EDITORIALE


Tacere  la verità è un

 

 

crimine imperdonabile


 

 

Due recenti notizie  confermano con deplorevole esattezza le denunce opportunamente anticipate da Cuba sui piani dell’attuale amministrazione nordamericana per bloccare l’azione della giustizia e nell’affanno di compiacere la mafia cubano americana che controlla il destino del sud della Florida e alla quale deve, tra i tanti favori, la sua fraudolenta presenza nella Casa Bianca George W. Bush.

 

Mercoledì 26 ottobre con un atto vergognoso al quale hanno dato carattere di notizia  solo i mezzi di comunicazione di Miami, i rappresentanti del Dipartimento di Sicurezza Territoriale - DHS – hanno lasciato trascorrere il tempo limite per appellare la decisione emessa un mese prima dal giudice di immigrazione,  William L. Abbott nel ridicolo processo per immigrazione illegale e simulando di perseguire il terrorista Luis Posada Carriles e che  è terminato senza nemmeno questa accusa, poiché non si sono mai nemmeno investigati i mezzi e i metodi usati dalla mafia per introdurre il criminale negli Stati Uniti.  

 

La doppia morale delle autorità nordamericane non era mai apparsa così sfacciatamente a proposito del terrorismo; non presentando l’appello a quella sentenza vergognosa i funzionari del DHS, una super struttura che ha un bilancio miliardario, le cui agenzie si dicono destinate a proteggere i cittadini nordamericani dalle azioni terroriste, hanno benedetto la farsa di El Paso ed hanno appena terminato di concedere l’alloggio definitivo in territorio statunitense a colui che è considerato, assieme a Orlando Bosh, uno dei terroristi più pericolosi del continente americano.

 

Siamo molto contenti e speravamo onestamente che non ci fossero appelli, ha riconosciuto l’avvocato Eduardo Soto in una dichiarazione a El Nuevo Herald, lo stesso libello che è servito da portavoce alle impudiche rivelazioni dello stesso avvocato di Posada sul ricatto negoziato a  Miami mentre si montava la farsa dell’udienza a El Paso, dove per molti, inspiegabilmente lui era assente.

 

Un’altra struttura del DHS è in gioco adesso: Dean Bind, portavoce di immigrazione e controllo delle Dogane, ICE, ha detto che il giudice dell’immigrazione ha ordinato che Posada sia deportato al di fuori degli USA e che: “La nostra intenzione è obbedire a quest’ordine. Questo lo pubblica il Nuevo Herald, che precisa anche che si deve cercare un terzo paese, perchè la deportazione di Posada a Cuba o in Venezuela non va d’accordo con il Convegno Internazionale contro la Tortura, quella risibile menzogna che Abbot si è prestato ad accettare per armare una sentenza che è servita come una feroce campagna di diffamazione contro il governo venezuelano ed ha aperto la strada alla protezione del terrorista che è ricercato dalla giustizia.

 

Basta vedere la storia di come Bosch si rifugiò a Miamai per concludere che non apparirà mai un terzo paese ma ci sarà un altro perdono presidenziale di un membro della dinastia Bush - stavolta il figlio – in questo affare mediato con la mafia nella Camera e si conoscono già i vincoli profondi che coinvolgono la famiglia presidenziale alla storia criminale di Posada.

 

L’avvocata Soto, con la sfacciataggine che lo distingue e che gli regala l’impunità, ha annunciato che dopo 90 giorni dalla decisone darà corso alla documentazione per portare in libertà il suo cliente, mentre il governo si rifugia in uno scandaloso silenzio rispetto alla domanda di estradizione, molto ben argomentata, del Venezuela, con tutte le prove di cui si dispone sulle responsabilità del terrorista nell’organizzazione a Caracas del sabotaggio di un aereo civile cubano, azione che costò la vita a 73 persone nell’ottobre del ’76. Quest’accusa è avallata da numerosi documenti della CIA e del FBI, resi pubblici in questi anni.

 

Con l’autorità morale che le dà la sua condizione di vittima principale di quel crimine, che ha rinunciato al legittimo diritto di processare l’assassino a favore di un paese con leggi più flessibili e accordi d’estradizione con gli Stati Uniti,  Cuba esige ancora una volta che si risponda alla domanda del Venezuela e che termini la farsa che, tra imbrogli e silenzi, è stata orchestrata dal governo nordamericano per cedere al ricatto della mafia, che vuole che il suo terrorista sia un protetto della nazione che oggi sacrifica i suoi giovani sull’altare di una falsa guerra contro il terrorismo.

 

Basta  con le menzogne e con i sotterfugi!

 

Coloro che hanno ordinato l’infame sentenza di El Paso sono funzionari della stessa amministrazione e si sa bene che tutti obbedivano agli ordini diretti di Washington, come è stato confermato dagli avvocati di Posada, che hanno annunciato che il terrorista avrebbe rinunciato alla richiesta d’asilo per evitare che le sue dichiarazioni potessero danneggiare il governo con il quale negoziava un’altra via d’uscita.  Quale?

 

il rifugio al terrorista, questo nuovo schiaffo dopo quello che abbiamo patito per tutte le vittime di Barbados va anche alle madri nordamericane di più di 2000 morti: il prezzo di questa guerra insensata e bugiarda contro il terrorismo che il governo di Bush porta avanti. 

 

CONTRO LA LIBERTÀ DEI CINQUE

 

La seconda notizia si riferisce alle opportune denunce di Cuba ed è stata resa nota dai mezzi di comunicazione di Miami lo scorso lunedì 31 ottobre.  La Corte d’Appello del 11º Circuito di Atlanta ha accettato di considerare l’Appello della Procura contro la decisione presa all’unanimità da un gruppo di giudici dello stesso circuito il 9 agosto scorso, che revoca la totalità delle condanne inflitte ai Cinque, ordinando la realizzazione di un nuovo processo.

 

Questa accettazione è stata decisa a maggioranza e non unanimemente dai giudici del circuito e propizia un ritardo del processo, impedendo la possibilità che si faccia giustiziai in forma immediata e che i Cinque giovani combattenti contro il terrorismo possano finalmente riacquistare la libertà e ritornare in Patria.

 

Ritardare  e rendere lenta l’esecuzione della giustizia è precisamente quello che vuole la Procura, appellando la sentenza del 9 agosto, considerata dagli esperti come una prova assoluta che i Cinque sono stati vittime di un processo arbitrario, pieno di imbrogli e pregiudizi di una comunità che da 45 anni vive esercitando odio verso tutto quello che riguarda Cuba e la Rivoluzione, un odio sviscerato  soprattutto durante il periodo in cui si svolse il processo di Miami, dalla stampa locale. 

 

Quella sentenza unanime dei tre giudici di Atlanta ordinando un nuovo processo aveva un precedente in una risoluzione emessa il 27 maggio scorso dal Gruppo di Lavoro sulle Detenzioni Arbitrarie della Commissione dei Diritti Umani della ONU, che ha dichiarato illegale e non a procedere la detenzione e tutto il processo contro i Cinque.

 

Anche se l’accordo del 31 ottobre era tra le opzioni, secondo gli esperti del caso, l’unanimità della decisione del gruppo di tre giudici del 9 agosto e l’incontestabilità delle 93 pagine di solidi argomenti, permettevano di sperare che si confermasse il giusto ordine del nuovo giudizio, ma nonostante questo ci si  si aspettava l’appello della Procura, anche se per loro riaprire il processo significa iniziare una sorta di processo di Norimberga contro lo storico terrorismo contro Cuba  che si è sempre generato a Miami.

 

Il caso adesso non può venire messo sotto silenzio com’è avvenuto nei primi tempi. 

 

Non va dimenticato che i rappresentanti della mafia Ileana Ros-Lehtinen e  Lincoln Díaz-Balart  non hanno tralasciato attacchi e offese contro i tre giudici di Atlanta e che i mezzi di comunicazione più aggressivi di Miami hanno definito quest’istanza della  giustizia nordamericana “castrista”, reagendo alla sentenza del 9 agosto. Le più volgari espressioni dell’odio più viscerale tolgono loro qualsiasi facoltà per poter parlare di giustizia in tutto ciò  che riguarda Cuba

 

La notizia che è stato accettato l’appello sicuramente e per questo è stata resa nota solamente adesso dagli avvelenati mezzi di questa stampa  schiava dell’odio contro Cuba, che la destra più reazionaria  di Miami fomenta.

 

Il silenzio  è sceso di nuovo sul caso nella grande stampa nordamericana che aveva invece parlato della decisione precedente dei tre giudici e che si dovrebbe adesso interessare anche di più al tema, poiché una decina di Premi Nobel e altre 6000 personalità di tutto il mondo hanno inviato una lettera aperta al Procuratore Generale degli Stati Uniti domandando la liberazione immediata dei Cinque.

 

Non è forse legittimo chiedersi perchè la richiesta di giustizia continua a restare senza risposte? Come restano  senza risposte le domande di Fidel alle autorità nordamericane fatte il 20 maggio scorso e ripetuta pochi giorni fa durante la II cerimonia di laurea degli istruttori d’arte? 

 

Fidel ha ricordato che: "... come si sa grazie a un documento letto nella Tribuna Antimperialista di Cuba pochi mesi fa e firmato da uno dei più grandi scrittori di questo continente, Gabriel García Marquez , si esponeva e si  informava sui passi  fatti da Cuba per trasmettere le risposte delle autorità nordamericane quando l’Isola aveva  informato che un gruppo terrorista con al centro Luis Posada Carriles stava pianificando l’esplosione di aerei nei quali volavano anche cittadini nordamericani. Dopo quell’ondata di attentati contro gli alberghi di Cuba, scoperta e neutralizzata, si era creata una situazione imbarazzante per i terroristi che stavano pensando di far esplodere aerei di linee regolari che invadano a Cuba, con lo stesso procedimento: assoldare mercenari che viaggiavano sull’aereo e che vi depositavano una bomba a tempo, che poteva saltare dopo 50 - 60 - 90 ore persino, quando il mercenario se n’era già andato dall’Isola.

 

Cuba  aveva comunicato tutto questo al governo degli Stati Uniti, offrendo informazioni e condividendo quello che i Cinque - adesso reclusi – venivano a sapere mentre cercavano informazioni sui terroristi per difendere la popolazione cubana. Loro non erano ovviamente i soli, ma facevano parte di un meccanismo mediante il quale l’Isola era informata e poteva prevenire quelle azioni.

 

Voi ricorderete che cos’è successo. Mandarono il FBI a vedere e controllare e si diedero tutti gli elementi di giudizio nei pochi giorni in cui cercarono una pista. Forse qualcuna l’avevano già... poi arrestarono i nostri compagni e li sottoposero a quel procedimento atroce che sappiamo. Sono là e non possono nemmeno conversare tra di loro, lontani e separati e i familiari più intimi di alcuni non li possono nemmeno visitare.

 

Quei delinquenti che si vestono da nemici della Rivoluzione che combatte il mercenarismo con tutta la giustizia possibile, che sostengono il terrorismo, che appoggiano il blocco, che approvano e organizzano le azioni più vigliacche contro il nostro paese, non dicono nulla di questi Cinque che sono là reclusi! Non hanno la minima morale o l’hanno all’altezza della suola dello loro scarpe come si è sempre visto nella storia, sin dal loro inizio di nazione industrializzate, sfruttando popoli e sfruttando continenti e sfruttando il mondo!

 

Raccontando quell’episodio riportato  da Gabriel García Marquez, noi ci chiediamo  cosa avrebbero detto i capi dell’impero: se era verità o meno che avevamo informato il presidente degli Stati Uniti... ma non hanno detto una parola, neanche una parola! Ho ricevuto la relazione o non l’ho ricevuta? Il FBI ha saputo  o meno i fatti?  Il FBI è andato a Cuba o meno? Il FBI ha ricevuto queste e queste altre notizie, molte delle quali provenivano proprio da questi compagni che adesso sono detenuti.

 

Questi Cinque compagni non solo hanno difeso il popolo di Cuba, ma anche quello degli Stati Uniti dalla mafia terrorista di Miami e dagli assassini della banda di Posada Carriles.

 

Nessuno ha mai sentito una parola …"

 

Perchè dopo tanti mesi non è stata data neanche una risposta elementare a queste domande di Fidel, basate su un indiscutibile documento storico?

 

Per le stesse ragioni che stanno dietro l’immorale decisione dell’ amministrazione nordamericana di cedere ai ricatti della mafia e aprire il cammino al rifugio di Posada Carriles, mentre si manovra per impedire il nuovo processo che metterebbe in luce la prolungata guerra di terrore che le successive amministrazioni dell’impero hanno auspicato nel frustrato tentativo di distruggere la Rivoluzione Cubana.

 

Fare tacere la verità è un crimine imperdonabile e lo è di più quando esiste la possibilità di dare un giusto castigo agli assassini e un meritato riconoscimento agli eroi. Cuba non si stancherà di domandare risposte alle sue domande al governo nordamericano e a tutti coloro che conoscono la verità che si legge in questo documento, che conferma anche quanto sono  pericolosi ancora oggi Luis Posada Carriles e i suoi complici, non per Cuba solamente, ma anche per la stessa società nordamericana. 

 

Chi tace protegge e dà rifugio ai terroristi e prigione ai combattenti contro il terrorismo; è responsabile di guerre illegali e infinite, in nome della menzogna e sempre più evidentemente e in maniera inaccettabile porta alla morte migliaia di giovani nordamericani e di altri paesi del mondo  in nome di queste menzogne!

 

Oggi più che mai è indispensabile impegnarsi con la verità, che è la causa di tutti i giusti!

 

3 novembre 2005