Diritti umani nell' "altra Cuba"

 

 

11 dicembre 2012 - Iroel Sanchez pubblicato in CubAhora 
 

 

 

Si parla molto, in alcuni ambiti, dei diritti umani a Cuba. E' anche diventato un luogo comune riconoscere il godimento, sull'isola, dei diritti sociali ed economici - in particolare l'accesso alla salute e all'istruzione - per, a quel punto, dichiarare che i cittadini cubani non godono dei diritti politici.

È vero che Cuba eccelle nel soddisfacimento dei diritti economici, sociali e culturali. E' stato il primo paese a dichiararsi libero dall'analfabetismo e il suo contributo per eliminarlo, in altri paesi, è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite. Il tasso di mortalità infantile a Cuba è il più basso nelle Americhe, dopo gli Stati Uniti e il Canada e l'UNICEF l'ha dichiarato come l'unico paese, dell'America Latina, senza malnutrizione infantile, il suo Indice di Sviluppo Umano è più avanti della maggior parte paesi dell'America Latina e in termini di prestazioni ambientali si colloca tra le prime dieci nazioni al mondo.

Per quanto riguarda le violazioni dei diritti umani, gli analisti affermano che la situazione dell'isola non è paragonabile a ciò che avviene nei paesi che spesso accusano Cuba - come gli europei - sui quali
Amnesty International ha pubblicato numerosi rapporti di cui solitamente i grandi mass media tacciano.

Ma sono le notizie sulla libertà di espressione, o ancor meglio della sua assenza, quella che più appare quando si parla di diritti umani a Cuba, in particolare associate a denunce di persone legate ai fondi di più di
venti milioni di dollari l'anno che gli Stati Uniti destinano per un "cambio di regime" nell'isola.

Tuttavia, una recente esperienza può illustrare la maniera in cui intendono, queste persone, la libertà di espressione. Nel corso di un incontro aperto al pubblico dello spazio "Último jueves", organizzato dalla rivista Temi circa Internet e i movimenti sociali, uno di loro é intervenuto, in totale libertà, per esprimere l'incompatibilità di un dibattito sulla rete delle reti con il fatto che in Cuba è penalizzata la differenza, qualcosa che è stato ribattuto in un clima di civiltà e di rispetto  da diversi partecipanti. Poco dopo, dotati della tecnologia che gli Stati Uniti fornisce ai suoi amici sull'isola, i sostenitori dell' "altra Cuba" hanno caricato in
YouTube la loro versione in video di quello che è successo in detto spazio, eliminando qualsiasi parere contrario alle loro concezioni.

Forse é possibile capire, così, come sarebbe l' "altra Cuba" che queste persone preconizzano sotto il cosiddetto
Piano Bush - ancora vigente nell'amministrazione Obama - che ha destinato loro un consistente finanziamento e la tecnologia per le loro prestazioni e che include lo smontaggio in una "Cuba postCastro" di tutti i diritti sociali conquistati dai cubani per equipararli con gli altri paesi del continente. Allora non sarebbero i vicini quelli che nominerebbero i candidati nelle elezioni a Cuba, dove nessuna di tali persone è mai stata in grado di vincere un collegio elettorale, ma le macchine politiche finanziate e costruite da Washington a sua immagine e somiglianza.

 

Sì, sarebbe "un'altra Cuba"ma senza diritti per i cubani.

 

 

Los derechos humanos en la “otra Cuba”

Iroel Sánchez

Mucho se habla en algunos escenarios sobre los derechos humanos en Cuba. Incluso, se ha convertido en lugar común reconocer el disfrute en la Isla de los derechos sociales y económicos -especialmente el acceso a la salud y la educación- para acto seguido declarar que los ciudadanos cubanos no disfrutan de derechos políticos.
Cierto que Cuba sobresale en el cumplimiento de los derechos económicos, sociales y culturales. Fue el primer país en declararse libre de analfabetismo y su contribución a eliminarlo en otros países ha sido reconocida por la ONU. La tasa de mortalidad infantil en Cuba es la más baja de América, por debajo de Estados Unidos y Canadá y la UNICEF la ha declarado como el único país de América Latina sin desnutrición infantil, su Índice de Desarrollo Humano está por delante de la mayoría de los países latinoamericanos y en desempeño ambiental se coloca entre las primeras diez naciones del mundo.
En cuanto a violaciones de los derechos humanos, analistas afirman que la situación de la Isla no es comparable con lo ocurrido en países donde se suele acusar a Cuba -como los europeos- sobre los que Amnistía Internacional ha publicado numerosos informes que los grandes medios de comunicación suelen silenciar.
Pero son las noticias sobre la libertad de expresión, o más bien su ausencia, las que más aparecen cuando se habla de derechos humanos en Cuba, sobre todo asociadas a denuncias de personas vinculadas a los fondos de más de veinte millones de dólares anuales que destina Estados Unidos para un “cambio de régimen” en la Isla.
Sin embargo, una experiencia reciente puede ilustrar la manera en que entienden esos individuos la libertad de expresión. Durante un panel abierto al público del espacio “Último jueves”, organizado por la revista Temas acerca de Internet y los movimientos sociales, uno de ellos intervino con total libertad para expresar la incompatibilidad de un debate sobre la red de redes con el hecho de que en Cuba se penalizaba la diferencia, algo que le fue rebatido en un clima de civilidad y respeto por varios de los participantes. Poco después, dotados de la tecnología que Estados Unidos suministra a sus amigos en la Isla, los partidarios de la “otra Cuba” subieron a YouTube su versión en video de lo ocurrido en el referido espacio, eliminando cualquier punto de vista opuesto a sus concepciones.
Quizá sea posible entender así cómo sería la “otra Cuba” que estas personas preconizan bajo el llamado Plan Bush -aún vigente en la administración Obama- que les ha destinado los cuantiosos fondos y la tecnología para su desempeño y que incluye el desmontaje en una “Cuba postCastro” de todos los derechos sociales conquistados por los cubanos para equipararlos con los demás países del continente. Entonces ya no serían los vecinos los que nominarían los candidatos en las elecciones cubanas, donde ninguna de estas personas ha podido jamás ganar una circunscripción, sino las maquinarias políticas financiadas y construidas por Washington a su imagen y semejanza. Sí, sería “otra Cuba” pero sin derechos para los cubanos. (Publicado en CubAhora)