Il Congresso degli Stati Uniti ha discusso un nuovo disegno di legge che consentirebbe alle imprese petrolifere statunitensi di perforare in acque della Zona Economica Esclusiva di Cuba (ZEE).

 

Il deputato repubblicano dell’Arizona, Jeff Flake, il 5 marzo ha presentato al parlamento l’iniziativa HR 4135, denominata Legge per la Sicurezza Energetica dell’Emisfero Occidentale 2012.

La proposta cerca di fare in modo che le imprese statunitensi “partecipino all’esplorazione e all’estrazione d’idrocarburi in qualunque zona di mare adiacente alla Zona Economica Esclusiva degli Stati Uniti”.

 

Nell’ambio di quest’iniziativa, le compagnie petrolifere potrebbero esportare verso Cuba le attrezzature necessarie per l’esplorazione e l’estrazione petrolifera, le tecnologie per la prevenzione e la pulizia in casi di fuoriuscita ed altri combustibili come petrolio e gas.

 

Parallelamente, il progetto prevede che i dipendenti di queste società ottengano una “licenza generale”, il che significa che non dovranno richiedere permessi speciali per poter viaggiare a Cuba.

 

Il mantenimento del bloqueo economico, commerciale e finanziario di Washington contro L’Avana, da più di mezzo secolo, rappresenta il principale ostacolo per la creazione di relazioni commerciali normali tra i due paesi.

 

Secondo esperti cubani, le restrizioni contro Cuba hanno comportato perdite per più di 975 miliardi di dollari, cifra che considera anche la svalutazione del dollaro rispetto all’oro incorsa negli ultimi anni.

 

La politica statunitense, condannata per 20 anni dalla quasi totalità delle nazioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, impedisce alle imprese statunitensi di esportare a Cuba prodotti che incorporano più del 10% di componenti statunitensi.

 

Allo stesso modo, proibisce l’importazione negli Stati Uniti di qualunque prodotto fabbricato a Cuba (o di qualunque prodotto che contenga un componente proveniente da Cuba).

 

L’HR 4135 non è la prima iniziativa del Congresso per cercare di escludere l’estrazione petrolifera dalle sanzioni imposte dal bloqueo contro Cuba.


Nel 2010, un progetto di legge presentato dai senatori Lisa Murkowski (repubblicana dell’Arkansas) e Maria Landrieux (democratica della Louisiana) fu bloccato dopo essere stato approvato dalla commissione del Senato per l’energia e le risorse naturali.

 

La concessione di licenze a circa 10 imprese statunitensi specializzate in operazioni di pulizia e di soccorso per operare in acque cubane in caso di un disastro petrolifero alla fine del 2011, ha sollevato aspettative di una collaborazione bilaterale in questo campo ed è stato definito un passo importante in questa direzione, secondo gli analisti.

 

Tuttavia, gli sforzi per promuovere la cooperazione energetica tra L’Avana e Washington sono costantemente bloccati a Capitol Hill da parte dei congressisti della cosiddetta destra anticubana.

 

La rappresentante repubblicana per la Florida, Ilenia Ros-Lehtinen, lo scorso gennaio ha preteso che l’amministrazione Obama sanzionasse le aziende che avevano collaborato con Cuba in operazioni di trivellamento petrolifero.

 

Ros-Lehtinen si riferiva in particolar modo alla compagnia spagnola Repsol YPF che attualmente opera nella acque cubane con un impianto di perforazione semisommergibile, la Scarabeo-9.

 

Al fine di evitare la collaborazione di altre amministrazioni statunitensi con Cuba, l’anche presidentessa della Commissione degli Affari Esteri della Camera ha presentato il progetto per la legge di Protezione della Barriera Corallina dei Caraibi, che promuove l’imposizione di sanzioni nei confronti di persone fisiche o giuridiche che cooperino con Cuba in attività di perforazione.

 

Insieme ad altri congressisti anticubani, tra i quali Marco Rubio, Mario Díaz-Balart, Bob Menendez, David Rivera, Bob Graham e Bill Nelson, Ros-Lehtinen incentiva l’introduzione di regolamenti per rafforzare l’opera di Washington per isolare Cuba e fermare il suo sviluppo economico.