HOME CUBA OGGI

 

Fidel ha conversato con gli

ambasciatori cubani

 

17.07.10 - Lucilo Tejera - Miguel Fernández www.granma.cu

 

 

I pericoli di una nuova guerra con l’uso di armi atomiche, sono stati reiterati dal Comandante in Capo Fidel Castro in un incontro con gli ambasciatori cubani, nella sede del Ministero degli Esteri (MINREX).

 

La conversazione del leader della Rivoluzione cubana con il personale diplomatico è stata trasmessa integralmente durante la Tavola Rotonda Informativa e dalle radio cubane. 

 

Fidel ha insistito sui pericoli che l’umanità dovrà affrontare nel caso in cui cominci un’aggressione contro l’Iran o contro la Repubblica Popolare Democratica della Corea.

 

All’inizio del suo intervento, Fidel ha letto un messaggio che ha inviato a tutti gli ambasciatori cubani, nel quale ricorda che solamente l’invasione dell’Iraq lascia un saldo di milioni di persone tra morti, feriti ed esiliati, in maggioranza civili indifesi.

 

“Più di 100000 soldati degli Stati Uniti sono presenti nel conflitto in questa nazione ed in Afganistan”, ha precisato, ed ha aggiunto che il dilemma statunitense ora è che non si possono ritirare dalla zona, ma non possono nemmeno rimanere, non possono più utilizzare la diplomazia ed allora usano le armi. 

 

Il leader della Rivoluzione cubana ha definito “una concorrenza terribile la sfida fatta al mondo per avere le armi nucleari, dopo che gli Stati Uniti lanciarono due di queste bombe sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, nell’agosto del 1945.

 

Fidel si è dichiarato convinto che Franklin Delano Roosevelt, morto nell’aprile di quell’anno e che era presidente degli USA, non avrebbe dato l’ordine dell’azione nefasta.

 

“Secono me era un uomo sensato”, ha aggiunto.

 

La decisione di far scoppiare le armi in Giappone, paese già sconfitto nella Seconda Guerra Mondiale e senza la capacità aeree per intercettare i bombardieri strategici, la prese Harry Truman, vicepresidente nel mandato di Roosevelt.

 

Fidel ha detto che attualmente ci sono varie potenze nucleari con più di 20000 ogive strategiche e non strategiche.

 

La sesta è Israele, anche se questo dato viene ovviato da molte fonti.

 

Gli Stati Uniti offrono un mondo senza queste armi, in cambio di altre dette “convenzionali”, che per il loro elevato potere distruttivo non cambierebbero essenzialmente le minacce e manterrebbero quella che ha definito “la dittatura totale dell’impero”.

 

Il Comandante in Capo ha controllato diversi dispacci di stampa tra i quali uno di EFE, che riconosce che, di fronte ad un attacco militare israeliano contro l’Iran, i risultati sarebbero devastanti, con conseguenze globali incalcolabili.

 

Inoltre Fidel ha fatto riferimento alle differenti messe a fuoco delle agenzie di stampa, per togliere importanza alla vera realtà del conflitto ed alla ridicola manipolazione del sequestro e del successivo ritorno in Iran dello scienziato Shahrdelam Amiri, un’indiscutibile manovra della CIA, che lo stesso protagonista, con la logica più semplice, sta smentendo.

 

Riferendosi alle dichiarazioni della Commissaria delle Relazioni Estere dell’Unione Europea sulle probabilità di reinizio di un negoziato con l’Iran, ha detto che “è scagliola per alimentare illusi” ed ha definito le attuali pressioni sull’Iran come una copia carbone di quelle che fecero al primo ministro del paese, Mohamed Mossadegh, prima del suo allontanamento, nel 1953.

 

Quel colpo alla democrazia iraniana avvenne con l’auspicio degli Stati Uniti e di altre potenze occidentali, con il pretesto di una risposta all’applicazione d’una politica di nazionalizzazione delle sue risorse nazionali.

 

Fidel ha segnalato che una ventina d’imprese multinazionali si sono ritirate da questo territorio per paura delle pressioni di mercato nordamericane, così come hanno fatto importanti banche europee.

 

Tra le imprese che hanno interrotto le loro operazioni a Teheran, ha segnalato le multinazionali Shell, Siemens e Caterpillar.

 

“Mezzo secolo dopo, ha ricordato Fidel, si ripetono le stesse forme imperialiste contro il popolo della Repubblica islamica dell’Iran”.

 

 

Fidel nel Centro d’Investigazioni

dell’Economia Mondiale

 

14.07.10 -  www.granma.cu

 

Foto: Alex Castro

 

Il Comandante in Capo Fidel Castro Ruz ha visitato a mezzogiorno di martedì 13, il Centro d’Investigazioni dell’Economia Mondiale, dov’è stato ricevuto dal direttore, il dottor Osvaldo Martínez.

 

Per più di un’ora il leader della Rivoluzione cubana ha scambiato opinioni con gli investigatori di questo prodigioso centro, sui gravi pericoli di una nuova guerra nel Medio Oriente e sulla terribile minaccia per la nostra specie che significa la distruzione dell’ambiente di fronte ai nostri stessi occhi. 

 

Foto: Alex CastroIl Comandante in Capo ha invitato a pensare su come i paesi di Nuestra America possono affrontare questi problemi e a come dare un impulso ad una nuova civiltà che non ripeta gli stessi errori che sono stati commessi sino ad oggi.

 

Fidel ha consegnato ai partecipanti un suo messaggio da condividere con gli economisti dell’Isola e del mondo.

 

Il Centro d’Investigazioni dell’Economia Mondiale è un’ istituzione scientifica cubana che appartiene al CITMA, che da 30 anni realizza investigazioni sui principali temi dell’economia mondiale, con particolare accento sui problemi che colpiscono i paesi sottosviluppati, elaborando proposte di soluzioni.

 

Salutando i dirigenti, il Comandante in Capo, Fidel Castro, è stato salutato con entusiasmo dai vicini del Centro, che sono accorsi alla notizia della sua presenza.

 

Il messaggio di Fidel

agli economisti

 

Compagni Economisti del CIEM: con motivo della Risoluzione 1929.

 

Il 27 giugno 2010, un messaggio inviato con motivo della Risoluzione 1929 del Consiglio di Sicurezza  della ONU del 9 giugno 2010, esprimeva al suo destinatario quanto segue:

 

"Solo di una cosa possiamo essere sicuri. Cuba stavolta sarà lontana dall’essere attaccata con armi di questo tipo, come il resto dell’America Latina, dal nord del Messico e sino a Capo Horn.

 

"Quando si spegnerà il fuoco nucleare che necessariamente sarà breve, si potrà parlare della crisi post-bellica che giungerà immediatamente”.

 

Tutto sembrerebbe una fantasia, come quando Cuba, per puro miracolo, sfuggì all’attacco nucleare dell’ottobre del 1962.

 

"...non si potrà parlare di capitalismo o socialismo. Solamente si aprirà una tappa  dell’amministrazione dei beni e dei servizi disponibili in questa parte del continente.

 

Inevitabilmente continueranno a governare  ogni paese coloro che sono al fronte oggi dei governi, molti vicini al socialismo e altri nell’euforia per l’apertura di un mercato mondiale che oggi si apre per i combustibili, l’uranio, il rame, il litio, l’alluminio, il ferro e altri metalli che ora s’inviano nei paesi sviluppati e ricchi, mercato che sparirà rapidamente.

 

In simili circostanze i prodotti più elementari che sono necessari per vivere: gli alimenti, l’acqua, i combustibili e le risorse dell’emisfero a sud degli Stati Uniti abbondano, per mantenere un poco di civiltà, i cui passi avanti senza controllo hanno portato l’umanità ad una disastro simile.

 

Conosco alcuni compagni che si preoccupano seriamente del fatto che io rischio la mia credibilità, affermando cose tanto importanti come ciò che sarebbe un conflitto che inevitabilmente diverrebbe nucleare.

 

È quello che sto facendo, da quando il 1º giugno 2010, ho informato del grave pericolo che minaccia l’umanità, partendo  dall’affondamento della Cheonan, la nave bandiera delle forze navali della Corea del sud.

 

Per me, la cosa più importante è che il nostro popolo sia bene informato dei gravi pericoli che ci minacciano e non la credibilità personale. 

 

Ho chiesto al compagno Osvaldo di convocare in questa sede, oggi,  martedì 13 luglio, il gruppo degli economisti migliori per riunirmi con loro e chiedere che realizzino un “lavoro di fantascienza”, definiamolo così,  perché nei prossimi 10 giorni meditino e analizzino per 4 ore al giorno  questi delicati temi con il proposito di rispondere ad una domanda: Che devono fare i paesi di Nuestra America, se si presentasse una situazione come quella che nelle mie parole tra virgolette ho spiegato?

 

Si tratterebbe ovviamente di dare un impulso ad una nuova civiltà partendo dalle enormi conoscenze scientifiche che oggi la nostra specie  possiede, per far sì che non si ripeta l’irripetibile che e mio giudizio  succederà.

 

Ho chiesto ugualmente a Osvaldo di consegnare copie di queste parole.

 

Partendo dall’informazione del ministero degli Esteri ho espresso a vari ambasciatori di paesi chiave e a quattro presidenti latinoamericani, che a mio giudizio, partendo da giovedì, venerdì o sabato al più tardi, sarebbe scoppiato il conflitto.

 

La mia comprensibile amarezza deriva dal fatto che lavoravo con un’informazione ufficiale che, non includendo due lunghi paragrafi finali, mi ha indotto all’errore della Riflessione del 4 luglio e avrebbe assestato un colpo irreparabile alla mia credibilità in questo decisivo momento storico, di cui mi sono reso conto domenica 11 verso le 11 di mattina.

 

Ho anche chiesto a Osvaldo di distribuire tra gli economisti la copia di questo messaggio e d’aggiungere una copia del testo scritto preso dal documentario "Home", del regista  francese Yann Arthus-Bertrand, realizzato da un selezionato gruppo internazionale di famose ed informate personalità sull’altra terribile minaccia per la nostra specie: la distruzione dell’ ambiente di fronte ai nostri stessi occhi.

 

Esistono tuttavia alternative che lasciano margini alla speranza, se siamo capaci di optare per queste.

 

Fraternamente,

 

Fidel Castro Ruz

13 luglio del 2010

 

Fidel nel Centro Nazionale

d’Investigazioni Scientifiche

 

12.07.10 -  www.granma.cu

 

  

 

Il Comandante in Capo Fidel Castro ha visitato il CNIC lo scorso  mercoledì 7 luglio, nel contesto del 45º anniversario dell’ istituzione, un centro precursore del Polo Scientifico della capitale cubana.

 

Nel CNIC, fondato il 1º luglio del 1965, è stato ricevuto a mezzogiorno dal direttore generale del Centro, il Dottor Carlos Gutiérrez e da altri tre principali dirigenti di questa istituzione.

 

Quando è corsa la voce che Fidel era lì, tutti i lavoratori si sono riuniti per esprimergli un affettuoso e spontaneo saluto, che Fidel ha restituito con parole di ringraziamento.

 

Il CNIC è stato il primo centro scientifico fondato dalla Rivoluzione.

 

Ha formato più di 20000 specialisti di diversi settori e lì sono nate altre importantissime istituzioni, come il Centro di Sanità Agricola e dell’Allevamento, il Centro dei Saggi Immunologici e il Centro di Chimica Farmaceutica.

 

Qui si sono formati molti dei principali quadri scientifico-tecnici de direzione degli altri centri d’investigazione del paese.

 

Attualmente il CNIC appartiene al Ministero d’Educazione Superiore della Repubblica di Cuba, dedicato all’investigazione scientifica con un alto sviluppo nelle aree delle scienze naturali, biomediche e tecnologiche.

 

Il Centro ha la missione di risolvere, con qualità e rigore scientifico, problemi biomedici e tecnologici d’importanza economica e sociale del paese, e creare prodotti scientifici dell’ultima generazione con capacità concorrenziale nel mercato mondiale.

 

Per garantite tutto questo, lavora a ciclo completo, cioè realizza le investigazioni, la produzione ed il commercio dei suoi principali prodotti.