Tavola rotonda informativa sui gravi fatti avvenuti in Venezuela, effettuata negli studi della televisione cubana

12 aprile 2002

“Anno degli Eroi Prigionieri dell’Impero”.  

           Randy Alonso.Buona sera, cari telespettatori e radioascoltatori.

            Cubavisión , Radio Rebelde, e Radio Habana Cuba cominceranno a trasmettere la tavola rotonda informativa sui gravi fatti avvenuti in Venezuela e che provocarono il rovesciamento e l’arresto, da parte delle forze armate controrivoluzionarie, del presidente costituzionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo Chávez Frías.

            Per questo mi accompagnano questa sera un gruppo di compagni tra cui: Rogelio Polanco, direttore del giornale Juventud Rebelde; Juana Carrasco, capo della Redazione Intenazionale, del giornale Juventud Rebelde; Lázaro Barredo, giornalista di Trabajadores, ed Eduardo Dimas, opinionista internazionale del Sistema Informativo della Televisione Cubana.

        

            All’alba di venerdì, e dopo una giornata di gravi disturbi nella capitale, come informavano oggi i nostri sistemi informativi, le forze controrivoluzionarie riuscirono a rovesciare il Presidente Hugo Chávez.  La cupola degli imprenditori della Fedecamaras e l’illegale direzione della Centrale dei Lavoratori del Venezuela avevano promosso durante la giornata di ieri gravi e provocatori atti di violenza contro il palazzo di governo, nel momento in cui Chávez si rivolgeva alla nazione.  Membri dell’opposizione spararono contro la Guardia Nazionale e contro simpatizzanti del processo bolivariano, pochi minuti dopo che Chávez denunciasse il carattere insurrezionale dello sciopero generale illimitato decretato da ambedue gli enti con l’appoggio di media privati.

            Questi fatti sono stati seguiti dalla stampa internazionale, molto ben manipolati dalla stampa e dai mezzi di comunicazione venezuelani, e si sono convertiti nel centro di attenzione dell’opinione pubblica mondiale.

            Un golpe controrivoluzionario ha fatto cadere il governo del Presidente Chávez.

            Nel pomeriggio d'oggi il nostro ministro degli Esteri, il compagno Felipe Pérez Roque, ha offerto importanti dichiarazioni nella sede del nostro Ministero davanti a giornalisti nazionali e internazionali accreditati nel nostro paese.

            Vi propongo di cominciare la nostra tavola rotonda informativa con le dichiarazioni fatte dal nostro Ministro nel pomeriggio di oggi.

          link alla conferenza di Felipe Perez Roque

          

            Randy Alonso.Queste furono le dichiarazioni del nostro Ministro Felipe Pérez nell'odierno pomeriggio, sui gravi fatti che sono avvenuti ieri nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, dove forze controrivoluzionarie dell’imprenditoria della destra venezuelana, un’illegale Centrale di Lavoratori di questo paese ed i mezzi di comunicazione si allearono in un tentativo che, alla fine, riuscì a rovesciare il Presidente Hugo Chávez, il governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela e che portò alla partecipazione diretta dei generali delle forze armate al governo di quel paese.

            Ci sono vari episodi interessanti negli avvenimenti che culminarono ieri con caduta del presidente Hugo Chávez.            Io vi propongo di delimitare le forze principali che hanno partecipato ieri a questi gravi fatti e alcuni dei precedenti che portarono ai fatti di ieri.  A ciò si riferirà Eduardo Dimas.  

            Eduardo Dimas.Grazie Randy. Effettivamente lo scorso 6 aprile la direzione illegale della Confederazione dei Lavoratori del Venezuela, insieme alla cupola degli imprenditori, cioè ai settori della borghesia e dell’oligarchia venezuelana, raggruppati in Fedecamaras, annunciarono uno sciopero di 24 ore in favore dei dirigenti di Petróleos de Venezuela S.A., cioè, dirigenti che erano stati mandati in pensione, dirigenti che erano stati licenziati come risultato della loro opposizione alla nuova direzione designata dal governo.  Ricordiamo che Petróleos de Venezuela è un ente statale. Come si può vedere già in quest’unione, nell’unione della direzione illegale della Confederazione di Lavoratori del Venezuela e della Fedecamaras abbiamo un elemento importante: l’aristocrazia operaia si unisce alla borghesia per fare uno sciopero.  Il 9 aprile viene fatto questo sciopero che colpisce in maggior o minor misura differenti settori del paese; nonostante ciò, la stampa segnalava che nessuno dei settori economici del paese era stato danneggiato oltre il 40%, e la cupola sindacale e la cupola degli imprenditori decisero una proroga dello sciopero per altre 48 ore.

            Il 10 aprile, la Confederazione del Lavoro e la cupola degli imprenditori annunciano che lo sciopero generale sarebbe illimitato e questa è l’origine dei fatti; le manifestazioni che  hanno luogo in seguito e che concludono con il rovesciamento, attraverso un colpo di stato, del Presidente Hugo Chávez. Bisognerebbe considerare che i precedenti del processo contro la Rivoluzione Bolivariana e contro il Presidente Chávez risalgono allo stesso momento in cui Hugo Chávez assume la presidenza, dopo le prime elezioni, e realizza tutta una serie di riforme, un cambio della Costituzione e nuove elezioni in cui venne eletto Presidente.  E toglie dal potere, sbanca i partiti tradizionali venezuelani, come Azione Democratica e COPEI, che si erano alternati per 40 anni nel potere, e alla fine l’unica cosa che avevano fatto era far piombare nella miseria l'80% della popolazione di una delle nazioni più ricche dell’America Latina.

            Bisogna anche ricordare che il processo che conduce a questa situazione, questo processo di destabilizzazione che svilupparono questi settori, ha vari elementi che sono stati utilizzati in altri luoghi – tra cui voglio ricordare il Cile di Allende – uno di questi è la decapitalizzazione: tra il 1999 e il 2001, più di 23 miliardi di dollari vennero espatriati dal Venezuela, proprio da questi settori della borghesia nazionale e da investitori stranieri; una ostile e sistematica campagna di stampa giornalistica attraverso tutte le reti della televisione, la radio, i giornali; la ricerca di conflitti del lavoro e sociali, manifestazioni di provocazione, menzogne, balle, infine tutti  i meccanismi che ha utilizzato la reazione da quando il mondo è mondo.  Dopo questo si crea la situazione che condurrà più tardi ai fatti che hanno luogo a partire dal 9 aprile.  Tutto ciò ebbe un momento importante, il 1º dicembre dello scorso anno, quando si convocò uno sciopero di 12 ore da parte della cupola degli imprenditori.

            Per tanto, ciò che stiamo vedendo oggi è il risultato di una campagna che sviluppò la borghesia e la oligarchia nazionale venezuelana, con l’aiuto dei partiti che erano stati sbancati del potere e con l’aiuto di settori dell’aristocrazia operaia e dei sindacati venduti, sindacati illegali che portarono alla situazione di ieri.

            Randy Alonso.Credo che i precedenti spiegati da Dimas siano utili per capire tutti questi fatti che da martedì scorso hanno luogo in Venezuela: uno sciopero generale fallito nel suo primo giorno, esteso per 24 ore e poi illimitatamente da questo insieme di forze controrivoluzionarie integrate dalla cupola degli imprenditori, da sindacati illegali e da mezzi di diffusione che svolsero un ruolo importantissimo in questo golpe, appoggiato anche dall’esercito, dalle Forze Armate del Venezuela.             Fu una provocazione ben ordita che ha avuto varie manifestazioni e scioperi convocati da dicembre dalla suddetta unione di forze controrivoluzionarie; in dicembre, gennaio, febbraio, vennero convocate diverse manifestazioni dalle suddette forze per ostacolare il processo bolivariano e che ebbe la sua espressione più perfetta, potremmo chiamarla così, in questi tre gironi, specialmente nella giornata di ieri, in cui diventò una provocazione estrema che condusse al colpo di Stato. Sulla provocazione e sulla denuncia che il Presidente Chávez fece nel pomeriggio di ieri, in una trasmissione a tutte le reti televisivi  del paese, ci parla il compagno Rogelio Polanco.

             Rogelio Polanco.Nel pomeriggio di ieri alle 15:45, il Presidente Chávez convoca le reti della televisione, perché trasmettano in catena un suo discorso alla nazione, per spiegare la situazione in cui si trovava il paese.  In questo momento il Presidente Chávez denuncia molto chiaramente, molto enfaticamente, che la cospirazione aperta e sfacciata in atto ha il fine di istigare alla violenza settori della popolazione per raggiungere lo scopo di creare una situazione di instabilità nel paese. Il Presidente Chávez denuncia la partecipazione dei mezzi di diffusione in quella che chiamò un’insurrezione mediatica, che lanciavano appello perché i manifestanti e gli scioperanti avanzassero verso il Palazzo di Governo, verso il Palacio de Miraflores, convocati, come già abbiamo detto, da questa cupola degli imprenditori e dall’illegale Centrale di Lavoratori.         Lo stesso Chávez disse allora che queste reti televisive trasmettevano alla popolazioni falsi rumori, menzogne, incluso la notizia che egli era detenuto.  Nello stesso intervento del pomeriggio, Chávez deve dire l’ora in cui sta facendo il discorso, deve dire che è in diretta, perché tra i rumori c'era quello secondo cui quello era un intervento registrato. Alcune di queste reti, durante la suddetta trasmissione in catena, smettono di trasmettere le immagini e la voce di Chávez e dividendo lo schermo cominciano a trasmettere i disturbi, le gravi provocazioni che stavano avvenendo di fronte o vicino al Palazzo del Governo. Chávez annunciò in quello stesso intervento la chiusura a tempo indeterminato di tre canali della televisione che avevano istigato questa violenza: Radio Caracas Televisión, Venevisión e RTM. La realtà è che queste forze che erano state istigate ad andare verso il palazzo erano accompagnate da poliziotti vestiti da civili, appartenevano alla Polizia Metropolitana che era subordinata al Sindaco di Caracas, Alfredo Peña, un acerrimo oppositore di Chávez.

            Randy Alonso.Che tradì la Rivoluzione Bolivariana.

            Rogelio Polanco. – Tradì la Rivoluzione Bolivariana, uno dei controrivoluzionari che si è mantenuto attivamente contrario al processo bolivariano.  Molti mezzi, non quelli della televisione venezuelana, pubblicarono dichiarazioni di alcuni dirigenti del governo di Chávez a fonti alternative, ho qui alcune di esse in La Jornada, secondo cui “in quel momento erano appostati a solo 200 metri dal Palazzo Presidenziale alcuni franchi tiratori appartenenti a questa Polizia Metropolitana che avevano cominciato a sparare su una manifestazione in appoggio a Chávez”.  Sto leggendo l’articolo apparso oggi nel giornale La Jornada che dice inoltre: “Juan Vicente Gómez, della rete bolivariana, dichiarò a La Jornada che i poliziotti del Comune di Caracas, a carico dell’oppositore Alfredo Peña, agirono contro i simpatizzanti di Chávez, che i franco tiratori appartenevano ai gruppi di cospirazione.”  “Da Miraflores fonti del governo dissero che un gruppo di poliziotti vestiti da civili, si presentarono a consegnare le loro armi e denunciarono che furono forzati a sparare sui civili.” Si parla anche di gruppi dell’estrema sinistra che erano stati convocati dalla cupola degli imprenditori e che alcuni di essi provocarono le guardie nazionali che stavano custodendo il perimetro del Palazzo del Governo. A partire da ciò si produce uno scambio di spari che provoca la morte di oltre 10 persone; alcune fonti parlano di 15 persone, si parla di più di 100 feriti, alcune fonti dicono che i feriti sarebbero 300.   Erano le morti  che  i manipolatori ed i golpisti necessitavano come pretesto per consumare il loro golpe; i morti erano anche necessari per manipolare la situazione in cui si trovavano e provocare i fatti che sopravvennero.             Credo che la denuncia di Chávez, fatta nel pomeriggio, fu molto chiara, però sfortunatamente ci fu una cospirazione totale per impedire che si conoscesse la verità su ciò che stava accadendo in quel momento nel paese.

            Randy Alonso.Polanco, precisamente nel giornale messicano La Jornada, oggi, in un articolo della giornalista Estela Calloni, molto conosciuta nel nostro continente, si parla di un golpe stile Pinochet e dice che “una fonte del Movimento Quinta Repubblica, consultata da La Jornada, puntualizzò che ciò che accadde fu un scambio di spari tra alcuni settori della Polizia Metropolitana – quella del sindaco Alfredo Peña – contro la guardia presidenziale a cui il Presidente aveva ordinato di mantenersi nella zona per proteggere i suoi sostenitori e impedire uno scontro. “Riferì che tra i 10 morti, 6 erano sostenitori di Chávez e la grande maggioranza dei feriti sono anch'essi manifestanti favorevoli al governo. "La stessa fonte disse che fu un tentativo promosso dagli Stati Uniti, dalla gente di Carlos Andrés Pérez e la sua vecchia struttura militare, responsabile del Caracazo, dal sindaco Alfredo Peña, da cui dipende la Polizia Metropolitana, così come da altri settori che negli ultimi tempi hanno realizzato prolungate visite in territorio statunitense, come Alberto Franquechi, responsabile dell’assassinio di Alberto Lobera e di altre vittime negli anni sessanta.”

            La Jornada continua dicendo che “secondo la fonte di Quinta Repubblica si è tentato un golpe simile a quello di Pinochet che abbatté Salvador Allende nel 1973, come si dimostra dalla paralisi di alcuni settori economici e dalla mobilitazione di settori pubblici per le strade con grande diffusione attraverso i mass media.  ”Gli stessi avvenimenti fecero sì che alle 03:15 di venerdì, secondo quanto commentano le agenzie, l’ispettore generale delle Forze Armate, generale Lucas Rincón Romero facesse una dichiarazione in conferenza stampa in cui si annunciava che “i membri dell’alto commando militare deplorano i lamentevoli fatti accaduti giovedì nella capitale e di fronte ad essi si è sollecitata la rinuncia del Presidente della Repubblica, il quale ha accettato di dimettersi”. Lo steso Rincón durante il pomeriggio aveva detto ai mezzi di comunicazione che le Forze Armate Venezuelane appoggiavano l’ordine costituzionale, e che erano contrarie alla violenza contro l’ordine costituzionale e che le forze armate appoggiavano il governo costituzionalmente eletto; nonostante ciò, alle 03:15 è lo stesso generale Lucas Rincón Romero a fare queste dichiarazioni e dice che: “a partire da questo momento le nostre cariche restano all’ordine, aggiunse Rincon, ispettore generale delle Forze Armate nel forte Tiuna, principale fortezza militare di Caracas.”

            Ebbene, questo generale delle Forze Armate Venezuelane dava per certo che il presidente Chávez avesse accettato di dimettersi. Altri mezzi dicevano che “il presidente venezuelano Hugo Chávez era detenuto nel forte Tiuna, principale fortezza militare di Caracas, dove entrò alle 04:07 ora locale, secondo quanto informò il comandante generale dell’esercito Efrain Vásquez. Il generale disse ai giornalisti che: ‘Chávez resterà per il momento nel forte di Tiuna, a sud della capitale, sotto la custodia militare, fino a quando si troverà un luogo di reclusione più appropriato.  Poi disse che: “forse Chávez sarà trasferito nei prossimi giorni nel carcere militare di Ramo Verde, nella città di Los Teques, 25 chilometri a sud di Caracas’”.

            Secondo un’agenzia di AFP, l’ex governante venezuelano uscì alle 03:50 ora locale, dal Palazzo di Miraflores, sede del governo, scortato dall’esercito venezuelano, verso il forte Tiuna, dove arrivò 17 minuti più tardi.  “Camminava serio, con lo sguardo fisso in avanti”, vestito con la sua divisa militare, secondo Globovisión.  Le ultime informazioni dicono che il presidente Chávez si trova nel forte militare di Tiuna, anche se non ha contatti con l’esterno e non esiste possibilità di ricevere conferma sulle condizioni in cui si trova il Presidente costituzionale venezuelano, rovesciato, con l'aiuto di alcuni settori delle forze armate, da questo golpe controrivoluzionario contro il suo governo costituzionale.

            Noi, alle 11:00 di oggi, dopo le notizie che pervenivano dai mass media venezuelani con la distorsione dei fatti accaduti in questo paese, ci siamo comunicati telefonicamente con María Gabriela Chávez, figlia del presiedente Hugo Chávez, e lei ha fatto una denuncia pubblica, che voglio farvi ascoltare questa sera.

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            Randy Alonso.Siamo in comunicazione con María Gabriela Chávez, figlia del Presidente costituzionale della Repubblica Bolivariana, Hugo Chávez Frías, rovesciato dalle forze controrivoluzionarie nelle ultime ore in questo paese.  Il popolo cubano continua a seguire costernato le notizie che arrivano dal Venezuela; stiamo seguendo i mezzi venezuelani, che sono stati partecipanti diretti di questo complotto contro l’ordine costituzionale venezuelano e contro il presidente Hugo Chávez e la Rivoluzione Bolivariana; i mezzi venezuelani hanno diffuso la notizia della rinuncia del presidente Chávez.             Abbiamo l’opportunità di conversare con María Gabriela Chávez, figlia del presidente Chávez.  E vorrei, María Gabriela, oltre a trasmetterti il saluto di tutto il nostro popolo, che tu ci racconti qual è la verità sui gravi fatti che sono avvenuti nelle ultime ore nel tuo paese.

            María Gabriela Chavez.Prima di tutto un saluto al popolo cubano. Due ore fa siamo riusciti a comunicare con mio papà, ci chiamò per telefono e ci chiese, per favore, di comunicare al mondo intero che lui non ha rinunciato, che lui non ha mai firmato un decreto presidenziale dove destituisce il vicepresidente Diosdado Cabello e nemmeno lui ha rinunciato. Semplicemente, alcuni militari  lo arrestarono e lo portarono al forte Tiuna, nella sede del Comando Generale dell’esercito dove in questo momento si trova detenuto nel reggimento della polizia militare nel forte Tiuna; lo mantengono completamente isolato, solo gli permisero di parlare con  noi, i suoi figli. Ci ha chiesto di cercare avvocati, di parlare con gli amici, con i familiari, per esigere il rispetto dei suoi diritti e per poterlo vedere perché di fatto non sapeva quando avremmo potuto parlare di nuovo.

            Randy Alonso.Questo successe circa due ore fa?

            María Gabriela Chávez.Sì, due ore fa alle 09:00.

            Randy Alonso. – E dopo questa comunicazione non ha avuto più notizie?

           María Gabriela Chávez.No. Io gli chiesi: “Papà quando possiamo parlare con te? Mi disse: “No, mio amore, adesso voi dovete aiutarmi, dovete trovare avvocati, dovete fare pressione e comunicare a tutti che sono prigioniero, che sono un Presidente prigioniero” – proprio così mi ha detto – “ e che in nessun momento io ho rinunciato.” Dopo aver parlato con mio papà, mi misi in contatto con il vicepresidente Diosdado Cabello, con tutti i deputati della Quinta Repubblica, parlai anche con Juan Barreto, un deputato di Quinta Repubblica; è nascosto, perché lo stanno cercando, come stanno cercando Freddy Bernal; l’ex direttore della DISIP è sequestrato; il Procuratore Generale della Repubblica anche lui  è detenuto, ciò non è stato detto da nessun mezzo di diffusione. La cosa più importante è che nella realtà lui non ha mai rinunciato; semplicemente c’è stato un colpo di stato che vogliono nascondere con un'ipotetica rinuncia.

            Randy Alonso.Per noi queste notizie sono molto importanti, María Gabriela, perché  abbiamo seguito le notizie dei mass media e non c’è nessuna informazione sul recapito reale delle autorità venezuelane, e la notizia della rinuncia del Presidente Chavez è stata molto diffusa. Credo sia un’informazione molto importante per il nostro popolo, se vuoi aggiungere altri elementi su questa situazione.

            María Gabriela Chávez.Lui mi ha chiesto anche di comunicarlo a voi e al mondo.  Diosdado Cabello mi disse di chiedere a voi, per favore, di denunciare all’OSA, al G-77 e a tutti gli organismi internazionali la situazione attuale.  È una dittatura di estrema destra quella che si è instaurata qui nel paese e lo vogliono nascondere con un'ipotetica rinuncia.  Tutto quanto dicono i media è una bugia, stanno cercando tutti coloro che simpatizzano con il governo per arrestarli e tutti sono nascosti.

            Randy Alonso.María Gabriela, in mezzo a questa difficile situazione, vorrei anche sapere come sta la famiglia, come stanno i tuoi fratelli, la tua piccola figlia.

            María Gabriela Chávez.Siamo anche noi nascosti; adesso stiamo bene, più tranquilli, adesso siamo insieme.  Qui con me c’è mio fratello Hugo, mia sorella Rosa, anche mia figlia; siamo più tranquilli ed abbiamo fede che ci sarà una soluzione, e dobbiamo aiutare mio papà in tutto ciò.

            Randy Alonso.- Vorrei trasmetterti in nome del nostro popolo l’affetto, l’ammirazione del nostro popolo per tutti voi, per la tua famiglia, esprimere il nostro cordoglio per i fatti accaduti; però sappiate anche che avete molti fratelli nel popolo cubano, che siamo con voi in queste gravi ore del vostro paese e che potete contare sul nostro popolo, su di noi, per tutto quanto ne abbiate bisogno, che la televisione e la radio cubana sono aperte per denunciare, per seguire i fatti e che cercheremo di essere in contatto ogni volta che sia possibile.

            María Gabriela Chávez. Io vi parlo dal mio cellulare, lo tengo sempre con me, mi potete chiamare a qualunque ora, per qualunque cosa; è più facile che tu mi chiami perché io non so come chiamarvi, qualunque cosa che vogliate sapere io vi manterrò informati.  Non abbiamo nessun problema.  Per mio papà farei qualunque cosa.  Anche noi vi vogliamo bene, vogliamo bene a tutto il popolo cubano. Grazie per questo appoggio.

            Randy Alonso..- Sappiate che qui avete molti fratelli e che saremo con voi in questa battaglia per la verità.

            María Gabriela Chávez.Grazi mille, lo sappiamo.

            Randy Alonso.- Dalle notizie giunteci si conosce che è stato instaurato il nuovo governo de facto venezuelano, a capo di cui c’è il Presidente di Fedecamaras e che, inoltre, ha decretato, come governo transitorio del Venezuela, secondo l'agenzia AFP, la riorganizzazione dei poteri pubblici, e per concretarlo decretò anche la destituzione del Presidente e di tutti i magistrati del Tribunale Supremo d Giustizia. In tutto ciò che è accaduto nelle ultime ore, e specialmente nelle giornate di ieri e di oggi, un ruolo fondamentale lo ha svolto l’organizzazione che dirige l'attuale presidente de facto del Venezuela, il signor Carmona.             Credo che il ruolo della reazionaria cupola degli imprenditori venezuelani merita anche l’analisi di questa tavola rotonda. Lázaro Barredo, può parlare su questo tema.  

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            Lázaro Barredo. – Sí Randy, tu sai che oggi nell'insediamento di Carmona, c’erano tutti i direttivi di Fedecamaras.  Fedecamaras è la federazione degli imprenditori più vincolati alle imprese trasnazionali in Venezuela; cioè la gente che più interessi ha e sono coloro che hanno avuto a che vedere con tutta la crisi istituzionale per la quale dovette attraversare il governo del Presidente Hugo Chávez. Oggi tutti questi imprenditori gridavano “democrazia” mentre si faceva conoscere il decreto che aboliva il Parlamento eletto nelle elezioni democratiche; il carattere bolivariano della rivoluzione, approvato in un referendum popolare, e si destituivano i magistrati, il Presidente, il Vicepresidente della Repubblica, il Procuratore Generale e tutte le figure elette democraticamente nel processo possibilmente più democratico che ci sia mai stato in tutta l’America Latina negli ultimi 50 anni, perché furono autorità elette doppiamente, nella votazione popolare più alta registrata, per lo meno negli ultimi 50 anni.  Il Presidente Chávez si sottopose due volte al processo elettorale e si sottopose anche la Costituzione della Repubblica Bolivariana a un processo di referendum popolare.  E "i grandi democratici", che avevano in questa costituzione tutti i meccanismi per far fronte a un presidente, dimostrarono la rivincita della controrivoluzione, la loro sete di vendetta, che incomincia ora realmente, e misero in pratica la violenza per dare il colpo finale alla Rivoluzione Bolivariana.

            Fedecamaras, il settore imprenditoriale si oppose permanentemente ai principali accordi della Rivoluzione Bolivariana, però l’anno scorso, dopo che il 13 novembre l’Assemblea Nazionale, il Parlamento, ratificò, mediante una legge, al presidente Chávez le facoltà per elaborare esecutivamente un insieme di leggi, 49 progetti di leggi, che risolvevano la Legge della Riforma Agraria, i problemi della pesca, attendevano il problema degli idrocarburi, stabilivano imposte a trasnazionali petroliere in Venezuela, infine, attenuavano la critica situazione democratica e sociale che c'era in questo paese, un paese immensamente ricco, che la Rivoluzione Bolivariana ereditò con più dell’85% della popolazione sotto il livello di povertà, queste leggi cercavano di mettere in pratica una politica di giustizia sociale, e questo fu ciò che fece andare su tutte le furie i direttivi di questa federazione di imprenditori, molto ricchi, del Venezuela, capeggiati da questo signor Pedro Carmona Estanga, che è dirigente di un’impresa di prodotti chimici – fu diplomatico, un uomo cui piace molto andare a sciare nelle Alpi e godere molto della dolce vita, come grande imprenditore, alieno agli interessi popolari –  imprenditori che mai si pronunciarono contro i fatti del Caracazo, dove ci furono più di 1000 morti, come nemmeno si pronunciarono i militari, né nessuna altra forza politica venezuelana coinvolta in quei tragici fatti; però questa gente decise di affrontare Hugo Chávez e convocarono per il 10 dicembre, per la prima volta nella storia del Venezuela, uno sciopero degli imprenditori.

            Non era mai successo prima, nemmeno nella dittatura di Marcos Pérez Jiménez, o di Juan Vicente Gómez, nemmeno agli inizi del secolo XX, quando furono detenuti dal governo del generale Cipriano Castro i grandi banchieri, perché si negavano a prestare denaro allo stato, mai il settore degli imprenditori venezuelani fece sciopero; nonostante ciò, è stato adesso, nell’ambito di questa opposizione alle leggi rivoluzionarie, che convocano la gente alla violenza, ai meccanismi destabilizzatori del paese, ovviamente, con l’appoggio straniero, come già è stato denunciato, con l’approvazione di determinate autorità, come il governo degli Stati Uniti.  Più tardi, quando parleremo dei militari, si potrà vedere la partecipazione della CIA e di altri elementi che istigarono a sollevarsi contro il Presidente Chávez.

            Considerando tale precedenti, il presidente Chávez ordinò di mettere ordine nel PDVSA, che è l’impresa di petrolio più importante del paese e si unirono allora le persone del PDVSA, la cupola che era stata rimossa per ordine del presidente Chávez, si unì a una determinata aristocrazia operaia, alleata della controrivoluzione, si allearono con Fedecamaras e con altri settori e crearono, allora, tutto il sistema di scioperi e di interruzioni che hanno tentato di destabilizzare in questi giorni il Venezuela e che organizzarono e guidarono la manifestazione di ieri che, come abbiamo visto, e come diceva Polanco, e come disse ieri il presidente Hugo Chávez, avvertendo dalla televisione, poteva creare un problema sociale, uno scontro con le forze bolivariane che ormai da diversi giorni custodivano il Palacio de Miraflores e, tuttavia, questo signor Pedro Carmona istigò la marcia verso Miraflrores, e istigò alla violenza con i risultati che conosciamo.

            Randy Alonso.- Carmona che oggi si è autoproclamato presidente de facto del Venezuela.

            Lázaro Barredo.- E che dice che sarà 365 giorni al potere.  Bisognerà vedere realmente che cosa succederà.  Inoltre è stata la figura pubblica, potremmo quasi dire, di tutta questa cospirazione controrivoluzionaria contro il presidente Hugo Chávez. Oggi vediamo che i mezzi di comunicazione, come dicevo, hanno svolto un ruolo grandissimo dentro tutta questa cospirazione contro la Rivoluzione Bolivariana e uno dei canali della televisione diceva:"Guardate la reazione del popolo, ai fatti avvenuti nel giorno di ieri.”  Questo popolo non era altro che i grandi imprenditori dei PDVSA che erano riuniti festeggiando gli avvenimenti.  Questo è il popolo a cui si riferiscono questi grandi imprenditori questi golpisti che ieri provocarono la caduta di un governo democraticamente eletto dal popolo venezuelano. Poco dopo le 15:00, abbiamo potuto comunicare con il signor Julio Montes, ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela nel nostro paese, che in questi momenti si trovava a Caracas, in Venezuela, e rimase durante tutta la notte di ieri insieme al presidente Hugo Chávez, nel Palazzo di Miraflores e abbiamo potuto avere da Julio Montes le seguenti dichiarazioni:

            Randy Alonso.- Siamo in comunicazione, per questa nostra tavola rotonda, con l’ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela a Cuba, Eccellentissimo signor Julio Montes, che si trova in questo momento a Caracas.

            Saluti, Julio, nel nome del popolo cubano.

            Julio Montes. – Bene, fratello, come stai Randy, saluto il popolo cubano.  Ci troviamo qui, solidali come sempre, nella stessa patria, con lo stesso progetto, proseguendo la lotta.

            Randy Alonso.- Julio il nostro popolo dalla notte di ieri e per tutta la mattinata di oggi ha seguito i gravi fatti che hanno avuto luogo in Venezuela.  Sappiamo che nelle ultime ore di ieri Lei stava accompagnando il presidente Chávez al Palazzo de Miraflores, nelle ultime ore di questi gravissimi fatti che sono avvenuti in Venezuela e vorremmo che Lei spiegasse al nostro popolo, quali furono i fatti che portarono alla caduta del governo del presidente Chávez.

            Julio Montes.- Ciò che si manifestò ieri fu una macchina demolitrice nel montaggio di un colpo di stato.  Dalla provocazione che significò deviare la manifestazione in atto verso il Palazzo di Governo, portarla a Miraflores, sapendo che lì era concentrato il popolo che appoggiava il processo rivoluzionario del presidente Chávez, insieme al fatto di lasciare completamente sguarnito Palacio, è ciò che produsse lo scontro e i morti che ci furono, tutto preparato dalla controrivoluzione che oggi prese il governo in Venezuela.  Fu un montaggio quasi perfetto da manuale di colpo di Stato, l’utilizzo dei mezzi di diffusione, che indussero la popolazione a sentire che non c’era governabilità.  Questi fatti si produssero contemporaneamente, e nel corso del pomeriggio ne vengono informati tutti i comandanti delle forze armate, per meglio dire, dei generali non delle forze armate; i generali tradirono uno dietro l’altro, fino a lasciare praticamente solo il Comandante Chávez, senza l’appoggio dei generali delle forze armate venezuelane.

            Così siamo stati nel Palazzo fino all’ultima ora, quando si esige dal Presidente la rinuncia o l’immolazione.  Lì rimanemmo un gruppo di compagni fino alla fine, dove il presidente preferì consegnarsi prigioniero.  Fu detenuto nel Palazzo, il Presidente non rinunciò, e si produsse il golpe.  Il governo attuale è un governo de facto, fuori dalla Costituzione e già oggi è cominciata la caccia alle streghe, l’immunità parlamentare è stata violentata; ci sono parlamentari a cui hanno perquisito la casa.  I dirigenti del governo del Presidente continuano ad essere perseguitati, c’è una lista: hanno imprigionato il Ministro degli Interni, stanno cercando il professore Aristóbulo Isturis, ministro dell'Istruzione; Maria Cristina Iglesias; stanno perquisendo le istituzioni, seminando armi per giustificare le future detenzioni.  Questa è la situazione di oggi. Stanno attentando contro l’Ambasciata Cubana, permettendo che le orde, con l'ambiente d'isteria esistente, tentino di assaltare l’ambasciata, stiamo vivendo questa situazione in questo momento.  Ovviamente, i compagni la difenderanno fino alla fine, però senza risposta e senza appoggio delle istituzioni odierne del Venezuela.  Così si presenta oggi la situazione. La gente comincia ad uscire per strada.  Sono le 03:21 minuti, siamo in un luogo di Caracas, e la gente comincia ad uscire per le strade in appoggio al presidente Chávez.  È' questa la situazione che stiamo vivendo.

           Randy Alonso.- Abbiamo saputo anche che ci sono state dichiarazioni di alcuni governatori leali al presidente Chávez; di vari suoi ministri, anche del Procuratore Generale.

            Julio Montes.– Sì, il governatore di Tachira, Rolando Blanco; il governatore di Mérida, Porras; il governatore di Portuguesa, la nera Antonia; il governatore di Lara, Reyes Reyes, hanno dichiarato che non riconoscono questo governo de facto e che loro sono il governo costituzionale, quello eletto; che riconoscono il presidente Chávez come loro presidente, perché è quello eletto dal popolo nella massima legittimità raggiunta in tutta la storia repubblicana del Venezuela, sette elezioni appoggiandolo. Ebbene, è questo che sta succedendo. Anche il Procuratore Generale della Repubblica riuscì ad andare in televisione e annunciò al paese che il Presidente non aveva rinunciato, che era detenuto, e che quello che si era prodotto era un colpo di Stato, che era stata stracciata la Costituzione e violato tutto quanto essa prevede per questi casi.  Non presiede il governo attuale il Vicepresidente, colui al quale sarebbe dovuta andare al presidenza, nemmeno l’Assemblea; quindi ci troviamo di fronte ad un governo de facto, un governo che è il prodotto del movimento di ieri, del golpe di ieri.

            Randy Alonso.- Bene Julio, io La ringrazio, in nome del popolo cubano, per queste informazioni.  Credo siano elementi importanti, che stiamo offrendo in mezzo a una, potremmo dire, aggressione anche mediatica che ha subito il governo del presidente Chávez e che è parte di questo complotto per il colpo di stato. Credo che tutte queste informazioni...  

            Julio Montes.-  Randy solo una cosa.  Credo che la lotta continua.  Chávez è un simbolo del futuro, un simbolo della speranza del mondo, si va potenziando come simbolo.  Ormai la gente comincia a chiedere la liberazione di Chávez, è lo slogan che comincia a girare per il Venezuela.  E ti voglio dire che è anche una grande lezione per i popoli, dimostra il potere dei media, di coloro che detengono i privilegi e, inoltre, le intenzioni dell’impero. Il presidente Chavez conta sul più grande appoggio della popolazione venezuelana, lo dimostrano gli atti di ieri, le manifestazioni di tutti questi mesi; tuttavia, grazie al controllo privato dei media sono riusciti a creare uno stato di opinione in alcuni settori del paese e a mobilitare le forze armate, distruggendo così una speranza di questo popolo e di questo continente; solo per qualche tempo però, perché le riserve ci sono, le forze ci sono e sicuramente la speranza si accenderà nuovamente.

            Randy Alonso.- Julio, io volevo trasmettere anche a Lei la solidarietà del popolo cubano, l’appoggio del popolo cubano a Chávez, a Lei e al resto dei compagni che sono stati alla testa della Rivoluzione Bolivariana in questi anni e che contano sulla solidarietà e sull’appoggio del popolo cubano.  Voi sapete che siamo fratelli in questa lotta per la speranza come Lei stesso diceva. La nostra televisione e la nostra radio continueranno a informare i fatti e a denunciare questo complotto controrivoluzionario.

            Julio Montes.- Di questo non abbiamo nessun dubbio, perché io, sono convissuto con il popolo cubano, e so che siamo la stessa gente, lo stesso popolo, la stessa patria.  Per questo siamo qui in questo compromesso per la vita.

            Randy Alonso.- Le ripeto che la nostra televisione, la nostra radio, i mezzi di diffusione cubani sono aperti anche per qualunque informazione, per qualunque possibilità di contatto con Lei.

            Randy Alonso.- Questa fu la conversazione telefonica che abbiamo avuto con l’Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela nel nostro paese, dopo le ore 15:00, e che ci ha offerto importanti elementi di quello che sta succedendo, non solo rispetto al tentativo di ieri di schiacciare con carri armati il palazzo Miraflores, il Presidente Chávez e tutti i suoi più stretti collaboratori che si trovavano in quel luogo, ma anche riguardo alla caccia alle streghe che ha sconvolto il Venezuela nelle ultime ore, che fa ricordare il golpe costituzionale del 1973 contro il presidente Allende, quando molti dei ministri del presidente Allende vennero cacciati fuori dalle loro case, e anche i loro familiari vennero arrestati dalle orde capeggiate da Pinochet.  Qualcosa di simile sta succedendo in Venezuela: ministri, membri dell’Assemblea Nazionale, importanti personalità del governo venezuelano continuano ad essere perseguitati e incarcerati, le loro case sono perquisite. Un’agenzia, Prensa Latina, dice che i tre mezzi di diffusione statali venezuelani sono occupati da effettivi della Guardia Nazionale e dalla polizia.  Il canale Venezolana de Televisión è chiuso ormai da due giorni e si è proibito ai suoi impiegati di entrare nelle installazioni, che sono custodite dalla polizia.  Nemmeno l’agenzia di notizie VENPRES sta trasmettendo ed effettivi della Guardia Nazionale sono incaricati di controllare le loro officine.  Frattanto qualcosa di simile sta accadendo con Radio Nacional de Venezuela, che trasmette solo musica, senza offrire la sua abituale programmazione, e anche qui ci sono militari all’interno della sua sede.  

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            In tutto questo complotto controrivoluzionario svolsero un ruolo molto importante l’aristocrazia operaia, affiliata in questa illegale Centrale di Lavoratori che insieme a Fedecamaras, portò al golpe controrivoluzionario altre forze golpiste che dall’estero incitarono questi gravissimi fatti che ebbero luogo nel giorno di ieri in Venezuela.

            Juana Carrasco ci parlerà su questo.

            Juana Carrasco. –  In realtà un ruolo importantissimo in questo colpo di Stato, lo ha avuto il presidente della CTV, la Centrale di Lavoratori del Venezuela, Carlos Ortega.  Questo individuo stabilì una sporca alleanza, sui generis per un supposto leader sindacale, poiché accompagnò – in ognuno degli scontri, delle interruzioni, degli scioperi, delle provocazioni, delle aggressioni, agli imprenditori che ora hanno assunto il potere attraverso il Presidente di Fedecamaras.

            Voglio dire che durante il primo discorso davanti alla stampa, dopo questo golpe, che ha fatto Carlos Ortega, ha esortato che venga disciolta l’Assemblea Nazionale; cioè sta esortando alla persecuzione di coloro che sono stati legittimamente eletti dal popolo venezuelano nelle elezioni.

            Randy Alonso.- Un’esortazione, Juanita, che è stata realmente portata a termine.  Le nuove autorità de facto imposte in Venezuela hanno detto che toglieranno tutti i poteri nazionali e creeranno nuovi poteri installati de facto nel paese, includendo l’Assemblea Nazionale.

            Juana Carrasco.- Includendo l’Assemblea Nazionale, e questo è ciò che sta facendo.  Inoltre rese ufficiale la conclusione dello sciopero illimitato.

            Di che Centrale di Lavoratori stiamo parlando?  La CTV tradizionalmente è stata un gruppo influente negli ambiti politici ed economici venezuelani; nonostante ciò i suoi direttivi, sin dalla loro fondazione, 60 anni fa, non erano altro che quelli designati mediante accordi arrangiati al più alto livello tra due dei grandi partiti di Venezuela: gli adecos (i sostenitori del partito AD) e il COPEI.  Questo vuol dire che Carlos Ortega è un adeco, e quindi il suo primo interesse è il suo partito, fa parte della gente di Carlos Andrés Pérez. Adesso questo individuo, che non si preoccupò molto quando era a capo della Centrale Sindacale, perché infatti era lui a dirigere la Centrale Sindacale prima delle ultime elezioni, più avanti parleremmo su questo, si preoccupò molto poco dell’alto tasso di disoccupazione che esisteva in questo paese, dell’enorme sfruttamento del popolo venezuelano, della miseria che ha patito questo popolo per anni; questo non gli interessava.  Perché  questo era un uomo che rappresentava l’aristocrazia operaia venezuelana, l’aristocrazia dei lavoratori.  Proviene dalle fila della dirigenza sindacale de Petróleos del Venezuela e assunse la presidenza perché gli adecos così lo decisero.

Che cosa fecero quando si accorsero che tutto quanto avevano fatto e avuto sempre, scappava dalle loro mani?  Riunirono tutta la forza e il potere economico, tutto il denaro; inoltre rubarono urne, bruciarono seggi elettorali in un’operazione realizzata in ottobre dello scorso anno, che aveva i suoi precedenti e che impedì il conteggio di tutti i voti, si poté contare appena il 40% dei voti emessi dal milione di lavoratori venezuelani.  Semplicemente mise in pratica tutte le forme di violenza che applicano anche oggi con questo golpe. Nelle stesse lezioni, in tre stati del Venezuela, in Zulia, in Anzoátegui e in Delta Amacuro non poterono svolgersi le elezioni sindacali, ci fu coercizione contro i lavoratori perché non votassero per quei rappresentanti del movimento bolivariano, coloro che erano rappresentanti del movimento bolivariano, coloro che erano i veri rappresentanti delle masse lavoratrici di questo paese.  E così "vinse” queste elezioni sindacali e stimolò dopo tutti i conflitti lavorativi che c’erano stati e quelli che ci sarebbero, più gli scioperi citati qui.  Mi sembra che in marzo, insieme con Fedecamaras, fece il cosiddetto Patto di Governabilità o le basi per un accordo democratico, rispetto a cui Carlos Ortega dichiarò che si tentava di far sì che il signor Chávez abbandonasse la prima magistratura; cioè stavano, già da marzo, annunciando questo colpo do Stato che hanno fatto ora.

            Io vorrei continuare questo discorso su Ortega e mi chiederei che cosa fa ora?, perché lui diceva che un leader sindacale deve opporsi al governo; che farà ora, si opporrà al suo amico e socio Pedro Carmona?  Ovviamente, no.             Però c’è un altro personaggio che sta agendo dall’esterno, che sta agendo dalla repubblica Dominicana, dove risiede; ha anche agito da Miami, dove ha la residenza, e le ultime dichiarazioni le ha appena fatte da New York e dice che ritornerà in Venezuela, e mi sto riferendo al ex presidente Carlos Andrés Pérez, anche lui un adeco. 

            Che cosa pretende Carlos Andrés Pérez,?  Dice che è soddisfatto che un grande suo collaboratore, Pedro Carmona, sia adesso alla testa di questo paese.  Lo qualificò come un imprenditore preparato, un economista di professione, con una vocazione democratica.

            Chi sta parlando di vocazione democratica?  Chi sta dicendo dittatore a Chávez?  Lo sta dicendo Carlos Andrés Pérez che mandò a reprimere e a uccidere migliaia di venezuelani nel Caracazo, quando gli abitanti di El Cerrito scesero a chiedere pane e lavoro che non avevano e, semplicemente, affogò nel sangue il popolo venezuelano; e fu quello che rubò il tesoro dello Stato, infatti era processato per le malversazioni che aveva fatto durante i suoi due governi e era anche cercato dall'INTERPOL.

            E che cosa dice?  Dice:  “Ormai sto preparando il mio ritorno in Venezuela, mettendo da parte ogni ambizione morale, voglio solo portare le mie esperienze politiche”  Le sue esperienze politiche furono queste, il Caracazo ed i 3000 morti delle montagne di Caracas, oltre al furto del tesoro di questa nazione.

            Randy Alonso.- È un’altra componente di questa cupola controrivoluzionaria che assestò il golpe che fece cadere il presidente Chávez all’alba di oggi, un golpe militare, un golpe contro la costituzionalità venezuelana, che ha portato alla persecuzione dei ministri e delle personalità più importanti del paese. Dopo le 17:00, abbiamo avuto l’opportunità di fare contatto con Aristóbulo Isturis, il Ministro dell'Istruzione del presidente Hugo Chávez, che è una delle personalità ricercata dei golpisti per essere detenuta, e che è stato anche denigrato dai mass media venezuelani. Vi propongo di ascoltare le dichiarazioni che ci ha fatto.

            Randy Alonso.- Siamo in comunicazione nuovamente con il Venezuela, con il signor Aristóbulo Isturis, Ministro dell'Istruzione del governo del Presidente Chávez, che è stato abbattuto dalle forze controrivoluzionarie. Ministro, vogliamo mandarLe il nostro saluto in nome del popolo cubano e chiederLe la sua opinione su ciò che sta succedendo in questo momento nel Venezuela, gli ultimi fatti e il rovesciamento del presidente Chavez.  

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            Aristóbulo Isturis. – Randy, io mi trovavo con il presidente Chávez fino a quel momento... nel palazzo Miraflores, ed il Presidente, ti posso assicurare, non ha mai rinunciato.  Il Presidente disse loro che li rendeva responsabili e di ciò che significava un colpo di stato, e che il loro governo era un governo de facto, un governo dittatoriale, un governo contrario alla Costituzione Bolivariana.  Lui era detenuto però non avrebbe mai firmato la rinuncia, perché se firmava la rinuncia non si sarebbe trattato di un colpo di Stato.  Il Presidente Chávez non firmò mai quella rinuncia.

            Hanno cercato di imporre la falsa notizia che il Presidente Chávez rinunciava.  Diedero al Presidente un certo lasso di tempo; se in questo lasso il Presidente non si consegnava, avrebbero immediatamente attaccato il Palazzo, e noi discutemmo di questo con il Presidente che ci disse:  “E' stato sufficiente il bagno di sangue odierno, che avremmo comunque continuato la lotta e che era meglio preservare l'integrità di molti dei nostri quadri dirigenti, eccetera, e che non era necessario sacrificarli, e che quindi lui andrebbe in prigione ma noi ci saremmo salvati”.  Noi avremmo accompagnato il Presidente qualunque fosse la sua decisione.  Il presidente allora fu detenuto e in questo momento lo mantengono isolato senza comunicazione con l’esterno.  Nemmeno il Procuratore Generale della Repubblica ha potuto vedere il presidente Chávez e non gli hanno permesso di parlargli. Il Procuratore ha dichiarato pubblicamente che il governo attuale è un governo de facto, una dittatura.  Non ci permisero di entrare oggi nei nostri ministeri, li stanno perquisendo, cominciarono a perquisire tutti i ministeri; queste perquisizioni le stanno teletrasmettendo.  Mobilitano orde che sputano, aggrediscono e oltraggiano i ministri, i loro familiari.  Questo fecero con il Ministro degli Interni, con i familiari del vicepresidente Diosdado Cabello; al deputato Karel William Saez gli fu violata l’immunità parlamentare, lo tirarono fuori dalla sua casa a calci, a spintoni, in mezzo alle orde; hanno instaurato una campagna di terrore. Dicono che io ed il sindaco di Caracas siamo i più pericolosi e i più ricercati, che ci hanno cercato in tutte le parti e non ci hanno trovato, il che è una menzogna, perché io alle 03:30, dopo essere stato con il Presidente, sono andato a casa mia e  ci sono rimasto, mi sono mosso solo per andare a uno dei canali di televisione per dire:  “Guardate io mi trovo qui, a casa mia, non è vero ciò che dite”.  Non ci hanno lasciato parlare nei giornali e non ci permettono di parlare nella radio di Venezuela, siamo praticamente senza comunicazione con l’opinione pubblica.

            In questo momento stanno cercando di perquisire l’Ambasciata Cubana e hanno mobilitato una folla di persone nemiche al nostro processo intorno all’ambasciata.

            Che cosa ti posso dire? In sei  ore questa gente ha fatto un disastro dal punto di vista dei diritti umani: l’aggressione, l’incomunicabilità dei detenuti, l'incomunicabilità del Presidente, le perquisizioni senza una spiegazione, lo scherno pubblico per ognuno dei dirigenti e l’incomunicabilità di ognuno di noi e dei detenuti. Già hanno perquisito la casa di mia madre, la casa di mia sorella e adesso devono venire per me.  Io non mi sono mosso di casa, li sto aspettando.  Ho cercato di comunicarmi con tutti i mezzi internazionali, perché è l’unico modo di fare conoscere la realtà qui in Venezuela, e per questo ti ringrazio moltissimo, fratello, della tua telefonata.

            Randy Alonso.- Ministro, in questa caccia alle streghe che si sta svolgendo in Venezuela nelle ultime ore, Lei ritiene che la vita del Presidente Chavez sia in pericolo?

            Aristóbulo Isturis.- Noi temiamo per la vita del presidente Chávez, e se le trattative durò qualcosa è perché noi per non morire con il Presidente lì e non rendere loro difficile l'occupazione del Palazzo, abbiamo messo come condizione la preservazione della vita del presidente Chávez.  Non lo rispetteranno, tutti sanno che non rispetteranno questo patto.            Chiediamo che gli organismi internazionali si interessino per la vita del presidente Chávez e per la vita di tutti i funzionari del suo governo.

            Randy Alonso.- Ministro Aristóbulo, vuole aggiungere qualche altro elemento delle ultime ore?

            Aristóbulo Isturis.– Ebbene, fratello, che questo è uno stato de facto: noi sappiamo bene che voi siete preoccupati per il destino dei venezuelani e dei lottatori sociali venezuelani, perché in questi giorni si è aperto un difficile panorama abbastanza duro; sappiamo che questo fa parte della lotta, sappiamo che in Venezuela è iniziato un cambiamento che non potrà retrocedere, né scomparire, oggi è stato solo interrotto.  Noi riprenderemo la conduzione del processo bolivariano rivoluzionario in qualunque momento dunque: Avanti! Avanti! Avanti!

            Randy Alonso.- Ministro Aristóbulo, ribadiamo la fiducia del popolo cubano in Lei e nel resto dei dirigenti della Rivoluzione Bolivariana, le prove di affetto e di solidarietà che voi avete sempre ricevuto dal popolo cubano.  Sappiate che il nostro popolo è al corrente di tutti i fatti e che si solidarizza con il popolo venezuelano.

            Aristóbulo Isturis.- Io ho studiato nella “Lazaro Peña”. Saluto tutti gli amici che si trovano là: la lotta continua.

            Randy Alonso.- Le ribadiamo la nostra solidarietà e Le diciamo che ci manterremo al corrente dei fatti, che la radio e la televisione cubana sono aperte per Lei, per tutti i lottatori venezuelani perché si continui a divulgare la verità di questo complotto controrivoluzionario contro il Presidente Chávez e contro il suo governo costituzionale.

            Aristóbulo Isturis – Grazie mille

            Randy Alonso.– Grazie mille a Lei per queste dichiarazioni per la nostra televisione.

         Randy Alonso.– Un’agenzia AFP, partendo dalle cose che diceva il Ministro dell’Istruzione sul rovesciamento del presidente Chávez dice: “che il difensore del popolo venezuelano, German Mundarain, ha denunciato questo venerdì una massiccia violazione dei diritti umani che deve finire in Venezuela, dopo la caduta del presidente Chávez e la sua sostituzione da parte di una giunta di governo capeggiata dal presidente della cupola degli imprenditori Fedecamaras, Pedro Carmona.       “Crediamo che c'è una massiccia violazione dei diritti umani e che deve cessare, per il bene di tutti i cittadini e per il bene del paese.  È una violazione massiccia di diritti che riteniamo collegata a una crociata di vendetta  dichiarò Mundarain all'Union Radio. “Il difensore del popolo, che è ancora in carica, manifestò preoccupazioni per la forma in cui si stanno detenendo parlamentari e ministri che godono di immunità speciali.  ‘Ci preoccupa il fatto di come vengono detenuti governatori, consiglieri e sindaci ha detto.  Varie di queste detenzioni sono state anche teletrasmesse.

            “’L’organismo ha aperto un’indagine per la situazione in cui vive il paese segnalò.  ‘Non è possibile che le masse stiano partecipando a un atto che sembra più di vendetta che di giustizia disse riferendosi alle detenzioni e perquisizioni teletrasmesse a cui assistono oppositori del Presidente deposto.”

            Questo uso della televisione fa parte importante di tutto il complotto ordito contro il presidente Chávez, contro il governo costituzionalmente eletto del Venezuela. I mezzi di diffusione scatenarono una guerra questa giornata, e furono la leva di questo golpe controrivoluzionario.  Rogelio Polanco ci commenterà a riguardo.  

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            Rogelio Polanco. – Fu una guerra di mass media, che ieri ha avuto la sua consolidazione, la sua espressione maggiore; questa guerra, come abbiamo tutti ricordato, si è svolta durante mesi, durante gli anni del processo bolivariano in cui il governo, le autorità, e la politica di Chávez è stata sistematicamente attaccata dai principali mezzi di diffusione che si mantenevano nelle mani di questa aristocrazia collegata alla cupola degli imprenditori e all'illegale centrale di lavoratori.

            Ci sono alcuni secondo cui fu, in primo luogo, un golpe mediatico, ovvero che furono gli stessi mezzi di diffusione, e soprattutto le televisioni private, quelle che presero il potere e poi istigarono alla violenza e alla fine al colpo di Stato.              In pratica per ore ci fu una sola visione dei fatti per le catene della televisione privata, a cui si unirono anche catene di televisione internazionale che diedero un'unica visione distorta e che generò confusioni importanti tra i mezzi di diffusione internazionali e nell’opinione pubblica internazionale.

            Bisogna dire che ieri i mass media cercavano in modo palese un Pinochet.  Apparvero gli stessi dirigenti imprenditoriali corrotti, alcuni militari, si parlò di alcuni capi militari mediatici, che comparvero uno dietro l’altro, parlando dell’instabilità e della necessità di prendere decisioni che poi questa giunta de facto prese, e per tanto credo che ci fu una responsabilità grandissima dei mezzi di diffusione nei confronti di ciò che è successo oggi in Venezuela, che venne denunciato chiaramente ieri pomeriggio dallo stesso Hugo Chávez, che in molti discorsi pubblici si era già riferito al ruolo irresponsabile dei mezzi di diffusione.

            Lo stesso Chávez dichiarava ieri a La Jornada che “nei giorni scorsi c’era stato un gruppo di incappucciati” – badate bene questo – “che si nascondevano dietro le camere della televisione privata per attaccare con pietre le manifestazioni della strada”.  Di fronte alle provocazioni di questi giorni il presidente Chávez annuncia ieri la decisione di interrompere le trasmissioni delle reti televisive private che stavano istigando alla violenza e che, inoltre, ignorando la decisione, continuarono a trasmettere i disturbi durante ore in diretta, per i propri mezzi.

            Oggi ci possiamo chiedere dov'è l’etica di questi mezzi di diffusione, dov'è la Società Interamericana di Stampa che ha costantemente attaccato il governo di Chávez, davanti a questi fatti tanto gravi; dov'è la libertà di espressione dei mezzi di diffusione in Venezuela; dove sono gli alabardieri dei diritti umani adesso, quando si occulta e si ignora deliberatamente quello che sta succedendo nel paese, dove si impedisce persino che alcuni dei principali dirigenti possano dirigersi al popolo e all’opinione pubblica internazionale per denunciare il golpe.

            Randy Alonso.– Si, Polanco per coloro che hanno dovuto seguire le reti private del Venezuela per dare l’informazione al nostro popolo, erano realmente ripugnanti le diatribe di queste televisioni private venezuelane, la manipolazione dei fatti, la manipolazione e la distorsione di tutto quello che è successo.

            Perfino personaggi di Venevisión, una delle televisioni private più importanti del Venezuela, sottolineavano e se ne vantavano del fatto che per la prima vota i mezzi avevano affrontato un governo venezuelano;  Ciò dimostra qual è stata la posizione, sin dal primo momento, dei mezzi di diffusione privati del Venezuela, che sono nelle mani di queste cupole imprenditoriali, che si allearono anche nel golpe contro il presidente Chávez, contro la Rivoluzione Bolivariana che tentò di risolvere i problemi della grande maggioranza dei venezuelani, qualcosa a cui si opposero da sempre queste cupole imprenditoriali.

            Del ruolo dei mass media si potrebbe parlare molto di più, sono solo alcuni esempi che si possono dare al nostro popolo.  Sono stati gli stessi mezzi che hanno interrotto ed editato, tagliato le dichiarazioni di ministri, di personalità alleate al presidente Chávez, qualunque accenno al golpe è stato immediatamente ritirato dalle trasmissioni, come è accaduto oggi nella trasmissione verso l’estero della CNN, che ebbe un ruolo mediatico importante negli avvenimenti di ieri, la CNN in spagnolo manipolò realmente i fatti ed ebbe anche un ruolo importante e rilevante in quello che lì accadde.  Tuttavia, la CNN in spagnolo ha trasmesso oggi le dichiarazioni complete del Procuratore Generale della Repubblica del Venezuela, non così le reti venezuelane che interruppero le sue dichiarazioni.

            Io vi propongo di vedere queste dichiarazioni.  

            Isaías Rodríguez. – Voglio incominciare dicendovi che la Procura Generale ha in questo momento tre collaboratori nel Forte Tiuna tra cui la direttrice di Diritti Fondamentali, Magali García Malpica.  Il proposito della visita di questa Procura al Forte Tiuna, è quello di poter parlare con il presidente, o con l’ ex presidente Chávez, come vogliate chiamarlo.             

Intervistarlo perché?  In primo luogo perché abbiamo l’informazione, da parte dei procuratori militari che lo intervistarono, che il Presidente non ha rinunciato.  Se in effetti il Presidente non ha rinunciato, se non ci hanno mai mostrato la rinuncia scritta, il Presidente Chávez continua ad essere il Presidente della Repubblica del Venezuela.  Tuttavia, qualora il Presidente avesse rinunciato, la rinuncia del Presidente si realizza davanti all’Assemblea Nazionale, e solamente quando l’Assemblea Nazionale accetta questa rinuncia, può essere ritenuta valida la rinuncia del presidente.  Quindi, anche nel caso ipotetico in cui il Presidente si fosse dimesso, continua ad essere il Presidente in carica della Repubblica perché non si è realizzato l’atto nell’Assemblea Nazionale dove si convalida l'ipotetica rinuncia del Presidente.

            Voglio però segnalare alcune cose in più: il Presidente della Repubblica in questo momento è privato della libertà, non può comunicare con l’esterno, nemmeno al Procuratore Generale gli è stato permesso .......... (interruzioni) .........al Presidente della Repubblica.  Abbiamo ricevuto le informazioni tramite alcuni procuratori militari che le hanno fornite ai PM che si trovano lì in questo momento. Cioè, siamo in una situazione in cui, realmente, c’è una violazione totale ed assoluta della Convenzione Interamericana dei Diritti Umani.

            Inoltre, in questa situazione c’è un fatto più significativo:  se è privato della libertà, che delitto commise, forse il delitto di rinunciare?  Forse la rinuncia è un delitto?  E se rinunciò, e se questo viene considerato un delitto, perché non può comunicarsi con l’esterno e perché non gli si permette, in nessun modo, al Procuratore Generale d’intervistarlo attraverso la Direttrice dei Diritti Fondamentali e dei PM che l'accompagnano?

            Dal punto di vista costituzionale la situazione è realmente grave; cioè c’è uno Stato de facto, realmente la situazione è de facto, non c’è uno Stato Costituzionale.  E non sto parlando della Costituzione del 1999; nemmeno nella Costituzione del 1961 si può stabilire la legalità o la costituzionalità di una situazione come questa.

            D’altra parte chi deve sostituire il presidente è il Vicepresidente.  Non c’è niente che attesti, in nessun modo, che il Vicepresidente abbia anche lui rinunciato, nemmeno c’è attestato della destituzione del Vicepresidente della Repubblica del Venezuela, e nel supposto caso che il Vicepresidente avesse anche lui rinunciato, secondo la Costituzione spetterebbe al Presidente dell’Assemblea Nazionale la presidenza della Repubblica.  Ciò vuol dire che i fatti, come si svolgono in questo momento in Venezuela, violano il Protocollo di Washington.”

            Randy Alonso.-. – Queste furono le dichiarazioni del Procuratore Generale che, vi ripeto, furono interrotte in varie delle reti televisive venezuelane, non furono trasmesse integralmente.

            Frattanto, si viene a sapere dall’agenzia AFP che l’Ambasciatore degli Stati Uniti in Venezuela, Charles Shapiro ha detto questo venerdì che: “nonostante i tragici incidenti di giovedì, questo fu un giorno straordinario per il paese che governava il deposto presidente venezuelano Hugo Chávez”. “Leggendo un comunicato ufficiale nell'Union Radio, Shapiro qualificò l’11 aprile come un giorno straordinario nella storia venezuelana, anche se fu un giorno tragico.  Salutò le intenzioni manifestate da Carmona, come testa della Giunta di Governo transitorio, di rafforzare le istituzioni ed i processi democratici in un ambito di rispetto dei diritti umani ed in uno Stato di Diritto.  Sottolineò che l’Ambasciata statunitense continua osservando molto da vicino i fatti del Venezuela.”

            Questa sera frattanto, come faceva conoscere il nostro Ministro degli Esteri Felipe Pérez Roque, il gruppo di persone che risponde ai golpisti e che si è appropriato della direzione di Petróleos del Venezuela – l’impresa venezuelana che ha a che vedere con questo importante prodotto energetico – ha fatto dichiarazioni che si riferiscono all’interscambio stabilito con la Repubblica di Cuba, l’Amministratore di Distribuzione di PDVSA si è diretto oggi ai media e queste furono le sue parole:

            Giornalista. – Frattanto la Estatal de Petróleos de Venezuela, PDVSA, annunciò la sospensione indefinita di invii di petrolio a Cuba.  L’amicizia di Hugo Chávez con il capo di stato cubano Fidel Castro aveva convertito il Venezuela nel principale socio commerciale dell’Isola.

            Edgar Paredes. – “... una buona notizia:  non manderemo più un solo barile di petrolio a Cuba.”

            Randy Alonso. – Questo diceva il rappresentante di PDVSA.  Questa fu la notizia, fu anche la reazione della cupola imprenditoriale de PDVSA alleata ai golpisti che è a capo di questa impresa e che contribuì in grande misura ai fatti di ieri, alla caduta del presidente costituzionale del Venezuela, Hugo Chávez.  Come contribuì anche il generalato delle Forze Armate Venezuelane, le stesse forze armate che nel pomeriggio avevano dichiarato la costituzionalità del Presidente, la difesa dell’ordine costituzionale e che nella serata minacciarono di il far saltare in aria il Palazzo Presidenziale.  Eduardo Dimas ci commenta a riguardo.

            Eduardo Dimas. – Quaranta alti ufficiali venezuelani, hanno fatto lo stesso che altri ufficiali latinoamericani durate la storia del nostro subcontinente; vale a dire, tradiscono il ruolo che la costituzione ha loro affidato, tradiscono il dovere che hanno di difendere i poteri legittimi del paese e consumano il tradimento sempre della stessa maniera, in modo scaltro, basso, sporco, che è ciò che caratterizza loro quando avvengono situazioni di questo tipo. Durante la giornata di ieri, in varie occasioni, l’alto comando militare dell’esercito venezuelano ratificò a Chávez la garanzia che aveva il controllo del paese e la fedeltà sia alla Costituzione che allo stesso Presidente; nel pomeriggio si ribellarono.

            Per esempio, ho qui una dichiarazione dell’ispettore generale della Forza Armata Nazionale, generale Lucas Rincón, che smentisce ,in un breve comunicato televisivo, che Chávez sia detenuto in una caserma militare e ribadisce la sua fedeltà al governo di Chávez.

            Alle 22:00 due generali: Luis Camacho Kairuz, ex viceministro della Sicurezza Nazionale, e il generale Rafael Damiani Bustillos, si presentano in un canale della televisione per annunciare che tutto è sotto il controllo dell’esercito e che Chávez deve rinunciare. Quest'ultimo generale fa la seguente dichiarazione: “Questa sera abbiamo chiesto perdono al popolo venezuelano per i fatti avvenuti, che abbattono una forza che si suppone incapace di compiere il suo compito.  Non si possono tollerare i morti di oggi”.  Questo stesso generale e tutti gli altri tollerarono i morti che provocò il Caracazo e che furono più di 1000, come è già stato detto.  E c'è anche il comandante generale dell’esercito del Venezuela, Efrain Vásquez, che è colui che si ribella –sembra che questi sia uno dei principali elementi del golpe e ha anche il potere militare per farlo – e ordina ai suoi subalterni di mantenersi nelle loro unità.  Nel momento in cui da quest'ordine disse di avere il 95% delle forze armate a suo fianco, e 40 ufficiali di alto rango.  Si dice che uno dei suddetti ufficiali era contrario al golpe, però, comunque, si fece.

            Ci sono due questioni che non possiamo dimenticare: in primo luogo, il ruolo che ha svolto storicamente l’esercito degli Stati Uniti come assessore di tutti gli eserciti latinoamericani, e, in secondo luogo, che quando parliamo degli aiuti che ricevevano questi gruppi di Fedecamaras, i sindacati, cioè i settori che in definitiva si opponevano a Chávez, dobbiamo anche parlare dell’Agenzia Centrale di Intelligence degli Stati Uniti (CIA), delle dichiarazioni che ha fatto, per esempio, in gennaio, il direttore Georges Tenet, e le dichiarazioni dello stesso segretario di Stato degli Stati Uniti, Collin Powell; perché questo golpe, se è vero che ha un padre, è anche vero che ha una madre, e non saprei quale dei due sia la madre e quale il padre, però questo golpe ricevette molti appoggi, molti aiuti.  E le dichiarazioni di Shapiro, che è conosciuto da noi perché ha diretto l’ufficio Cuba nel Dipartimento di Stato degli USA e come premio gli hanno dato il compito di aiutare a destabilizzare il governo di Chávez in Venezuela, credo che danno la misura del ruolo che stanno svolgendo gli Stati Uniti in tutto questo.  

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            Randy Alonso.- Di fronte a tutti questi fatti c’è stata anche la condanna di importanti forze politiche del nostro continente.C’è l'agenzia ANSA dice che: ”il partito dei Lavoratori, il PT, il più grande dell’opposizione in Brasile, ha condannato oggi quello che denominò colpo di Stato che destituì il presidente Hugo Chávez, in Venezuela, e ha chiesto agli organismi internazionali che non riconoscano autorità che non siano legittimate nello Stato di Diritto.

            Frattanto, come si diceva nelle conversazioni che abbiamo avuto con importanti personalità venezuelane durante la nostra tavola rotonda, c’è stata una vera e propria caccia alle streghe, una ricerca di personaggi, o di importanti membri del governo di Chávez cui hanno umiliato, oltraggiato e che sono stati cacciati dalle loro case e picchiati, tra cui William Lara, il presidente dell’Assemblea Nazionale Bolivariana del Venezuela. William Lara riuscì a fare alcune dichiarazioni ai media venezuelani, uno di essi fu il canale Globovision, uno dei canali privati che contribuì al golpe di ieri.  Globovision editò in modo vergognoso le dichiarazioni di William Lara e le mandò in onda.  Vi propongo vedere ciò che disse il Presidente dell’Assemblea Nazionale venezuelana.

            William Lara. – C’è una campagna mediatica schiacciante, asfissiante, oppressiva per mascherare questa dittatura che si vuole cercare di instaurare in Venezuela... Si vuole mascherare di democrazia; però, guardate bene il controsenso, com'è possibile chiamare democratico un regime che inizia sciogliendo il Parlamento eletto dal popolo?  Questa è una dittatura.

             Giornalista. - ... cosa può provocare a livello sociale questo?

            William Lara.- Questo riafferma semplicemente che ci troviamo di fronte ad un regime illegittimo ed illegale e la società democratica venezuelana, la società che ha radicati i valori democratici non accetterà...

            Randy Alonso. – Qui furono interrotte le dichiarazioni di William Lara, il che è parte di questa “libertà di espressione” di quella proclamata da questi stessi media durante tutti questi mesi di scontro con il governo di Chávez, mesi in cui denigrarono tutte le figure pubbliche possibili in Venezuela, e quello di ieri fu il colmo della manipolazione ed il colmo della denigrazione di un mezzo di diffusione nel suo agire.

            Credo che questa si una parte di tutta la componente che portò al colpo di Stato controrivoluzionario; un golpe che, inoltre, per meraviglia di alcuni, però per la conferma di altri, secondo un’agenzia EFE in Washington dice che “anche quando la situazione in Venezuela ‘tecnicamente’ cade sotto il previsto nella famosa carta democratica, sulla rottura dell’ordine costituzionale, fonti consultate da EFE indicarono che nell’OSA ci sono pochi spazi per iniziare un procedimento.  Il massimo che si farà sarà invocare lo spirito della Carta Costitutiva dell’OSA e fare un richiamo alla normalizzazione democratica in Venezuela; però è altamente improbabile che si invochi la Carta Democratica e si convochi un consiglio permanente indicarono oggi fonti dell’organizzazione emisferica che chiesero l’anonimato”

            Alcune delle reazioni internazionali, insieme a quella degli Stati Uniti e questa dell’OSA ce le racconta Lázaro Barredo

            Lázaro Barredo. – Penso che ci siano state dichiarazioni velleitarie come quelle degli Stati Uniti e di alcuni dei loro alleati europei, che leggerò, e altre molto vacillanti, che dimostrano che non si sta facendo niente in realtà se non della retorica, così dal linguaggio usato voi stessi potrete trarre le vostre conclusioni.

            “La Casa Bianca” dice l’agenzia EFFE “considerò oggi che il governo dell’ex presidente Hugo Chávez fu la causa della crisi che provocò la sua fine” –noi qui abbiamo già spiegato tutti gli elementi – “perché ordinò che si sparasse ieri giovedì”  –ciò è una menzogna, una falsità– "contro una manifestazione pacifica dell’opposizione”, fu tutto il contrario.  Questo lo dice il portavoce della Casa Bianca Ari Fleischer che aggiunse: “I dettagli sono ancora poco chiari, però ciò che sappiamo è che le azioni fomentate da Chávez provocarono una crisi” questo è "l’antichavismo" smisurato di questa amministrazione.

“Gli Stati Uniti e la Spagna chiedono all'OSA di assistere la democrazia in Venezuela” secondo un dispaccio della DPA, l’agenzia tedesca, datato in Washington.  "Stati Uniti e Spagna chiesero con urgenza all’Organizzazione degli Stati Americani di aiutare il Venezuela a consolidare le sue istituzioni democratiche in un comunicato congiunto” ovvero di aiutare, non di condannare. “Il’FMI, il Fondo Monetario Internazionale, pronto a lavorare con nuove autorità del Venezuela”, dopo tutti i boicottaggi e le manovre contro il governo di Chávez che fecero. “Gli Stati Uniti elogiano le Forze Armate venezuelane e chiedono restaurazione democratica”  Le esitazioni: “Gruppo di Rio condanna la rottura dell’ordine democratico in Venezuela"  Reuter.  “I presidenti del Gruppo di Rio condannarono venerdì ciò che chiamarono ‘rottura’ –ascoltate bene il linguaggio– ‘dell’ordine democratico in Venezuela, dopo un’esplosione di violenza che forzò l’uscita del presidente Hugo Chávez e insistettero in elezioni libere nel paese.” Questo è l'accordo raggiunto dai capi di Stato dei 19 paesi latinoamericani –in realtà 11 presidenti– riunitisi a San José.  “Condannano l’interruzione dell’ordine costituzionale in Venezuela generata da un processo di polarizzazione crescente” dice la dichiarazione letta da uno dei presidenti. Per farla breve, questo è più o meno sostenere lo status quo.  Ci sono altri che appoggiano realmente il governo venezuelano imposto, come il governo di Colombia, che sperano nel “rapido ritorno in Venezuela della democrazia in mano al nuovo presidente integrazionista” secondo un portavoce del governo colombiano.  E' più o meno in questo senso che si pronunciano il resto di molti governi latinoamericani, e altri governi europei che nella stessa linea della Spagna e degli Stati Uniti chiedono con urgenza che l’OSA appoggi ed aiuti al nuovo governo a stabilire un regime democratico.

            Randy Alonso. - Oggi si è pubblicato dall’agenzia AFP, un’analisi di politici boliviani, Bolivia è un paese che ha vissuto una dittatura militare.  Dice che “analisti politici boliviani affermarono questo venerdì che in Venezuela c’è stato un golpe militare che provocò una rottura dell’istituzionalità e che può essere un pericoloso precedente per l’America Latina.       ’Ciò che è avvenuto in Venezuela è un golpe militare appoggiato da un settore della popolazione assicurò il politologo boliviano Jorge Lasarte, ex-assessore del Tribunale Elettorale Boliviano, che espresse preoccupazione perché si è rotto il processo istituzionale e questo non si può nascondere con il fatto che il Presidente sia stato obbligato a rinunciare.             "'Nella stessa direzione si espresse l’analista Jimena Acosta segnalando che è preoccupante che un paese ricorra al golpe militare per cambiare un governo; però la cosa più sorprendente –ha detto questa analista– è che la rottura dell'ordine istituzionale, che tanto è costata ai paesi in America Latina, sia vista con tanta tranquillità, indifferenza o beneplacito dalla comunità internazionale. Aggiunse Acosta”.

            Queste sono le informazioni che continuano ad arrivare alla nostra tavola rotonda dalle agenzie internazionali.

            Per ultimo vorrei far conoscere al nostro popolo e all’opinione pubblica internazionale, che le ultime notizie giunteci alle 18:15 sull’Ambasciata della Repubblica di Cuba in Venezuela sono che intorno alle 16:00, in mezzo al chiasso  assordante dell’orda che circonda l’Ambasciata, avvisarono l’Ambasciatore che il capo della Polizia Metropolitana voleva riunirsi con l’Ambasciatore.  Nel momento in cui venne informata,  Cuba gli indicò di assicurarsi che fosse realmente l’alto capo quello che desiderava riunirsi con lui, nel cui caso si autorizzava l’entrata. Arrivò realmente, accompagnato da due persone, un rappresentante del Comune, in nome del sindaco Peña, e il sindaco del comune Baruta, Enrique Capriles, che sollecitarono anche la presenza dei rappresentanti dei canali 33 e 2 .

            Germán, il nostro ambasciatore, segnalò che queste persone, istigate da un piccolo gruppo, distrussero veicoli, tagliarono il rifornimento d'acqua e d’elettricità e parlarono anche di impedire l’entrata dei cibi, situazione che potrebbe arrivare ad avere conseguenze incalcolabili, e che se ci fosse un tentativo di penetrazione, il nostro personale difenderà l’Ambasciata anche a costo delle loro vite. I visitatori dissero che la gente era lì fuori perché sospettava che all'interno ci fosse Diosdado Cabello e altri ministri.  German smentì questo. Gli chiesero se avrebbe dato asilo in caso lo avessero sollecitato; German rispose che era facoltà di chi autorizzava l’asilo decidere a riguardo. Gli chiesero di fare un “amabile giretto”, cioè un’ispezione all'interno dell’Ambasciata per provare che Diosdado e gli altri non erano lì; lo giustificarono segnalando che –cito– “la folla là fuori crederebbe a loro e non a Germán”.  Germán rifiutò, assicurando che in 40 anni non avevamo mai accettato  un’ispezione.  Tentarono allora che l’ispezione la facesse l’ambasciatore norvegese che si era offerto.  Germán ringraziò per la sua amabilità il suddetto diplomatico e gli spiegò le aggressioni e le nefandezze che l’Ambasciata subiva.           Germán ribadì la determinazione del personale di difendere l’Ambasciata dove c’erano anche cinque donne ed un bambino.

            Alla fine il capo della Polizia Metropolitana, il rappresentante del Comune ed il sindaco di Baruta, promisero che l’orda non sarebbe entrata nell’ambasciata.  Vedremo ciò che accadrà.

            Il Ministero degli Esteri cubano ha informato di questa situazione il Segretario Generale delle Nazioni Unite, il Presidente del Consiglio di Sicurezza, il Movimento dei Paesi Non Allineati e un numeroso gruppo di ambasciatori accreditati a Cuba e a Caracas. La responsabilità di qualunque violenza sarà dei golpisti e di chi ha assunto illegalmente la presidenza del nobile e sofferente paese venezuelano. Con quest’informazione siamo arrivati alla fine di questa tavola rotonda.

            Voglio ringraziare i compagni che vi hanno partecipato, gli invitati che sono stati con noi nello studio, e voglio dire al nostro popolo che i nostri mezzi di diffusione continueranno a seguire i fatti del Venezuela.Continueremo informando il nostro popolo sul complotto controrivoluzionario che ha portato al rovesciamento del presidente costituzionale del suddetto paese, Hugo Chávez Frías. Ringrazio tutto il nostro popolo dell'attenzione.

            Buona notte.