Washington: la polemica sulla

 

"televisione invisibile"


FRANK MARTIN* - 9 novembre 2005 (PL)


 

 

Un’emittente televisiva molto costosa per i contribuenti nordamericani, TV Martí, chiamata a Cuba "la TV che non si vede", ha provocato una poco tempestiva ed inaspettata polemica tra due "falchi" della Casa Bianca: il segretario alla difesa, Donald Rumsfeld e la segretaria di stato, Condoleezza Rice.

 

La "Televisione invisibile" finanziata con fondi federali statunitensi, non ha trasmesso una sola immagine sui televisori delle case cubane, e quest a realtà ha provocato il confronto "poco discreto" fra i due funzionari del governo del presidente George W. Bush.

 

La versione conosciuta della discussione, la fonte viene da Miami, sostiene che il pomo della discordia è l’uso "tecnico" dell’aereo militare C-130 messo a disposizione del progetto dallo stesso presidente Bush, in uno dei suoi discorsi poco dopo la sua rielezione, con altri problemi politico-militari.

 

Tutto indicava che Bush, incitato probabilmente dai poderosi settori cubano-americani estremisti in Florida e a Washington aveva tolto dalla giurisdizione di Rumsfeld il sofisticato aereo per le trasmissioni.

 

Il quotidiano El Nuevo Herald, portavoce dell’influente settore cubano americano, ha scritto che però ora le forze armate statunitensi necessitano il ricupero dell’aereo, un C-130 per inviarlo nei cieli dell’Iraq e dell’Afghanistan.

 

La Rice si è opposta con fermezza e ha negoziato con la Casa Bianca la questione ha scritto ancora il giornale.

 

Una congressista nata a Cuba, Ileana Ros-Lethinen, dalla "linea dura" contro l’Isola a sua volta ha protestato ed ha scritto una lettera alla Rice nella quale sostiene la sua "Preoccupazione per le informazioni giunte, che sostengono che il Dipartimento di Difesa desidera utilizzare diversamente il C-130 Commando Solo, che è attualmente è dedicato ad attività relazionate con Cuba. Non possiamo né dobbiamo dimenticare la minaccia che rappresenta la dittatura di Castro nel nostro spazio d’influenza", ha scritto la Lethinen, aggiungendo che il C-130 "è uno strumento importante nell’implementazione di quest’agenda... e per i nostri sforzi di accelerare la fine del regime castrista e portare avanti la transizione verso la democrazia nell’Isola".

 

Nonostante le dichiarazioni delle fonti ufficiali statunitensi citate nell’articolo, che riconoscono che a Cuba le autorità "hanno avuto successo bloccando le trasmissioni, queste continuano ad essere trasmesse con le frequenze abituali". A Cuba è stato confermato che l’illegale e costosissimo segnale di trasmissione televisiva che gli Stati Uniti lanciano verso l’Isola continua ad essere completamente invisibile per gli utenti cubani.

 

Il Nuevo Herald inoltre ha commentato che quella che sembra una strana polemica con Rumsfeld riguarda uno o più membri del Congresso di Washington, che non sono stati identificati. Per il (o la) confidente del giornale "la lite tra la Rice e Rumsfeld ha come base un punto di vista differente su come danneggiare il detto regime dell’Avana".

 

La segreteria di Stato è nota per le sue dure critiche contro il regime cubano, dice il Herald mentre il segretario alla Difesa è stato molto parco sotto quest’aspetto.

 

La fonte anonima dell’Herald h anche suggerito che "Il Pentagono s’è astenuto dal dichiarare Cuba come una minaccia per gli Stati Uniti".

 

"Se guardiamo le cose da una giusta prospettiva, sino ad oggi il Pentagono non ha mai fatto marcia indietro nelle sue relazioni a proposito della minaccia cubana. Probabilmente non è esistito alcun cambio di posizione" scrive ancora il quotidiano dopo aver citato il caso di un’alta funzionaria del Pentagono accusata e processata per aver collaborato con l’Isola. La nota si riferisce ad una relazione della segreteria alla Difesa del 1998, dove si sosteneva che che Cuba non rappresenta una minaccia per gli Stati Uniti.

 

Rumsfeld nel commento viene accusato di non essere abbastanza energico contro Cuba. Leggendo le poche dichiarazioni di Rumsfeld su Cuba, si costata che da quando è arrivato al Pentagono non ha mai espresso una preoccupazione particolare su una possibile minaccia militare cubana" scrive ancora El Nuevo Herald.

 

"Nell’aprile del 2003, quando gli domandarono direttamente se era d’accordo su un’invasione a Cuba, il segretario alla difesa disse: "Non possiamo sperare che tutti in questo mondo vivano esattamente come noi" si ricorda nell’Herald.

 

"In un mondo complicato ci sono paesi che vivono in modo differente e quindi non è un problema degli Stati Uniti cercare di far sì che gli altri siano come noi", aveva aggiunto il segretario alla difesa in un’intervista pubblica rilasciata a un’emittente televisiva nordamericana.

 

Però la rabbia dell’anonima fonte del giornale di Miami nasce da altre dichiarazioni rilasciate da Rumsfeld lo scorso 5 maggio, nella conferenza annuale del Consiglio delle Americhe, a Washington.

 

Quando "qualcuno" s’interessò alla sua opinione sulla relazione con Cuba, Rumsfeld non lasciò margini per i dubbi con risposte evasive, specifica il quotidiano di Miami.

 

Rumsfeld disse che: "Bene, lei sa, se ci guardiamo intorno in tutto il mondo vediamo che ci sono cubani ovunque, in questo paese e in molti altri paesi. E sono intelligenti, lavoratori ed attivi. E io mi ricordo quando Castro arrivò (al potere) e scommetto che lei invece si ricorderà quando lui se ne andrà".

 

(*World Data Research Center)