Rebelion 23/6/2006 www.zmag.org

 

 

 

Quanta corruzione esiste a Cuba?

Google, Cuba e la corruzione

 

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In tanta farragine contraria, l'economista, giornalista ed ex dirigente della Sicurezza di Stato trovava un lancio dell'agenzia britannica di notizie Reuters, datato 4 Marzo 2001: "I dirigenti [cubani] di alto rango sono stati, in generale, esenti da accuse di corruzione e scandali che tradizionalmente assediano gli altri governi dell'America Latina."

 

R. Bardini

 


L'economista cubano Manuel David Orrio, si infiltrò per undici anni come giornalista nei circoli anticastristi dell'Avana e si dedicò a scrivere contro il "regime totalitario" dell'isola. Il suo lavoro di "topo" fu tanto efficace che arrivò ad essere presidente della Cooperativa dei Giornalisti Indipendenti di Cuba.

Questa presunta cooperativa, facciata dell'opposizione interna, fu fondata nel 1998 da un gruppo di "reporter" di Cubanet, un'agenzia giornalistica con sede a Miami che si definisce "non partitica e senza fini di lucro, impegnata a promuovere la libertà di pensiero a Cuba, aiutare il suo settore indipendente a sviluppare una società civile ed informare il mondo della sua realtà."

Cubanet riceve fondi dal National Endowement for Democracy (NED), una oscura organizzazione creata nel 1983 dal tenente colonnello Oliver North, principale accusato nello scandalo Irangate durante l'amministrazione Reagan, che a sua volta figura nel bilancio del Dipartimento di Stato.

Nel decennio degli anni ottanta, il NED sostenne economicamente i "contras" che cercavano di abbattere il governo sandinista in Nicaragua. Attualmente, finanzia i cosiddetti "gusanos" cubani della Florida e gli "escuálidos" venezuelani che si oppongono al governo di Hugo Chavez.

La testimonianza di Manuel David Orrio, dopo essere uscito dalla copertura insieme ad altri sette agenti del controspionaggio -- che si fecero passare anche loro per oppositori di Fidel Castro -- figura nel libro Los Disidentes, di Rosa Miriam Elizalde e Luis Báez, pubblicato nel 2003.

Nell'ottobre di quest'anno, Orrio pubblicò un articolo intitolato "Google, Cuba e la corruzione". Vi si spiega che se nel 2003 si faceva una ricerca sul noto motore di ricerca di Internet la lista di documenti che corrispondevano alle parole "corruzione" e "Cuba" constata di 53.000 articoli, editoriali, interviste, cronache e racconti, nei quali risultavano in primo luogo i lavori che divulgavano un'immagine negativa del governo cubano. La maggioranza di essi apparteneva alla cosiddetta "Propaganda nera". Il resto era "pesce marcio" elaborato da discepoli professionali di Mario Vargas Llosa, Carlos Alberto Montaner, Jorge Castañeda Gutman e Andrés Oppenheimer.

In tanta farragine contraria, l'economista, giornalista ed ex dirigente della Sicurezza di Stato trovava un lancio dell'agenzia britannica di notizie Reuters, datato 4 Marzo 2001: "I dirigenti [cubani] di alto rango sono stati, in generale, esenti da accuse di corruzione e scandali che tradizionalmente assediano gli altri governi dell'America Latina."

Cuba accettò per la prima volta nel 2003 di essere inclusa nel Rapporto sulla Percezione della Corruzione (IPC) di Trasparenza Internazionale, organizzazione non governativa con sede in Germania, e fu qualificata come la quinta nazione meno corrotta d'America e la terza dei Caraibi, superata solo da Canada, Stati uniti, Cile e Uruguay.

Per determinare l'IPC si richiede che almeno tre fonti indipendenti di prestigio siano consultate sul paese investigato. Nel caso cubano, si presero in conto le opinioni di tre entità non sospette della minima simpatia verso il comunismo: La Columbia University, la Unità di ricerca [finanziaria] dell'Economist e il Centro per la Ricerca dei Mercati Mondiali, con sede a Londra, impresa leader nell'analisi degli investimenti e del rischio.

Nel rapporto 2005 di Trasparenza Internazionale, Cuba si collocò al sesto posto dietro Cile, Uruguay, Costa Rica, El Salvador e Colombia, prima di Brasile, Panama, Peru, Repubblica dominicana, Argentina, Nicaragua, Bolivia, Ecuador, Guatemala, Venezuela, Paraguay e Haiti, rispettivamente.

Niente di questo diventò notizia. Ciò che è diventato notizia in questi giorni fu la condanna a dodici anni di prigione per "abuso di potere" del sociologo Juan Carlos Robinson, ex combattente nella guerra d'Angola, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista Cubano dal 1986, ex segretario del partito nelle province di Guantanamo e Santiago, ed ex deputato dell'Assemblea nazionale (Parlamento).

Robinson, 49 anni, è il primo membro dell'ufficio politico condannato ma il terzo espulso in base ad accuse di abuso, corruzione o condotta impropria della carica, dopo i casi di Carlos Aldana, ex segretario di Ideologia del Partito Comunista, nel 1992, e del giovane ex cancelliere Roberto Robaina, nel 2002.

Occorrerebbe davvero lambiccarsi il cervello per arrivare a pensare che misure come queste potessero essere prese nei governi democratici e liberali del peruviano Alan García e Alberto Fujimori, dell'argentino Carlos Menem, del brasiliano Fernando Collo de Melo, della panamense Mireya Moscoso, del nicaraguese Arnoldo Alemán, e molti altri impresentabili.

La condanna di Juan Carlos Robinson sicuramente saturerà ancora di più Google in questi giorni.