Il Signor Bush e la Sicurezza Sociale cubana

 

 

WALKIRIA FIGUEROA ENRÍQUEZ, 3/nov/04

Josefa ha 59 anni ed è pensionata; Mario lavora nell'industria dello zucchero e riceve il suo salario per studiare all'Università; Julia sta usufruendo della licenza di maternità; Caridad percepisce un reddito per seguire suo figlio, affetto da una grave disabilità... Loro e molti altri cubani beneficiano della Sicurezza ed Assistenza sociale che l'anno passato ha destinato più di due miliardi di pesos a queste problematiche.

 

La Sicurezza Sociale a Cuba non si limita ad erogare pensioni e prestazioni, ma sta sperimentando cambiamenti che vanno di pari passo con l'approfondimento del lavoro sociale e della lotta costante per conseguire una piena giustizia sociale per tutti.

 

Ma il presidente statunitense George W. Bush, che pretende illuminare con la mitraglia "qualsiasi oscuro angolo del mondo", ha un piano "per aiutare una Cuba Libera" che curiosamente non comprende la prestazione dell'assistenza sociale ai pensionati, alle donne in stato interessante, ai disabili né agli altri settori di popolazione gelosamente protetti dallo Stato cubano.

 

Javier Rodríguez, consigliere del Ministro del Lavoro e della Sicurezza Sociale, ha spiegato che l'ottemperanza alla Convenzione 122 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) sulla Politica dell'Impiego, ratificata da Cuba, è sistematicamente ostacolata dalla demenziale guerra economica imposta dal vicino del Nord.

 

Le sue negative conseguenze sullo sviluppo economico, l'ottenimento di crediti da parte degli organismi finanziari internazionali e gli investimenti stranieri, rendono difficile la creazione di posti di lavoro, danneggiando la sicurezza economica e la protezione sociale di 11 milioni di cubani.

 

"Il blocco", afferma Rodríguez, "rende impossibile l'accesso a prezzi favorevoli alle tecnologie con alti livelli di sicurezza, necessarie per garantire la protezione e la salute dei lavoratori; limita l'acquisto di materiali e macchinari per la produzione di equipaggiamenti atti alla protezione personale, destinati alla prevenzione di incidenti e malattie professionali; impedisce l'accesso alla letteratura tecnico-scientifica ed alle regolamentazioni; frappone ostacoli alla formazione scientifica di professionisti cubani in prestigiose istituzioni statunitensi.

 

Con le sue 98 pagine e 100 raccomandazioni, il secondo capitolo del piano di Bush, denominato Affrontare le necessità umane basilari nei campi della salute, dell'educazione e dei servizi sociali, rivela apertamente i torbidi propositi rispetto a Cuba dell'Amministrazione USA e della mafia terrorista sua alleata.

 

Lo dicono chiaramente: "L'economia cubana ed il bilancio del Governo dopo la transizione non saranno in grado di sostenere il livello immeritato ed i lassisti criteri di eleggibilità permessi dal sistema comunista". Il Governo di "transizione" che l'imperialismo yankee imporrebbe a Cuba cesserebbe di erogare i più di due miliardi di pesos che lo Stato rivoluzionario dedica attualmente alla Sicurezza Sociale ed i 580 milioni di pesos destinati all'Assistenza Sociale.

 

"Si tratta", puntualizza lo specialista, "di smontare tutto il sistema di protezione sociale cubano, strutturato sulla base di principi socialisti e solidali, trasformandolo da diritto del popolo a servizio a pagamento per chi se lo possa permettere, come succede nella maggior parte dei paesi che hanno attuato riforme neoliberiste. Detto in buon cubano, si tratterebbe del 'si salvi chi può' per i nostri lavoratori e le loro famiglie, per i pensionati".

 

Un'altra delle misure proposte dalla commissione di Bush è quella di lavorare "con istituzioni caritatevoli e chiese, per trovare soluzioni che diano accesso ai servizi medici di base e ad altri servizi sociali a livello di comunità ai cubani della terza età".

 

"La 'Cuba Libera' di Bush", aggiunge il consigliere, "eliminerebbe tutto il sistema sanitario di base, confischerebbe i consultori del Medico di Famiglia, privatizzerebbe policlinici, ospedali e Focolari degli Anziani; venderebbe le Case dell'Anziano ed i mercati comunitari; smantellerebbe l'infrastruttura di sostegno alla terza età e metterebbe la loro sorte in mano ad una 'carità' non tanto divina".

 

"Ciò significa", continua Rodríguez, "che l'anziano iperteso di Porto Padre non potrà misurarsi giornalmente e gratuitamente la pressione nel suo ambulatorio medico; né la nonnina del Cerro potrà partecipare alle sue sessioni di fisioterapia nel rinnovato policlinico di Monte, mentre i gruppi di assistenza geriatrica scomparirebbero in quanto antieconomici. Forse la 'transizione' concederebbe un piccolo spazio per strada, un piattino ed un cartello con su scritto: Mi hanno abbandonato, aiutatemi."

 

Dopo la "discussione" sulla "riforma" della nostra sicurezza sociale ed aver ascoltato l'opinione di alcuni mafiosi della Florida, la commissione ha deciso di raccomandare "l'aumento del minimo delle pensioni conformemente all'indice dei prezzi dei prodotti". Dal momento che questa misura potrebbe essere considerata "giusta" - e quel che è peggio "solidale e socialista" - è stata decisa l'aggiunta di una postilla per evitare il cattivo esempio: "Considerando il finanziamento della transizione, attraverso la vendita delle proprietà dello Stato"; in parole povere, vendo le proprietà del popolo e con questo denaro aumento un pochino le pensioni. "Cinismo? Svergognatezza? Oscenità? O, per meglio dire, pornografia politica?", ha precisato Rodríguez.

 

"Cosa può offrire al popolo cubano Bush, che si è opposto all'aumento salariale dei soldati schierati in Iraq, ha messo il veto all'assegnazione di un miliardo di dollari per l'assistenza ai reduci di guerra statunitensi ed ha praticato numerosi tagli a Medicare e ad altri programmi sociali dei quali beneficiavano le persone anziane negli USA?

 

La sicurezza sociale negli USA oggi

 

45 milioni di persone (15,6% della popolazione) non godono della sicurezza di prestazioni sanitarie o protezione in caso di malattie gravi.

 

Più di 15 milioni di persone lavorano a tempo parziale, determinato e senza i benefici della sicurezza sociale.

 

12 milioni di poveri soffrono di fame cronica e malnutrizione.

 

2 milioni di persone non hanno domicilio e vivono in strada.

 

Più di 7 milioni di persone sono disoccupate; 6 milioni sono occupate a tempo determinato.