Arbitrarietà e illegalità sono alla base

 della detenzione e del processo dei 5


 Lo hanno affermato i gruppi di lavoro della Commissione dei Diritti Umani della ONU

 Sono 246 i Comitati di Solidarietà

 

2 agosto 2005 - A.Rios Jauregui www.granma.cu

 

 

 

 

Il Gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie della Commissione dei Diritti Umani della ONU ha determinato di recente che la detenzione e il processo fatto ai Cinque Eroi cubani reclusi nelle prigioni degli USA sono stati procedimenti arbitrari e illegali, dopo un’analisi durata circa due anni della documentazione giuridica del caso.

 

La lista dei Comitati di Solidarietà con René, Fernando, Ramón, Gerardo e Antonio è giunta oggi ad un totale di 246 in 82 paesi.

 

La Tavola Rotonda Informativa quotidiana ha informato che il gruppo di lavoro, una commissione formata da cinque esperti di differenti paesi - Iran, Paraguay, Algeria, Spagna e Ungheria - aveva ricevuto le prime denunce sul caso nel mese di marzo del 2003, durante la prima visita a Ginevra di Olga Salanueva e Adriana Pérez, mogli di René González Sehwerert e Gerardo Hernández Nordelo, rispettivamente.

 

Nei mesi successivi gli specialisti di questa commissione avevano sollecitato sistematicamente informazioni addizionali sul caso ai familiari dei 5. La dichiarazione finale, dopo la valutazione dello studio della documentazione originale del processo, sulla base del rispetto del sistema di diritto penale degli USA, ha concluso che la detenzione è stata arbitraria sin dal momento dell’arresto, poiché non erano state rispettate le formalità legali per dichiarare la colpevolezza.

 

Roberto González Sehwerert, fratello e avvocato difensore di René, ha spiegato che la decisione del gruppo si basa soprattutto nell’analisi di tre fattori: l’isolamento sofferto dai Cinque; l’ambiente ostile nel quale è stato svolto il processo e l’applicazione dell’Atto di Protezione delle Informazioni segrete – CIPA - il meccanismo con il quale è stata giustificata la classificazione delle informazioni non classificabili, utilizzando un sistema totalmente illegale.

 

Il valore di questa dichiarazione, ha precisato Roberto, è che si tratta dell’opinione di cinque esperti nel sistema di diritto penale, le cui valutazioni derivano solamente da basi legali.

 

Non sono argomenti della difesa o dei familiari e nemmeno dei gruppi di solidarietà, ma argomenti tecnici irrefutabili che dicono che il processo ha ignorato procedimenti delle stesse leggi degli Stati Uniti.

 

A proposito dell’incidenza di queste dichiarazioni nel processo d’appello, Roberto ha segnalato che anche se non avranno un’influenza diretta presso la Corte d’Appello, la difesa spera che quest’istanza giudiziaria abbia la stessa capacità d’analisi giuridica per vedere, dopo lo studio della stessa documentazione, quello che ha visto il Gruppo di Lavoro della ONU.

 

"È una soddisfazione da un punto di vista legale, ma quello che aiuta è soprattutto il rafforzamento nella campagna di solidarietà internazionale" ha detto.

Rodolfo Dávalos, professore di Diritto Internazionale dell’Università dell’Avana, ha definito la notizia come un importante fattore nella tappa della lotta per la libertà dei Cinque.

 

È giunto il momento in cui la comunità politico-internazionale avverta il significato della decisione imparziale d’un organismo che ha il prestigio conferito dalla ONU, che, anche se non è una sentenza obbligatoria, si fa notare da un punto di vista di responsabilità giuridica internazionale, ha spiegato.

 

Gli organismi della ONU hanno la capacità di esigere dagli Stati il compimento delle leggi internazionali, partendo da un minimo di riferimento internazionale, indipendentemente dalle peculiarità dei sistemi legali domestici. Questo è stabilito dall’articolo 14 dell’Atto Internazionale dei Diritti Civili e Politici, ha segnalato, l’unico dei 13 strumenti giuridici del sotto sistema dei diritti umani della ONU che il governo degli Stati Uniti ha riconosciuto negli ultimi anni.

 

Le nuove rivelazioni vincolano il processo dei Cinque con quello del terrorista Posada Carriles. L’agente degli USA, che operava nel FBI, George Kisinsky, uno dei testimoni dell’accusa nel processo ai Cinque, non solo è stato definito "un amico" di Posada Carriles in un’intervista rilasciata al quotidiano degli USA, The New York Times: egli ha un lungo elenco di vincoli e complicità con le azioni terroriste di Posada e della mafia cubana di Miami, come ha segnalato il giornalista Reynaldo Taladrid.

 

 

CRESCE LA SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE

 

 

Al termine della Tavola Rotonda è stato reso noto che i partecipanti a un seminario della Federazione latino americana dei giornalisti, FELAP, riuniti in Argentina e provenienti da 13 paesi, hanno appena dichiarato la propria solidarietà con i 5 ed hanno chiesto un giusto processo.

 

L’Istituto cubano d’Amicizia tra i Popoli, ICAP, ha fatto sapere che il totale dei Comitati di Solidarietà con René, Fernando, Ramón, Gerardo e Antonio è di 246, in 82 paesi.

 

Anche se si mantiene il silenzio della grande stampa sul caso, la dichiarazione del Gruppo di Lavoro della ONU ha fatto sì che alcune TV trattassero il tema nuovamente e inoltre sono state trasmesse le interviste fatte dalla BBC inglese a Adriana Pérez e Olga Salanueva.

 

In Svezia l’Associazione d’Amicizia Svezia - Cuba ha promosso l’iniziativa "Dieci giorni", mentre a Cuba i familiari dei 5 Giovani cubani ingiustamente reclusi per aver combattuto contro il terrorismo hanno lavorato instancabilmente negli ultimi giorni per far conoscere la verità ai membri delle brigate di solidarietà, della Brigata Venceremos, della Carovana dei Pastori per la Pace e del Contingente Europeo che hanno recentemente visitato l’Isola, segnalando i dettagli del processo manipolato che li ha condannati a pene ingiuste nelle prigioni degli USA.