21 maggio 2007 - Manuel E. Yepe * www.granma.cubaweb.cu

 

Per piacere all'impero

 

 

 

 

Circa 40 anni fa, il dottore Baudilio Castigliani, un collega che svolgeva la funzione di ambasciatore di Cuba in Francia, mi raccontò che, alcuni giorni prima, in mezzo ad una cerimonia della maggiore solennità, fu chiamato ad un incontro privato con il presidente Charles De Gaulle.

Una volta solo col presidente francese, in un piccolo salone dell'Eliseo, annesso alla gran sala dove si stava svolgendo la cerimonia protocollare, il generale Di Gaulle gli spiegò: "In realtà non l'ho chiamato per qualcosa di importante, solo che mi piace vedere il viso che fanno gli americani quando sanno che parlo con un cubano".

Io stesso, per la mia esperienza nell'adempimento di funzioni diplomatiche durante la decade degli anni sessanta, posso dare fede del motivo di scherzo che costituivano, in diversi corpi diplomatici, la supervigilanza ed i rimproveri di alcuni diplomatici statunitensi — non tutti, certamente — sui loro colleghi latinoamericani, quando li vedevano chiacchierare con un cubano.

Per buona parte di quella decade, i governi dell'America — eccetto quelli del Messico e Canada — erano stati obbligati da Washington a rompere le loro relazioni con Cuba, ma la maggioranza dei diplomatici latinoamericani esprimeva privatamente la loro obiezione alla servile misura. Così lo facevano sapere ai loro colleghi cubani e non pochi cercavano di mantenere, a livello privato, legami amichevoli  di nascosto agli statunitensi.

E chi voglia confermare che questa incredibile ossessione persiste ancora, gli suggerisco informarsi della gran quantità di approfittatori che nel mondo ottengono da Washington laute ricompense con appena un gesto d'inimicizia verso Cuba che può essere uno scritto, una dichiarazione, un voto opportuno, un giudizio in qualunque litigio perfino una semplice smorfia in un luogo appropriato.

 

Questa situazione può presentarsi a livello di governo in esercizio e anche con partiti di governo o di opposizione nel cui agire si nota il deliberato proposito di piacere al governo degli Stati Uniti più che quello di esprimere una qualche posizione politica in relazione a Cuba. Le azioni di questo tipo, generalmente, si evidenziano per l'asimmetria tra i fatti ed il gesto ostile o perché non si applicano, in circostanze simili, ad altri paesi.

Ho conversato con amici stranieri che assicurano che ormai non si sorprendono se sulla stampa dei loro paesi, all'improvviso, senza motivo apparente, cominciano a proliferare articoli e programmi che disegnano un'immagine satanica di Cuba, in senso generale o in qualche aspetto specifico.

A titolo di esempio dell'estrema distorsione potrebbe citarsi un esteso articolo di recente pubblicazione a Miami (Il puzzle cubano, Imprigionati al presente, The Miami Herald \ El Nuevo Herald, 16.05.2007) che riferisce un rosario di catastrofi che una squadra dei suoi giornalisti dice avere trovato recentemente in Cuba. Quando Cuba esibisce i risultati nelle sue condizioni di vita, man mano che esce dalla crisi degli anni novanta, senza fare concessioni al neoliberalismo, e nonostante l'assenza dai suoi abituali lavori  di direzione del presidente Fidel Castro — che é in convalescenza dopo un delicato intervento chirurgico — il quadro tragicomico che il menzionato lavoro giornalistico presenta farebbe esplodere di indignazione qualunque onesto visitatore straniero che osservi la realtà.

"Quello che succede è che più nessuno scrive contro Cuba fino a che non lo pagano, neppure i suoi nemici più giuriati" mi commentava un amico straniero.

Si sa che il governo degli Stati Uniti, da 48 anni, investe abbondanti risorse in una guerra virtuale contro la rivoluzione cubana, al fine di evitare che l'esempio indipendentista dell'isola si estenda per l'America Latina in detrimento del suo dominio neocoloniale. Questo sforzo di Golia contro David si é perfino intensificato al termine della guerra fredda.

Attualmente, gli Stati Uniti dedicano ogni anno non meno di 35 milioni di dollari, forniti dai contribuenti di quel paese, per attaccare a Cuba sul terreno dell'informazione, al margine del blocco economico, delle dissimulate aggressioni terroristiche e delle minacce militari che obbligano questo piccolo paese del terzo mondo a destinare buona parte delle sue scarse risorse materiali ed umane alla difesa della sua sovranità.

Per molti anni, i colpi statunitensi contro Cuba si organizzavano, in maniera più o meno surrettizia, attraverso i corpi di intelligence e sicurezza. Ma vari anni fa, specialmente a partire dal regno neoconservatore che si consolidò con l'amministrazione di Ronald Reagan, diventarono sempre più scoperti i piani contro Cuba e cominciarono ad essere parte essenziale di essi la pubblicità dei bilanci per pagare ogni tipo di contributo.

Sebbene la maggior parte dei fondi governativi assegnati a programmi "anticastristi" si distribuiscano per mezzo di contratti senza asta, che finiscono all'industria anticubana che prospera a Miami, Washington, Madrid, Europa orientale ed in alcune capitali dell'America Latina, una piccola parte serve per rimunerare, in Cuba, i suoi "dissidenti" locali, paradossalmente incaricati, a volte, di ruoli da protagonisti.

Così, i mezzi stampa statunitensi rivelano senza pudore le cifre del finanziamento del governo statunitense alle organizzazioni europee "anticastriste". Si tratta di milionari che iniettano attraverso la Fondazione Nazionale per la Democrazia (National Endowment for Democracy o NED) organismo creato dal governo di Ronald Reagan, in un periodo nel quale non cessavano di venire alla luce scandali della CIA, al fine di poter contare, nella società civile, su un organismo con facciata adeguata ad assumere, in forma legale, quello che, mediante azioni occulte, aveva come compito la tristemente celebre agenzia. (The New York Times, 31 marzo 1997: "la NED fu creata quindici anni fa per portare a termine pubblicamente quello che ha fatto surrettiziamente la CIA durante decadi... appoggiare partiti politici, sindacati, movimenti dissidenti e mezzi d'informazione in dozzine di paesi... ".)

Nelle due ultime decadi, la NED ha distribuito quasi 14 milioni di dollari per appoggiare programmi "di promozione della democrazia a Cuba" dagli Stati Uniti, Europa ed America latina.

Oltre alla NED, gli Stati Uniti utilizzano per le loro azioni contro Cuba l'Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) le cui donazioni hanno generalmente come destinatari  entità create o finanziate da organizzazioni statunitensi, benché ultimamente stiano anche destinando fondi ad iniziative internazionali.

Il Gruppo Internazionale per la Responsabilità Sociale Corporativa, recentemente creato  in Spagna, con filiali in Europa ed America Latina, per perseguitare e dissuadere le imprese europee affinché non investano a Cuba, ha ricevuto più di 200000 dollari nel suo primo anno di lavoro.

Un altro denominato Direttorio Democratico Cubano, con filiali in Messico ed Argentina, che realizza attività in vari paesi dell'America latina ed Europa, dal 2004 ha ricevuto, per mezzo dell'USAID e della NED, più di sei milioni di dollari. Si dedica a finanziare manifestazioni di protesta davanti a missioni diplomatiche cubane ed altre azioni propagandistiche.

Uno dei direttori dell'organizzazione non governativa Dialogo Interamericano, "carro armato pensante" con sede a Washington D.C., ha riconosciuto in un'intervista all'Associated Press che queste campagne non hanno alcun impatto a Cuba ma che i bonifici milionari, del governo degli Stati Uniti, ai gruppi "anticastristi" europei permettono loro sopravvivere in paesi come la Repubblica Ceca, Svezia e Spagna, per esercitare pressioni sulle politiche dei loro governi verso Cuba. (Pascual Serrano, Come finanzia il governo degli Stati Uniti l'anticastrismo europeo, Rebelion, 23.12.2006.)

In quanto ai fondi destinati a rimunerare il lavoro dei "dissidenti" affinché continuino il loro gioco nell'isola, i contribuenti statunitensi, che sono in ultima istanza coloro che forniscono il denaro, neppure in questo caso hanno avuto buone notizie. Una recente commissione di revisione del Congresso statunitense che ha analizzato 65 milioni di dollari di spese che l'USAID ha sostenuto, a questo fine, tra 1996 ed il 2005, ha riscontrato che buona parte di quei fondi si sono consumati in giochi informatici Nintendo e PlayStations, maglioni di cachemire, carne di granchio, cioccolati prelibati, cappotti di cuoio, biciclette da montagna ed altre squisitezze apparentemente non consentite.

La politica di Washington verso l'isola è soggetta ad accecamenti sempre più distanti dall'obiettività, come si è visto col Piano Bush. Sono arrivati a distorcere in tale maniera la verità che perfino la comunità dell'intelligence statunitense si confessa ammanettata da un ambiente politico che premia solo chi dice al governo quello che questo vuole sentirsi dire sulla realtà cubana.

In concreto, dopo di quasi mezzo secolo di manifesta ostilità, Washington é ancora ossessionata dall'idea di sconfiggere questo "cattivo esempio" che è la rivoluzione cubana e non trova più complici che quelli che paga.
 

 


* Manuel E. Yepe Menéndez è professore nell'Istituto

Superiore di Relazioni Internazionali.