Fabio, italiano, veniva ricordato e onorato insieme ai quasi tremila cittadini cubani uccisi dal terrorismo e dalle provocazioni da anni organizzate dall’estero  contro Cuba."
 


Questa l’intervista, di poco tempo fa, all’84 enne Giustino Di Celmo che ormai vive quasi esclusivamente a Cuba. Quando mi sono incontrato con lui a l’Avana non potevamo conoscere la notizia di domenica 29 agosto scorso. E cioè che Luis Posada Carriles, terrorista anticubano da 40 anni, era stato scarcerato dal governo di Panamà presieduto dalla signora Moscoso ed era rientrato trionfalmente a Miami in Florida.

 

Posada Carriles aveva organizzato un tentativo di omicidio con 40 chili di esplosivo contro Fidel Castro, attentato fallito al vertice latinoamericano tenutosi a Panamà nel 2000. Dopo quattro anni Posada Carriles è stato liberato e il governo panamense non ha certo accettato le legittime richieste di estradizione di Cuba, che ha rotto le relazioni diplomatiche con lo stato centroamericano mentre il Venezuela ha ritirato l’ambasciatore.

 

Posada Carriles, nella sua lunga carriera di terrorista, è stato anche l’organizzatore dell’attentato che ha ucciso Fabio Di Celmo sette anni fa, e adesso gira tranquillo e tra gli onori nella città di Miami. Proprio di fronte, a 160 chilometri di mare, a quell’hotel Copacabana dell’Avana dove c’e il piccolo bassorilievo in ricordo di Fabio Di Celmo. Una delle sue molte vittime.
 


                                                       
  MARZIO  CASTAGNEDI