La famiglia del cameraman Couso

 

 

ha denunciato RSF

 

 

J.G.Allard  - Granma Internacional 25/genn/04

 

 

Robert Menard, capo a vita della pseudo Ong Reporters senza Frontiere, può ingannare molti ma non tutti dopo la pubblicazione, il 15 gennaio, di una “relazione“ nella quale RSF discolpava i militari autori confessi dell’assassinio in Iraq del cameraman spagnolo José Couso. La famiglia del reporter ha  fatto pubblicare una nota stampa a Madrid, il 16 gennaio, sostenendo la  condanna della  presunta “investigazione” e chiedendo a RSF di ritirarsi immediatamente dalla querela.

 

La famiglia ha denunciato presso  il Tribunale Nazionale i tre soldati nordamericani implicati nella sparatoria contro l’Hotel Palestina di Baghdad, sparatoria che provocò la morte di Couso.

 

Nel loro messaggio a RSF i  familiari  spiegano di aver preso questa decisione dopo un’analisi della relazione presentata,  nella quale si negano le responsabilità dei soldati identificati e si scarica la responsabilità su persone non identificate.

 

Per la famiglia le conclusioni di RSF sono adeguate per esercitare la difesa degli accusati a non per continuare nell’accusa popolare. I parenti di Causo segnalano anche le irregolarità e la mancanza di rigore nell’elaborazione di una relazione che non considera le testimonianze dei giornalisti presenti nell’ hotel Palestina, ma solo di tre giornalisti al seguito delle forze statunitensi, ponendo dati sbagliati e contraddizioni. Inoltre la famiglia di Couso sottolinea la mancanza di sensibilità di RSF che ha elaborato una relazione nella quale si gradisce la collaborazione dei militari accusati dell’assassino, un crimine di guerra, nella querela.

 

La relazione di RSF è stata firmata da un giornalista, Jean Paul Mari, amico del colonnello Philip de Camp, un militare che ha riconosciuto le sue implicazioni nell’attacco e nella morte dei giornalisti nell’ Hotel Palestina e si appoggia sulla testimonianza di tre giornalisti vincolati alle forze nordamericane, tutti statunitensi. Uno di loro, Chris Tomlison, ha lavorato nei servizi di sicurezza dell’esercito degli USA  per più di sette anni.  Nessuno dei giornalisti spagnoli che erano presenti nell’ Hotel Palestina è stato consultato per l’elaborazione del documento, sottolinea il messaggio della famiglia di Couso.

 

La relazione riporta molti errori, contraddizioni e irregolarità, riferendo importanti dati come la situazione delle abitazioni dell’ hotel, il luogo dell’impatto dei proiettili, l’ubicazione dei testimoni, etc.  Appare come una decisa mancanza di delicatezza la biografia “così umana” che si fa degli assassini, aggiunge questo messaggio che è stato però ignorato da tutta “la stampa libera” internazionale.

 

RSF aveva chiesto di aderire alla querela presentata dalla famiglia il 27 maggio del 2003 contro i responsabili della morte di José Couso, ma la famiglia ha proibito nel modo più assoluto questa intromissione considerata assolutamente incoerente e contraddittoria.